DI F. WILLIAM ENGDAHL
Asia Times
Un fungo mortale che uccide il frumento, noto come Ug99
[Uganda 1999, N.d.T.], si è probabilmente propagato
dall’Africa al Pakistan, in base ai rapporti pubblicati
nel British New Scientist. Se fosse vero, tutto ciò
minaccia il granaio vitale dell’Asia, tra cui la
regione del Punjab.
La diffusione del mortale virus, la ruggine dello stelo
[conosciuta anche come “ruggine nera del grano o del
frumento” (Puccinia graminis), N.d.T.], contro la
quale non esiste alcun funghicida efficace, avviene mentre
le riserve mondiali di grano raggiungono il livello più
basso nelle ultime quattro decadi e la produzione di
bio-etanolo sovvenzionata dai governi, in particolare negli
Stati Uniti, in Brasile e nell’Unione Europea, sta
sottraendo a velocità allarmante la terra destinata alla
produzione alimentare.
La ruggine dello stelo è la peggiore delle tre ruggini che
affliggono le piante di frumento. Il fungo cresce
principalmente negli steli, che collegano il sistema
vascolare, cosicché i carboidrati non possono passare dalle
foglie al grano, che alla fine avvizzisce. L’Ug99 è un
tipo di ruggine dello stelo che blocca i tessuti vascolari
nei chicchi di cereali tra cui il grano, l’avena e
l’orzo. A differenza delle altre ruggini che possono
ridurre i raccolti, le piante infettate dall’Ug99
possono subire perdite fino al 100%. Durante la Guerra
Fredda, sia gli Stati Uniti che l’Unione Sovietica
accumularono le spore della ruggine degli steli da
utilizzare come arma biologica.
Nel 1950, l’ultima grande epidemia della ruggine degli
steli distrusse il 40% del raccolto primaverile del grano
in Nord America. A quel tempo i governi diedero inizio a
uno sforzo maggiore per coltivare piante di grano
resistenti, guidati da Norman Borlaug della Rockefeller
Foundation.
Dopo l’epidemia del 1954, Borlaug diede inizio in
Messico allo sviluppo di un tipo di grano resistente alla
ruggine dello stelo. Il progetto è diventato
l’International Maize and Wheat Improvement Center
[Centro Internazionale per il Miglioramento del Mais e del
Grano , N.d.T.] in spagnolo CIMMYT. Fu sviluppato un tipo
di grano ad alta resa e resistente alla ruggine che pose
termine ai focolai di ruggine, portò alla Green
Revolution, e Borlaug vinse il Premio Nobel per la Pace nel
1970. Un ulteriore risultato è attualmente un numero molto
inferiore di varietà di grano che possano resistere ad una
qualsiasi epidemia di un nuovo fungo.
Quando Ug99 apparve in Kenya nel 2002, Borlaug, ora
novantatreenne, lanciò l’allarme: “Troppi anni
erano passati, e nessuno sta prendendo seriamente
l’Ug99”, disse. Egli rimprovera il compiacimento
dei risultati raggiunti, lo smantellamento dei corsi di
formazione e dei programmi di verifica del grano dopo 40
anni senza focolai, secondo quanto riporta il New Scientist
Report.
I primi ceppi del Ug99 sono stati rilevati nel 1999 in
Uganda. Si è diffusa in Kenya a partire dal 2001, in
Etiopia entro il 2003 e nello Yemen nel 2007, quando il
ciclone Gonu ne diffuse le spore. Ora il micidiale fungo è
stato trovato in Iran e, secondo gli scienziati britannici,
può già essersi spinto molto più ad est del Pakistan.
Pakistan e India rappresentano il 20% dell’annuale
produzione mondiale di grano. E’ possibile che mentre
il fungo si diffonde, se prevalgono al momento opportuno
certe condizioni di vento, si possano avere notevoli
spostamenti da un giorno all’altro.
