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La Redazione

 

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La partita della Russia in Libia – Ecco il piano di Vladimir Putin

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A cura di Markus
Il 17 Novembre 2018
967 Views

 

LORENZO VITA
occhidellaguerra.it

Non si può avere un ruolo di primo piano in Libia, senza passare per la Russia. È questa una delle poche certezze che si hanno nel caos che pervade il paese nordafricano. La strategia di Vladimir Putin, nel difficile scacchiere libico, è sempre stata particolarmente silente. Il Cremlino, dopo la caduta di Muhammar Gheddafi, si è mosso con prudenza, consapevole che la fine del colonnello ha avuto un effetto disastroso sulla costruzione della strategia russa nel Mediterraneo dopo la caduta dell’Unione sovietica.

Ma l’Occidente, che di quella Libia ne ha fatto un inferno, non ha soppiantato le altre superpotenze. Dopo Gheddafi non è arrivato un altro leader, ma è esplosa la guerra: civile e non. E in questo ginepraio, la Russia è riuscita a trasformarsi un un attore sempre più dinamico e sempre più necessario. L’Italia lo sa benissimo, visto che Giuseppe Conte è andato a Mosca per trascinare la Russia dalla sua parte.

La politica della Russia in Libia

A differenza di quanto avvenuto in Siria, Mosca non ha scelto da subito (e definitivamente) un alleato. Qui non c’era un Bashar al Assad da difendere contro l’avanzata dello Stato islamico. E non c’erano bande di Jihadisti pronte a sconfiggere un governo alleato, né potenze avversarie desiderose di rovesciare il sistema di alleanze. C’era il caos. E, nel caos, Putin ha preferito giocare in modo diverso, puntando non su un solo giocatore, ma cercando di dialogare con tutti.

Il Cremlino non ha mai nascosto le simpatie per Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica. Prova ne è anche l’ultimo, recente viaggio del maresciallo libico a Mosca, dove ha incontrato il Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu. I due hanno discusso, si legge sulla pagina ufficiale dell’esercito nazionale libico, “le strategie per risolvere la crisi libica e il contrasto al terrorismo”.

Ma la Russia non ha mai negato il riconoscimento del governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj. E una conferma è arrivata dal viaggio a Mosca del Ministro dell’Economia del governo di accordo nazionale, Naser al Darsi, che si è recato nella capitale russa per parlare con i suoi interlocutori del Cremlino, in particolare con il vice ministro Mikhail Bogdanov (che sarà a Palermo in rappresentanza del governo russo).

Una scelta bipartisan, che ha uno scopo preciso: ergersi a potenza mediatrice e necessaria per tutti gli schieramenti utili alla strategia russa. Come aveva detto il capo del gruppo di contatto russo sulla Libia, Lev Dengov in un’intervista a Kommersant: “In Libia, non vogliamo associarsi a nessuna delle parti in conflitto”. E per questo sostiene apertamente il piano delle Nazioni Unite.

La Libia fra Algeria ed Egitto

Geograficamente, la Libia è incastonata fra Mediterraneo e Sahara nella direttrice nord-sud, ma anche fra Egitto e Algeria a est e ad ovest. Questi due Paesi sono fondamentali per la Russia in Nordafrica. Algeri ha una lunga tradizione di accordi economici e militari con Mosca, che continuano ancora oggi, specialmente nel settore delle armi. Per dare una cifra del rapporto, l’ambasciatore russo in Algeria, Igor Belyaev, ha svelato che il governo algerino ha comprato metà delle armi vendute dalla Russia in Africa.

I rapporti fra questi due Paesi aiutano nell’intrecciare rapporti anche con il confine occidentale libico, dove sono presenti le forze algerine. Inoltre, non va dimenticato che Algeri ha pessimi rapporti con Haftar (alleato di Mosca) ma è anche un fondamentale esportatore di gas in Europa (soprattutto per l’Italia). Questo strano intreccio fa sì che Algeri e Mosca siano interlocutori obbligati anche sulla Libia.

Ma è soprattutto con l’Egitto che si è costruito un asse solido sul fronte del dossier libico. E Haftar è, in questo senso, il punto di contatto perfetto. Putin non può schierarsi totalmente a favore del maresciallo di Tobruk, ma può farlo indirettamente tramite Il Cairo. Le relazioni russo-egiziane sono ai massimi livelli: Putin e Abdel Fattah Al Sisi condividono numerose idee sul fronte del Mediterraneo orientale del Nordafrica. E le forze di Haftar sono sostenute sia dalle truppe egiziane sia dal comando russo, che sembra sia già presente in Cirenaica tramite gruppi di contractors. Per il Cremlino è fondamentale avere l’Egitto dalla propria parte. Non solo per la Libia, ma anche per il Medio Oriente.

Perché alla Russia interessa la Libia

La Libia interessa alla Russia per diversi motivi. Innanzitutto il principale: quello strategico. Mosca ha da sempre necessità di avere avamposti nel Mediterraneo. L’accesso ai mari caldi è fondamentale nella strategia marittima del Cremlino. E avere alleati nel Mediterraneo non è affatto semplice, perché il gioco è complesso e le potenze coinvolte sono molte. La Libia di Gheddafi poteva essere un valido alleato. Non come la Siria di Assad, ma sicuramente non rappresentava un partner degli Stati Uniti. La sua caduta ha messo a repentaglio la libertà di manovra russa nel Mediterraneo centrale. E quindi è evidente che Putin non poteva distogliere lo sguardo dalle coste libiche.

A questi interessi di natura militare, si uniscono enormi interessi economici. Tendenzialmente sono tre le direttrici su cui sviluppa la politica russa in Africa e in Medio Oriente: energia, infrastrutture e armi. E su queste tre direttrici si è costruita anche la politica russa in Libia. Il ministro Darsi, a Mosca, ha confermato gli accordi con la Russia per la costruzione dell’alta velocità Bengasi-Sirte, in un’area che è a tutt’oggi controllata da Haftar. Un contratto da 2 miliardi di dollari, che per i Libici significa soprattutto sviluppo e collegamento fra le diverse parti del Paese.

La Russia è chiaramente interessata a far si che le sue aziende siano coinvolte nella ricostruzione libica. Ma le infrastrutture sono solo una piccola parte degli interessi economici di Mosca. Rosneft, il colosso energetico russo, ha già firmato accordi con la National Oil Corporation (Noc) libica per l’esplorazione, l’estrazione e l’acquisto di petrolio. A Rosneft, si aggiungono anche Gazprom e Tatneft, già coinvolte nel Paese nordafricano e quest’ultima, in particolare, a Sirte e Ghadames. Tre colossi che rappresentano le tre armi dell’energia con cui la Russia vuole rientrare nella partita libica dopo anni di esclusione. Ed è anche per questo che gli Stati Uniti hanno iniziato a riattivarsi in Libia anche sul fronte energetico: la questione tocca anche gli interessi di Washington.

Terzo settore: le armi. Industria fondamentale per il Cremlino, specialmente in Africa e Asia. La sfida fra Russia, Cina e Stati Uniti si ripercuote anche nel settore bellico. E la Libia fa parte di questo grande gioco. Nella Libia pre-guerra, Mosca e Tripoli avevano accordi estremamente importanti nel settore delle armi. Gheddafi aveva firmato accordi con il governo russo sia nel 2008 che nel 2010 per un volume d’affari di circa 3,5 miliardi di dollari. E c’erano in ballo numerosi altri accordi, poi saltati o sospesi dopo l’inizio della guerra e l’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite. Secondo le stime di Rosoboronexport, l’ente russo che si occupa dell’esportazione di tecnologia militare, l’industria bellica della Federazione ha perso, dopo il 2011, circa quattro miliardi di dollari di contratti.

L’interesse dei Libici per la Russia

Se alla Russia interessa la Libia, è anche vero il contrario, che alla Libia interessa avere la Russia. A differenza di altre potenze, Mosca si è tenuta sempre in disparte, riconoscendo, come spiegato sopra, valore politico a tutti i maggiori leader libici, senza rinnegare i legame con Gheddafi. Di fatto, la Russia è stata coerente ed astuta nel non schierarsi mai eccessivamente: e questo l’ha aiutata a non farsi nemici. Questa garanzia politica aiuta, specialmente in un momento in cui altri Stati sembrano intenzionati ad avere il controllo della Libia. Per questo motivo, molte fazioni libiche vedono nel Cremlino una potenza sostanzialmente garante degli equilibri e degli interessi di tutte le parti in conflitto.

Ci sono poi molti interessi economici. A cominciare, come detto, da quello infrastrutturale. Il ministro Darsi ha ribadito a Kommersant che “la questione infrastrutture è basilare e la Russia in questo ha molta esperienza”. Contratti per ferrovie e autostrade erano già stati conclusi quando c’era ancora Gheddafi. E adesso sono in molti a voler rispolverare quegli accordi.

E a questi interessi sugli asset strategici, si aggiungono interessi molto più concreti nel settore alimentare. La Libia è un Paese in guerra, dove il cibo scarseggia. E la fame, oltre alla distruzione di una popolazione, porta instabilità violenza.  La Russia, in questi ultimi anni, ha aumentato sensibilmente la produzione agricola, diventando una potenza alimentare. Per questo, ha spiegato sempre Darsi, si è discusso dell’importazione di grano e foraggio, prospettando un accordo da 700 milioni di dollari.

Lorenzo Vita

Fonte: occhidellaguerra.it
Link: http://www.occhidellaguerra.it/ruolo-russia-libia-putin/
10.11.2018
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