DI SEYMOUR HERSH
The New Yorker
Un mese prima delle elezioni di novembre, il Vice-Presidente Dick Cheney stava seduto all’ “Executive Office Building” durante una discussione riguardante la sicurezza nazionale. Il discorso prese una svolta politica: che cosa potrebbe accadere se i Democratici avessero vinto sia al Senato che al Congresso? Come influirebbe sulla politica nei confronti dell’Iran, che si crede che sia sull’orlo di diventare una potenza nucleare? A quel punto, secondo qualcuno a conoscenza della discussione, Cheney ha iniziato a ricordare il suo lavoro come uomo di prima linea, nei primi anni sessanta, di una compagnia energetica nel Wyoming. I cavi di rame erano cari, e gli uomini di punta erano istruiti di fare tornare indietro tutti i pezzi inutilizzati della lunghezza di tre piedi o più. Nessuno voleva occuparsi delle carte che risultavano, disse Cheney, così lui stesso ed i suoi colleghi trovarono una soluzione: mettere i pezzi accorciati sui cavi – che significa, tagliarli in pezzi più piccoli e scansare gli avanzi al termine della giornata lavorativa. Se i Democratici avessero vinto il 7 novembre, il Vice-Presidente disse, questa vittoria non avrebbe fermato l’Amministrazione dal compiere un’azione militare contro l’Iran. La Casa Bianca avrebbe messo scorciatoie su ogni restrizione legislativa, disse Cheney, impedendo pertanto al Congresso di proseguire sulla sua strada.
La preoccupazione della Casa Bianca non era che i Democratici taglieranno i fondi per la guerra in Iraq ma che la futura legislazione proibirà alla attuale Amministrazione il finanziamento di operazioni che hanno come obiettivo il sovvertimento o la destabilizzazione del governo iraniano, e dall’impedirgli di procurarsi la bomba. “Loro hanno paura che il Congresso voterà una risoluzione vincolante per fermare l’attacco all’Iran, come nel caso del Nicaragua per la guerra con i Contra,” mi ha detto un precedente funzionario dell’intelligence.
Alla fine del 1982, Edward P. Boland, un rappresentante dei Democratici, introdusse il primo di una seria di “emendamenti Boland”, che limitava la possibilità dell’Amministrazione Reagan di appoggiare i Contra, che stavano lavorando per sovvertire il governo sandinista di sinistra. Le restrizioni di Boland portarono i funzionari della Casa Bianca ad orchestrare attività illegali di raccolta fondi per i Contra, includendo anche la vendita di armi americane, via Israele, all’Iran. Il risultato fu lo scandalo Iran-Contra della metà degli anni ottanta. La storia di Cheney, secondo la fonte, fu un suo modo per dire che qualsiasi cosa facciano i Democratici il prossimo anno per limitare l’autorità del Presidente, l’Amministrazione potrebbe trovare una via per aggirare le restrizioni. (In risposta ad una richiesta di commento, l’ufficio del Vice-Presidente ha detto che non ha traccia della discussione.)
Nelle interviste, i funzionari attuali e precedenti dell’Amministrazione sono tornati ad una domanda: se Cheney sia stato così influente negli ultimi due anni della presidenza di Bush come lui è stato nei suoi primi sei. Cheney è enfatico sull’Iraq. Alla fine di ottobre, ha detto al Time, “So cosa il Presidente pensa,” sull’Iraq. “So cosa penso. E non stiamo cercando una via di fuga. Noi stiamo cercando di vincere.” Egli è altrettanto chiaro sul fatto che l’Amministrazione potrebbe, se necessario, usare la forza contro l’Iran. “Gli Stati Uniti stanno valutando tutte le opzioni sul tavolo nel rispondere all’irresponsabile condotta del regime,” ha detto ad un gruppo di lobbysti israeliani all’inizio dell’anno. “E noi invitiamo altre nazioni ad inviare a tale regime un messaggio chiaro: noi non permetteremo all’Iran di avere un’arma nucleare.”
L’8 novembre, il giorno dopo che i Repubblicani hanno perso sia la Camera che il Senato, Bush ha annunciato la sostituzione del Segretario della Difesa Donald Rumsfeld, e la nomina del suo successore, Robert Gates, un ex direttore della CIA. La mossa è stata largamente vista come una ammissione che l’Amministrazione stava pagando un prezzo politico per la debacle in Iraq. Gates è stato membro del ‘Gruppo di Studio sull’Iraq’ – guidato da un vecchio Segretario di Stato, James Baker e da Lee Hamilton, un ex rappresentante democratico al Congresso – gruppo che è stato incaricato di esaminare nuovi approcci alla guerra in Iraq, e che ha pubblicamente raccomandato per più di un anno che gli USA inizino negoziati diretti con l’Iran. La decisione del Presidente Bush di nominare Gates è stato un segno della “disperazione” della Casa Bianca, mi ha detto un ex-funzionario di alto livello della CIA, che ha lavorato con la Casa Bianca dopo l’11 settembre. Il rapporto di Cheney con Rumsfeld era tra i più stretti all’interno dell’Amministrazione, e la nomina di Gates è stata vista da molti Repubblicani come un chiaro segnale che l’influenza del Vice-Presidente nella Casa Bianca potrebbe essere minacciata. La sola ragione per cui Gates ha accettato il lavoro, dopo aver declinato una precedente offerta per servire il paese come nuovo Direttore della ‘Central Intelligence’, mi ha detto l’ex-funzionario di alto livello della CIA, è stata che “il padre del Presidente, Brent Scowcroft, e James Baker” – ex assistenti del primo Presidente Bush – “hanno fatto gruppo, e il Presidente Bush ha dovuto alla fine accettare la supervisione degli adulti.”
Decisioni critiche saranno prese nei prossimi mesi, ha detto l’ex-funzionario della CIA. “Bush ha seguito il consiglio di Cheney per sei anni, e il seguito della storia sarà: ‘Continuerà a preferire Cheney a suo padre?’ Lo sapremo presto.” (La Casa Bianca ed il Pentagono hanno rifiutato di rispondere a dettagliate richieste di commento a questo articolo, all’infuori di dire che c’erano non meglio specificate inaccuratezze.)
Un generale a 4 stelle in pensione che ha lavorato in stretto contatto con la prima Amministrazione Bush mi ha detto che la nomina di Gates significa che Scowcroft, Baker, e il Bush più anziano, e suo figlio “stanno dicendo che vincere le elezioni nel 2008 è più importante dell’individuo. Lo scopo per loro è come preservare l’agenda dei Repubblicani. La Vecchia Guardia vuole isolare Cheney e dare alla loro donna, Condoleeza Rice” – il Segretario di Stato – “una possibilità di agire.” La combinazionedi Scowcroft, Baker e Bush padre che lavorano insieme, ha aggiunto il generale, “è forte abbastanza da sorpassare Cheney. Uno da solo non può farlo.”
Richard Armitage, il Vice-Segretario di Stato nella prima squadra di Bush, mi ha detto che pensa che la vittoria dei Democratici alle elezioni, seguita dalle dimissioni di Rumsfeld, significhi che l’Amministrazione “sta indietreggiando,” per quanto riguarda l’andamento dei suoi piani per una campagna militare contro l’Iran. Gates e gli altri ‘decision-maker’ potrebbero avere ora più tempo per spingere per una soluzione diplomatica in Iran e trattare altri temi più immediati. “L’Iraq è messo così male come sembra, e l’Afghanistan è peggio di come sembra,” ha detto Armitage. “Un anno fa, i Talebani ci contrastavano in unità di otto, dieci elementi, mentre
ora loro sono in gran numero.” Bombardare l’Iran ed aspettarsi che l’opinione pubblica iraniana si “ribelli” e abbatta il governo, come molti nella Casa Bianca credono, ha aggiunto Armitage, “è la convinzione di uno sciocco.”
“L’Iraq è il disastro di cui dobbiamo sbarazzarci, e l’Iran è il disastro che dobbiamo evitare,” ha detto Joseph Cirincione, il Vice-Presidente per la sicurezza nazionale al Centro liberale per il Progresso Americano. “Gates sarà in favore di parlare all’Iran ed ascoltare i consigli del Consiglio di Stato Maggiore, ma i neoconservatori sono ancora lì” – nella Casa Bianca – “ed ancora credono che il caos potrebbe essere un prezzo piccolo per sbarazzarci della minaccia. Il pericolo è che Gates potrebbe essere il nuovo Colin Powell – l’unico che si oppone alla politica ma che finisce col dare informazioni al Congresso e appoggiarla pubblicamente.”
Altre fonti in contatto con la famiglia Bush hanno detto che la macchinazione dietro le dimissioni di Rumsfeld e la nomina di Gates sono state complesse, e l’apparente trionfo della Vecchia Guardia potrebbe essere illusorio. Un ex-funzionario anziano dell’intelligence, che una volta lavorava a stretto contatto con Gates e con il padre del Presidente, ha detto che Bush ed i suoi consiglieri più vicini nella Casa Bianca hanno capito da metà ottobre che Rumsfeld si sarebbe dimesso se il risultato delle elezioni di metà mandato fossero state una sonante sconfitta. Rumsfeld partecipò a conversazioni sul tempo della sua partenza con Cheney, Gates, ed il Presidente prima delle elezioni, ha detto l’ex-funzionario anziano dell’intelligence. I critici che hanno domandato perché Rumsfeld non sia stato licenziato prima, una mossa che avrebbe potuto dare ai Repubblicani una spinta, stavano perdendo di vista l’obiettivo. “Una settimana prima dell’elezione, i Repubblicani stavano dicendo che la vittoria dei Democratici era il seme della ritirata americana, ed ora Bush e Cheney stanno per cambiare le loro politiche di sicurezza nazionale?”, ha detto l’ex-funzionario anziano dell’intelligence. “Cheney sapeva che tutto ciò stava per accadere. Far cadere Rummy dopo le elezioni appariva come una mossa conciliatoria – ‘Voi avete ragione, Democratici. Noi abbiamo preso un nuovo ragazzo e stiamo guardando tutte le opzioni. Niente viene scartato.’” Ma il gesto conciliatorio potrebbe non essere accompagnato da un significativo cambio nella politica; invece, la Casa Bianca ha visto Gates come uno che avrebbe avuto la credibilità per aiutarla a rimanere sulla strada dell’Iraq e dell’Iran. Gates potrebbe anche essere valido nei confronti del Congresso. Se l’Amministrazione necessitasse di sostenere la posizione che il programma di armamento dell’Iran pone un imminente pericolo, Gates potrebbe essere un sostenitore migliore di qualcuno che è stato legato all’intelligence errone riguardante l’Iraq. L’ex-ufficiale ha detto, “Lui non è il tipo che ci ha detto che c’erano armi di distruzione di massa in Iraq, e sarà preso seriamente dal Congresso.”
Una volta che Gates si è insediato alla Casa Bianca, dovrà vedersela con l’Iran, l’Iraq, l’Afghanistan, e con l’eredità di Rumsfeld – e Dick Cheney. Un ex-funzionario anziano dell’Amministrazione Bush, che ha anche lavorato con Gates, mi ha detto che Gates era ben conscio delle difficoltà del suo nuovo lavoro. Egli ha aggiunto che Gates non avrebbe avallato con facilità le politiche dell’Amministrazione e dire, “sventolando una bandiera, ‘Vai, Vai’ ” – specialmente a costo della sua reputazione. “Egli non vuole buttare dalla finestra 35 anni di lavoro per il governo,” ha detto l’ex-funzionario. Comunque, alla domanda se Gates contrasterà attivamente Cheney, l’ex-funzionario ha detto, dopo una pausa, “Non lo so.”
Un altro problema critico per Gates sarà lo sforzo di espansione del Pentagono per condurre missioni clandestine e coprire le missioni dell’intelligence oltreoceano. Tale attività è stata tradizionalmente responsabilità della CIA, ma, come risultato della sistematica spinta da parte di Rumsfeld, le azioni militari sotto copertura sono state sostanzialmente aumentate. Nei sei mesi trascorsi, Israele e gli Stati Uniti hanno lavorato anche insieme in supporto al gruppo Kurdo di resistenza conosciuto come “Il Partito della Vita Libera in Kurdistan.” Il gruppo ha condotto azioni clandestine sul confine iraniano, mi è stato detto da un consulente del governo legato alla leadership civile del Pentagono, come “parte di uno sforzo di esplorare nuovi metodi per aumentare la pressione sull’Iran.” (Il Pentagono ha stabilito relazioni sotto copertura con i Kurdi, gli Azeri, e i capi tribù dei Baluchi, ed ha incoraggiato i loro sforzi per minare l’autorità del regime nel nord e nel sud dell’Iran). Il consulente di governo ha detto che Israele sta dando al gruppo Kurdo “equipaggiamenti e formazione.” Al gruppo è stata anche data una “lista di obiettivi nell’Iran di interesse per gli USA.” (E un portavoce del governo israeliano ha negato che Israele fosse coinvolto).
Tali attività, se sono considerate operazioni militari più che di intelligence, non richiedono la consultazione con il Congresso. Per simili operazioni della CIA, il Presidente dovrebbe, per legge, emanare una richiesta formale che provi che la missione era necessaria, e l’Amministrazione dovrebbe avere un briefing con i leader anziani della Casa e del Senato. La mancanza di tale consultazione ha infastidito alcuni Democratici del Congresso. Quest’inverno, mi è stato detto, il Rappresentante David Obey, del Wisconsin, di alto grado nelle file democratiche alla “House Appropriations subcommittee” che finanzia le attività militari classificate, ha domandato in modo evidente, durante un incontro di chiusura dei membri della Casa e del Senato, se “qualcuno fosse stato informato dei piani dell’Amministrazione per un intervento militare in Iran.” La risposta è stata no. (Un portavoce di Obey ha confermato questo fatto).
Le vittorie dei Democratici questo mese hanno condotto ad un aumento di domande all’Amministrazione per iniziare un colloquio diretto con l’Iran, in parte per ottenere un aiuto nel riordinare la guerra in Iraq. Il Primo Ministro inglese Tony Blair ha rotto l’unione con Bush dopo l’elezione ed ha dichiarato che all’Iran dovrebbe essere offerta “una scelta strategica pulita” che potrebbe includere una “nuova partnership” con l’Occidente. Ma molti nella Casa Bianca ed al Pentagono insistono che riorganizzarsi per l’Iran è la sola via per salvare l’Iraq. “E’ un classico caso di ‘fallimento in avanti’”, ha detto un consulente del Pentagono. “Loro credono che rovesciando l’Iran potrebbero recuperare le loro sconfitte in Iraq –è come raddoppiare la scommessa. Potrebbe essere un tentativo di far rivivere il concetto di esportazione della democrazia nel Medio Oriente creando un nuovo stato modello.”
La prospettiva che ci sia un nesso tra l’Iran e l’Iraq è stato confermato da Condoleeza Rice, che ha detto lo scorso mese che l’Iran “deve capire che non migliorerà la sua situazione provocando instabilità nell’Iraq,” e dal Presidente, che ha detto, ad Agosto, che “l’Iran sta appoggiando gruppi armati nella speranza di fermare la nascita della democrazia” in Iraq. Il consulente del governo mi ha detto, “Più e più persone vedono l’indebolimento dell’Iran come l’unica via di salvare l’Iraq.”
Il consulente ha aggiunto che, per molti sostenitori dell’azione militare, “l’obiettivo in Iran non è il cambiamento di regime ma un colpo che mandi un segnale al mondo che l’America può raggiungere i suoi obiettivi. Anche se non distrugge i siti nucleari dell’Iran, ci sono molti che pensano che 36 ore di bombardamenti sono l’unica soluzione per ricordare all’Iran quale è il costo del procedere con lo sviluppo della bomba – e del supportare Moqtada al-Sadr ed i suoi fedeli pro-Iran in Iraq.” (Sadr, che comanda una milizia sciita, ha legami religiosi con l’Iran).
Nell’ attuale numero di Foreign Policy, Joshua Muravchik, un importante neoconservatore, ha detto che l’Amministrazione ha poca scelta. “Non fare errori: il Presidente Bush avrà bisogno di bombardare le attrezzature nucleari iraniane prime di lasciare il suo ufficio”, ha scritto. Il Presidente potrebbe essere criticato con amarezza per un attacco preventivo all’Iran, ha detto Muravchik, e così i neoconservatori “hanno necessità di preparare il terreno in maniera intelligente ora ed essere preparati a difendere l’azione quando accadrà.”
Il più grande esperto di Medio Oriente nello staff del Vice-Presidente è David Wurmser, un neoconservatore che fu uno stridente difensore dell’invasione dell’Iraq e del rovesciamento di Saddam Hussein. Come molti a Washington, Wurmser “crede che, a questo punto, non è stata messa una taglia sull’Iran per i suoi sforzi sul nucleare e per le sue continue agitazioni ed interventi nell’Iraq,” ha detto il consulente. Ma, a differenza di quelli nell’Amministrazione che stanno chiedendo un intervento limitato, Wurmser ed altri nell’ufficio di Cheney “vogliono far finire il regime,” ha detto il consulente. “Loro credono che non può esserci riconciliazione in Iraq senza un cambiamento di regime in Iran.”
Il piano dell’Amministrazione per un attacco militare in Iran è stato reso più complicato all’inizio dell’autunno da un abbozzo di valutazione compiuto dalla CIA che ha contestato le idee della Casa Bianca su quanto fosse vicina al nucleare l’Iran. La CIA non ha trovato prove conclusive, finora, di un programma di armi nucleari segrete iraniane che si muovesse parallelamente alla operazioni civili che l’Iran ha dichiarato alla AIEA (La CIA ha rifiutato di commentare questa notizia).
L’analisi della CIA, che è circolata nella altre agenzie per dei commenti, era basata su tecniche di intelligence prese dai satelliti, e da altre prove empiriche, come misuramenti della radioattività dei corsi d’acqua e dagli sbuffi di fumo delle industrie e dagli impianti di produzione elettrica. Dati aggiuntivi sono stati raccolti, mi hanno detto fonti dell’intelligence, da strumenti high-tech di rilevamento della radioattività che agenti clandestini di Israele e degli USA hanno posizionato vicino alle attrezzature sospette dell’Iran nello scorso anno. Non è stato rilevato un significante ammontare di radioattività.
Un attuale funzionario anziano dell’intelligence ha confermato l’esistenza dell’analisi della CIA, e mi ha detto che la Casa Bianca è stata ostile all’analisi. Il fatto che la Casa Bianca respinga le prove della CIA sull’Iran è largamente risaputo nell’intelligence. Cheney ed i suoi assistenti hanno minimizzato il rapporto, ha detto l’ex funzionario anziano dell’intelligence. “Loro non stanno cercando una pistola fumante,” ha aggiunto il funzionario, riferendosi specificamente all’intelligence sul piano nucleare iraniano. “Loro stanno cercando il livello di comfort di cui pensano di aver bisogno per eseguire la missione.” La “Defense Intelligence Agency” del Pentagono ha anche contestato l’analisi della CIA. “La DIA sta controbattendo le conclusioni dell’agenzia, e sta discutendo il suo approccio,” ha detto l’ex-funzionario anziano dell’intelligence. Bush e Cheney, ha aggiunto, possono provare a non far arrivare il rapporto della CIA sino a essere incorporato nel prossimo “National Intelligence Estimate on Iranian Nuclear Capabilities” [Stima dell’Intelligence sulle capacità nucleari dell’Iran n.d.t.], “ma non possono fermare l’agenzia dal produrre commenti nell’ambiente dell’intelligence.” Il rapporto della CIA ha avvisato la Casa Bianca che sarebbe un errore concludere che il non aver trovato un programma di armi nucleari segrete ha solo significato che gli iraniani hanno fatto un buon lavoro nel nasconderlo. L’ex funzionario anziano dell’intelligence ha notato che al massimo della Guerra Fredda i sovietici ugualmente avevano la capacità dell’inganno e dell’illusione, pertanto l’ambiente dell’intelligence americano era già abile a sbrogliare i dettagli dei loro missili a lunga gittata e dei programmi di armamento nucleare. Ma molti nella Casa Bianca, incluso l’ufficio di Cheney, hanno fatto solo una supposizione –cioè che “la mancanza di prove significa che essi hanno l’atomica,” ha detto l’ex-funzionario.
L’Iran è uno stato firmatario del Trattato di Non-Proliferazione, sotto il quale è permesso condurre ricerche nucleari per fini pacifici. Nonostante l’offerta di accordo di scambio e la prospettiva di un’azione militare, l’Iran si è opposto alla richiesta della AIEA, e del Consiglio di Sicurezza, all’inizio di quest’anno, di fermare l’arricchimento dell’uranio – un processo che può produrre materiale per un impianto di produzione di energia nucleare così come per armi – ed è stato incapace o poco disposto, a spiegare le tracce di plutonio e di alto arricchimento dell’uranio che sono state trovate durante l’ispezione della AIEA. L’AIEA si è lamentata riguardo la mancanza di trasparenza, anche se, come la CIA, non ha trovato tracce chiare di un programma segreto di armamento.
La scorsa settimana, il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha annunciato che l’Iran ha fatto progressi in avanti nel suo programma di ricerca sull’arricchimento, ed ha detto, “Noi sappiamo che a molti paesi non fa piacere.” Egli ha insistito che l’Iran stava rispettando gli accordi internazionali, ma ha detto, “Il tempo è ora completamente dalla parte della popolazione iraniana.” Un diplomatico a Vienna, dove l’AIEA ha il suo quartier-generale, mi ha detto che l’agenzia era scettica sull’ affermazione, per ragioni tecniche. Ma il tono coraggioso di Ahmdinejad non ha fatto nulla per diminuire sospetti sulle ambizioni nucleari dell’Iran.
“Non c’è traccia di un programma iraniano di arricchimento a larga scala,” ha detto un diplomatico europeo coinvolto. “Ma gli iraniani non si sarebbero lanciati in un confronto così pericoloso con l’Occidente sulla base di un programma di armamento in cui non sono più coinvolti. Il loro programma di arricchimento ha senso solo nei termini di volere armi nucleari. Sarebbe inconcepibile pensare che non stessero ingannando in qualche modo. Non si ha bisogno di un programma segreto per essere preoccupati delle ambizioni nucleari dell’Iran. Noi abbiamo abbastanza informazioni per essere preoccupati senza neanche un programma. Non è una cosa assolutamente certa, ma è vicina all’esserlo.”
Ci sono, comunque, altre possibili ragioni per l’ostinazione iraniana. Il programma nucleare – pacifico o no – è fonte di grande orgoglio nazionale, ed il supporto del presidente Ahmadinejad per questo ha aiutato ad espandere la sua enorme popolarità. (Saddam Hussein ha creato confusione per anni, dentro e fuori il suo paese, riguardo al fatto se l’Iraq aveva armi di distruzione di massa, in parte per avere un’immagine di forza). In accordo con l’ex-funzionario anziano della CIA, il giudizio della CIA ha detto che l’Iran potrebbe avere qualche beneficio da un attacco militare limitato – specialmente uno che non distrugga totalmente il suo programma nucleare – nel caso un attacco potrebbe accrescere la sua posizione nel mondo islamico. “Hanno imparato dall’esperienza irachena, ed hanno re-imparato nel sud del Libano,” ha detto l’ex-funzionario anziano. In entrambi i casi, una più grande forza militare ha avuto problemi a raggiungere i suoi obiettivi militari o politici; in Libano, la guerra di Israele contro Hezbollah non ha distrutto tutto l’arsenale di razzi del gruppo, ed ha aumentato la popolarità del suo leader, Hassan Nasrallah.
L’ex-funzionario dell’intelligence ha aggiunto che la valutazione della CIA sollevava la possibilità che un attacco americano sull’Iran avrebbe potuto finire divenendo un punto di riorganizzazione per unire le popolazioni sciite e sannite- “Un attacco americano nasconderà ogni differenza nel mondo arabo, ed avremo siriani, iraniani, Hamas, ed Hezbollah che combattono contro di noi – ed i sauditi e gli egiziani che si interrogano sulla loro alleanza con l’Occidente. È il peggior incubo di un analista – per la prima volta dal califfato ci sarà una causa comune in Medio Oriente.” (Un califfato islamico ha dominato il Medio Oriente per oltre 600 anni, fino al 13esimo secolo).
Secondo un consulente del Pentagono, “L’opinione della CIA è che, senza maggiore intelligence, un bombardamento su larga scala non fermerebbe un programma nucleare. Ed una campagna di sovversione e sabotaggio avrebbe un ruolo nelle mani dell’Iran – rinforzando il supporto per la leadership religiosa ed aumentando la rabbia anti-americana dei musulmani.”
Il consulente del Pentagono ha detto che lui e molti suoi colleghi nell’ambito militare credono che l’Iran è impegnato nello sviluppo della sua capacità nucleare. Ma ha aggiunto che le opzioni per l’Amministrazione Bush di occuparsi di tale minaccia sono diminuite, a causa della mancanza di una buona intelligence ed anche perché “abbiamo gridato al lupo” prima.
Come il rapporto della CIA si stava muovendo nel governo, alla fine dell’estate, attuali ed ex ufficiali militari e consulenti mi hanno detto, un nuovo elemento è subito emerso: spie dell’intelligence israeliana che operano nell’Iran hanno detto che l’Iran ha sviluppato e testato dispositivi d’azione per una bomba nucleare. La provenienza e il significato dell’intelligenza umana, o HUMINT, sono controverse. “Il problema è che nessuno può verificare,” ha detto l’ex-funzionario anziano dell’intelligence. “Noi non sappiamo quale fonte israeliana sia. il rapporto dice che gli iraniani stanno testando meccanismi d’avviamento” – simulando una esplosione nucleare senza materiali – “ma non ci sono diagrammi, nessun fatto importante. Dov’è la zona del test? Quanto spesso lo hanno fatto? Quanto è grande la bomba atomica – una scatola da pane o un frigorifero? Loro non la hanno.” E addirittura il rapporto stava per essere usato dai falchi della Casa Bianca nell’Amministrazione per “provare la teoria della Casa Bianca che gli iraniani sono sulla retta via. Ed i test non lasciano tracce radioattive, questo è perché non possiamo rintracciarle.” Ancora, ha detto, “L’agenzia sta mantenendo le sue posizioni.”
Il consulente del Pentagono, comunque, mi ha detto che lui ed altri professionisti dell’intelligence credono che l’intelligence israeliana dovrebbe essere presa più seriamente. “Noi viviamo in un’era dove l’intelligence nazionale tecnica” – dati dal satellite e sensori sul terreno – “non ci daranno le cose di cui abbiamo bisogno. La HUMINT non potrà essere una prova forte sotto quello standard, ma molto spesso è la migliore intelligence che possiamo avere.” Egli ha aggiunto, con ovvia esasperazione, che nella comunità dell’intelligence “stiamo andando a combattere per la qualità dell’informazione per il prossimo anno.” Una ragione della disputa, ha detto, è stata che la Casa Bianca ha domandato di vedere la ‘cruda’ – l’originale, non analizzata ed esaminata – intelligence israeliana. Questi “condotti” di intelligence hanno portato a sbagliare le conclusioni su non-esistenti armi di distruzione di massa durante la preparazione della guerra in Iraq. “Molti presidenti nel passato hanno fatto la stessa cosa”, ha detto il consulente, “ma professionisti dell’intelligence sono sempre terrorizzati quando il Presidente domanda dati grezzi. Loro vedono la cosa come se un bambino delle elementari stesse provando a leggere l’Ulisse.”
La HUMINT può essere difficile da valutare. Molti dei più importanti – e più inaccurati – dati dell’intelligence sulle ipotetiche armi di distruzione di massa dell’ Iraq provenivano da un agente operativo, noto come “Curveball”, che era stato inizialmente fornito alla C.I.A. dall’intelligence tedesca. Ma il consulente del Pentagono ha insistito che, in questo caso, “l’intelligence israeliana è apparentemente molto forte”. Egli ha detto che l’informazione sul dispositivo di innesco era stata rafforzata da un altro tipo di dati altamente riservati, noti come MASINT, che sta per “measuring and signature intelligence” [intelligence della misurazione e dei segnali caratteristici n.d.t.]. Il consulente ha detto che la MASINT indicava attività che “non sono consistenti con i programmi” che l’ Iran ha diachiarato alla IAEA. “Le informazioni suggeriscono una sofisticazione molto maggiore e uno sviluppo più avanzato” ha affermato il consulente. “Le indicazioni non hanno spiegazione a meno che loro non siano molto più avanti di quanto noi sappiamo in alcuni aspetti del loro programma di sviluppo delle armi nucleari.”
All’inizio del 2004, John Bolton, che allora era Sottosegretario di Stato per il Controllo delle Armi (ed è ora ambasciatore presso le Nazioni Unite [da alcuni giorni non più n.d.t.]) fu portato privatamente alla conoscenza dei sospetti della IAEA che l’Iran stesse conducendo a Parchin, uno stabilimento protetto a 20 miglia a sud-est di Theran che funge da centro per l’ Organizzazione delle Industrie di Difesa Iraniane, delle ricerche nel campo intricato della detonazione a tempo di esplosivi convenzionali necessaria per innescare una testata atomica. Un vasto insieme di munizioni chimiche e carburanti, così come avanzati missili anticarro e terra aria, vengono fabbricati qui e immagini via satellite sembravano mostrare un bunker adatto per la sperimentazione di grosse esplosioni.
[Ripresa via satellite degli stabilimenti militari iraniani di Parchin (pubblicata da Aljazeera)]
Un diplomatico anziano a Vienna mi ha detto che, in risposta a queste dichiarazioni, ispettori della IAEA sono andati a Parchin nel novembre del 2005, dopo mesi di negoziati. Fu consentito ad una squadra di ispettori di scegliere un particolare sito della base, e dopo venne garantito l’accesso ad alcuni edifici. “Non abbiamo trovato prove di materiali nucleari,” ha detto il diplomatico. Gli ispettori avevano guardato con attenzione ad una cava sotterranea per la sperimentazione di esplosivi che, ha detto, “somigliava a ciò che il Sudafrica aveva quando sviluppava le sue armi nucleari” tre decenni fa. La cava poteva essere usata per quel tipo di ricerca cinetica necessaria per testare un detonatore nucleare. Ma, come per così tanti stabilimenti militari con un possibile doppio uso, “poteva anche essere usata per altre cose,” come sperimentare carburante per razzi, cosa che avviene normalmente a Parchin. “Gli iraniani hanno dimostrato che sono capaci di arricchire l’uranio,” ha aggiunto il diplomatico, “e possono essere effettuati test di innesco che non lasciano tracce di materiale nucleare. Ma è un processo molto sofisticato-anche noto come sperimentazione idrodinamica-e può essere compiuto solo da paesi con stabilimenti di sperimentazione nucleare abbastanza avanzati e con le necessarie conoscenze scientifiche. Sono molto scettico che l’Iran possa fare ciò.”
All’inizio di questo mese le accuse riguardanti Parchin sono riemerse quando Yediot Ahronot, il maggiore quotidiano israeliano, ha riferito che recenti riprese via satellite mostravano una nuova “massiccia costruzione” a Parchin, che suggeriva un’espansione dei tunnel e delle camere sotterranee. Il quotidiano criticava duramente il processo di ispezione della IAEA e il suo direttore, Dr. Mohamed ElBaradei, per la sua insistenza “nell’usare parole molto neutrali a riguardo dei suoi ritrovamenti e delle sue conclusioni.”
Patrick Clawson, un esperto sull’Iran che è il vicedirettore per la ricerca allo Washington Institute for Near East Policy, un think tank neoconservatore, mi ha detto che “il maggiore momento di tensione” deve ancora arrivare: “come possono gli Stati Uniti impedire che venga raggiunto per Israele il momento della decisione, che potrebbe arrivare prima di quanto vogliamo?” Clawson ha notato che ci sono prove che l’Iran è stato rallentato da problemi tecnici nella costruzione e nell’uso di due piccole cascate di centrifughe che sono essenziali per la produzione pilota di uranio arricchito. Entrambe sono ora sotto la supervisione della IAEA. “Perché sono stati così lenti nell’allestire e nel far funzionare la seconda cascata?” ha chiesto Clawson. “E perché non hanno fatto funzionare la prima tanto quanto hanno detto che avrebbero fatto? Abbiamo ancora tempo?”
“Perché parlare di guerra?” ha detto. “Non stiamo parlando di entrare in guerra con la Corea del Nord o il Venezuela. Non è necessariamente detto che l’ Iran abbia iniziato un programma di armamento, ed è possibile-solo possibile-che l’ Iran non abbia ancora un programma di armamento nucleare. Possiamo rallentarli-costringerli a reinventare la ruota-senza bombardarli, specialmente se le condizioni internazionali migliorano.”
Clawson ha aggiunto che il Segretario di Stato Rice “ha messo in gioco la sua riputazione sulla diplomazia, e non rischierà la sua carriera senza alcuna prova. La sua squadra sta dicendo, ‘che fretta c’è?’. Il presidente vuole risolvere la questione iraniana prima di lasciare la carica, ma potrebbe dover dire, ‘ accidenti, vorrei averla potuta risolvere.’”
All’inizio di quest’anno il governo del primo ministro israeliano Ehud Olmert ha creato una task force per coordinare tutta l’intelligence disponibile sul Iran. La task force, che è guidata dal Maggiore Generale Eliezer Shkedi, comandante dell’aviazione israeliana, riferisce direttamente al primo ministro. Nel tardo ottobre, Olmert ha nominato vice ministro della difesa Ephraim Sneh, un membro del partito laburista alla Knesset. Sneh, che aveva precedentemente ricoperto tale carica sotto Ehud Barak, ha insistito per anni che venissero compiute delle azioni per impedire che l’Iran ottenesse la bomba. In un’intervista di questo mese con il Jerusalem Post, Sneh ha espresso scetticismo sull’efficacia della diplomazia o delle sanzioni internazionali nel frenare l’Iran:
Il pericolo non è tanto che Ahmadinejad decida di lanciare un attacco ma il fatto che Israele debba vivere sotto una nube scura di paura a causa di un leader votato alla sua distruzione… La maggior parte degli israeliani preferirebbe non vivere qui; la maggior parte degli ebrei preferirebbe non venire qui con le proprie famiglie, e gli israeliani che potranno continueranno a vivere all’estero… Ho paura che Ahmadinejad possa uccidere il sogno sionista senza nemmeno spingere un pulsante. Questo il motivo per cui dobbiamo a tutti costi impedire che questo regime ottenga capacità nucleari.
Un messaggio simile è stato lanciato da Benjamin Netanyahu, il leader del Likud, in un discorso la scorsa settimana a Los Angeles. “È il 1938 e l’Iran è la Germania. E l’Iran sta correndo ad armarsi con bombe atomiche,” ha affermato, aggiungendo che c’era “ancora tempo” per fermare gli iraniani.
Il consulente del Pentagono mi ha detto che, pure se ci può essere pressione da parte degli israeliani, “loro non faranno nulla da soli senza il nostro permesso”. Tale assicurazione, ha affermato, “proviene dal circolo di Cheney. E’ lo stesso Cheney che sta dicendo, ‘non vi lasceremo in secca, ma non andate avanti senza di noi’”. Un anziano diplomatico europeo è d’accordo: “per Israele è una questione di vita o di morte. Gli Stati Uniti non vogliono andare in Iran ma, se Israele si sente sempre più messo all’angolo, potrebbe non esserci altra scelta”.
Un Iran con armi nucleari non minaccerebbe solo Israele. Potrebbe dare inizio ad una corsa alle armi strategiche in tutto il Medioriente dato che Arabia Saudita, Giordania ed Egitto-tutte guidate da governi sunniti- si affretterebbero a fare passi per difendersi. L’amministrazione Bush, se intraprende un’azione militare contro l’Iran, avrebbe l’appoggio sia dei democratici che dei repubblicani. I senatori Hillary Clinton di New York e Evan Bayh, dell’ Indiana, che sono potenziali candidati democratici alla presidenza, hanno avvertito che all’Iran non può essere permesso di costruire una bomba e che-come ha affermato precedentemente quest’anno la Clinton-“non possiamo escludere alcuna opzione dal tavolo”. Howard Dean, il presidente del Comitato Nazionale Democratico, ha anche appoggiato questo punto di vista. Lo scorso maggio, Olmert è stato accolto da un’ovazione quando si è rivolto ad una sessione a camere riunite del Congresso e ha dichiarato: “un Iran nucleare vorrebbe dire che uno Stato terrorista può raggiungere la missione primaria per cui i terroristi vivono e muoiono-la distruzione in massa di innocenti vite umane. Questa, che io credo sia la sfida dei nostri tempi, non è una sfida che l’Occidente possa permettersi di fallire”.
Nonostante questa retorica, Leslie Gelb, un ex funzionario del Dipartimento di Stato che è presidente emerito del Council on Foreign Relations ha affermato di credere che “ quando la situazione si farà critica gli israeliani avranno grandi difficoltà a far accettare l’idea che una capacità nucleare iraniana è imminente. Le forze armate e il dipartimento di Stato saranno molto cauti su di una campagna di bombardamento preventivo”. Gelb ha affermato di sperare che la nomina di Gates aggiunga peso alla questione più pressante per l’America- “ ottenere un certo freno da parte dell’ Iran all’interno del Iraq. Entro uno o due anni staremo più probabilmente negoziando con l’Iran piuttosto che bombardandolo”.
L’amministrazione Bush rimane impegnata pubblicamente ad una soluzione diplomatica alla empasse nucleare iraniana, e sta lavorando insieme a Cina, Russia, Francia, Germania e Gran Bretagna per far iniziare i negoziati. Sino ad oggi tale sforzo è naufragato; il più recente giro di discussioni si è interrotto all’inizio di novembre, in mezzo a crescente disaccordo tra Russia e Cina sulla necessità di imporre dure sanzioni delle Nazioni Unite contro il regime iraniano. Il presidente Bush è irremovibile sulla posizione che l’Iran debba fermare tutti i suoi programmi di arricchimento prima che possa iniziare un qualunque colloquio diretto che coinvolga gli Stati Uniti.