Nel 2007, un “fenomeno eolico” durato tre giorni
e registrato dal CIMMYT in Messico, generò forti correnti
che passarono dallo Yemen, dove Ug99 è presente,
attraverso il Pakistan e l’India, e andando diritto in
Cina. Il CIMMYT stima che dai due terzi ai tre quarti del
grano ora piantati in India e in Pakistan sono molto
sensibili a questo nuovo ceppo di ruggine dello stelo. Un
miliardo di persone che vivono in questa regione dipendono
in modo particolare dal grano per il loro fabbisogno
alimentare.
Queste sono tutte zone in cui l’infrastruttura agricola
predisposta a contenere questo tipo di problemi risulta
estremamente debole o inesistente. Tutto ciò minaccia di
diffondere il fungo in altre regioni asiatiche produttrici
di grano ed eventualmente nel mondo intero, se non sarà
controllato.
[Piante infettate dallo Ug99]
Previsioni allarmanti sulla produzione mondiale di grano
Le Previsioni sull’agricoltura mondiale 2007 fornite
dalla United Nations Food and Agriculture Organization
(FAO) con sede a Roma, appena rilasciate, proiettano un
ombra allarmante sulle scorte alimentari mondiali, anche in
assenza di qualsiasi devastazione dell’ Ug99. La
relazione afferma:
“Si prevede che i paesi che non fanno parte del OCSE
continuino a sperimentare una crescita dei consumi di
prodotti agricoli molto più forte dei paesi della zona
OCSE. Questa tendenza è favorita dalla popolazione e,
soprattutto, dalla crescita del reddito – sostenuta dalla
migrazione rurale verso aree urbane di reddito più
elevato…. Si prevede che i paesi OCSE come gruppo perdano
quote di produzione e di esportazione in molti beni. In
prospettiva la crescita nel consumo dei prodotti agricoli
di base, da utilizzare come materie prime per
l’industria dei bio-carburanti in rapida ascesa, è uno
dei motivi e delle ragioni principali per i quali i prezzi
internazionali dei prodotti raggiungeranno a breve termine
un livello significativamente più alto rispetto a quanto
sia stato riportato nelle relazioni precedenti”.
La FAO avverte che negli ultimi tre anni la crescita
esplosiva di superficie utilizzata per coltivare
combustibili e non cibo sta drasticamente cambiando le
prospettive per le scorte alimentari a livello globale, e
sta spingendo nettamente più in alto i prezzi dei prodotti
alimentari, dai cereali allo zucchero, alla carne e ai
prodotti lattiero-caseari. L’uso dei cereali, dello
zucchero, dell’olio di semi e degli oli vegetali,
destinati a soddisfare le esigenze della crescente
industria dei bio-carburanti, è uno dei principali motori;
in particolare le più grandi quantità di mais negli Stati
Uniti, di frumento e di colza nell’UE e di zucchero in
Brasile, sono destinate alla produzione di etanolo e di
biodiesel.
Tutto questo sta già causando drammaticamente
l’aumento dei prezzi delle produzioni agricole, la
crescita dei costi dei mangimi e un brusco aumento dei
prezzi per i prodotti animali. Secondo lo United States
Department of Agriculture [Dipartimento Americano delle
Attività Agricole, N.d.T] quest’anno negli Stati Uniti
circa il 25% del raccolto di mais servirà a produrre
bio-etanolo.
Ironia della sorte, l’attuale industria di bio-etanolo
è stata mandata avanti grazie sia alle sovvenzioni del
governo statunitense e sia alla credenza scientificamente
falsa dell’Unione europea e degli Stati Uniti che il
bio-etanolo sia per l’ambiente meno nocivo dei
carburanti derivati dal petrolio e che sia in grado di
ridurre le emissioni di CO-2. In una intervista al
quotidiano svizzero NZZ del 23 marzo, il direttore generale
della Nestlé Peter Brabeck, ha avvertito che nel recente
periodo la drammatica conversione di superfici agricole per
ricavare bio-carburanti è stata una “follia
politica”. Ha sottolineato il fatto che le conseguenze
non si sarebbero solo viste nell’esplosione dei prezzi
del frumento nel mondo.
“Allo stesso modo è altrettanto grave che”, ha
aggiunto, la produzione di biocarburante “minacci il
nostro approvvigionamento idrico. Al fine di produrre un
litro di bio-etanolo abbiamo bisogno di 4000 litri di
acqua. E l’acqua è un problema più grave delle
emissioni di CO-2”.
