DI PHILIP INMAN E HELENA SMITH
Guardian.co.uk
Il Primo Ministro ha scioccato i colleghi con la proposta che il proprio paese tenga un referendum sul caposaldo del salvataggio del debito
Lunedì il Primo Ministro greco,
George Papandreou, ha scioccato i dirigenti europei dopo aver proposto
che il proprio paese tenga un referendum sull’accordo per il debito
della scorsa settimana.
Un voto della Grecia contro l’accordo
potrebbe mandare all’aria settimane di negoziazioni su come salvare
l’economia del paese e per prevenire una crisi del debito pari al
crollo di Lehman Brothers di tre anni fa.
I mercati azionari, che erano risaliti
nelle scorse settimane data la maggiore probabilità di un accordo
sostenibile, hanno reagito immediatamente alle notizia con una svendita
di azioni. A New York, l’indice Dow Jones delle maggiori compagnie
è caduto decisamente mentre veniva rivelato il piano di Papandreou.
L’euro è calato del 2% contro il dollaro e l’US Volatility index
– detto anche l’”indice della paura” – è salito
del 22%, l’aumento maggiore giornaliero dalla metà di agosto.
Papandreou non ha fornito date o altri
dettagli del referendum proposto, anche se il ministro degli Interni,
Haris Kastinidis, ha detto che potrebbe essere probabile in gennaio.
La scorsa settimana, dopo una forte
pressione dei dirigenti globali timorosi delle ripercussioni della crisi
del debito europeo, i membri dell’eurozona hanno acconsentito a tagliare
il debito di Atene del 50% e di fornire altri 130 miliardi di euro per
prestiti di salvataggio che costituiscono un fondo di salvataggio realizzato
con il Fondo Monetario Internazionale lo scorso anno.
I greci hanno già manifestato
il proprio disappunto per il pacchetto. I sondaggi hanno mostrato che
il 60% degli intervistati ritengono sia una cosa pessima per il paese,
rendendo così il referendum una grossa scommessa per il governo socialista.
Nella gran parte dei sondaggi i votanti
hanno manifestato il loro supporto a rimanere all’interno dell’euro,
ma hanno sempre più evidenziato la propria frustrazione per le misure
di austerità. I tagli del saturo settore pubblico, le riduzione degli
stipendi e delle pensioni, le nuove tasse e la privatizzazione degli
aeroporti, delle lotterie di stato, degli impianti per la distruzione
dell’acqua e del servizio postale fanno parte del piano firmato dal
governo Papandreou.
Svelando il suo progetto per il referendum,
Papandreou ha detto: “I cittadini sono la fonte della nostra forza
e i cittadini verranno sentiti per dire “sì” o “no” all’accordo.
Non spetta ad altri decidere ma solo al popolo greco […] abbiamo fiducia
nella gente. Crediamo nella partecipazione democratica. Non abbiamo
paura.
“Al popolo verrà
chiesto se vogliono accettare [l’accordo] o rifiutare [l’accordo].
Questo voto di fiducia sarà una pietra di fondazione su cui verrà
costruita una nuova struttura, una nuova Grecia.”
Il ministro greco delle Finanze, Evangelos
Venizelos, ha detto che il voto popolare – il secondo dal 974,
quando la democrazia è stata ripristinata dopo il collasso del governo
militare – sarà ristretto a due domande: “I greci vogliono
rimanere in Europa, con l’euro, in un paese che appartiene al mondo
sviluppato, o vogliono tornare indietro agli anni
‘60? Credono che sia una cosa buona dovere 100 miliardi di euro alle
banche o non pensano che sia una cosa positiva vivere con un debito
del genere?”
Papandreou, parlando ai membri socialisti
del parlamento, ha anche detto che cercherà un voto di fiducia.
Il suo governo ha visto la maggioranza ridotta di tre seggi e il suo
indice di gradimento è sprofondato nel pesante clima delle misure di
austerità che potrebbero far rimanere il paese in recessione anche
nel 2012, per il quarto anno consecutivo.
