I VERDI ORA SONO “NEOLIBERISTI IN BICICLETTA”
DI OLIVIER CYRAN
Le Monde Diplomatique
I Verdi potrebbero far la parte del
leone nel prossimo governo; in pochi sembrano aver notato che hanno
gia fatto parte dei governi regionali da 59 anni
Il distretto più alla moda di
Amburgo è anche il più verde, anche se non si capisce subito
dalla base della Torre Marco Polo – sedici piano di appartamenti di
lusso che sembrano un pagnotta fatta a fette. (Costano una media di
3,7 milioni di euro).L’amore per la natura non sembrerebbe scontato
anche negli vicini uffici di Unilever, ma il gigante di prodotti cosmetici
e dell’agricoltura ha piazzato lampadine a basso consumo nei 25.000
metri quadrati dei suoi nuovi uffici centrali, l’area più grande
così equipaggiata. “L’intero edificio è stato progettato rispettando
gli standard ambientali più rigidi”, ha spiegato la receptionist.
L’atrio del pianterreno è stato fornito di un sistema di recupero del
calore, mi ha detto, indicandomi con dito il soffitto.
La Torre Marco Polo e gli uffici centrali
di Unilever sono l’orgoglio di HafenCity, il distretto finanziario amburghese
di 155 ettari i cui uffici ed appartamenti sono incassati nei magazzini
in mattone della vecchia Speicherstadt, lungo le rive dell’Elba.
Quando saranno finiti i lavori nel 2025, questa Dubai del nord potrà
ospitare 40.000 lavoratori e dare alloggio a 12.000 membri delle “classi
creative”, assicurano i promotori del progetto. La cultura verrà
fornita grazie alla Elbphilharmonie, una sala concerti che la città sta finanziando
per un costo di circa 351 milioni di dollari. In qualche luogo le gru
sono ancora in attività, ma i lotti già completati ronzano di maturi
manager che mordicchiano spuntini Thai nelle terrazze dei caffè
o bevendo vini mediocri in bar troppo cari.
Ma le apparenze possono ingannare:
anche se il “maggiore progetto di sviluppo urbano in Europa”
fa parte della riabilitazione della terra di nessuno da parte dei banchieri
e dei bambini prodigio della città come fu con le Docklands
di Londra, non significa che vada contro i principi di sviluppo sostenibile.
Al contrario. “Con il riscaldamento
geotermico, i materiali di costruzione dal basso impatto ambientale,
gli spazi verdi, le strade pedonali e le corsie per le biciclette,
è davvero un sviluppo pionieristico nei termini di sostenibilità“,
ci spiega Harald Müller, un ingegnere di 53 anni che vive e lavora
in HafenCity. Seduto da Carl’s di fronte a un piatto di aringhe
marinate, (che preferisce anche più della specialità della casa, il
risotto con tartufo), Müller non nasconde il fatto che vota verde dal
1997. i Verdi non hanno realizzato il progetto, ma lo hanno sempre sostenuto,
assicura, e “senza di loro, sicuramente il quartiere non avrebbe
questa dimensione ecologica“.
Credenziali verdi
Amburgo, Capitale Verde Europea del
2011, ha senza dubbio credenziali ambientali. I Verdi hanno partecipato
due volte in coalizioni che hanno governato la città, con i Socialdemocratici
(SPD) dal 1997 al 2001, e con i conservatori (CDU) dal
2008 al 2010. Il loro impatto è più evidente è senz’altro a HafenCity.
Anche i nomi delle strade portano il loro nome: i Verdi hanno insistito
che i nomi dei luoghi pubblici dovessero rispettare l’uguaglianza
di genere.
“Certo,
è un distretto per persone ad alto reddito, ma gli edifici sono molto
creativi e penso dia un’immagine molto buona della città“,
ha affermato Katharina Fegebank, segretaria generale dei Verdi di Amburgo.
La sua compagna, Anja Hajduk, membro del Parlamento Federale dal 2002
al 2008, ha spiegato: “Nel suo insieme
è un successo, nonostante i prezzi elevati. Per noi la cosa importante
quando eravamo al governo era di assicurare che il distretto fosse aperto
per tutti i cittadini di Amburgo, in modo che potessero passeggiare
al suo interno. Ci fu garantito che il pianterreno dell’edificio di
Unilever sarebbe aperto al pubblico.”
