LA PSICOLOGIA DEL RIFIUTO NELL’ERA DEL CONSUMISMO

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DI JOHN JAMES
Countercurrents.org

Il Dottor James Lovelock è ora ottantenne. Molti anni fa egli coniò il termine Gaia per descrivere come l’aria, l’oceano ed il suolo siano allo tesso modo parte della vita come ogni altra cosa vivente.
Egli comprese che la combinazione di ogni cosa crea un singolo, grande sistema vivente che conserva la Terra nelle condizioni più favorevoli per la vita.

Alla fine dell’anno scorso ha tenuto una conferenza presso la Royal Society di Londra, dove ha affermato: “Pochi sembrano comprendere che i modelli dell’IPCC [International Panel on Climate Change (N.d.T.)] prevedono quasi unanimemente che dal 2040 l’estate media in Europa sarà tanto calda quanto quella del 2003, quando oltre 30.000 persone morirono per il caldo. D’ora in poi potremmo rinfrescarci con l’aria condizionata, ma senza un’irrigazione intensiva le piante moriranno e sia le fattorie che gli ecosistemi naturali saranno sostituiti da boscaglia e deserto.
Che cosa ci resterà da mangiare? Gli stessi terribili cambiamenti colpiranno il resto del mondo ed io posso prevedere che gli Statunitensi migreranno in Canada e i Cinesi in Siberia, ma ci sarà poco cibo per loro”.E recentemente si è venuti a sapere che la temperatura media estiva a Sydney potrebbe avvicinarsi a 50° C. Temperatura media?? Risolviamo il problema usando l’aria condizionata. Ma ciò che la fa funzionare non è altro che l’elettricità, e in questo paeseciò vuol dire carbone. Dato che siamo creature particolari, abbiamo deciso di stare freschi utilizzando ciò che è necessario farci avere persino più caldo.

Il fatto che prendiamo anche solo in considerazione questa semplice idea di salvarci in futuro, senza occuparci del nostro stile di vita oggi in modo che ciò non accada, è il motivo ispiratore di questo articolo.

Per proseguire tratterò altri due argomenti. Questo è il secondo: negli ultimi 50 anni i paesi ricchi (incluso il nostro) hanno usato più risorse di ogni essere umano vissuto in passato. Noi viviamo nella cultura dell’usa-e-getta, solo perché produciamo così tanto da poterci permettere di buttare via le cose.

Ho vissuto per un periodo a Bali negli anni ’70. Non c’era plastica, né metallo, e cibo a malapena. Non si buttava via nulla, mentre di ogni cosa, non importa quanto piccola, si faceva buon uso. L’involucro era una foglia di banana, e ciò che rimaneva era mangiato dai maiali.

In confronto la nostra immondizia (che rispecchia quanto produciamo e consumiamo) va oltre ogni aspettativa. Nonostante io abbia a disposizione soltanto dati degli Stati Uniti, i nostri sono comparabili. Faccio un esempio: ogni giorno gli Statunitensi buttano via confezioni di alluminio sufficienti a costruire seimila aeroplani DC-10.

Ecco un quiz interessante: il totale dei rifiuti annuali negli Stati Uniti riempie un convoglio di camion da dieci tonnellate di rifiuti abbastanza lungo da:

coprire metà della distanza dalla luna
avvolgere sei volte la Terra
collegare il Polo Nord e il Polo Sud
costruire un ponte tra America del Nord e Cina..

La risposta esatta è la lettera b. Anche se gli Americani costituiscono soltanto il 5% della popolazione del mondo, essi usano quasi un terzo delle sue risorse e producono quasi la metà dei suoi rifiuti nocivi. E in Australia potremmo non trovare la soluzione per eliminare le buste di plastica.

Così si arriva al terzo argomento. In un recente sondaggio di persone che hanno ridotto volontariamente i loro consumi, l’86% ha affermato di essere più felice. Solo il 9% ha sostenuto di essere meno felice.

Tre argomenti. Essi ci dicono che il consumo eccessivo sta minacciando il pianeta, seppellendoci sotto una gran quantità di rifiuti, e non ci sta rendendo felici. Qualcosa è senz’altro sbagliato.

Perché lo stiamo facendo?

Noi siamo abbastanza bravi nell’ingannare noi stessi. Abbiamo esportato i rifiuti industriali più palesemente tossici, che soddisfacessero i nostri consumi, in altri paesi, in Cina ed India, dove l’anno scorso le emissioni sono aumentate dell’8%, e quest’anno saliranno ancor di più.

Il CSIRO [Commonwealth Scientific and Research Organization, N.d.T.], nostro centro federale di ricerca, ha riferito il risultato globale: “C’è stato un incremento quattro volte superiore del livello delle emissioni di anidride carbonica prodotta dall’uomo dal 2000”. È ben 4 volte superiore!!! E si presume che il mondo sia diventato consapevole del riscaldamento globale, serio nel ridurlo e nell’organizzare a Kyoto, Nairobi e Bali conferenze inutili e all’apparenza ridicole allo scopo di tenervi un discorso.

A scapito della retorica, la situazione sta peggiorando sempre di più.

Questa crescita quadrupla è avvenuta in quanto noi stiamo consumando sempre di più. Ora, perché succede questo? Conoscendo le condizioni del pianeta ci dovremmo limitare- ma lo facciamo? Abbiamo abbastanza informazione, ma come la utilizziamo?

La usiamo poco, e per un buon motivo.

Ricordate che sono un terapeuta e lavoro da venti anni con i pazienti. Nella mia esperienza
moltissimi di noi prendono ciò che li spaventa o li mette a disagio e lo mettono da parte. Esso rimane nell’inconscio. Non scompare, ma sta in attesa come un segugio fedele fino al momento di uscire fuori.

Nel frattempo la parte conscia può continuare a vivere come se non fosse successo niente. Ma, come Carl Jung ha rilevato così acutamente, il segugio continua ad ululare dal profondo dell’animo e da lì influenza tutto ciò che facciamo. Così noi non possiamo andare avanti come prima. Noi possiamo continuare a sentirci come sempre, ma in realtà tutto ciò che facciamo è influenzato dai sentimenti repressi dal segugio nel canile.

Non essendoci via d’uscita, noi non consideriamo l’inconscio, ma pretendiamo di essere ancora normali. Sembra essere questa la ragione per cui siamo diventati troppo occupati negli scorsi dieci anni, e compriamo sempre di più, come se non ci fosse un domani. Gli uomini avidi di Wall Street hanno inventato nuovi modi di fare soldi, impensabili solo sei o sette anni fa. La gerarchia cinese ha iniziato a costruire centrali elettriche a carbone, e l’India sta facendo progetti per non essere da meno.

Dovunque guardiamo, siamo circondati dalla pazzia. I pescatori, sapendo che il 90% del pesce è stato pescato, ricorrono alla pesca a strascico, che sradica il fondale marino; i disboscatori distruggono i polmoni del pianeta in un saccheggio senza scrupoli badando al profitto; i Balinesi costruiscono sulle risaie stanze per alberghi turistici; ecc. ecc. Il mondo intero è impegnato in una corsa all’ultimo brandello, prima che sia tutto esaurito.

Questa è l’influenza del segugio nell’inconscio. Non comprendiamo che cosa ci sta realmente motivando, restando coinvolti nell’eccitazione di avere cose nuove e luminose, senza badare alle conseguenze.

Perché? Non è meglio essere onesti? In effetti no, è più rischioso da un altro punto di vista.

In base alla mia esperienza, una volta aperto il vaso di Pandora, non siamo sicuri cosa ne uscirà. Gran parte dei miei pazienti riconosce abbastanza velocemente di non amarsi realmente. Quando si guardano dentro, si sentono vuoti. Raramente ho incontrato un paziente che non si sentisse vuoto e pieno di dolore.

Il fatto che noi sopprimiamo la nostra vera personalità allo scopo di essere accettati dai nostri genitori è un aspetto essenziale della crescita. Questo significa che noi rinunciamo alle nostre reali esigenze per soddisfare i loro bisogni. È come se sacrificassimo le nostre personalità originarie per avere il loro amore, e questo fatto lascia una scia di dolore.

Noi lo chiamiamo “Dolore Esistenziale”, in quanto attiene al profondo della nostra esistenza. Riguarda il fatto di “socializzare” con la famiglia e la scuola, in modo da dimenticare chi siamo veramente. Questa condizione lascia una sofferenza enorme, che noi nascondiamo nel canile dell’inconscio, con cui è difficile confrontarsi, lasciando che gli ululati del canile minino la fiducia in noi stessi.

Nella nostra società noi usiamo beni materiali e ruoli sociali per coprire il buco nero del dolore. Circondandoci di cose graziose e costose, diciamo a chiunque di stare bene. È questo, così ho imparato dai miei pazienti, il motivo fondamentale per andare a fare la spesa, fare baldoria e consumare. Siamo arrivati a credere che nuove cose luminose riempiano gli spazi vuoti.

Questa sembra essere la ragione per la quale non possiamo confrontarci realmente con il demone del riscaldamento globale, che è nutrito da ogni dollaro che spendiamo. Per la salvezza della nostra specie dovremmo consumare meno, condividere di più e lottare per rendere la vita semplice, mentre siamo letteralmente e dannatamente disposti ad ottenere il massimo possibile sinchè possiamo.

Il segugio seduto nel canile della nostra vuotezza ci rende difficile affrontare la verità e cambiare i nostri comportamenti. Non possiamo modificare la parte finale della strada su cui ci troviamo, perché fare così significherebbe esporre le nostre paure più profonde sul fatto che sotto tutte le nostre cose e argenterie non valiamo poi tanto. Neanche la protezione che dovremmo dare ai nostri bei bambini è sufficiente per indurci ad affrontare questa terrificante paura personale.

Un’analisi quadriennale degli ecosistemi mondiali sponsorizzata dal Worldwatch Institute ha scoperto che il consumo eccessivo ha spinto “oltre i limiti della sostenibilità” quindici dei ventiquattro ecosistemi essenziali per la vita umana. Il nostro insaziabile desiderio per avere di più sta portando il pianeta verso il collasso che potrebbe essere “improvviso e potenzialmente irreversibile”.

Dato che tutti lo sappiamo, non potremmo superare la paura e seguire David Attenborough, che ha detto in una recente intervista: “Come potrei guardare negli occhi i miei nipoti e dire che sapevo e non ho fatto niente?”.

John James è un terapista, architetto, filosofo e storico medievale. Con sua moglie Hillary ed il partner Marg Garvan ha fondato il Crucible Center per usare la Psicologia Transpersonale nello sviluppo personale. La loro esplorazione nella funzione dell’animo e dell’energia è stata pubblicata con il titolo di “The Great Field”. Ha scritto sul sito www.planetextinction.com per condividere l’informazione sul Cambiamento del Clima.

Titolo originale: “The Psychology Of Denial
In The Age Of Consumerism “

Fonte: http://www.countercurrents.org
Link
03.11.2008

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MADCAP

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