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La Redazione

 

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L'ABBE' BR

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A cura di Das schloss
Il 31 Gennaio 2007
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DI ALCENERO

ComeDonChisciotte

La settimana scorsa giornali e telegiornali hanno riportato la notizia del lutto che ha colpito la Francia con la morte dell’ Abbé Pierre, al secolo Henri Grouès: tutti si sono concentrati sugli aspetti che hanno reso famoso nel mondo, e “santificato” quando ancora era vivo, il frate cappuccino francese. Si è parlato infatti del suo impegno nella resistenza francese, con l’aiuto a chi scappava dal lavoro obbligatorio in Germania, la fondazione di un giornale clandestino a Grenoble e l’incontro con Charles De Gaulle nel ’44. L’ attività di aiuto ai senzatetto con la fondazione dei gruppi Emmaus ad iniziare dal ’49 e le battaglie in favore degli affamati del Bangladesh nel 1971 e dei ‘boat people’ nel 1979. Sempre indicato come uomo vicino alla sinistra ha anche subito delle forti critiche a causa di prese di posizione conservatrici, quando indicò la fedeltà come migliore arma per lottare contro l’AIDS, e per la difesa pubblica del suo amico Roger Garaudy, condannato per incitazione all’odio razziale a causa di posizioni revisioniste sull’Olocausto.
Pochi hanno ricordato altri episodi particolarmente inquietanti della vita dell’ Abbé Pierre che riguardano da vicino il nostro paese.

Per arrivare a tali episodi occorre partire da molto lontano e precisamente da quei giorni alla fine degli anni ’70 quando pochi magistrati, e in seguito alcuni membri delle Commissioni parlamentari che indagavano sugli episodi oscuri degli anni di piombo, cercarono di districare la matassa che si celava dietro all’omicidio di Aldo Moro e all’attività delle BR. Spesso si è parlato di livelli superiori all’attività dei brigatisti, ipotizzando che i clandestini sul campo (ad esempio Moretti, l’organizzatore del sequestro Moro) fossero diretti dall’esterno, o quantomeno si consultassero con persone (ad esempio la proverbiale figura del “grande vecchio”) mai indagate, o forse solo sfiorate dalle indagini. E chi ha notato le anomalie nell’attività e nei successi brigatisti ha spesso ipotizzato che proprio tali strutture esterne fossero delle facciate tramite cui l’intelligence occidentale sfruttava il terrorismo per completare il quadro della strategia della tensione.La storia delle BR, come è frequente nel caso di organizzazioni clandestine con lo scopo della lotta politica anche mediante mezzi violenti, è sin dall’ inizio una storia di gruppi in competizione tra loro e desiderosi di assumere il controllo dell’ organizzazione. Dei partecipanti della riunione di Pecorile dell’ Agosto del 1970, che viene indicata come l’evento costitutivo delle BR, fanno parte persone che andranno poi a costituire due componenti separate, in competizione tra loro per il controllo dell’ organizzazione e animate da diverse idee su quale debba essere il modo di condurre la lotta politica. Accanto ai primi leader BR inizialmente sostenitori di operazioni relativamente incruente e in primo luogo dimostrative (Renato Curcio, Mara Cagol, Alberto Franceschini) si trovava un gruppo di militanti, sostenitori di una aperta lotta su di un piano militare contro lo Stato molto simile a quella praticata in Germania dalla RAF, che furono inizialmente allontanati e che sarebbero andati a costituire una organizzazione “superclandestina” denominata Superclan. Di questo gruppo di persone capeggiato da Corrado Simioni, un ex militante del PSI espulso per “indegnità morale”, facevano parte Prospero Gallinari e Mario Moretti che avrebbero assunto la guida delle BR nella fase violenta culminata col sequestro Moro.