Questa comunità di milionari
a basso consumo energetico è una prima vittoria della rivoluzione
verde che sta scuotendo la Germania? I giornalisti più importanti hanno
cominciato già a valutare la possibilità di un cancelliere Verde per
il 2013 (vedi Green
and Golden). L’ascesa dei
Verdi negli ultimi mesi è spettacolare: “un misto tra una Blitzkrieg
e la Grande Marca”, scherzano gli scrittori.
Dapprima, l’effetto
auto-confermante dei continui sondaggi di opinione ha aumentato i propri
voti in tutto il 2010, dal 19 per cento di sostegno a Berlino nel dicembre
2009 fino al 30 per cento nell’ottobre del 2010. La stampa era entusiasta
del “miracolo verde” (Der Spiegel): “I Verdi
sono più popolare che mai” (Die Zeit), “Il
partito del benessere” (Stern), “I Verdi sognano
già la Cancelleria” (Die Welt). I Verdi hanno anche
beneficiato della continua attenzione dei media dopo che l’ex
prodigio della vita politica della Germania, il FDP (il partito
liberale) è precipitato dopo la caduta di in disgrazia del suo bambino
viziato, Guido Westerwelle, ministro degli Affari Esteri nel governo
Merkel.
Nel marzo del 2011
i Verdi hanno ottenuto il 24 per cento dei voti in Baden-Württemberg,
lo stato più ricco e il terzo più popoloso dei sedici che compongono
la Germania, che tradizionalmente era della CDU. Raddoppiando
il numero dei voti (dall’11,7 per cento del 2006), si sono stabiliti
come seconda forza politica dopo la CDU, sorpassando i suoi alleati
del SPD e trasformandosi nei partner principali di una
coalizione che non è più “rosso-verde” ma “verde-rossa”.
Per la prima volta nella storia della Germania, un Verde ha assunto
la presidenza di governo regionale. Winfried Kretschmann, 62 anni, che
di domenica canta in un coro in chiesa, è diventato una stella nazionale.
Nella televisione viene descritto come un “portatore di speranza”
e la “novità politica dell’anno“.
Il successo di Kretschmann
fu abbastanza importante da avere i suoi effetti in Borsa: il giorno
successivo alla sua vittoria le azioni di E.on e RWE, le azioni delle
due maggiori aziende di energia nucleare della Germania, hanno perso
leggermente e la stessa cosa è avvenuta per quelle di Daimler, BMW
e Volkswagen. Il ÖkoDAX, che monitora i dieci maggiori investitori
verdi, è salito di otto punti. Non è stata una rivoluzione, dato che
i mercati meno ecologici hanno superato rapidamente i livelli anteriori.
“Seguiamo il percorso che promesso, nell’ambito di una società
borghese”, Kretschmann è stato pronto nel tranquillizzare tutti
dopo la sua vittoria.
Epoche differenti
Negli anni ’80 le
cose erano ben diverse: i Verdi incarnavano la sinistra radicale in
una Germania Occidentale opposta al comunismo. Nei primi anni ’80
la CDU arrivò quasi a chiedere la dissoluzione del Partito Verde,
accusandolo di appoggiare la lotta armata e di avere idee anticostituzionali.
La classe media tedesca aggrottava la fronte davanti ai grüne-Chaoten
(vandali verdi) che pretendevano di affrontare l’ingiustizia sociale
e le questioni ambientali. Ora il nuovo leader del Baden-Württemberg
ha assicurato di “non essere né
di sinistra né di destra” e ha buone rapporti con Erwin Teufel,
il dirigente locale del CDU di cui dice di condividere l’orientamento
“moderato e centrista” (1). Amburgo, la prima amministrazione
tedesca a provare fortuna una coalizione “nero-verde” (in
Germania, il nero simbolizza la destra) dimostra che una tale relazione
non è più bizzarra. Anche la cancelliera Merkel ha riconosciuto che
non rifiuterebbe un’alleanza tra Verdi e Cristiano-Democratici per
le prossime elezioni legislative nel 2013.
Uno scenario simile
potrebbe tradursi in realtà il prossimo ottobre, quando verrà
testato nelle prossime elezioni municipali a Berlino. Dopo una serie
di dati splendidi che arrivano dai sondaggi di opinione, Renate Künast,
leader dei Verdi al Bundestag, si vede al governo della capitale
e non scarta nessun possibile alleato, sia di centro-sinistra che di
destra. Eberhard Diepgen, ex sindaco di Berlino della CDU, ha
iniziato il suo corteggiamento: “Abbiamo sufficienti punti in comune
per progettare un governo con i Verdi” (2). Il Süddetsche Zeitung
ha riportato scherzosamente (5 novembre 2010): “La febbre verde
si sta diffondendo nei circoli conservatori. Gli impresari e i ricchi
stanno facendo l’occhiolino ai Verdi.”
L’effetto Fukushima
ha senza dubbio aiutato l’ascesa dei Verdi, che sono riusciti a capitalizzare
la propria opposizione a un’industria nucleare che la maggioranza dei
tedeschi respinge. Il merito del piano di smantellamento delle centrali
è tutto loro. Ma le fughe radioattive in Giappone non spiegano la trasformazione
di un gruppo di protesta in un “partito
di neoliberisti in bicicletta“, per citare Jutta Ditfurth,
co-fondatrice dei Verdi che ha abbandonato il partito nel 1991. Nel
suo nuovo libro (3), si mostra stupefatta dell’attrattiva
suscitata dai suoi ex compagni: “Sembra quasi che alcuni commentatori
abbiano vissuto su Marte negli ultimi 25 anni. Dicono, vediamo che cosa
fanno i Verdi. Vediamo come se la cavano al governo.
È una posizione allucinante, dato che i Verdi sono stati già
varie volte al governo.”
La lista è lunga:
sette anni facendo parte del governo federale di Gerhard Schröder (1998
–2005), undici anni in coalizione in Renania Settentrionale-Westfalia
(1995-2005) e di nuovo dal 2010, dieci anni in Assia-Darmstadt (1985-87,
1991–99), nove anni in Schleswig-Holstein (1996 –2005), sei anni
ad Amburgo (1997-2001, 2008 –10), quattro nella Bassa Sassonia (1990
–94), quattro in Sassonia-Anhalt (1994 –98), quattro a Brema (dal
2007), due nella Saar (dal 2009) e due a Berlino (1989-90 e 2001-02).
“Si arriva a un totale di 59 anni di esperienza di governo”,
calcola la Ditfurth. “È senz’altro nel loro interesse che la
stampa faccia passare i Verdi per una novità
priva di esperienza e trattenga il fiato per vedere come si comporteranno
quando saliranno al potere, come se la suspence fosse insostenibile
[…] Questi 59 anni di esperienza non sono mai stati sottoposti a una
critica approfondita.”
Il passato febbraio,
ad Amburgo, l’elettorato ha punito la maggioranza al potere (il 21,9
per cento ha votato per la CDU e l’11,2 per i Verdi) e dato
il potere all’SPD (48,3%), malgrado il partito fosse in pessime
condizioni quasi ovunque. A parte le passeggiate di HafenCity, i Verdi
non hanno buoni risultati. L’accordo di coalizione con la destra del
2008 aveva previsto un progetto per la costruzione di un sistema di
tram, l’abbandono di un progetto di una centrale elettrica di carbone
e una riforma educativa ambiziosa per istituire un unico tipo di scuola
primaria per tutti. Non una di queste promesse è stata mantenuta. Il
progetto della linea dei tram si è sgretolato dopo i tagli alla spese
in seguito alla crisi finanziaria del 2008 e la costruzione della centrale
elettrica è proseguita grazie a una sentenza. La riforma della scuola
è stata respinta da un referendum nel Luglio del 2010. A causa
delle tensioni interne causate da questi fallimenti, la coalizione nero-verde
si è dimessa, due anni prima della fine della legislatura.
I Verdi hanno lasciato
ricordi affettuosi tra i pezzi grossi della destra locale. Gregor Jaecke,
il dirigente della CDU di Amburgo, ha ricordato: “Essere
Verdi implica avere gusto per la vita e questo
è un valore che condividiamo. Abbiamo le stesse preoccupazioni per
il futuro: noi le abbiamo nel senso cristiano del rispetto per la vita
e loro l’hanno nel senso più moderno dello sviluppo sostenibile. Per
questo la necessità di politica economica bilanciata
è riconosciuta più dai Verdi che dall’SPD.”
L’accordo di coalizione
del 2008 rende omaggio al “gusto” per la vita, riformulato
nel linguaggio dell’ortodossia di bilancio. Quando irruppe la crisi
finanziaria, i Verdi e i Cristiano-Democratici decisero di frenare le
spesa pubblica, ad esempio incrementando i prezzi dei servizi di asilo.
Iniettarono 1,5 miliardi di euro nella HSH Nordbank, si affrettarono
nel fornire aiuti agli spedizionieri Hapag-Lloyd e presero iniziative
per blandire gli investitori. “I Verdi compresero subito che pera
necessaria ripristinare il clima di fiducia”, ha spiegato Jaecke.
Non ci fu nessun punto
di disaccordo? Magari un partito giovane e sexy come i Verdi non avrebbe
dovrebbe preoccuparsi tanto per il degrado e la sicurezza come la
CDU. “Le questioni interne di sicurezza rimasero nelle mani
dei nostri alleati conservatori“, ha detto Fegebank, “ma
non c’è stato nessun problema.” Jaecke della CDU ha confermato:
“Abbiamo mantenuto una posizione molto rigida sui temi di ordine
pubblico ma, dopo aver esaminato le nostre esigenze, i Verdi le hanno
completamente accettate.” Ha ammesso che “un settore dell’elettorato
della classe media, che forma la base della CDU, oggi
è tentato dal voltare per i Verdi“.
“Qui non ci
sono piste ciclabili”
Nei quartieri operai
questa tentazioni sono minori. In febbraio i Verdi hanno ottenuto il
9,2% nel ricco quartiere di Blankenese, ma solo il 6% nei sobborghi
poveri di Rothenburgsort, dove più della metà dell’elettorato si è
astenuta dal voto. Non ci sono piste ciclabili, né appartamenti col
riscaldamento geotermico, ma blocchi sporchi di cemento il cui riscaldamento
va a petrolio, pieno di negozi chiusi. “Votare per i Verdi? Ma
mi prendi per scemo?”, ha risposto Joachim Riepke, 32 anni, disoccupato,
che ho incontrato mentre riparava il suo scooter per strada. È uno
dei 6,7 milioni di tedeschi che fanno parte del sistema Hartz IV, creato
riunendo i sussidi di disoccupazione e gli altri istituti di sicurezza
sociale. “Trecentocinquantanove euro al mese. Devi lavorare praticamente
per niente. In questo periodo l’ufficio per l’impiego mi lascia
in pace, ma due mesi fa mi hanno chiamato
per lavare i piatti in una residenza di anziani per due settimane. Non
puoi dire di no, altrimenti devi salutare il sussidio. Dovrei votare
per tutto questo?”
Con “questo”
Piepke si riferisce alla maggioranza SPD-Verdi, che stabilì nel 2005
il sistema per i sussidi di disoccupazione più duro in Europa. L’Hartz
IV obbliga coloro che hanno i requisiti ad accettare “lavori da un
euro”, a traslocare se la casa viene considerata troppo costosa e
a obbedire a una lunga lista di obblighi burocratici per non veder perdere
i propri sussidi. Quando fu presentato (nel giugno del 2004), il conservatore
Frankfurter Allgemeine Zeitung lo definì “il taglio più
drastico per la sicurezza sociale dal 1949”.
Ideata da Peter Hartz,
allora direttore delle risorse umane del gruppo Volkswagen e amico del
cancelliere Schröder, la riforma (4) serve ora da modello per
i riformatori in Francia o ovunque si voglia sostituire un sistema di
elemosine con uno in cui i salariati facciano a meno degli stipendi.
Ma Hartz IV ha registrato un record difficile da superare: i suoi architetti
hanno fissato un sussidio unico a un livello talmente basso che la corte
costituzionale di Karlsruhe lo scorso ottobre lo ha dichiarato in parte
illegale, ritenendo che le famiglie che lo ricevevano potevano appena
coprire le necessità basilari dei figli.
Le risposte dei Verdi
al Hartz IV sono a volte sorprendenti. “Il livello
è certamente troppo basso“, ha confessato Fegebank, “ma
continuiamo a pensare che sia una buona idea unire gli aiuti sociali
e alla disoccupazione all’incoraggiamento per i beneficiari a tornare
al lavoro.” Quando il dibattito iniziò a riscaldarsi, se ne uscì
con un argomento decisivo: “Una riforma del genere poteva essere
realizzata solo da un’alleanza rosso-verde. Se la CDU e il FDP ci
avessero provato, avrebbero provocato una rivoluzione.”
Senza più passione
Guidati dalla convinzione
che “l’economia e l’ecologia sono fatte per capirsi”,
i Verdi di Amburgo sono l’esempio perfetto del cambiamento negli ultimi
quindici anni dei membri e i sostenitori del partito. Ancorati da anni
nella sinistra, la Lista Verde Alternativa (o GAL, Grüne
Alternative Liste, come
di solito era conosciuto il partito locale di Amburgo) ha visto alcuni
dei suoi membri di lungo corso andarsene nel 1999 per protesta contro
la decisione delle autorità federali di approvare la partecipazione
della Germania nella campagna della NATO in Kosovo.
L’abbandono del pacifismo
e la perdita di questi membri ha spianato la strada a una nuova generazione
di attivisti ricchi ed educati, ben disposti verso i circoli istituzionali
e del business. La portavoce, Anja Hajduk, psicologa, impersonifica
questo cambiamento: prima non fu era mai stata un’attivista, “a
parte votare per i Verdi“, fino a che ottenne la tessera nel
1995. Eletta al parlamento in 2002, votò assieme al resto dei compagni
di partito per diminuire le imposte dei più ricchi, che videro le aliquote
ridotte dal 53% al 42% negli anni di Schröder. “Non mi ha mai
convinto la divisione destra-sinistra. Credo che sia un bene che i Verdi
si interessino di economia.”
“Anja Hajduk
è un modello rappresentativo di questi nuovi Verdi che navigano col
vento a favore, sono amministratori pragmatici, sprovvisti di ogni passione
e assolutamente indifferenti ai temi sociali“, ha dichiarato
Norbert Hackbusch, che ha abbandonato i Verdi in 1999 dopo sedici anni.
Oggi siede nel consiglio municipale come membro di Die Linke,
il partito tedesco più di sinistra. “Amburgo
è una delle città più ricche del paese, ma ha anche uno dei maggiori
tassi di povertà. Qui un bambino su cinque vive al di sotto la soglia
della povertà. Ma le famiglie povere non votano, o almeno non per i
Verdi.”
Una delle accuse più
forti contro i suoi ex compagni è la mancanza di iniziative nelle questioni
fiscali. In base a una lunga lista apparsa sulla rivista Manager,
26 dei 300 uomini più ricchi della Germania vivono ad Amburgo. La somma
delle loro ricchezze arriva a 44 miliardi di euro, equivalente alla
metà del PIL della città. “Può
darsi che Amburgo sia la Capitale Verde europea, ma soprattutto
è la capitale tedesca per l’evasione fiscale “, ha affermato.
Il numero degli ispettori fiscali è inadeguato: nel in 2010, dei 627
contribuenti che hanno dichiarato entrate superiori a 1 milione di euro,
le autorità sono state in grado di scrutinarne solo 31. Le entrate
che si sono perse arrivano a centinaia di milioni di euro. “Abbiamo
chiesto l’assunzione di altri 150 ispettori (5), ma i Verdi hanno fatto
orecchie da mercante.” Può darsi che i pezzi grossi che vivono
nella Torre Marco Polo non votino per i Verdi. La torre fu costruita
su un promontorio naturale del porto, che dà ai residenti uno sguardo
a volo d’uccello sulle rotte dei transatlantici. Ma i designer
non presero in considerazione che questi palazzi galleggianti espellono
fumi tossici che il vento dirige verso le finestre e i balconi della
torre. Secondo un’indagine pubblicata su Der Spiegel, una “boccata
di aria fresca” dei residenti di Marco Polo contiene l’equivalente
delle emissioni di “50.000 camion che viaggiano a una velocità
di 130 km l’ora, con quantità significative di biossido di zolfo, di
biossido di azoto e di altre sostanze cancerogene” (6).
Miliardari avvelenati dalle crociere di lusso: lo sviluppo sostenibile
a volte compie percorsi imprevedibili.
Note:
(1)
Tagblatt Online, 14 aprile 2011.
(2)
Der Tagesspiegel, Berlino, 7 novembre 2010.
(3)
Jutta Ditfurth, Krieg, Atom, Armut. Was sie reden, was sie tun: die
Grünen, Rotbuch, Berlino, 2011.
(4)
Nel gennaio del 2007, Peter Hartz fu sospeso per due anni dal suo incarico
e fu multato per 576.000 euro dalla corte del Braunschweig, accusati
di aver corrotto i membri del sindacato della Volkswagen con viaggi
e prostitute.
(5)
In Germania, il controllo di bilancio è di responsabilità dei Länder.
(6) “Luxusprobleme
in Hamburg” (Problemi
del lusso ad Amburgo), Der
Spiegel, Amburgo, 5 marzo 2010.
Fonte: Germany goes for sustainable capitalism
09.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE