LA SCIENZA DEL MALE E IL SUO USO PER SCOPI POLITICI

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blankDI CAROLYN BAKER

EVIL
1. a: moralmente riprovevole, peccaminosoempio; 2. a (arcaico): inferiore; b: che causa sconforto o repulsione – ripugnante; c: sgradevole; 3. a: che causa danno – pernicioso; b: segnato dalla sfortuna – sfortunato [Merriam-Webster Online]

La canadese Red Pill Press ha recentemente pubblicato il libro dello psicologo Andrew M. Lobaczewski, intitolato Political Ponerology [Ponerologia politica, ndT] (Red Pill Press, Canada, 1998 e 2006) nel quale l’autore spiega sulla base di proprie osservazioni come durante i suoi anni di lavoro clinico in Polonia abbia notato un’alta correlazione fra gli atti che molta gente etichetterebbe come “cattivi” e varie patologie. La classificazione diagnostica più adatta per questi individui nel moderno gergo psicologico sarebbe sociopatico, la cui più importante caratteristica è l’apparente assenza di una coscienza o empatia in relazione agli altri esseri viventi. Lobaczewski e alcuni dei suoi colleghi est-europei che lavoravano sotto l’impero sovietico decisero di intraprendere questo studio ad un livello più alto e investigarono il ruolo che la sociopatia giocava nel governo, negli affari e in altri gruppi sociali.La Ponerologia politica (dalla parola greca poneros, male) è una scienza sulla natura del male adattato per scopi politici che all’estremo di una più vasta scala risulta in una patocrazia. La ricerca indica che i sociopatici si trovano in tutte le razze, etnie e religioni e che nessun gruppo è immune ad essi. I sociopatici costituiscono, secondo l’autore, circa il 6% della popolazione in qualsiasi gruppo. L’editore di Red Pill afferma che “Political Ponerology è un libro che offre un orribile sguardo dentro la struttura sottostante ai nostri governi, le nostre corporazioni più grandi, e anche il nostro sistema giudiziario”. Dopo aver letto questo libro, una gran quantità di domande assillanti sulle linee di condotta e le pratiche dei funzionari governativi e aziendali hanno cominciato a trovare una spontanea risposta dato che le analisi di Lobaczewski vanno al cuore del perché il governo degli Stati Uniti sia divenuto un’impresa criminale che fa di tutto per dominare il mondo e per annichilire grandi quantità di esseri umani sia all’interno che nel mondo.

Quando ho cominciato il libro sono stata scoraggiata non poco dallo stile di scrittura europeo di Lobaczewski – la sua prolissità e il suo approccio che sfida la sintesi. Ciononostante, man mano che leggevo e, devo ammettere, mi struggevo con le sue frasi, sentivo crescere un senso di gratitudine verso il libro e verso l’amico che me lo aveva procurato. In definitiva, è necessario condividere alcuni dei concetti fondamentali dell’autore, e questo articolo ne rappresenta proprio un tentativo.

Innanzitutto Lobaczewski fa notare che le società sono più vulnerabili al male nei tempi buoni. “Nei tempi migliori”, scrive, “la gente perde di vista il bisogno di una profonda riflessione, di introspezione, di conoscenza degli altri, e di una comprensione delle complicate leggi della vita”. Nella mia vita non ho certo potuto essere testimone di una società americana che sperava di riflettere e di lottare contro le complessità dell’esistenza dalla guerra del Vietnam. Sebbene molte delle proteste e dell’attivismo degli anni 60 fossero miopi e naif, la tensione e l’angoscia di quell’era portarono una maggioranza di individui negli Stati Uniti a guardare più profondamente dentro sé stessi di quanto
avrebbero fatto altrimenti.

Subito dopo la fine della guerra, certamente, arrivò il Watergate, con l’ulteriore conferma che i governi tradiscono sempre i loro stessi cittadini e sempre, facendolo, mentono. Quindi mentre la ME-generation degli anni settanta ci offriva le illusioni di pace e di un governo onesto, venivano poste le basi, interne e internazionali, per gli orrori odierni. L’America era stanca della guerra e provata dalla ferita del Watergate, recitando così l’asserzione di Lobaczewski: “Durante i tempi buoni, la ricerca della verità diventa scomoda perché rivela fatti sconvenienti”. D’altra parte, afferma, “La sofferenza, lo sforzo e l’attività mentale durante i periodi di amarezza imminente portano ad una progressiva, generalmente elevata, rigenerazione dei valori perduti, che risulta nel progresso umano”. Al contrario, “Il ciclo di tempi felici e pacifici favorisce un assottigliamento della visione del mondo e un incremento dell’egocentrismo…”. Bene, Jung lo disse molto prima di Lobaczewski: le sofferenze analizzate coscientemente producono crescita mentre limitarsi a vivere solo i tempi buoni produce stagnazione e delusione.

Forse nessuna generazione nella storia americana è mai stata tanto vulnerabile all’egocentrismo come quella degli anni settanta. Divenne nota come la ME-generation per una ragione – non soltanto perché gli Americani divennero più personalmente narcisisti ma anche perché al livello internazionale, nonostante avessimo perso la nostra prima guerra e fossimo consumati dallo scandalo Watergate, procedemmo nel dimostrare la nostra superiorità continuando ad organizzare vari colpi di stato in tutto il mondo ed imponendo una guerra economica contro le nazioni in via di sviluppo, preparando le condizioni per l’ascesa di Reagan al potere negli anni ottanta e per la polarizzazione di noi stessi come i salvatori in contrasto con l’”impero del male” di chiunque altro osasse dissentire.