L’anziano diplomatico europeo mi ha detto che il presidente francese, Jacques Chirac, e il presidente Bush si sono incontrati a New York il 19 settembre all’inizio della seduta delle Nazioni Unite e si sono trovati d’accordo su ciò che la Francia ha chiamato un approccio di tipo “Big Bang” per smuovere il punto morto nel dialogo con l’Iran. Uno scenario è stato presentato a Ali Larijani, il capo negoziatore iraniano per le questioni nucleari. La delegazione occidentale si sarebbe seduta a un tavolo di negoziati con l’Iran. Il diplomatico mi ha detto, “ avremmo detto, ‘ iniziamo i negoziati senza precondizioni.’ e gli iraniani avrebbero risposto, ‘ sospenderemo [i programmi di arricchimento]’. La nostra parte avrebbe ottenuto una grande soddisfazione, e gli iraniani sarebbero stati d’accordo ad accettare le ispezioni della IAEA dei loro stabilimenti di arricchimento. E poi l’Occidente avrebbe annunciato, in cambio, che avrebbe sospeso qualunque sanzione ONU”. Gli Stati Uniti non sarebbero stati al tavolo delle trattative all’inizio dei negoziati ma si sarebbero uniti più tardi. Larijani ha portato l’offerta a Tehran; il diplomatico ha detto che la risposta, riferita da Larijani, è stata un no. “Stavamo cercando un compromesso per tutte le parti, ma Ahmadinejad non voleva salvare la faccia” ha detto un diplomatico. “Questo scenario stupendo è finito in nulla”.
La scorsa settimana c’ erano forti aspettative che l’ Iraq Study Group avrebbe prodotto un insieme di raccomandazioni che avrebbero potuto conquistare un’approvazione bipartisan e guidare l’America fuori dalle sabbie mobili in Iraq. Fonti a diretta conoscenza delle discussioni del gruppo mi hanno detto che essi, a metà novembre, avevano escluso di chiedere un immediato e completo ritiro americano ma avrebbero raccomandato di focalizzarsi su di un maggiore addestramento delle forze irachene e su di un ridispiegamento delle truppe americane. Ci si aspettava che nella loro più significativa raccomandazione Baker ed Hamilton avrebbero esortato il presidente Bush a fare ciò che sin qui si è rifiutato di fare-portare la Siria e l’Iran ad una conferenza regionale per aiutare a stabilizzare l’Iraq.
Non è chiaro se l’amministrazione sarà disposta ad accogliere questi suggerimenti. Ad agosto, secondo un ex funzionario anziano dell’intelligence, Rumsfeld ha chiesto agli stati maggiori di preparare segretamente piani alternativi per l’Iraq in modo da prevenire nuove proposte, sia che venissero da una nuova maggioranza democratica che dall’ Iraq Study Group. “L’opzione scelta come ultima spiaggia è quella di muovere le forze americane fuori dalle città e ricollocarle lungo il confine siriano e iraniano,” ha detto l’ex funzionario. “Dei civili sarebbero stati assunti per addestrare la polizia irachena, con lo scopo eventuale di separare la polizia locale dall’esercito iracheno. La Casa Bianca crede che se le truppe americane rimangono abbastanza a lungo in Iraq e con abbastanza uomini, i cattivi finiranno per uccidersi l’un l’altro e i cittadini iracheni stanchi di dissidi interni raggiungerebbero una soluzione. Servirebbe un tempo lungo per spostare le truppe e addestrare la polizia. Un tempo che tende ad infinito.”
In una successiva intervista l’ex funzionario anziano dell’amministrazione Bush ha detto che anche a lui era stato riferito che il Pentagono era stato messo al lavoro su di un piano per l’Iraq che richiedesse un ritiro dell’esercito dalle maggiori aree urbane sino ad una serie di basi fortificate lungo i confini. L’assunzione alla base del ragionamento era che, con le truppe americane allontanate dai luoghi maggiormente popolati, la violenza settaria si sarebbe “estinta”. L’ex funzionario anziano dell’amministrazione ha detto che “ la Casa Bianca afferma che questo potrebbe portare stabilità, ma nella direzione sbagliata.”
Un problema con la proposta che l’amministrazione arruoli l’ Iran per raggiungere una stabilizzazione del conflitto in Iraq è che non è chiaro se l’Iran sarebbe interessato, specialmente se lo scopo è quello di aiutare l’amministrazione Bush a districarsi da una cattiva situazione.
“L’Iran sta emergendo come una potenza dominante in Medioriente”, mi è stato detto da un esperto di Medioriente ed ex funzionario anziano dell’amministrazione. “Con un programma nucleare e la capacità di interferire attraverso tutta la regione sta praticamente tenendo in mano il gioco. Perché dovrebbero collaborare con noi per quel che riguarda l’Iraq?”. Ha riferito di un recente incontro con Mahmoud Ahmadinejad che ha sfidato Bush a dire chiaramente all’Iran che non può arricchire l’uranio. “Perché l’America non ferma l’arricchimento dell’uranio?” ha chiesto il presidente iraniano. Ha poi riso ed ha aggiunto: “lo arricchiremmo per voi e ve lo venderemmo con il 50% di sconto.”
Seymour Hersh
Fonte: http://www.newyorker.com/
Link: http://www.newyorker.com/fact/content/articles/061127fa_fact
27.11.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di EHMILIANO e ALCENERO