LA SITUAZIONE AL COLLASSO

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DI GERALD CELENTE
Lew Rockwell

Ai bambini gli viene insegnato e i
grandi lo ripetono. Nel mondo occidentale, la religione è la risposta
obbligata alla domanda del perché furono combattute le guerre
nel passato. È un modo semplice per spiegare un qualsiasi argomento
complesso. Portando Dio all’interno di conflitti che sono integralmente
opera dell’uomo, quelli che iniziano le violenze si assolvono da tutte
le responsabilità.

Anche se le rivolte del Medio Oriente sono state inizialmente, e correttamente, attribuite alla disoccupazione diffusa, alla povertà dilagante, alla mancanza di opportunità, ai prezzi in aumento e alla corruzione rampante, non ci vorrebbe molto per modificare il copione per passare dalla politica a Dio.Subito dopo la caduta di Hosni Mubarak,

i politici occidentali, i media

e gli analisti hanno suonato l’allarme: “Attenzione ai Fratelli

Musulmani”. E due mesi più tardi i sondaggi ci mostrano che solo

il 10 per cento degli egiziani voterebbe per il leader

dei Fratelli Musulmani.

E se la Fratellanza non è ancora un gruppo abbastanza terrificante per poter essere usato come pretesto per dare alla religione la colpa di tutti questi problemi, c’è sempre una sterminata pletora di estremisti islamici senza nome e senza volto che rimangono nell’ombra, che aspettano l’opportunità per dar seguito alla Sharia e per minacciare i governi del mondo intero.

Ma non è la religione ad aver scatenato la conflagrazione. Come riporta la Bibbia, “poiché l’amor del danaro è radice d’ogni sorta di mali (1 Timoteo 6:10).

Non è stato né Dio né Allah a portare il mondo nella “Prima Grande Guerra del XXI Secolo”. È la situazione che è precipitata.

Nel 2011, in tutt’Europa, si è continuato a raschiare il fondo del barile. Come già avvenuto in Grecia e Irlanda, il governo portoghese, dopo aver giurato religiosamente di non chiedere alcun aiuto, ha richiesto un salvataggio per 118 miliardi di dollari all’Unione Europea.

I salvataggi non sono regali, ma trappole del debito, prestiti a tassi d’interesse più bassi di quelli del settore privato, ma ancora tanto alti da essere ingestibili; impilare
del nuovo debito che non si riesce a rimborsare su altro debito che non si è riusciti a pagare non risolverà il problema. Lo potrà solo peggiorare. Imponendo misure di austerity
e tagli draconiani al bilancio per ripagare il debito, le nazioni ‘salvate’ ridurranno la propria capacità produttiva e la capacità di competere nel mercato globale.

Inoltre, le nazioni indebitate verranno spinte alla privatizzazione delle industrie e delle risorse che hanno ancora valore per pagare il debito, con i profitti che vengono trasferiti ai creditori, che spesso vivono in paesi stranieri.

Per i profani il “bailout” è un eufemismo per lo strozzinaggio sostenuto dallo stato. I beni nazionali di alto valore sono venduti a prezzi stracciati agli insider
politici, che sottraggono le ricchezze ai propri paesi.

Come faranno i salvataggi del Portogallo, dell’Irlanda e della Grecia trovare posto nella Grande Guerra? È stato lo stesso contesto che ci ha portato alla “Primavera Araba”.
Nazionalità e lingue a parte, le provocazioni erano le stesse: un alto livello di disoccupazione, la gioventù in fermento, i prezzi in salita e, naturalmente, la corruzione.

Ma non era la stereotipica corruzione mediorientale degli sceicchi cafoni che fanno gli affari sporchi a porte chiuse con i loschi magnati. In Europa, la corruzione era raffinata, rispettata, prudente e apertamente praticata. Era chiamata “attività bancaria”.

La corruzione finanziaria europea, legale e sancita dallo stato, che ha regalato altri miliardi ai miliardari e altri milioni ai milionari, ha distrutto e azzoppato molti paesi membri dell’Unione Europea.

Gerald Celente

Fonte: http://www.lewrockwell.com/celente/celente68.1.html

14.05.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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