I DIRITTI DELLE DONNE E L’APPOGGIO NATO AI RIBELLI ISLAMISTI
DI SUSAN LINDAUER
Global Research
Per i banchieri europei, è una
guerra per l’oro libico. Per le compagnie petrolifere, è una guerra
per il greggio a buon mercato (che attualmente minaccia di distruggere
le infrastrutture petrolifere libiche, proprio come in Iraq). Ma per
le donne libiche, è una battaglia feroce all’ultimo sangue contro
l’abaya – il tradizionale indumento islamico che secondo
i suoi detrattori priva le donne della possibilità di esprimersi e
della loro identità.
Hillary Clinton e il Presidente Sarkozy
avrebbero qualche difficoltà ad ammetterlo, ma quello di riportare
indietro le lancette dell’orologio in tema di diritti delle donne
in Libia è uno degli obiettivi primari dei Ribelli NATO in sede di
Consiglio di Transizione.
Per i ribelli Nato, in maggioranza
filo-islamici, nonostante la propaganda della NATO (vedi www.obamaslibya.com), si tratta di ripristinare l’obbedienza
della società alla dottrina islamica. Tuttavia, l’abaya è
qualcosa in più di un semplice simbolo di virtù e di pudore femminile.
Questo indumento aprirebbe la strada a una dottrina altamente conservatrice,
con un sicuro impatto sui diritti delle donne in tema di matrimonio
e divorzio, sull’uso della contraccezione, ritardando così l’età
della maternità per poter terminare gli studi e trovare un impiego,
tutti fattori decisivi per l’indipendenza femminile.
Per questo le donne libiche non possono
permettersi di perdere questa Guerra. Secondo i sostenitori della modernità
islamica, ci sono buoni motivi per ritenere che Gheddafi sarebbe a dir
poco irresponsabile a consegnare il potere nelle mani dei ribelli NATO.
Data la violenza dei loro abusi sulla popolazione libica e l’intenzione
dei ribelli di ripristinare la Sharìa e revocare i diritti alle
donne, Gheddafi è obbligato a contrastarli in maniera decisa e fermarli
al fine di proteggere il suo popolo.
Risulta infatti un po’ sconcertante
che la Francia o l’Italia vogliano sostenere i ribelli al di fuori
di uno scenario elettorale. Le elezioni rappresenterebbero una salvaguardia
che consentirebbe alle donne libiche di sostenere una dirigenza alternativa
che si opponga all’abaya. Questo è esattamente ciò che i
ribelli temono, e spiega la loro profonda e continua opposizione a un
processo elettorale. La democrazia rappresenta una vera e propria minaccia
alla visione della “Nuova Libia” sostenuta dalla NATO.
L’abaya svolge un ruolo determinante
nella battaglia per la modernità islamica, tanto che Gheddafi ne decretò
l’abolizione fin dai primi giorni del suo governo. La sua abrogazione
faceva parte di un più ampio pacchetto di riforme di Gheddafi a sostegno
dei diritti delle donne, uno dei migliori e più avanzati di tutto il
mondo arabo. La trasformazione dello status femminile fu tale
che diversi anni fa l’Ayatollah Khomeini in Iran lanciò una
fatwa contro Gheddafi, dichiarando il suo governo blasfemo nei confronti
delle tradizioni islamiche.
Per avere una visione dall’interno
delle riforme di Gheddafi nei confronti delle donne, i membri di una
commissione d’inchiesta in Libia hanno incontrato Najat ElMadani,
presidente della Libyan Society for Culture and Sciences, una
ONG fondata nel 1994. La commissione ha inoltre intervistato Sheikh
Khaled Tentoush, uno dei più importanti imam libici. L’imam
Tentoush è sopravvissuto a due attentati NATO, uno dei quali particolarmente
eclatante.
Secondo quanto da lui affermato, mentre
si recava a Bengasi con altri dodici imam progressisti per discutere
una conclusione pacifica del conflitto, durante una sosta per il tè
in una locanda a Brega, la NATO lanciò una bomba proprio su di loro,
uccidendo undici dei tredici imam che avevano abbracciato la
causa delle riforme in favore dei diritti delle donne e della modernità.
Non c’era nessuna installazione militare
o presenza soldati di Gheddafi che giustificasse tale bombardamento
della NATO. Fu un deliberato assassinio di dirigenti islamici che legittimavano
dal punto di vista religioso le politiche moderniste di Gheddafi, e
che dunque rappresentavano una grave minaccia nei confronti delle ambizioni
conservatrici dei ribelli islamici. La Nato li ha uccisi.
Cos’è che irrita così tanto gli
islamisti radicali in Libia? Ecco un piccolo vademecum dei diritti
delle donne sotto Gheddafi:
Nessun accompagnatore maschio
in Libia
In Libia le donne posso girare liberamente
per la città, fare acquisti o fare visita alle amiche senza essere
scortate da un uomo. Per quanto incredibile, in quasi tutti i paesi
del mondo arabo tali libertà sono severamente proibite. In gran
parte del Pakistan ad esempio, un bimbo di cinque anni verrebbe considerato
un accompagnatore adeguato di una donna adulta per andare al mercato.
In caso contrario, è bene che la donna resti a casa. In Arabia Saudita
e in Kuwait le donne vengono spesso chiuse a chiave nei loro appartamenti
mentre i loro mariti, fratelli o padri sono al lavoro. Certo, ci sono
delle eccezioni. Alcune singole famiglie rifiutano tali pratiche. Ma
prima che i lettori insorgano contro tale rappresentazione delle cose,
bisogna essere onesti e prendere atto del fatto che i talebani in Afghanistan,
Arabia Saudita e Kuwait non sono gli unici a porre vincoli alla libertà
delle donne nel mondo Arabo. Si tratta invece di una pratica diffusa
a tutti i livelli della società araba.
In Libia le donne non vengono mai chiuse
a chiave in casa mentre i loro mariti, padri o fratelli sono al lavoro.
Gheddafi ha vietato ogni restrizione alla mobilità delle donne.
In Libia le donne sono legalmente autorizzare
a guidare automobili, a differenza delle loro sorelle saudite. In molti
paesi arabi è il marito a tenere con sé il passaporto della moglie,
in modo che lei non possa lasciare il paese senza il suo consenso.
Diritti relativi al matrimonio
Tragicamente, a Kabul, in Afghanistan,
una giovane donna può essere messa in prigione per aver rifiutato
l’uomo destinatole in marito da suo padre. Finché non cambierà idea,
la sua futura suocera andrà a farle visita in carcere ogni giorno,
chiedendole perché mai suo figlio non sia “abbastanza buono” per
lei. Perché disobbedisce a coloro che vogliono il meglio per lei? Quella
povera giovane donna resterà chiusa nelle carceri di Kabul finché
non cambierà idea. E questo accade proprio sotto gli occhi dei soldati
Americani e della NATO. Neanche l’occupazione della Nato proteggerà
le donne libiche.
In tutto il mondo arabo – dallo Yemen
alla Giordania, dall’Arabia Saudita all’Iran – i padri e i fratelli
decidono a quale età una giovane donna verrà data in matrimonio, di
solito appena raggiunta la pubertà. La giovane non ha scelta nel momento
più importante della sua vita. Solitamente una giovane donna viene
data in sposa ad uno degli amici adulti del padre oppure ad un cugino.
Nel modo arabo, è pratica socialmente accettata che un negoziante chieda
ad una ragazza se abbia già avuto la prima mestruazione. Una brava
islamica dovrà rispondere sinceramente
Ma non in Libia. Va riconosciuto a
Gheddafi il merito di aver contrastato le tradizioni islamiche fin dai
primi giorni del suo governo, dicendo no ai matrimoni combinati. Le
donne libiche hanno diritto di scegliere i loro mariti. Vengono incoraggiate
verso matrimoni d’amore. Sotto la rigida legge libica, nessuno può
costringere una donna libica a sposare un uomo per nessun motivo e senza
alcuna eccezione.
I matrimoni combinati sono stati un
tale problema in tutto il mondo arabo, al punto che in Libia l’imam
si reca sempre in visita privata dalla donna in occasione di un imminente
matrimonio e le chiede se c’è qualcuno che la sta forzando al matrimonio
o se c’è qualche motivo per cui si sta sposando contro la sua volontà.
Sia Najat che l’imam Tentoush erano inflessibili su questi
punti.
In Libia, è compito degli
imam proteggere le donne dagli abusi dei loro familiari.
Diritto di porre fine al matrimonio
Divorziare è veramente difficile
per una donna in tutto il mondo arabo. Un marito può picchiare
o violentare sua moglie, commettere adulterio o imprigionarla in una
stanza. Non importa quanto una donna soffra: in quanto moglie non ha
diritto di uscire dal matrimonio, anche a costo della sua stessa incolumità.
Nel momento in cui un padre contratta il matrimonio la ragazza è prigioniera
a vita. Un uomo può divorziare da una donna di fronte a due testimoni
ripetendo tre volte: “Io divorzio da te. Io divorzio da te. Io divorzio
da te.” Il marito può inviare il messaggio anche via sms ed è tutto
finito. La donna non ha la stessa libertà, è prigioniera in quel matrimonio
finché suo marito non decida di lasciarla andare.
Non è così in Libia. Una
donna libica può divorziare quando vuole. Deve fare richiesta
ufficiale e poi va avanti con la sua vita. È molto simile alla
legge americana, secondo la quale un uomo non ha potere di impedirglielo.
La donna ha il controllo totale sulla possibilità di avviare la pratica
di divorzio.
In Libia, se una donna arriva al momento
del matrimonio con dei beni materiali e il matrimonio finisce, il marito
non può entrarne in possesso. Lo stesso vale per i beni di proprietà
dell’uomo. In caso di comunione dei beni, questi vanno solitamente
alla donna.
Questi diritti matrimoniali “anomali”
attizzano la rabbia tra i libici più conservatori. I ribelli odiano
in particolare il governo di Gheddafi per aver garantito tali diritti
matrimoniali alle donne. Pensate quanto un matrimonio in età più adulta
influisca sulle opportunità offerte alla donne nell’ambito della
società.
Un matrimonio in età più
adulta significa anche una maternità in età più avanzata,
il che consente alle giovani donne di proseguire gli studi e di ottenere
un buon impiego. Non sorprende quindi che siano donne libiche a cogliere
le migliori opportunità nel mondo arabo. Anche questo può provocare
forte risentimento tra i conservatori libici di sesso maschile.
L’educazione delle donne libiche
In Libia le donne raggiungono livelli
di istruzione più alti rispetto agli uomini, secondo quanto afferma
Najat. Ci sono donne professioniste a ogni livello sociale. Molte donne
libiche sono scienziate, docenti universitarie, avvocati, medici, funzionari
governativi, giornaliste e imprenditrici. Najat attribuisce il merito
di tale libertà e varietà di scelta a Gheddafi e all’impegno del
suo governo nel garantire libertà alle donne di scegliere la loro vita
e di essere pienamente supportate in tale scelta. Najat e Tentoush hanno
dichiarato che alcuni imam in Libia vorrebbero che le cose fossero
diverse – specialmente quelli che appoggiano i ribelli –, ma Gheddafi
li ha sempre contrastati. Ad esempio, ci sono molte donne soldato e
sono molto forti e assolutamente in grado di contribuire alla difesa
militare del paese.
Le donne ricevono lo stesso livello
di istruzione degli uomini. Ogni donna libica può recarsi all’estero
per studiare se lo desidera, a spese del governo di Gheddafi. Le donne
non sposate spesso portano con sé un fratello o un parente di sesso
maschile, e Najat ha affermato che tutte le spese vengono coperte sia
per la donna che per l’accompagnatore.
In Libia le donne non sono obbligate
a chiedere il permesso al marito per avere un lavoro e possono dedicarsi
ad ogni tipo di attività lavorativa. Per contro, sono molte le professioni
precluse alle donne in molti altri paesi arabi, poiché il lavoro le
mette a contatto con uomini diversi dai loro mariti. Questo annulla
molte opportunità di lavoro.
Calpestare i diritti delle donne
Queste sono alcune della ragioni per
cui i ribelli considerano Gheddafi un “infedele”. Spesso esprimono
il desiderio di reintrodurre la sharia. Non è un segreto negli
ambienti arabi. Ignorando questo punto, la NATO ci ricorda le tre scimmiette:
non vedo, non sento, non parlo. Tuttavia la comunità araba conosce
fin troppo bene questa dinamica. I ribelli daranno pacche sulle spalle
a Hillary Clinton e Sarkozy finché non avranno ottenuto il potere.
In seguito, non faranno altro che quello che intendevano fare fin dall’inizio:
reintrodurre la legge islamica, sotto la protezione degli Stati Uniti
e della Nato. Verranno quindi introdotte norme sociali conservatrici
proprio come in Afghanistan.
I libici capiscono bene la questione,
anche se gli americani e gli europei la negano. Non ci deve dunque sorprendere
che il sostegno più grande a Gheddafi arrivi proprio dalle donne libiche.
E neanche deve sorprendere gli osservatori che Gheddafi non stia esattamente
“attaccato alla poltrona”, come molti media amano farci immaginare.
È piuttosto vero il contrario: i sostenitori di Gheddafi sono schizzati
all’80-85 per cento durante la crisi. I presidenti Obama, Sarkozy
e Berlusconi impazzirebbero per un tale consenso popolare.
Il bombardamento da parte della Nato
si è rivelato controproducente e ha allontanato la popolazione libica
dalla causa dei ribelli, distruggendo quella infrastruttura comunitaria
di cui i libici vanno molto fieri. I ribelli stanno cacciando via da
Bengasi le famiglie a favore di Gheddafi, attuando una specie di epurazione
politica. Tuttavia non avrebbero grande credibilità in sede di negoziazioni
con altri libici, poiché non sono certo coloro in minoranza a dettare
le regole. La NATO può continuare a fare propaganda finché dura l’entusiasmo
di Sarkozy, ma il popolo ha clamorosamente rifiutato i ribelli.
La NATO spinge per una soluzione politica,
perché l’Europa è stufa dei girotondi. In realtà la musica
sta peggiorando di giorno in giorno. La NATO non avrebbe mai dovuto
salire così presto sul carro dei vincitori. È del tutto inutile. Combattono
Al Qaeda in Afghanistan mentre appoggiano Al Qaeda e l’islam
conservatore a Bengasi.
Coloro che sostengono la modernità
islamica dovrebbe trovare conforto nel fatto che il popolo libico è
più sveglio e più furbo dei burocrati della NATO. E tutti dovremmo
pregare affinché Gheddafi resista.
Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25806
27.07.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCA
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