L’enorme espansione della superficie globale seminata
per la produzione di bio-carburanti sta creando altri
problemi ecologici e richiede un uso maggiore di pesticidi,
mentre l’uso di bio-carburanti nelle automobili rilascia
emissioni ancora più micidiali di quanto si immagini. Il
bio-etanolo ha poco o nessun effetto sulle emissioni dei
tubi di scappamento nei modelli delle automobili attuali.
Ma diffonde considerevoli emissioni di certe sostanze
tossiche tra le quali la formaldeide e l’acetaldeide,
una neuro-tossina sospetta che in California è stata
bandita come sostanza cancerogena.
L’effetto più allarmante del boom recente dei
bio-carburanti, però, è stato un catastrofico cambiamento
nelle riserve mondiali di grano allo stesso tempo sia
nel’Unione europea che gli Stati Uniti, i quali hanno
adottato politiche per tagliare drasticamente le
tradizionali riserve cerealicole di emergenza.
Diversi anni fa’, sia l’Unione europea che gli
Stati Uniti hanno approvato delle leggi che riducono
drasticamente le scorte cerealicole di riserva.
Nell’Unione europea tutto ciò è avvenuto attraverso
la riforma dei sostegni ai prezzi dei cereali del Programma
dell’Agricoltura Comunitaria e negli Stati Uniti
attraverso una politica simile, tramite l’istituzione
del FAIR (Federal Agriculture Improvement Program
[Programma per lo sviluppo dell’agricoltura federale,
N.d.T.]), al fine di rimuovere o ridurre notevolmente gli
aiuti ai prezzi dei cereali.
Se si aggiunge la grave siccità degli ultimi due o tre
anni nelle principali zone di coltivazione, dagli Stati
Uniti all’Australia e in parti dell’Asia, se si
aggiunge la concorrenza crescente per acquisire la
superficie agricola da utilizzare nella coltivazione di
bio-carburanti, soprattutto negli Stati Uniti, in Brasile e
nell’Unione Europea, negli ultimi tre anni le scorte
mondiali di cereali, compreso il grano, hanno raggiunto i
minimi mai visti negli ultimi decenni.
Nell’UE allargata a 27 membri, nel 2006 un raccolto
inferiore alle previsioni, 265,5 milioni di tonnellate,
alla fine dell’anno economico 2006/2007, ha portato alla
riduzione delle forniture e a prezzi storicamente elevati.
Le scorte di emergenza si sono ormai ridotte a circa 1
milione di tonnellate rispetto ai 14 milioni di tonnellate
dell’inizio del 2006/2007.
Per farla breve, con la grave diminuzione delle scorte di
grano in tutto il mondo, con l’espansione delle
superfici messe da parte per coltivare cereali da
utilizzare come combustibile e non per scopi alimentari, la
diffusione di un fungo mortale per il grano è uno scenario
pre-programmato per la catastrofe. Visto che la scala di
crescita dell’industria dei biocarburanti negli Stati
Uniti è ben nota, alcuni suggeriscono che
l’amministrazione di Washington ha altre priorità
piuttosto che ridurre la fame nel mondo. E’ certamente
chiaro che ci troviamo di fronte a una crisi di grandi
proporzioni anche in assenza di una nuova minaccia del
fungo mortale del grano.
Una delle conseguenze della diffusione del Ug99 è un nuovo
sforzo a promuovere l’introduzione di organismi
geneticamente modificati (OGM) e varietà di grano ritenute
resistenti al fungo Ug99, da parte della Monsanto
Corporation, dell’Azienda agrochimica svizzera Syngenta
e di altri grandi produttori di sementi geneticamente
manipolati. Alla Monsanto e nei vari laboratori OGM in
tutto il mondo, i biologi stanno lavorando per brevettare
tali varietà resistenti al Ug99.
Nel 2004, il grano Roundup-Ready [abbreviato RR, marchio
registrato dalla multinazionale Monsanto. Trattasi di
colture geneticamente modificate al fine di tollerare
erbicidi a base di glyphosate o glifosato, N.d.T.], stimato
per essere il primo carattere genetico biotecnologico
distribuito ai coltivatori, fu ritirato dal mercato dalla
Monsanto. La società ha denunciato una forte resistenza
negli Stati Uniti e in Canada da parte dei coltivatori di
grano, che temevano di perdere i mercati di esportazione,
se si fosse venuto a sapere che il grano degli Stati Uniti
era OGM.
Quella tecnologia OGM avrebbe consentito agli agricoltori
di utilizzare sulle loro coltivazioni l’erbicida
Roundup della Monsanto, il glifosato, per eliminare le erbe
infestanti. La Monsanto doveva allora scoprire una varietà
brevettata di frumento resistente al Ug99, che avrebbe
aperto altri nuovi e grandi mercati di sementi che in
passato erano ostili al grano geneticamente modificato.
Syngenta ha sviluppato un gene biotecnologico che fornisce
resistenza al fusarium head blight [chiamato anche FHB, si
intende un vasto genere di funghi per la maggior parte
riconducibile a forme imperfette di Ascomiceti, presenti
comunemente nel terreno, N.d.T.], e sta anche cercando
l’approvazione della legge. Adesso la loro attenzione
è rivolta al Ug99.
Borlaug, l’ex capo della Rockefeller Foundation e della
Green Revolution, è attivo nel finanziamento alla ricerca
per lo sviluppo di varietà resistenti al Ug99, e sta
lavorando con il CIMMYT, il suo ex centro in Messico, e con
l’ICARDA in Kenya, dove l’agente patogeno è ormai
endemico. Finora, circa il 90% delle 12000 specie testate
sono sensibili al Ug99. Questo include tutte le principali
varietà di grano del Medio Oriente e dell’Asia
occidentale. Almeno 80% delle 200 varietà, inviate al
CIMMYT dagli Stati Uniti, non è in grado di far fronte
alle infezioni. La situazione è ancora più disastrosa per
l’Egitto, l’Iran, e altri paesi a rischio imminente.
Anche se oggi fosse pronta per essere distribuita una nuova
varietà resistente, ci vorrebbero due o tre anni per
l’incremento delle sementi e per disporre di semi
appena sufficienti al 20% degli acri piantati a grano nel
mondo, in base alla stima degli agronomi CIMMYT.
Il lavoro è stato fatto anche dall’Agricultural
Research Service (ARS) dell’USDA, la stessa agenzia che
ha partecipato alla tecnologia Terminator della Monsanto per
lo sviluppo delle sementi [Terminator Technology è il nome
dato ai metodi proposti per limitare l’uso di piante
geneticamente modificate facendo in modo che i semi di
seconda generazione siano sterili. Questo sistema obbliga
gli agricoltori ad acquistare ogni anno sementi dalle
aziende fornitrici, per cui è stato definito
“tecnologia terminator”, N.d.T.]. La diffusione
dell’allarme per il fungo Ug99 sta incoraggiando la
Montesanto e le altre compagnie OGM del commercio agricolo
a richiedere che l’attuale divieto volontario sul
grano OGM sia revocato per consentire la diffusione dei
semi di grano OGM brevettati con l’argomentazione che
sono resistenti alla ruggine dello stelo Ug99.
L’influente USA National Association of Wheat Growers
[Associazione Nazionale Statunitense dei Coltivatori di
Grano, N.d.T.] sta riducendo la sua opposizione man mano
che aumentano le paure per il mortale Ug99 che va
diffondendosi tra il grano del Nord America.
F. William Engdahl è un consulente per i rischi geopolitici
e l’autore di “Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of
Genetic Manipulation” [I semi della distruzione: agenda
segreta della manipolazione genetica, N.d.T.]
(http://www.globalresearch.ca/ ) e “A Century of War:
Anglo-American Oil Politics and the New World Order” [Un
secolo di guerre: le politiche petrolifere anglo-americane
e il nuovo ordine mondiale, N.d.T.] (Pluto Press). Può
essere contattato sul sito
http://www.engdahl.oilgeopolitics.net
Titolo originale: “Rust to fertilize food price surge”
Fonte: http://www.atimes.com/
Link
04.04.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MAURIZIO OGGIANU