La rivoluzione colorata di Minneapolis

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DI ROSANNA SPADINI

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Sembra che la tanto attesa “Seconda Guerra Civile” sia finalmente iniziata … più o meno esattamente al momento giusto.  

Tutto è iniziato quando è diventato virale il video dell’ufficiale di polizia Derek Chauvin, che ha soffocato George Floyd, premendogli il ginocchio sul collo per ben 9 minuti. La morte di Floyd ha causato proteste in tutti gli Stati Uniti e ha scatenato una vera e propria rivolta nella città del Minnesota, con diversi giorni di saccheggi e incendi, con il rogo premeditato persino di un distretto di polizia.

Ma i video devono essere realizzati, modificati, caricati e condivisi dalle persone giuste al momento giusto nel modo giusto per “diventare virali”. I retroscena devono essere scritti, narrati, creati.

Perché la tragica fine di George Floyd è diventata un video virale? Quante scene della brutalità della polizia americana abbiamo visto negli ultimi decenni, che non sono diventate virali, e non hanno suscitato lo sconquasso sociale di oggi, a pochi mesi dalle elezioni di novembre?

La brutalità della polizia è un fatto consueto nella vita dell’America troppo militarizzata. Succede ogni giorno, contro persone povere e senza diritto di voto, in bianco e nero, basta cercare “brutalità della polizia americana” su YouTube.

Allora perché questa morte è diversa? Perché questo video è stato improvvisamente notato e non le dozzine di altri video di polizia brutalmente violente?

Così la rivolta è scoppiata in tutta la nazione, le persone hanno iniziato a saccheggiare e bruciare negozi, schierate le guardie nazionali degli stati, imposto il coprifuoco, dichiarato lo “stato di emergenza”.

“Orde” inferocite hanno tentato di assaltare la Casa Bianca, mentre Trump twittava da un “bunker sotterraneo“, e gli americani si mostravano sempre più divisi dai giochi mediatici, consumati dalla rabbia, dall’odio e dalla paura.

La polizia razzista americana ha ucciso i neri da quando esiste, ma la rabbia doveva sfociare proprio ora, a distanza ravvicinata con le elezioni of course.

Del resto i media globalisti hanno trascorso gli ultimi quattro anni promuovendo la loro narrazione ufficiale, mostrando la maggior parte degli americani come “suprematisti bianchi”, followers elettori di un presidente nazista, secondo la consueta “reductio ad Hitlerum”, che ha trasformato il paese in una dittatura razzista.

Specchietto per le allodole incessantemente diffuso dai media padronali, dall’intellighenzia neoliberista, dall’industria della cultura, dai Dem e dai seguaci dell’Antifa,  secondo cui Donald avrebbe vinto le ultime elezioni grazie agli hackers russi.

Da abile complottaro Putin avrebbe presumibilmente dato una mano, al fine di “distruggere la democrazia”, così che il “presidente nazista” incoraggiasse i suoi seguaci suprematisti bianchi a lanciare il “RaHoWa”, o il “Boogaloo”, e poi avrebbe dichiarato la legge marziale, sciolto la legislatura e si sarebbe autonominato Führer. Quindi avrebbero iniziato a radunare e uccidere gli ebrei, i neri, i messicani e altre minoranze.

CJ Hopkins ne ha parlato a lungo nei suoi saggi, quindi dopo quattro anni di martellamento costante, milioni di americani hanno creduto a questa favola. Potere della propaganda mediatica, nel tempo della guerra che si combatte da tempo tra globalisti e sovranisti, entrambi naturalmente liberisti.

Ed ora gli effetti della propaganda si fanno sentire, proteste e rivolte nazionali si sono trasformate in una sorta di “rivolta internazionale“, acclamata dai media di vari paesi, dalle corporazioni e dall’establishment liberal, che hanno sostituito il frame del Covid/Olocausto, con quello del Reich di Donald.

Perfino le corporations partecipano alla “rivoluzione colorata”, ad esempio la Nike ha prodotto un annuncio pubblicitario  che sollecita le persone a rompere le vetrine dei suoi stessi negozi e a rubare le scarpe da ginnastica esposte. Musica per pianoforte, l’annuncio dura un minuto e visualizza il testo bianco in dissolvenza su sfondo nero: “Fallo e basta…. Per una volta, non far finta. Non far finta che non ci siano problemi in America. Non voltare le spalle al razzismo. Non accettare che ci vengano tolte vite innocenti. Non hai più scuse. Non pensare che questo non ti riguardi. Non rilassarti e tacere. Non pensare che non puoi essere parte del cambiamento. Facciamo tutti parte del cambiamento.”

Perché dunque una presunta rivoluzione sociale in difesa dei diritti e della giustizia viene sponsorizzata come una squadra di calcio? E perché la sublimazione della violenza è diventata un tema così fondante, mentre tutta la stampa di sinistra liberal si è concentrata proprio sulla violenza in maniera quasi feticistica e non certo per condannarla?

Twitter e Facebook chiudono gli account delle persone che usano “odio”, mentre Arwa Mahdaw dice sul Guardian. “Se la violenza non è il modo di porre fine al razzismo in America, allora cos’è?“.

E scomoda perfino il leader che negli anni ’60 guidò il movimento della nonviolenza e della disobbedienza civile negli Stati Uniti. “Una rivolta è il linguaggio di coloro che nessuno ascolta, aveva detto Martin Luther King Jr in un discorso del 1967. Quel discorso è di 53 anni fa e l’America non lo ha ascoltato. La scomoda verità è che, a volte, la violenza è l’unica risposta rimasta. Ci piace fingere diversamente, motivo per cui i movimenti per i diritti civili sono spesso igienizzati in modo conveniente.

“Non fraintendetemi, non sto glorificando la violenza: è quello che sta facendo il presidente degli Stati Uniti. E certamente non chiederò violenza. Sto semplicemente dicendo che dobbiamo interrogare ciò che chiamiamo ‘violenza’ e ciò che chiamiamo ‘politica’. Molte delle persone che urlano ‘la violenza non è la risposta’ sui disordini a Minneapolis sono le stesse persone che sostengono con tutto il cuore le infinite guerre americane. Molte delle persone che condannano i saccheggiatori di Minneapolis sono le stesse persone che venerano i miliardari. Saccheggia una TV e sei un criminale pericoloso; saccheggia un paese e sei un  capitalista intraprendente.”

Certo gli argomenti non mancano. Del resto anche RT ha realizzato un editoriale che utilizzava esattamente gli stessi argomenti, esattamente lo stesso modo di comunicare.

Perché dunque il nuovo meme virale ci dice che la violenza non è solo semplicemente accettabile, ma anche inevitabile e persino assolutamente necessaria in certe occasioni?

La polizia di Minneapolis ha arrestato addirittura il reporter della CNN Omar Jimenez, mentre era in diretta e anche dopo che si era identificato.

Dunque l’America oggi non è più razzista di quanto non lo fosse sotto la presidenza di  Barack Obama, non ha cambiato volto dal giorno in cui Donald Trump ha prestato giuramento in carica, mentre sembra essere cambiata la narrazione ufficiale. E cambierà non appena Trump se ne sarà andato e le classi dirigenti del Deep State globalista si riprenderanno la presidenza.

Quella attuale non è quindi una guerra per la difesa dei diritti di tutte le minoranze, ma una guerra oligarchico globalista che si serve della pseudo rivoluzione anti sistema per non scomodare minimamente i paradigmi dominanti.

Gli stessi giornalisti liberali si sono piombati su Twitter, invitando i ribelli a “bruciare quella merda!“… fino a quando i rivoltosi non avessero raggiunto le gated community e iniziato a bruciare i loro Starbucks locali.

E poi tutte le celebrità di Hollywood stanno intervenendo in massa contro la disuguaglianza e la brutalità della polizia, Blake Lively e Ryan Reynolds domenica hanno annunciato su Instagram di aver donato $ 200.000 al fondo di difesa legale NAACP. Anche Chrissy Teigen ha donato $ 200.000 per salvare i manifestanti arrestati. Chelsea Clinton insegna ai bambini la storia di David e del Razzista Golia.

John Cusack ha raccontato su Twitter di essere stato attaccato dalla polizia di Chicago durante le proteste in quella città. Qualche altro appartenente alla upper class hollywoodiana probabilmente sta  assemblando cocktail Molotov nel seminterrato di casa sua da qualche parte a Beverly Hills.

La morte di George Floyd non è stata premeditata, così come la violenza della polizia non ha nulla di inedito, e molti disordini sono nati dalla frustrazione vera delle minoranze che si vedono da sempre negare diritti e giustizia sociale.

La società multiculturale americana è stata da sempre attraversata da discriminazioni razziali, anche dopo le lotte per i diritti civili degli anni ’60 di Martin Luther King. 

Ma il capitalismo global divora tutto ciò che potrebbe ostacolare il proprio cammino, strumentalizza ogni possibile rivolta per piegarla ai propri fini, in modo da poter vincere le prossime elezioni presidenziali di novembre. 

Fomentare la divisione razziale è stata la strategia della “Resistenza Dem Globalista” sin dall’inizio. Dal momento in cui Trump ha vinto la nomination repubblicana, i media globalizzati ci hanno raccontato che l’uomo è un nazista e che il suo piano è quello di fomentare l’odio razziale tra la sua “base suprematista bianca” e il resto del mondo. Lo hanno raccontato più e più volte, in televisione, sulla stampa liberale, sui social media, in libri, film etc etc.

Giorgio Cremaschi giustamente dice: Dopo aver portato invasioni guerra e stragi in ogni angolo del mondo, ora l’esercito degli USA interviene e spara in casa propria contro il proprio popolo. Non è solo contro il fascismo razzista del miliardario Trump che c’è la rivolta. Ma contro il capitalismo liberista che ha massacrato i poveri con il Covid, che in pochi giorni ha prodotto trentasei milioni di disoccupati… La rivolta degli afroamericani e dei poveri nel paese più ricco ed ingiusto, la guerra civile di fatto che esplode, sono il segno della crisi irreversibile di un sistema marcio di cui Trump rappresenta solo l’aspetto più miserabile…

Tutto vero? In realtà frequentando Twitter altre immagini mi sono comparse prepotenti sotto gli occhi, ed altri fatti inediti hanno squarciato realtà diverse.

Sono emersi video che mostravano pile di mattoni lungo le strade di alcune località di protesta. Breaking911.com, un gestore twitter di quasi 700.000 follower, ha affermato che “continuano ad emergere video, che  mostrano come i manifestanti inciampino su pile di mattoni in aree in cui non ci sono costruzioni in corso, che possano legittimare la presenza di quei mattoni”.

https://twitter.com/Breaking911/status/1267320993032388608

 

La stessa polizia di Kansas City ha informato i residenti con una serie di tweet, circa la presenza di frammenti di mattoni e pietre “da usare durante le rivolte”. “Se vedi qualcosa del genere, puoi mandare un sms al 911 e farcelo sapere in modo che possiamo rimuoverli. Ciò mantiene tutti al sicuro e consente alla tua voce di essere ascoltata”, ha twittato il dipartimento di polizia di Kansas City.

I video sono piuttosto numerosi.

 

I leader dei gruppi organizzati sono spesso uomini bianchi, tutti vestiti di nero, che si servono di auricolari e comunicazioni radio di livello militare, mentre i diversi video che mostrano grandi mucchi di mattoni situati agli angoli delle strade sono stati completamente ignorati dalla gran parte dei media.

L’attivista Black Lives Matter *scioccato* ha trovato membri bianchi dell’Antifa che si infiltravano nel loro movimento e commettevano crimini molto dannosi per la loro causa.

Poi sono emersi altri video dei capi bianchi dell’Antifa che pagavano i rivoltosi, impartendo loro ordini, e fomentando la rivolta:

L’ex commissario di polizia di New York City Bernie Kerik ha chiesto un’indagine dell’FBI su chi sta finanziando il “terrorismo domestico” orchestrato da Antifa e da alcuni agitatori della Black Lives Matter. “Penso che l’FBI debba indagare, soprattutto questa volta, visto che sembra esserci un evidente coordinamento tra quello che sta succedendo a Minneapolis, poi a Los Angeles, Houston, Atlanta”, ha esortato Kerik.

“Quando osservi alcune di queste persone che si trovavano a Minneapolis … ti rendi conto che alcuni dei leader del gruppo erano giovani uomini bianchi tutti vestiti di nero, che usavano comunicazioni radio di livello militare, e auricolari.

“Basta guardare in giro per il paese e ti accorgi che in ognuna delle città in cui sono scoppiati disordini, stai vedendo la stessa cosa. Stai vedendo gli stessi tipi di leadership. Stai vedendo gli stessi antagonisti. Questi sono gruppi radicali di sinistra come Antifa, Black Lives Matter, e un certo numero di altri che sono finanziati da persone come Geroge Soros e altri. Insorgono e lo fanno per motivi politici.”

Altri mattoni compaiono durante le dimostrazioni a Baltimora e in Texas.

https://twitter.com/DESERTWXLF/status/1267520788476956674

Dunque cosa vogliono veramente i nuovi sostenitori di questa violenza, le persone che spesso ci dicono che è l’unico modo possibile? Qual è l’obiettivo da raggiungere? Ne esiste uno? Oppure la violenza non ha ancora individuato uno scopo preciso e può quindi accendersi e spegnersi a piacimento? La violenza, i saccheggi, le rivolte risolveranno veramente i problemi sociali in America? Come mai vengono incoraggiati da più parti? Mentre si introducono coprifuoco in tutto il paese, le guardie nazionali sono in stato di allerta e i media continuano a pompare storie allarmistiche che alimentano il conflitto. Chi trarrà beneficio da questo caos? Non credo le povere minoranze etniche da sempre discriminate negli Stati Uniti, se mai forse il candidato della sinistra globalista in corsa per la Casa Bianca: Joseph Robinette Biden, detto Joe.

 

Rosanna Spadini

03.06.2020

 

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