A detta del brigatista pentito Antonio Savasta, proprio Simioni, insieme a Duccio Berio e Giovanni Mulinaris, saranno poi i coordinatori di una struttura internazionale di collegamento tra tutte le organizzazioni terroristiche, marxiste o nazionaliste, nel periodo della “seconda stagione” delle BR, quella militarizzata ed egemonizzata operativamente da Mario Moretti (che era in pratica l’unico a prendere le decisioni durante il sequestro Moro). Tale struttura e i suoi coordinatori clandestini avevano sede a Parigi dove Moretti si recava spesso, aveva una abitazione ed aveva come contatto diretto un certo Louis, pur avendo rapporti anche con i “superclandestini” italiani. Nonostante Moretti abbia sempre smentito questi contatti, essi sono comprovati da numerose testimonianze ed acquisiti agli atti delle inchieste riguardanti l’ ex capo BR. Qui incontriamo forse l’ infiltrazione a livello più alto, e quindi decisivo, dell’ organizzazione terroristica. Tale Louis (identificato in Jean-Louis Baudet) è infatti un esponente dell’ agenzia privata di intelligence denominata “Le Group” protetta dai servizi segreti francesi e in contatto con tutte le realtà clandestine e di intelligence, d’ Europa e non solo.

Oltre al legame con i servizi francesi Le Group lavorò, tramite la RAF tedesca, con il Mossad rendendo possibile l’ uccisione di militanti palestinesi accusati di avere progettato l’ attentato alle olimpiadi di Monaco del 1972.

La vicenda, resa celebre di recente dal film “Munich” di S. Spielberg, costituisce uno dei più brillanti e sanguinosi successi del Mossad e illustra anche l’ efficienza di questo gruppo privato, letteralmente indispensabile al buon esito dell’ operazione del gruppo di agenti clandestini guidati da Y. Avner.
Oltre che per “Le Group” (il cui fondatore è il padre, ex militante nella resistenza francese) Louis lavora anche nel centro parigino CRISE proprio insieme a Duccio Berio e, tra gli altri, un ex agente CIA (Philip Agee).

Il giudice Rosario Priore si lamenterà davanti alla Commissione Parlamentare stragi dell’ impossibilità di svolgere indagini sul potente e protetto gruppo di contatto di Mario Moretti a Parigi. La dipendenza delle BR da questi referenti esteri era tale da richiedere frequenti e pericolosi viaggi a Parigi del ricercato Moretti.

Simioni fu definito dal Generale Dalla Chiesa “una intelligenza a monte delle BR”, il socialista Silvano Larini, a dieci anni dagli eventi, definirà esplicitamente Simioni “capo delle BR” e persino Craxi disse che il fantomatico “Grande Vecchio” a capo del partito armato andava cercato a Parigi, seppure smentendo riferimenti diretti a Simioni.

E’ interessante vedere come proprio a riguardo di questo personaggio, protetto e poco esposto, si vadano accumulando ambiguità, stranezze, sospetti e contiguità con il mondo dei servizi segreti.

Incrociamo qui per la prima volta il celebre Abbé Pierre. Infatti due anni dopo la cattura dei primi capi BR, Curcio e Franceschini, Simioni insieme ad altri, i citati Berio e Mulinaris, e Francoise Tuscher nipote proprio dell’Abbé Pierre, fondò a Parigi la scuola di lingue Agorà che prenderà poi il nome di Hyperion.
Sul conto di questa scuola i sospetti si sprecano in quanto pare accertato che fosse appoggiata dai servizi francesi e dal servizio segreto vaticano Pro Deo il cui fondatore, padre Morlion, era a libro paga della CIA : ciò emerge da inchieste giudiziarie.Dichiarazioni di brigatisti pentiti sottolineano il ruolo della “scuola” nel portare avanti rapporti con le organizzazioni terroristiche di tutta Europa.

In più Duccio Berio era da anni un informatore del servizio segreto militare italiano (SID) che, come egli stesso ammette, aveva iniziato a ricattarlo già nel 1972.

La Commissione Parlamentare sul delitto Moro osserverà come gli introiti della scuola erano inadeguati all’ affitto dei locali in cui aveva sede e in generale alle spese che doveva sostenere, mentre gli incaricati della scuola al momenti di organizzare viaggi culturali e altre attività ‘ufficiali’ dell’ istituto, si dimostravano così incompetenti da destare profondi sospetti.

Oltre al legame di vecchia data tra i fondatori della scuola e Moretti, a legare l’ Hyperion al caso Moro saranno anche testimoni oculari dell’ agguato di via Fani che riconobbero uno dei fondatori della scuola, Innocente Salvoni, come facente parte del commando brigatista. Le testimonianze vennero dichiarate infondate, pare dopo l’interessamento proprio dell’ Abbé Pierre, zio della moglie di Salvoni (e fondatrice anch’essa dell’ Hyperion). L’ Abbé Pierre andò addirittura in visita alla sede nazionale della DC a Piazza del Gesù e subito dopo, strana coincidenza, le testimonianze a carico di Salvoni vennero dichiarate infondate.

