Una teoria sociale ed evolutiva
delle malattie umane e del dolore cronico
DI DENIS RANCOURT
Dissident Voice
Ci piace coltivare una nostra immagine
della specie per cui siamo radicalmente differenti da formiche e api.
Questa è l’idea. Formiche e api sono automi completamente governati
da segnali chimico-fisici e ogni singolo individuo nella colonia ha
il suo preciso posto che determina le sue caratteristiche fisiche, adattate
alla funzione della sua classe.
Distinguiamo queste colonie di insetti
dai mammiferi, che immaginiamo avere un livello molto più elevato di
individualità. Ci piace pensare a mandrie o branchi di mammiferi come
individui che “scelgono” di unirsi e cooperare. Generalmente non
ammettiamo che le caratteristiche anatomiche siano associate alla classe,
in gerarchie di dominanza sociale.
Ma gli esseri umani, i primati, le
formiche e le scimmie potrebbero essere molto più vicini di quanto
non siamo disposti ad ammettere, dunque facilmente capaci di percepire.
Esiste un settore della ricerca scientifica
che indica quanto possiamo essere in errore. È lo studio sugli effetti
della gerarchia di dominanza sulla salute dell’individuo. Si è scoperto
che nei mammiferi e negli uccelli, per esempio, la salute dell’individuo,
salvo incidenti, è principalmente dovuta alla posizione dello stesso
nella gerarchia di dominanza sociale (1,2,3). Bisogna porre “primariamente”
l’accento su questo come di gran lunga il fattore più importante,
che ha un diretto impatto biochimico e fisiologico (1).
La gerarchia di dominanza nei gruppi
di scimmie, per esempio, determina la fertilità, la resistenza alle
malattie, il vigore e la longevità dell’individuo.
Ora, la scoperta della gerarchia di
dominanza come determinante la salute dell’individuo è un paradigma
stabilito, se la medicina possa mai essere in grado di riconoscerlo
(3), al pari della tettonica a zolle nelle scienze della terra, della
meccanica newtoniana in fisica e dell’evoluzione in biologia; ma tutto
ciò conduce ad una domanda: perché?
C’è un vantaggio evolutivo, per
i mammiferi ad esempio, nel soffrire di gravi effetti sulla salute in
una gerarchia di dominanza intraspecifica? In caso contrario, come è
sopravvissuta nella scala evolutiva la vulnerabilità della salute dell’individuo
alla gerarchia di dominanza sociale? C’è un uso o un bisogno di tale
vulnerabilità alla dominanza in termini di sopravvivenza della specie,
o è semplicemente una reminescenza arcaica o di evoluzione cellulare?
Una prima occhiata suggerirebbe che
la specie umana non può, per esempio, in alcun modo beneficiare dall’avere
individui la cui salute è materialmente e negativamente colpita dalla
gerarchia di dominanza sociale. Ma questa conclusione è corretta?
Io credo di no.
Qual è la specie animale, dotata
di sistema nervoso importante, di maggior successo sulla Terra, sia
in termini di numero di individui e biomassa totale che in termini di
impatto trasformativo sulla biosfera? Risposta: le formiche (4). E i
grandi mammiferi di maggior successo? Gli esseri umani (5). Entrambi
vivono in società altamente gerarchizzate.
Qual è la biologia che sostiene
una società altamente gerarchica di mammiferi? L’individuo deve
accettare il suo posto. La competitività a tutto campo di individui
di pari livello (come una rissa da bar) è la ricetta per un disastro
e non porta ad alcuna gerarchia altamente suddivisa. Individui vigorosi
che sono e si percepiscono ugualmente forti non si organizzano spontaneamente
in una gerarchia di dominanza stratificata.
Se sei e ti senti angosciato dall’essere
dominato, non reagisci. Accetti il tuo posto. La specie è felice di
avere orde di individui poco sani che moriranno giovani dopo aver speso
i loro giorni a fare il lavoro sporco. Quale miglior modo per suddividere
in classi una specie di successo?
L’impatto sulla salute individuale
gioca anche un altro ruolo chiave, oltre a fornire il feedback
per la suddetta stratificazione sociale. Fornisce un meccanismo necessario
di auto-distruzione per gli individui che non rientrano più o escono
fuori dai canoni di docilità e conformità.
In una società altamente suddivisa
gli individui che non funzionano devono essere eliminati o diventano
una forza distruttiva contro la gerarchia. La polizia e le prigioni
non sarebbero sufficienti per raggiungere questo scopo senza la intrinseca
vulnerabilità individuale alla gerarchia di dominanza.
Quando l’individuo cerca di uscirne
e percepisce che non c’è alcun modo, si autodistrugge, piuttosto
che esplodere, nella maggior parte dei casi. Ciò è chiamato cancro
e malattie cardiache. Prevengono la furia distruttiva dell’individuo
disilluso e portano a una fine naturale al termine del ciclo individuale
di utilità per la gerarchia, alla specie.
Nessuna meraviglia che gli anarchici
siano così pochi e lontani! Ma come ogni sistema guidato da feedback
positivi, è intrinsecamente instabile (6).
Note:
1. “L’influenza della gerarchia
sociale nella salute dei primati (recensione)” di Robert M. Sapolsky,
Science, 308, p. 648-652, 2005 (e relativi riferimenti)
2. “La cultura anti-fumo è dannosa
per la salute: il vero problema della gestione della salute pubblica”,
Denis G. Rancourt, 2011
3. “La medicina ufficiale è una
truffa dannosa?”, Denis G. Rancourt, 2011
4. “L’utilizzo dei combustibili
fossili è una significativa attività planetaria?”, Denis G. Rancourt,
2010
5. “L’intelligenza collettiva non
implica intelligenza individuale: la tecnologia non proviene dai geni”,
Denis G. Rancourt, 2011
6. “Le istituzioni costruiscono gerarchie
tra politico-culturali ri-normalizzazioni”, Denis G. Rancourt, 2011
Denis G. Rancourt
è stato professore di ruolo in Fisica presso l’Università
di Ottawa, in Canada. Ha esercitato in vari settori della scienza, finanziati
da un’agenzia nazionale e ha guidato un laboratorio riconosciuto a
livello internazionale. Ha pubblicato oltre 100 articoli nelle principali
riviste scientifiche. Ha sviluppato corsi di attivismo popolare ed
è stato un critico aperto dell’amministrazione universitaria e un
difensore degli studenti e dei diritti del popolo palestinese.
È stato licenziato nel 2009 a causa della sua dissidenza da un presidente
convinto sostenitore della politica israeliana.
Fonte: A Theory of Chronic Pain
26.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRA BALDELLI