DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
La sorprendente decisione della Grecia
di indire un referendum – “un atto supremo di democrazia e
di patriottismo” con le parole del premier George Papandreou
– ha più o meno ucciso l’accordo dell’UE della scorsa settimana.
I mercati non possono attendere tre
mesi per scoprire il risultato, e né la Cina presterà altro
denaro al fondo di salvataggio EFSF fino a che non verrà esaurito.
L’intera struttura è ora a rischio di crollo. Société Générale
questa mattina è calata del 15 per cento. L’indice FTSE MIB a Milano
ha perso il 7 per cento. Lo spread delle obbligazioni italiane
è salito a 450 punti base.
A meno che la Banca Centrale Europea
non intervenga molto presto e in scala massiccia per tirare in salvo
l’Italia, il gioco è finito. Avremo una catastrofe spettacolare.
Se gestita male, l’insolvenza disordinata
del terzo più grande debitore al mondo con 1,9 trilioni di debito pubblico
e circa 3,5 trilioni di debito totale sarebbe un evento molto più grande
della caduta di Credit Anstalt nel 1931. (Lasciatemi aggiungere che
l’Italia non è fondamentalmente insolvente. È in questi pasticci
perché non ha un prestatore di ultima istanza, una banca centrale sovrana
o una moneta sovrana. La struttura dell’euro ha trasformato uno stato
solvente in uno insolvente. Ha invertito l’alchimia.)
La debacle di Anstalt portò
al collasso bancario europeo, provocando scossoni a Londra e New York,
e mutò la recessione in depressione. In quattro mesi l’ordine finanziario globale
era essenzialmente disintegrato.
Questo è il rischio attuale quanto
la realtà della situazione europea si fa più chiara.
Il referendum greco, se non verrà
sopraffatto da un collasso precedente del governo, ha lasciato i funzionari
a Parigi, Berlino e Bruxelles furiosi e senza parole. Che ingratitudine.
Il portavoce del presidente francese
Nicolas Sarkozy (lui stesso per metà greco, di Salonicco) ha detto
che l’iniziativa è “irrazionale e pericolosa”. Rainer
Brüderle, il leader dei Liberi Democratici al Bundestag, ha affermato
che i greci sembrano voler “sgusciar via” da un impegno solenne.
Andranno incontro a una solenne bancarotta, ha detto infuriato.
Ebbene sì, ma almeno i greci hanno
fatto a pezzi le affermazioni egocentriche degli stati creditori, secondo
cui il loro pacchetto di “salvataggio” era per “salvare la Grecia”.
Non sono niente del genere. La Grecia
è stata soggetta alla più grande stretta fiscale mai tentata
in uno stato industriale moderno, senza uno stimolo monetario o una
svalutazione a compensazione.
L’economia è quindi collassata dal
14 al 16 per cento dal picco – dipende a chi si chiede – e si sta
incartando a un ritmo vertiginoso.
Il debito è esploso sotto il
programma della Troika UE-FMI. Si sta incamminando verso il 180 del
PIL per il prossimo anno. Anche con l’accordo per gli haircut,
il debito greco sarà del 120 per cento del PIL nel 2020 dopo nove anni
di depressione. Non si tratta di una cura, ma di una sentenza punitiva.
È stato verificato che tutti i pronunciamenti
degli ispettori all’uscita del Memorandum non corrispondevano al vero.
I fatti sono così distanti dalla verità che è difficile credere che
qualcun abbia mai pensato che potessero funzionare. Ai greci è stato
fissato un destino di sofferenza del FMI senza la solita cura del FMI.
Ciò è stato fatto per un solo proposito, guadagnare tempo per le banche
e altri stati del Club Med per innalzare le proprie difese.
Non era una strategia irragionevole
(anche se una GROSSA BUGIA) e poteva non aver fallito integralmente
se l’economia globale avesse recuperato rapidamente quest’anno
e se la BCE si fosse comportata con un barlume di buon senso. Invece
la BCE ha scelto di stringere.
Quando verranno scritti i libri di
storia, credo che gli studiosi saranno davvero duri con la manciata
di uomini che hanno gestito le politiche monetarie dell’UEM negli
ultimi tre o quattro anni. Non sono così cattive come quelle della
Chicago Fed dal 1930 al 1932, ma non sono molto meglio.
Quindi, come gli spartani, i tebani
e i tespiesi al passo delle Termopili, i greci sono stati sacrificati
per guadagnare tempo per l’alleanza.
Il referendum è un promemoria
salutare del fatto che l’Europa è una collezione di democrazie sovrane,
legate da un trattato per certe disposizioni. È un’unione solo di nome.
Alcuni architetti dell’UEM hanno
calcolato che la moneta unica sarebbe diventata un catalizzatore per
far compiere un passo in avanti all’integrazione che non si poteva
ottenere altrimenti.
Furono avvisati dai propri economisti
della Commissione Europea e della Bundesbank che il processo
non avrebbe funzionato senza un’unione fiscale e che sarebbe stato
probabilmente catastrofico se esteso all’Europa meridionale. E la
visione ideologica fa corrispondere ancora ogni trauma a una “crisi
benefica”, che deve essere sfruttata per far avanzare il Progetto.
Questo è stato il Metodo Monnet
del fatto compiuto e della realtà delle cose. Questi grandi manipolatori
del destino dell’Europa possono aver avuto successo, ma fino ad ora
la crisi non ha avuto il minimo beneficio.
La nazione sovrana tedesca ha bloccato
ogni mossa per un’unione fiscale, che fosse Eurobond, condivisione
del debito, trasferimenti fiscali e bilanci condivisi. Ha bloccato l’utilizzo
della BCE come una vera banca centrale. La grande Verfassungsgericht
ha più o meno dichiarato che gli esiti desiderati da questi cospiratori
dell’UEM sono illegali e vietati.
E come ha scritto il mio vecchio amico
Gideon Rachman questa mattina sul Financial Times: il voto greco
è “un colpo di mazza diretto al punto più
sensibile dell’intera costruzione europea: la sua mancanza di sostegno
popolare e di legittimazione.”
In effetti, quante volte ne abbiamo
discusso nei ristoranti di Bruxelles, Stoccolma, Copenhagen, Dublino
o l’Aja anni fa, ogni volta che un NO faceva immancabilmente la sua
comparsa nel caso in cui un membro dell’UE avesse osato indire un
referendum.
Credo che sia corretto dire che gli
eventi si stanno dipanando più o meno come avevamo previsto.
Fonte: Revenge of the Sovereign Nation
01.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE