LA RUSSIA E L'ASSO IRANIANO

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DI RADZAB SAFAROV
Vremija Novostej — Mirumir 2.0

L’asso iraniano. La Russia può acquisire il controllo del Golfo Persico

Il riconoscimento dell’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud da parte della Russia è un passo tempestivo mirato a difendere queste repubbliche da una nuova aggressione georgiana. Tuttavia, tenendo conto dei piani degli Stati Uniti per favorire l’ingresso in tempi brevi della Georgia e dell’Ucraina nel blocco politico-militare, la situazione ai confini della Russia rimane allarmante. Ma nello stesso tempo Mosca ha a disposizione molte possibilità per per controbilanciare in modo equilibrato i piani ostili degli Stati Uniti e della NATO in generale. In particolare la Russia può contare sui quei paesi che si oppongono concretamente all’espansione degli Stati Uniti e dei loro paesi satelliti. Solo un impegno collettivo può contribuire a creare una situazione che riesca se non a escludere almeno a ridurre il rischio che la “guerra fredda” si trasformi in conflitti locali e globali.

Per esempio Mosca potrebbe rafforzare i suoi legami tecnico-militari con la Siria, avviare colloqui per ristabilire la propria presenza militare a Cuba. Ma il passo più serio, così temuto da Stati Uniti e soprattutto Israele (a proposito, Israele ha fornito armi alla Georgia), potrebbe essere l’eventuale revisione della politica estera russa nei confronti dell’Iran. Un’alleanza strategica, che presupporrebbe la firma di un nuovo trattato politico-militare su vasta scale con l’Iran, potrebbe cambiare l’intero quadro geopolitico del mondo contemporaneo.Nuovi rapporti d’alleanza possono portare al posizionamento di almeno due basi militari in regioni strategiche dell’Iran. Una potrebbe essere collocata nel nord del paese, nella provincia iraniana dell’Azerbaigian Orientale, e l’altra a sud, sull’Isola di Qeshm nel Golfo Persico. Grazie alla base nell’Azerbaigian Orientale, la Russia sarebbe in grado di sorvegliare le attività nella Repubblica dell’Azerbaigian, in Georgia e in Turchia e condividere queste informazioni con l’Iran.

La creazione di una base militare sull’Isola di Qeshm permetterebbe alla Russia di controllare le attività della NATO e degli Stati Uniti nella zona del Golfo Persico, in Iraq e in altri Stati Arabi. Per mezzo di speciali strumentazioni la Russia potrebbe efficacemente determinare chi percorre in entrata o in uscita dall’Oceano Pacifico le anguste acque dello Stretto di Hormuz, da dove viene e quale carico ha a bordo.

Per la prima volta la Russia avrà la possibilità di fermare imbarcazioni sospette per ispezionarne il carico, come cinicamente fanno gli americani in quella zona da molti decenni. In cambio del posizionamento delle sue basi militari, la Russia potrebbe aiutare gli iraniani a dispiegare sistemi di difesa aerea e difesa anti-missile lungo i loro confini. Teheran, per esempio, ha bisogno del moderno sistema missilistico di fabbricazione russa S-400.

La leadership iraniana segue con attenzione le notizie secondo cui il governo georgiano con una risoluzione segreta avrebbe dato agli Stati Uniti e a Israele carta bianca per l’uso, in caso di necessità, del territorio georgiano e delle basi militari locali per condurre attacchi missilistici e bombardamenti contro bersagli iraniani. Un altro paese vicino, la Turchia, non è solo un membro della NATO ma anche un potente antagonista regionale e un rivale economico dell’Iran. Inoltre la Repubblica dell’Azerbaigian è diventata un cruciale partner dell’Occidente per il trasporto delle risorse energetiche dal Caspio verso i mercati mondiali. Gli iraniani sono preoccupati anche per i progetti di Baku di concedere ai capitali occidentali (soprattutto americani) l’accesso al cosiddetto settore azero del Mar Caspio, gravido di nuovi conflitti perché lo status giuridico del Mar Caspio non è stato ancora definito.

La Russia e l’Iran possono anche accelerare il processo di creazione di un cartello dei principali produttori di gas, che i giornalisti già chiamano “OPEC del gas”. In termini di riserve di gas naturali mondiali la Russia è al primo posto, l’Iran al secondo. Insieme possiedono più del 60% dei giacimenti di gas mondiali. Dunque anche una minima coordinazione nell’elaborazione della politica del prezzo unico potrebbe costringere metà pianeta, o almeno praticamente tutta l’Europa, a moderare le proprie ambizioni e a trattare gli esportatori di gas in modo più amichevole.

Muovendosi a livello di rapporti di alleanza la Russia può sviluppare la cooperazione con l’Iran praticamente in tutti i settori, compreso quello dell’energia nucleare. La Russia può guadagnare decine di miliardi di dollari solo con la costruzione di impianti nucleari in Iran. Teheran può ricevere dalla Russia un aiuto non solo economico ma anche politico nello sviluppo del proprio settore dell’energia atomica.

Oltre a ciò, in vista dell’imminente disgregamento della CSI, dalla quale la Georgia è già uscita, la Russia potrebbe accelerare il processo di ammissione dell’Iran nella Shanghai Cooperation Organization (SCO, Gruppo di Shanghai) come membro a tutti gli effetti. Accettando l’Iran, uno dei paesi chiave del mondo islamico, l’organizzazione potrebbe cambiare in modo fondamentale, in termini di potenzialità e di ruolo regionale. E l’Iran, come membro della SCO, si troverà sotto l’ombrello collettivo di questa organizzazione nonché sotto la protezione di stati nucleari come la Russia e la Cina. Questo getterà le basi per un potente asse Russia-Iran-Cina, la cui creazione tanto spaventa gli Stati Uniti e i loro alleati.

Radžab Safarov è Direttore del Centro Russo per gli Studi Iraniani.

Originale: Vremija Novostej

Articolo originale pubblicato il 28 agosto 2008

Traduzione mirumir.altervista.org
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03.09.2008

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