I partiti di opposizione in Grecia
hanno protestato il fatto che il referendum pone forti rischi; “Il
signor Papandreou è pericoloso, si gioca l’adesione della Grecia
all’UE come se dovesse lanciare una moneta in aria“, ha detto
un portavoce del principale partito conservatore di opposizione, la
Nuova Democrazia: “Non può
governare e, invece di ritirarsi con onore, sta mettendo la dinamite
dappertutto.”
Chris Williamson, degli analisti Markit,
ha detto: “Un ‘no sarebbe un incubo per l’eurozona e nel
frattempo tutti diventerebbero più
nervosi.”
Raoul Ruparel, capo della ricerca economica
al think-tank anti-federalista Open Europe, ha detto:
“Se i greci voteranno ‘no’ nel referendum, la Grecia rimarrebbe
senza fondi e senza governo, affacciandosi sul margine di un default
disordinato e di un’uscita disordinata dall’eurozona.
È giusto che il popolo greco dica la sua, ma l’eurozona deve iniziare
a prepararsi per un ‘no’ e a come gestire una Grecia fallita e senza
nessuno al timone, che probabilmente includerà
un piano per consentirle di uscire dall’euro.”
Sony Kapoor, direttore esecutivo di
Re-Define, un think-tank economico, ha riferito: “Viste
le dimensioni degli aggiustamenti che sono stati richiesti ai cittadini
greci, un referendum sarà positivo per la democrazia e per la legittimazione,
ma è dura capire come possano vincerlo.”
Nel corso delle negoziazioni della
scorsa settimana tra Germania, Francia e altri quindi membri dell’eurozona,
i lavoratori di tutta la Grecia hanno tenuto uno sciopero generale e
hanno scagliato razzi contro la polizia.
I dirigenti europei hanno sperato di
sancire l’accordo nel corso della riunione del G20 che si terrà giovedì
a Cannes. I leader mondiali si riuniranno per discutere come
poter incrementare un fondo di arresto globale per fare da supplemento
al pacchetto da un trilione di euro per sostenere Grecia, Portogallo
e Irlanda e per assicurarsi contro il default degli altri due
paesi vulnerabili dell’eurozona, Italia e Spagna.
Barack Obama ha definito la formazione
dell’European Financial Stability Facility
da un trilione di euro come un buon inizio per risolvere i problemi
del debito che pesa sulla gran parte dei membri dell’eurozona. Il
presidente cinese, Hu Jintao, ha espresso la propria preoccupazione
che l’accordo europeo sia fragile, anche se sta prendendo in considerazione
la richiesta di Bruxelles di rifornire l’EFSF
con fondi extra da Pechino. Come il Regno Unito, il Canada e gran parte
dei paesi sviluppati, Stati Uniti e Cina hanno segnalato la propria
volontà di potenziare le risorse del Fondo Monetario Internazionale,
ma solo nel caso di un accordo certo che coinvolga tutti i 17 membri
dell’euro. La prospettiva di un referendum greco potrebbe indebolire
le iniziative per forgiare una piattaforma di questo tipo.
I creditori dell’Europa si erano
già agitati esprimendo preoccupazione per il fatto che il governo di
Silvio Berlusconi non è stato in grado di realizzare le misure di austerità
promosse da Bruxelles. Il premier italiano è stato sottoposto a ulteriori
pressioni per dimettersi dopo che il boss della Ferrari ha detto che
ha oramai perso la capacità di spingere in direzione delle misure necessarie
per ridurre la spesa pubblica. Il costo del prestito per Roma è salito
oltre il 6%, che gli analisti considerano inavvicinabile per una nazione
che sta crescendo dell’1% da un decennio e che mostra pochi segni
di ripresa per il 2012. L’Italia ha già preso pesantemente a prestito
dalla Banca Centrale Europea, dopo che era diventato troppo caro farlo
dagli investitori stranieri.
Fonte: Greece throws euro bailout into fresh crisis
31.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE