Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org
La madre era amore, il padre il suo eroe: grande, potente, buono, e gli voleva bene. Un giorno forse sarebbe stato come lui. Intanto cresceva e si sentiva protetto, sicuro, poteva vivere felice e sognare grandi e ingenui progetti di bambino.
Pierino però cresceva veramente, stava diventando grande, collezionando anche ingiustizie e delusioni da parte di genitori e fratelli. La sua infanzia fortunata divenne un’adolescenza scomoda e ribelle. Si sentiva sempre più a disagio nella sua famiglia, fino a quando comprese di volere l’indipendenza e la libertà. Si sentiva tradito e allo stesso tempo di poter essere superiore alle figure di riferimento familiari.
E così fu. Pierino diventò adulto e indipendente, si allontanò e si fece una sua famiglia, maturando col tempo un affetto rispettoso e riconoscente per i suoi vecchi, che pure in certi momenti aveva odiato, tanti anni prima.
Questa è banalmente una storia molto comune, una regola universale della prima parte della vita, di gran lunga il più lungo svezzamento tra tutte le specie animali conosciute. La pesante e pur bella conseguenza di una nascita biologicamente prematura rispetto ai selvatici, come fosse un destino con tutte le varianti e le eccezioni del caso, giocate sulle variabili di censo, sesso, nevrosi ereditate, carattere, epoca, cultura popolare, contesto geopolitico, familiare, unicità della persona, fortune e sfortune, ecc.
Questo inserimento nella società, il diventare adulti, somiglia un po’ ad una seconda nascita, una inedita consapevolezza di venire al mondo. La ristretta cerchia familiare ed amicale di riferimento diventa l’intera società civile, con tutte le regole che comporta, vantaggi e svantaggi, valori e disvalori tipici.
E’ l’inserimento in un sistema articolato e complesso, con luci ed ombre, ma onnicomprensivo, o quasi. Un adattamento obbligato e voluto, che costa grande fatica ma ripaga in mille modi, soprattutto offrendo un senso di sicurezza, di appartenenza a un gruppo troppo grande per fallire.
C’è l’azienda che ti da lavoro, la sanità che ti cura le malattie, la scuola che ti istruisce e ti forma, la legge che ti protegge dai soprusi, l’arte che ti intrattiene e ti arricchisce, la gerarchia istituzionale che guida il tutto per il bene comune, e soprattutto una stampa libera e plurale che ti informa correttamente su tutto ciò che accade. E tutto quanto si fonde e si confonde con una cultura condivisa nella quale ti identifichi, ti fa sentire a casa tua, si sublima in una Patria da amare, rispettare, difendere.
Poi però passano gli anni, anche per Pierino, e il cumulo di esperienze negative accende qualche spia rossa, dei campanelli d’allarme, schiudendo finestre su nuovi punti di vista più smaliziati e realistici, tanto più che l’accorciamento del proprio orizzonte temporale di vita impone anche una sintesi del proprio vissuto, e una conseguente ricalibrazione di aspettative e ambizioni.
Ed è proprio qui che si affronta un bivio tra due strade divergenti: consolidare a oltranza la propria visione ottimistica dall’interno del sistema, al costo di una crescente ipocrisia inconscia, o prendere le distanze, contestare il sistema e maturare la volontà di sfuggirgli per cambiarlo.
La prima direzione appare come un’autostrada piatta e trafficata, immersa nella foschia, la seconda come uno sterrato di montagna in salita, ma con aria pura e paesaggi meravigliosi.
Guardiamo allora i fatti nella loro reale crudezza: l’azienda ti sfrutta e poi ti licenzia, la sanità non ti guarisce, anzi ti cronicizza, la scuola ti catechizza al pensiero unico e ti formatta per non ragionare con la tua testa, la legge protegge i forti e non tutela i deboli, l’arte ti affascina e t’inganna, veicola l’ideologia del pensiero unico, la gerarchia istituzionale si fa corrompere per guidare il tutto contro il bene comune, ma soprattutto la stampa non è ne libera ne plurale, ti disinforma su ciò che accade, narrando di una realtà virtuale falsa e ipocrita. La democrazia è diventata così una farsa per estorcere il consenso che la giustifica e ne perpetua il tradimento.
Non è sempre stato così, o perlomeno mai in questa misura estrema. Qui ed ora però è diventato così, attraverso un degrado progressivo sempre più rapido e inarrestabile, che non lascia spazio alla speranza di poter raddrizzare questo sistema dal suo interno. Ovviamente questo è il punto di vista di una minoranza risvegliata, che ha imboccato la stradina di montagna. Chi invece ha imboccato l’autostrada a pedaggio, a favore dei Benetton, continua a pensarla al contrario, e punta il dito sui “ribelli”: siete voi i veri complottisti pericolosi (mentre non lo sono affatto gli impuniti che quotidianamente ne combinano più che Bertoldo a danno del popolo bue, che comunque se lo merita).
Eppure anche loro, i dormienti, stanno male, anzi stanno peggio: sono terrorizzati, malati, impoveriti, oppressi, colpevolizzati, depressi. Non sono arrabbiati con chi li ha ridotti in questo stato, tutt’altro, ma sono invece furiosi contro chi li vorrebbe salvare dalla sottomissione al tiranno, restituendoli alla libertà dello spirito. Questa maggioranza silenziosa e consenziente soffre veramente, tranne i kapò, pochi collaborazionisti di alto livello, ammirati e invidiati, che vengono generosamente ricompensati dal sistema corrotto, godendo di ampi privilegi. Spesso gente di successo che “si è fatta da sola”, e si sente di meritare ogni fortuna.
Il vero confronto è però tra la coscienza autentica del mondo reale e quella ipnotica di un mondo virtuale completamente falso, che stravolge i fatti ignorando talvolta la stessa coerenza interna di questa narrazione fasulla, in ogni caso ripetuta ad nauseam fino a che viene metabolizzata per vera dalla massa.
La coscienza autentica attinge la sua forza solo dall’interno di uno spirito forte e libero, che vive la propria realtà in comunione spirituale con i suoi simili.
La coscienza ipocrita e conformista si alimenta invece dei continui condizionamenti della propaganda mediatica, subendo passivamente una realtà virtuale falsa, creata appositamente per nascondere la vera natura maligna di un sistema totalizzante, la cui attuale potenza di fuoco è soverchiante, ma solo nei confronti dei più fragili nel corpo e nello spirito, cioè dei dementi di vecchia generazione e dei giovani dementi allevati volutamente dal sistema in tal guisa.
Fortunatamente non sono tutti così, a qualunque età. Dipende piuttosto dalla dignità della persona, spesso sacrificata al benessere materiale, o anche solo al suo miraggio.
In Italia siamo avviati a grandi passi verso i 10 milioni di poveri, uno su sei, senza che si possa intravedere un limite all’impoverimento di massa. Questo è forse il più potente campanello d’allarme per le vittime ancora addormentate, laddove l’attentato “sanitario” alla salute fisica non fosse ancora bastato a svegliare i più intronati.
Per i ricchi purtroppo non c’è niente da fare, non ci sono ancora crune degli aghi abbastanza ampie e cammelli abbastanza piccoli da poterle attraversare. Al momento la loro unica temuta speranza è che questo sistema divori anche le loro più o meno pingui ricchezze, per concentrarle nell’Olimpo dei padroni universali, così da liberarli, volenti o nolenti, dal cupo destino riservato ai privilegiati. Ironia a parte, se non ci svegliamo tutti subito finirà proprio così, e un destino ancora più cupo porrà fine alle sofferenze di tutti quanti. Ma questo noi risvegliati non lo permetteremo, lottando fino a che non riusciremo ad invertire il corso degli eventi, verso un riequilibrio naturale nella distribuzione delle risorse, condizione necessaria per poter sostituire al falso mito della ricchezza materiale, privata agli altri, l’ambizione virtuosa ad una ricchezza spirituale per tutti, condivisa.
Anche questo risveglio spirituale è condizione necessaria per potersi orientare verso la giustizia sociale. Quindi non c’è tra i due aspetti della questione un prima e un dopo. Porsi questa domanda sarebbe un falso problema, come il chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina.
Resta ancora tutta da costruire un’ideologia valoriale che sappia coniugare, anche nella pratica dell’era tecnologica, la giustizia sociale con la libera crescita spirituale, superando gli evidenti limiti dei precedenti socialismi con tutte le loro degenerazioni e/o connivenze. Ma è solo questione di tempo. Il liberismo ha prodotto una serie di varianti sempre più tossiche, ancora dominanti ma ormai palesemente intollerabili per chiunque si sia risvegliato.
Tanto per cominciare sarebbe opportuno prendere spunto dalla nostra Costituzione, un capolavoro guarda caso prodotto nel momento di più forte tensione esistenziale a seguito delle enormi sofferenze della guerra. L’ultima guerra che poteva ancora perdonare la stupidità umana.
Occorre però far presto, sia per impedire che le forze demoniache prevalgano fino all’ormai possibile annichilimento (imminente e irreversibile) dell’umanità, sia perché abbiamo perso anche troppo tempo a non poterci occupare delle cose serie, ciò che più conta nella nostra unica vita.
Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org
12/09/2022