È esattamente in quei tempi di ego-delirio che le nazioni si sottopongono sorde, mute e cieche a sociopatici senza coscienza che le seducono in pratiche e politiche letali per esse stesse e per il resto del mondo. La mancanza di riflessione produce per definizione esseri umani privi di discernimento.

Un enorme problema che ho incontrato nella esposizione della teoria di Lobaczewski è l’uso dell’aggettivo “normale” per descrivere la gente che non è sociopatica. Avrei sperato nell’utilizzo di un altro termine, dato che “normale” è così amorfo e carico dell’assunzione naif che esiste qualcosa come un essere umano che non è anomalo in almeno un aspetto della sua vita. Ciononostante egli sottolinea che i cosiddetti individui “normali” non possono comprendere la mente o il comportamento del sociopatico e sono quindi particolarmente vulnerabili ad esso – da qui il motivo principale per scrivere un libro sulla Ponerologia, esattamente per informare i non-sociopatici sulla patologia. L’autore usa il termine “spellbinders” [incantatori, ndt] per descrivere gli incantatori di serpenti psicologici che sembrano saggi, illuminati pensatori/politici, anche attivisti che si presentano come i possessori di conoscenze basate su ricerche svolte unicamente da loro o su informazioni ottenute attraverso canali straordinari ai quali nessun altro ha accesso. Ciò potrebbe anche valere per leader di culto come Warren Jeffs e Jim Jones.

Tuttavia l’autore avverte il lettore che i nostri stessi processi inconsci possono portarci a bloccare le “bandiere rosse” che potrebbero saltar fuori quando si ha a che fare con dei sociopatici. “I processi psicologici inconsci superano il ragionamento cosciente, sia nel tempo che nell’interesse, il che rende possibili molti fenomeni psicologici”. Così il rifiuto che proibisce ad alcuni individui di vedere le verità più oscure in ciò che un sociopatico cerca di promuovere, ad es. “Il nostro governo non ci farebbe mai del male; il nostro governo ha nel cuore i nostri migliori interessi; nessun presidente potrebbe sfuggire a questo; il principio della legge è ancora al lavoro in America; il fascismo non potrebbe attecchire qui; il governo degli Stati Uniti non può avere orchestrato gli attacchi dell’11/9; se l’11/9 fosse stato orchestrato dal governo degli Stati Uniti, troppa gente dovrebbe essere coinvolta per mantenere ciò segreto”, e così via all’infinito.

Lobaczewski afferma che ogni società dovrebbe insegnare ai suoi membri adeguate capacità di pensare e
a come individuare la bandiera rossa della sociopatia. Insegnare abilità di pensiero critico nel processo dell’educazione è un passo in questa direzione, ma nell’enorme progetto di involuzione americano No Child Left Behind [Nessun Bambino (sia) Lasciato Indietro, ndt] anche questo primo passo è strepitosamente assente.

L’autore afferma che “una rete sempre più forte di psicopatici e individui correlati inizia gradualmente a dominare, oscurando gli altri”. La situazione degenera rapidamente in una patocrazia, o un sistema dove una piccola minoranza patologica prende il controllo di una società di gente normale. L’editore del libro, Laura Knight-Jadczyk, nelle sue note a piè di pagina non esita a indicare Karl Rove, Disk Cheney e Donald Rumsfeld, sotto l’insegnamento di Leo Strauss, come i principali attori nella patocrazia americana del ventunesimo secolo. Tragicamente, secondo l’autore, “La patocrazia progressivamente paralizza ogni cosa (e) … progressivamente si intromette ovunque, soffocando tutto”.

Se tutto ciò suona molto triste, e lo è, Lobaczewski ci incoraggia enfatizzando che, “Se l’attività ponerogenica di fattori patologici – gli individui deviati e le loro attività – è soggetta ad un controllo cosciente di natura scientifica, individuale e sociale, possiamo reagire al male tanto efficacemente quanto faremmo per mezzo di richiami persistenti al rispetto dei valori morali”. In altre parole, insiste l’autore, lottare per i soli valori morali non può prevenire né scoprire l’attività ponerogenica. Infatti, afferma, può esacerbare tale attività distogliendo l’attenzione dalle più orribili forme del male verso ciò che non è male affatto o si rivela con una qualità più complessa e meno sfacciata. Ci basta osservare l’ideologia e la retorica del diritto religioso in questo paese per notare un esempio stellare di quest’ultimo. Professandosi una “cultura della vita” è implacabilmente ossessionato dalla morte, dalla violenza apocalittica, dal fuoco dell’inferno e dalla dannazione. Nell’attuale ambiente sociale non serve essenzialmente alcuno scopo se non quello di alimentare e perpetuare la patocrazia.

Political Ponerology è un lavoro di inestimabile valore che ogni essere umano proteso alla coscienza dovrebbe leggere, non soltanto per la sua esposizione della patologia degli individui che attualmente comandano il governo degli Stati Uniti, ma anche per la luce che potrebbe fare sugli individui a noi più vicini, alcuni dei quali potrebbero essere amici, compagni attivisti, leader civici o negli affari. Lo scopo del libro non è incitare alla paranoia, ma coltivare il discernimento e rafforzare la nostra fiducia nella nostra innata intuizione allo scopo di navigare tra le deprimenti manifestazioni del male che ci circondano nel ventunesimo secolo.

Carolyn Baker
Fonte: http://carolynbaker.org/
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11.02.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STIMIATO

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