DI GUILLERMO CID RODRIGUEZ
Diagonalperiodico.net
L’economia globale ha affidato
alla Cina il ruolo di “cavaliere bianco” per il salvataggio dei
paesi in crisi come quelli mediterranei o la Repubblica di Irlanda.
Per gli imprenditori cinesi, Grecia,
Irlanda o Spagna sono il luogo perfetto per investire il proprio denaro
da quando in Europa è iniziata la grande recessione. Nonostante si
tratti del paese più popolato al mondo, il mercato interno è
ancora piccolo per l’ingente massa di denaro prodotta dalla seconda
potenza economica planetaria.
Wen Jiabao, Primo Ministro cinese,
annunciò nel settembre del 2011 a El País che il suo paese
avrebbe continuato ad ampliare gli investimenti in Europa, ma disse
anche che per incrementare questi investimenti era necessario che i
paesi europei riconoscano alla Cina lo status di economia di mercato,
questo per abolire alcune limitazioni ancora vigenti in ambito commerciale.
Allo stesso modo il governo cinese ha richiesto come contropartita per
questi investimenti nel debito europeo la fine dell’embargo alla vendita
di armi.
Il peso dell’economia cinese in Europa
è significativo. Secondo i dati di Cinco Días, l’Unione Europea
esporta annualmente nel paese asiatico prodotti per un valore di 281
miliardi di euro. Le imprese pubbliche cinesi si sono inserite nella
costruzione di infrastrutture in Europa, come le autostrade che collegheranno
Tunisi con la Germania e la Francia, la pulizia del Danubio per renderlo
di nuovo utilizzabile per il trasporto di grandi merci o per l’obiettivo
di convertire il Pireo di Atene nel più grande porto d’Europa. L’acquisto
di beni strategici e la partecipazione nel capitale delle imprese europee,
come nel caso di Telefónica, fanno parte della strategia della Cina,
che prosegue con l’acquisto del debito pubblico.
Entrambe le strategie sono collegate,
ha ipotizzato il quotidiano italiano La Repubblica, in modo che la China Investment Corporation possa servire da “cavallo di Troia” per
gli obiettivi strategici del governo cinese per l’apertura dei mercati,
l’acquisizione di tecnologia e l’ingresso in settori strategici.
Acquisto del debito pubblico
Così, il Governo di Pechino ha previsto
di creare due nuovi fondi di investimento per investire in Europa (il
cosiddetto Hua Ou) e negli Stati Uniti (lo Hua Mei) con 223,5 miliardi
di dollari gestiti dalla Banca Popolare Cinese, diretta da Zhou Xiaochuan.
L’obiettivo di questa operazione è quello di fare uscire le riserve
di valute internazionali della Banca Centrale Cinese, che ammontano
a 2,4 trilioni di euro.
L’assillo dei mercati per la credibilità
del proprio debito ha spinto il governo italiano a chiedere alla Cina
“un acquisto significativo del proprio debito”, ma, come
spiega La Repubblica, fino ad ora “i ripetuti annunci di forti
acquisizioni da parte della Cina dei titoli dei paesi mediterranei sono
da ritenersi esagerati”. Ciò nonostante l’eccedenza di monete
straniere che la Commissione Statale di Amministrazione Valutaria della
Cina ha investito tradizionalmente in buoni del Tesoro statunitensi
e, negli ultimi tempi, in titoli ritenuti sicuri come il debito tedesco
o giapponese.
Le buone relazioni tra Spagna e Cina sono state confermate nell’aprile di quest’anno quando Wen Jiabao,
Primo Ministro cinese, ha asserito che continuerà a comprare il debito
spagnolo. Ha poi parlato di una spesa di 9,300 miliardi di euro da parte di un fondo di investimento cinese in Spagna, una somma che è stata negata dalla China Investment Corporation. È comunque certo che la Cina possiede il 20% del debito spagnolo detenuto all’estero e che ha aperto una succursale della maggiore banca cinese e mondiale, la ICB, a Madrid. La Spagna, inoltre, può avvantaggiarsi dall’essere il paese europeo che commercia maggiormente con l’America Latina, luogo fondamentale per gli interessi della Cina.
Il Pireo al centro delle operazioni
Da quando la Grecia è entrata in crisi, il governo cinese ha aumentato i suoi legami col paese mediterraneo, e ciò si è concretizzato in un aumento significativo degli scambi tra le due nazioni. Secondo quanto informa l’agenzia ufficiale Xinhua, il commercio bilaterale ha raggiunto nel 2010 4,35 miliardi di dollari, un incremento del 18,4% rispetto all’anno precedente. Gli investimenti cinesi in Grecia sono arrivati ai 500 milioni di dollari e quelli greci in Cina a quasi 100 milioni di dollari.
“Non sono come i personaggi di
Wall Street che muovono investimenti finanziari sulla carta. I cinesi trattano cose reali. E aiuteranno l’economia reale della Grecia”, ha affermato a gennaio il vicepresidente greco, Theodoros Pangalos. La compagnia navale pubblica cinese, la China Ocean Shipping Company (CosCo), ha ottenuto il controllo, con un contratto di affitto della durata di 35 anni, di gran parte del porto ateniese del Pireo, ossia i moli del Pireo 2 e il terreno per costruire il Pireo 3.
Quest’operazione è costata all’impresa cinese circa 3,300 miliardi di euro e altri 590 milioni che investirà per ammodernare le installazioni e per ampliare il porto. L’obiettivo della Cina è quello di convertire il porto greco nel più importante d’Europa, superando quello di Rotterdam nei Paesi Bassi. Inoltre, secondo il portale Presseurop.eu, il governo cinese ha intavolato delle trattative per acquisire partecipazioni della compagnia ferroviaria
greca.
In Irlanda, il progetto Athlone si
baserà sulla costruzione di una flotta di più di venti navi
che verranno accompagnate da due hotel a cinque stelle, campi da golf,
stazioni ferroviarie e da un’autostrada che collegherà Dublino con
questo piccolo centro all’interno del paese. In questo caso, le compagnie
cinesi cercano un luogo in cui poter vendere i propri prodotti in uno
dei paesi dell’Unione Europea che vanta la minore pressione fiscale
questo tipo di progetti. Da parte sua, il governo irlandese stima che
l’investimento cinese raggiungerà i 50 milioni di euro e valuta in
10.000 il numero dei posti di lavoro generati da questo progetto.
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Fonte: La Europa periférica mira a China
02.01.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di M. L. SABATINO
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