DI ROBERT REICH
Huffingtonpost.com
Esattamente, che tipo di società
vogliono i Repubblicani di oggi? Ho ascoltato i candidati repubblicani
nel tentativo di percepire una filosofia generale, una prospettiva largamente
condivisa, un’immagine ideale dell’America.
Dicono di volere un governo più
snello, ma non può trattarsi di questo. La maggior parte chiede
una difesa nazionale più ampia e una più vigorosa sicurezza
della patria. Quasi tutti vogliono ampliare i poteri del governo in
materia di indagine e vigilanza all’interno degli Stati Uniti: debellare
eventuali terroristi, annientare gli immigrati clandestini, “proteggere”
i confini della nazione. Vogliono condanne penali più rigide, tra le
quali una più estesa applicazione della pena di morte. Molti vogliono
anche che il governo si intrometta negli aspetti più intimi della vita
privata.
Si chiamano conservatori, ma
non si tratta neanche di questo. Non vogliono conservare ciò
che abbiamo adesso. Preferirebbero portare indietro il paese, prima
degli anni 60 e 70, prima della Legge sulla protezione dell’ambiente,
prima di Medicare e Medicaid [entrambi piani federali
di assistenza medica per soggetti in difficoltà, NdT], prima del
New Deal e delle sue misure finalizzate alla protezione sociale,
prima dell’assicurazione contro la disoccupazione, della settimana
lavorativa di quaranta ore, delle leggi contro il lavoro minorile e
del riconoscimento ufficiale dei sindacati. Persino prima dell’epoca
progressista e della prima imposta nazionale sui redditi,
delle leggi antitrust e della Federal Reserve.
Non sono conservatori. Sono “regressori”.
E l’America che cercano è quella vissuta nell’epoca dorata di fine
Ottocento.
Era un periodo in cui la nazione era
incantata dalla dottrina della libertà d’impresa, ma nel quale,
a dire il vero, pochi americani hanno goduto di un’ampia libertà.
Baroni da rapina come il finanziere Jay Gould, il magnate delle ferrovie
Cornelius Vanderbilt e quello del petrolio John D. Rockefeller, controllavano
gran parte dell’industria americana. Il divario tra ricchi e poveri
divenne un abisso. Le baraccopoli urbane marcivano, bambini lavoravano
ore e ore nelle fabbriche, le donne non potevano votare, mentre i neri
americani subivano l’umiliazione di Jim Crow [personaggio di colore
di una ironica canzone popolare ottocentesca, ad esempio, la discriminazione
razziale. NdT]. E i portaborse dei ricchi letteralmente posavano sacchi
di soldi sul tavolo di docili legislatori.
Il periodo più eloquente è
stato quello in cui le idee di William Graham Sumner, un professore
di scienze politiche e sociali a Yale, dominavano il pensiero sociale
americano. Sumner portò Charles Darwin in America e lo intrecciò con
una teoria adatta all’epoca.
Tra gli americani di oggi, pochi hanno
letto gli scritti di Sumner, ma questi hanno avuto un effetto galvanizzante
sull’America degli ultimi tre decenni dell’Ottocento.
Per Sumner e i suoi seguaci la vita
era una lotta competitiva nella quale solo il più idoneo poteva
sopravvivere, e attraverso questa lotta i gruppi sociali diventavano
nel tempo più forti. Assimilabile a questo è il principio per cui
il governo dovrebbe fare poco o nulla per chi si trova in ristrettezze,
in quanto ciò interferirebbe con la selezione naturale.
Ascoltate i dibattiti
repubblicani di oggi e sentirete un continuo rigurgito di Sumner. “La
civiltà ha una semplice alternativa”, scrisse Sumner negli anni
‘80 dell’Ottocento. O è “libertà, disuguaglianza, sopravvivenza
del più adatto”, oppure è “non libertà, uguaglianza, sopravvivenza
dell’inadatto. I primi termini fanno progredire la società
e favoriscono tutti i suoi membri migliori, i secondi la fanno sprofondare
e favoriscono tutti i suoi membri peggiori.”
Sembra una cosa familiare?
