A CURA DELLO IHP*
Gli “attentati terroristici” sono delle operazioni dei servizi segreti?… in un’altra Stalingrado!
Sono noti oggi i retroscena del «più grande attentato terroristico della Germania» fallito. Ancora una volta i media e le autorità si erano sbrigati ad affermare che erano stati impediti “all’ultimo minuto” numerosi attentati esplosivi. Secondo loro degli islamisti volevano, per l’anniversario dell’11 Settembre, eseguire «uno spaventoso attentato» facendo «un’enorme quantità di morti» (Spiegel Online) che avrebbe inaugurato in Germania «una dimensione sconosciuta dell’orrore» (Frankfurter Allgemeine). In realtà un’inchiesta approfondita ha rivelato delle contraddizioni evidenti e delle controverità.
Innanzitutto c’è il comportamento dei tre presunti terroristi, talmente eccentrico da far pensare che abbiano fatto di tutto per essere arrestati. Fritz G., il presunto capo del trio, era già stato arrestato nel 2005 e incarcerato per qualche tempo. Era stato accusato di aver creato un’associazione criminale. Sapeva dunque che le autorità l’avevano registrato. Tuttavia i tre “super-terroristi” lasciavano attraverso la Germania delle tracce visibili come quelle di un branco di elefanti. Inoltre si sostiene che centinaia di agenti li abbiano osservati durante sei mesi.
Il giorno di San Silvestro del 2006 Fritz G. era passato diverse volte con degli amici «attirando l’attenzione» (Spiegel) davanti alla caserma americana di Hanau, tanto che un commando dell’Ufficio Federale di sorveglianza del territorio faceva fermare la vettura e rilevare l’identità dei passeggeri. Nell’aprile 2007, Fritz G. avrebbe dovuto rendersi conto di essere sorvegliato quando il suo appartamento e quello del suo amico Ayhan T. a Brema fu perquisito. Secondo la Frankfurter Allgemeine «il fatto che Fritz G. e i suoi presunti complici non siano stati spaventati dalla perquisizione e che abbiano cominciato poi a procurarsi bidoni di materiale esplosivo e di detonatori militari, ad affittare case e garage e a prendersi gioco degli investigatori nelle loro lettere (intercettate), solleva importanti questioni». La Bild-Zeitung stessa si stupisce: «Fritz G., Adern Y., Daniel S. e i loro accoliti dovevano sapere da diversi mesi di essere osservati. (…) Perché hanno continuato nonostante tutto?»
In maggio 2007 i sospetti potevano sapere, leggendo Focus, che le autorità tedesche e la CIA erano già al loro inseguimento. Inoltre l’articolo di Focus non ha portato ad un intervento immediato delle autorità tedesche sebbene ci fosse da aspettarsi la fuga immediata dei sospetti. Infine il trio ha scelto giustamente il piccolo villaggio idilliaco d’Oberschledorn nel Sauerland per costruire le sue bombe. Secondo la Frankfurter Allgemeine «in questo paese di 900 abitanti ci si conosce e si conoscono i vacanzieri». Gli sconosciuti avrebbero dovuto dunque farsi notare. In effetti, nei giorni precedenti l’arresto, gli abitanti avevano notato dei veicoli civili palesemente usati dalla polizia per la sorveglianza. Questo non era certo sfuggito ai “terroristi”. Ci possiamo quindi chiedere perché non avevano affittato, come un tempo la Frazione Armata Rossa, un appartamento in una torre anonima con garage sotterraneo.
[Due degli arrestati: Fritz Gelowicz e, sotto, Daniel Martin Schneider]
Anche al momento dell’acquisto dei prodotti chimici, i costruttori di bombe si sono comportati in modo palesemente sospetto. Il 2 settembre guidavano a fari accesi di giorno e sono stati controllati dalla polizia. Uno dei poliziotti ha detto ad alta voce al suo collega che gli occupanti del veicolo figuravano “su una lista dell’Ufficio Federale della polizia criminale”. Essi hanno tuttavia potuto continuare la loro strada.
L’esempio più evidente della relazione tra i presunti cacciatori e le presunte prede è stata fornita dallo Spiegel Online: un giorno i nostri tre uomini si sono arrabbiati contro uno degli agenti dell’Ufficio Federale di sorveglianza del territorio che li sorvegliava. «Uno degli islamisti (…) è sceso a un semaforo rosso ed ha squarciato le gomme di una vettura dei loro inseguitori».
A dire il vero, i dubbi più grandi sono nati quando si è esaminato più nel dettaglio la costruzione delle “bombe”. La miscela chimica che doveva essere prodotta è un esplosivo talmente instabile che una leggera scossa è sufficiente a provocarne l’esplosione. La produzione e lo stoccaggio sono in questo caso estremamente pericolosi. Non è un caso che questo esplosivo non sia utilizzato dall’industria e dalle forze armate e che non sia mai stato utilizzato in un attentato. Se il trio era riuscito contro ogni logica a produrre l’esplosivo (il TATP è altamente esplosivo e ha grande sensibilità allo choc di un esplosivo d’innesco), è probabile che al massimo il carico su una vettura o il trasporto verso il luogo degli attentati previsti avrebbero provocato un’esplosione o attirato l’attenzione delle autorità, poiché il tragitto sarebbe stato effettuato a passo d’uomo.
Un’indicazione dello Spiegel è interessante: Fritz G. «è apparso da qualche anno nel cerchio di Yehia Yousif a Neu-Ulm. In un certo periodo Yousif fu un informatore dell’Ufficio Federale della difesa del territorio. Sotto la sua influenza Neu-Ulm è diventato un polo d’attrazione per gli islamisti». Il fatto che il terrorismo sia organizzato da degli agenti segreti non sarebbe un fenomeno nuovo in Germania. Degli specialisti suppongono che ancora una volta “l’attentato terroristico” in questione sia stato messo in scena per avere degli argomenti a favore dell’instaurazione di misure di sicurezza rinforzate.
* Internationaler Hintergrundinformationsdienst für Politik: Inter Info, Internationaler Hintergrundinformationsdienst für Politik, Wirtschaft und Wehrwesen. No 350, Febbraio 2008.
Editore Responsabile: Ernst Steinwender,
A-4614 Marchtrenk, Linzer Strasse 110.
Titolo originale: ” L’Allemagne et l’histoire de Fritz le terroriste”
Fonte: http://www.mondialisation.ca/
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07.03.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di img.zero