DI CHARLES HUGH-SMITH
OfTwoMinds.com
I leader si trovano di fronte a un dilemma senza possibilità di vittoria: naturalmente ogni cambiamento porterà il sistema a crollare, ma anche mantenere l’attuale rotta porterà il sistema a crollare.
Lo stato finale di sistemi non sostenibili è il collasso. Sebbene esso possa sembrare improvviso e caotico, possiamo distinguere le strutture basilari di tale processo. La materia è complessa e giusitificherebbe un intero scaffale di libri, ma le seguenti sei dinamiche sono sufficienti a mostrare con chiarezza l’inevitabile collasso dello status quo.
1. Fare ancora di più di ciò che è già fallito in modo spettacolare. I leader dello status quo inevitabilmente continuano a fare ciò che in passato ha funzionato, anche se ormai non funziona più. Infatti, il fallimento aumenta solo la spinta da parte della leadership verso nuovi estremi di ciò che ha già fallito in modo spettacolare. A un certo punto, questa ostinata ricerca di politiche fallimentari accelera il collasso del sistema.
2. Le misure di emergenza diventano politiche permanenti. I leader dello status qui si aspettano che il sistema si raddrizzi non appena le misure di emergenza abbiano stabilizzato una crisi. Ma i sistemi guasti non possono raddrizzarsi, e così la leadership è costretta a rendere politiche permanenti le misure temporanee di emergenza (come portare a zero i tassi di interesse). Ciò aumenta la fragilità del sistema dal momento che qualunque tentativo di porre termine alle misure di emergenza innesca una crisi che mette in pericolo l’intero sistema.
3. Le soluzioni dello status quo diventano sempre meno convenienti. Nel tempo in cui l’albero dell’economia era carico di frutti sui rami più bassi, soluzioni come abbassare i tassi di interesse avevano un grande effetto moltiplicatore. Ma l’albero è spoglio di frutti, e il guadagno che si ottiene da queste soluzioni cade a zero.
4. Mobilità sociale in calo. Mentre la torta economica si riduce, i privilegiati mantengono o aumentano la loro parte, e la fetta lasciata ai senza diritto si assottiglia. I privilegiati si prendono cura della loro classe, e restano pochi posti liberi per outsider di talento. Lo status quo lentamente si trova privato di talenti e i ranghi di chi si opponeva allo status quo si ingrossano di coloro a cui è stato negato accesso ai gradini più alti della scala della mobilità sociale.
5. L’ordine sociale perde coesione e obiettivi comuni e le classi socio-economiche si disgregano. La punta della piramide composta da ricchi e potenti non presta servizio nelle forze armate e si allontana dal contatto con le classi inferiori. Senza uno scopo sociale unificante ciascuna classe persegue i suoi interessi a detrimento della nazione e della società nel suo complesso.
6. Al verde per via della diminuzione delle entrate lo stato prende a prestito sempre più soldi e svaluta la sua moneta per mantenere l’illusione di poter mantenere le sue promesse. Col declino del potere di acquisto la gente perde fiducia nella propria valuta. Quando la fiducia è persa il valore della moneta cade rapidamente e lo stato di insolvenza dello stato risulta evidente.
Ciascuna di queste dinamiche è chiaramente visibile nello status quo globale.
Come esempio del “fare di più di ciò che ha fallito in modo spettacolare” considerate come la finanziarizzazione gonfi inevitabilmente bolle speculative che alla fine esplodono con conseguenze devastanti. Ma dato che lo status quo dipende dalla finanziarizzazione per i propri guadagni la sua unica possibile risposta è l’aumento del debito e della speculazione, causa di bolle e collassi, affinchè gonfino un’altra bolla. In altre parole, fare di più di ciò che è già fallito in modo spettacolare.
Questo processo del “fare di più di ciò che ha fallito in modo spettacolare” sembra sostenibile per un certo tempo, ma questo successo superficiale maschera la sottostante dinamica della diminuzione della convenienza: ciascuna reflazione del sistema fallito richiede sempre più impegno di capitale e debito. La finanziarizzazione è spinta a estremi senza precedenti perchè nulla di meno può generare la tanto desiderata bolla.
La crescita dei costi riduce lo spazio di manovra a disposizione di chi gestisce il sistema. La soppressione dei tassi di interesse da parte delle banche centrali ne è un esempio. Quando l’economia si infiacchisce le banche centrali abbassano i tassi di interesse e aumentano il credito a disposizione del sistema finanziario. Questo stimolo funziona bene al primo calo, ma meno bene al secondo e non funziona per niente al terzo, per la semplice ragione che i tassi di interesse sono caduti a zero e il credito è stato aumentato sino a quasi-infinito.
L’ultima disperata spinta delle banche centrali al “fare di più di ciò che ha fallito in modo spettacolare” è abbassare i tassi di interesse sotto zero: far pagare un costo a chi deposita denaro per tenere la propria liquidità in banca. Questa politica da ultima spiaggia è ormai fermamente trincerata in Europa, e molti si aspettano che si diffonda nel mondo, visto che le banche centrali hanno esaurito le loro politiche meno estreme.
L’imperativo primario dello status quo è l’auto conservazione, e questo imperativo guida la falsificazione dei dati in modo da rivendere al pubblico l’idea che la prosperità è ancora in aumento e le elite stanno gestendo l’economia in modo eccellente.
Dal momento che le vere riforme minacciano chi è al vertice della piramide di ricchezza/potere, finte riforme e finti dati economici diventano all’ordine del giorno.
I leader si trovano di fronte a un dilemma senza possibilità di vittoria: naturalmente ogni cambiamento porterà il sistema a crollare, ma anche mantenere l’attuale rotta porterà il sistema a crollare.
Benvenuti nel 2016-2019.
Questo articolo è tratto dal mio nuovo libro Why Our Status Quo Failed and Is Beyond Reform [“Perchè il nostro status quo ha fallito e non è riformabile” N.d.T].
TITOLO ORIGINALE: “The Structure Of Collapse: 2016-2019”
http://charleshughsmith.blogspot.com
02/06/2016
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ALCENERO