L’ Hyperion aprì una sede a Roma all’ inizio del 1978 nello stesso edificio in cui vi erano sedi di società usate dal Sismi. La sede romana iniziò a essere smobilitata già nel Giugno del 1978: un mese dopo la morte di Moro, e quando il giudice Pietro Calogero ottenne prove che implicavano il coinvolgimento della scuola nell’ attività delle BR, una provvidenziale fuga di notizie pubblicata dal Corriere della Sera, allora controllato dalla P2, rese inutili le perquisizioni a Parigi, mentre, secondo il brigatista pentito Michele Galati, Moretti, che aveva contatti frequenti con i dirigenti della scuola anche in Italia e dopo la morte di Moro, era preoccupato dagli esiti di queste inchieste giudiziarie .

Nel frattempo l’ Ucigos riferiva l’ipotesi che “l ‘ Istituto di lingue Hyperion sia il più importante ufficio di rappresentanza della CIA in Europa”. Anche il giudice Priore riferisce il sospetto, suo e del collega Imposimato, che Hyperion fosse collegato con i servizi segreti. Quando emersero queste inchieste rimase, come diretto referente BR a Parigi, “Louis” Baudet, e quando si giunse all’ arresto di quest’ultimo si seppe che “era in contatto con la cosiddetta cellula dell’ Eliseo, una struttura direttamente dipendente dalla Presidenza della Repubblica francese”.

Della protezione goduta da questi personaggi ci si può rendere conto vedendo quanto accade nel 1982, all’ arresto di Mulinaris e all’ emissione del mandato di cattura nei confronti di Berio e Simioni da parte della Procura di Venezia: nuovamente l’ Abbé Pierre si batte per l’archiviazione, poi ottenuta, dei procedimenti giudiziari a loro carico. Il giudice Priore, davanti alla Commissione stragi, si lamenterà di come sia difficile ottenere la collaborazione degli Stati esteri quando in un inchiesta risultino coinvolti i servizi segreti, mentre, davanti alla Commissione Moro nel 1983, il Ministro Rognoni dirà che la Francia “si è sempre eclissata” di fronte ad esplicite richieste per le indagini sull’ Hyperion.

Dunque Moretti aveva come referenti ad un livello superiore personaggi del mondo dell’ intelligence (Baudet) o ambigui personaggi più o meno dietro le quinte della lotta armata (Simioni, Berio, Salvoni ecc) legati anch’essi, per scelta o per obbligo a seconda dei casi, a strutture segrete protette o organizzate dagli stati.

Qual’è dunque il ruolo dell’Abbé Pierre in queste inquietanti vicende? Difende Mulinaris e gli altri in buona fede (e, ricordiamolo, lo fa anche pubblicamente) ? Li conosceva solo per il suo rapporto di parentela con la moglie di Salvoni? O forse anche in virtù delle sue conoscenze nel mondo della Resistenza (nazionalista) francese a cui era anche legato “Louis” ? O erano legami politici? Era a conoscenza di quegli elementi che fanno pensare al doppiogiochismo di queste persone?

In poche parole: l’ Abbé Pierre stava ingenuamente aiutando amici e conoscenti (e parenti), stava coscientemente aiutando i veri vertici delle BR, o stava coscientemente aiutando quegli elementi dell’intelligence che, tramite l’uccisione di Moro, manipolavano le BR per allontanare lo spettro del “compromesso storico” e dell’ avvicinamento del PCI al governo ?

Tutti gli elementi citati sono tratti dalle dettagliate ricostruzioni presentate nelle numerose opere di Sergio Flamigni, già parlamentare del Pci dal 1968 al 1987, e membro delle Commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro, sulla P2 e Antimafia. Di Flamigni, che può essere considerato il maggiore studioso del sequestro Moro e delle sue implicazioni geopolitiche, consigliamo in particolare “La Tela Del Ragno: il Delitto Moro”. Tutte le opere sono pubblicate nelle edizioni Kaos. Un film che, partendo da vicende di fantasia, ricostruisce i segreti del caso Moro citando il ruolo dell Hyperion, è Piazza delle Cinque Lune di Renzo Martinelli.

ALCENERO
www.comedonchisciotte.org

28.01.2007

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