Newt Ginrich non soltanto richiama
il pensiero di Sumner, ma ne scimmiotta la nota arroganza. Ginrich dice
che dobbiamo premiare gli “imprenditori” (intendendo chiunque abbia
fatto un mucchio di soldi) e ci avverte di non “coccolare”
la gente che si trova nel bisogno. Egli definisce le leggi contro il
lavoro minorile “veramente stupide” e dice che i bambini
poveri dovrebbero prestare servizio come bidelli nelle loro scuole.
Ginrich si oppone a una proroga dell’assicurazione contro la disoccupazione,
perché, come dice “sono contrario a dare soldi alla gente per
non fare nulla”.
Analogamente, Sumner metteva in guardia
dal fare l’elemosina a gente che definiva “negligente, incapace,
inefficiente, sciocca e avventata”.
Mitt Romney vuole che il governo non
dia alcuna importanza alla disoccupazione. Ed è nettamente contrario
all’aumento delle tasse ai milionari, basandosi sul modello di logica
repubblicano, secondo il quale i milionari creano lavoro.
Ecco Sumner, più di un secolo
fa: “I milionari sono il prodotto della selezione naturale, la
quale ha effetto sull’intero complesso degli uomini per scegliere
coloro in grado di soddisfare l’esigenza che talune opere siano compiute
[…].Grazie al fatto di essere stati selezionati, la ricchezza si accumula
pertanto sia nelle loro mani, che in quelle di coloro i quali si affidano
a essi. Costoro possono essere ragionevolmente considerati i rappresentanti
della società selezionati naturalmente.” Anche se vivono nel
lusso, “è comunque una buona occasione per la società”.
Anche altri promettenti Repubblicani
si conformano alla stessa impronta di Sumner. Al dibattito repubblicano
di settembre è stato chiesto a Ron Paul, favorevole all’abrogazione
del piano sanitario di Obama, quale dichiarazione medica avrebbe suggerito
se un giovane che avesse deciso di non acquistare l’assicurazione
sanitaria fosse entrato in coma. La risposta di Paul: “Ecco cosa
significa libertà: correre i propri rischi.” La folla dei Repubblicani
applaudì.
In altri termini, se il giovane fosse
morto per assenza di assicurazione sanitaria, ne sarebbe stato responsabile
il giovane stesso.
Il darwinismo sociale ha offerto una
giustificazione morale alle barbare ingiustizie e crudeltà sociali
della fine del XIX secolo. Ad esempio, ha consentito a John D. Rockefeller
di rivendicare il fatto che la fortuna accumulata mediante il suo gigantesco
consorzio monopolistico Standard Oil fosse “semplicemente la sopravvivenza
del più adatto”. È stata, ribadì, “l’elaborazione di
una legge di natura e di Dio”.
Il darwinismo sociale, all’epoca
ha anche minato ogni sforzo per costruire una nazione con un’ampia
base di agiatezza, come pure di salvare la nostra democrazia dalla salda
presa di pochissimi al vertice. È stato utilizzato dai privilegiati
e dai potenti per convincere tutti gli altri che il governo non dovrebbe
avere molta importanza.
Solo nel XX secolo l’America ha veramente
respinto il darwinismo sociale. Si è creato l’esteso ceto medio,
diventato il centro della nostra economia e della nostra democrazia.
Abbiamo costruito reti di sicurezza per salvare gli americani caduti
verso il basso per colpe non loro. Abbiamo ideato controlli diretti
a tutelare contro gli inevitabili eccessi di avidità del libero mercato.
Abbiamo tassato i ricchi e investito in opere pubbliche – scuole pubbliche,
università pubbliche, trasporti pubblici, parchi pubblici, sanità
pubblica- il che è stato per noi un bene.
Insomma, abbiamo respinto l’idea
che ognuno di noi venga lasciato solo in un una competitiva corsa
per la sopravvivenza.
Ma non facciamo errori: se qualcuno
dell’attuale gruppo di aspiranti Repubblicani diventasse presidente,
e se i repubblicani “regressori” prendessero il controllo di Camera
o Senato, sarebbe il ritorno del darwinismo sociale.
Fonte: The Rebirth of Social Darwinism
01.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GABRIELE PICELLI