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La Redazione

 

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LA FINE DEL LIBERO SCAMBIO L’UNICA SOLUZIONE DI QUESTA DEPRESSIONE

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A cura di supervice
Il 24 Ottobre 2011
44 Views

DI SCOTT CRUICKSHANK
Information Clearing House

Fin dall’Inizio è

stato chiaro che l’espansione del libero scambio in America poteva

condurre a un unico risultato: il collasso industriale ed economico.

Ross Perot lo sapeva e ha cercato di mettere in guardia tutti. In pochissimi

gli hanno prestato ascolto. L’esperimento con il globalismo non avrebbe

potuto concludersi in modo diverso da quanto sta accadendo oggi in America,

ossia chiusura delle fabbriche, disoccupazione e debito. La rovina economica

è stata sancita sin dal giorno in cui l’America ha firmato il NAFTA,

il GATT, il WTO e una serie di altri accordi di libero scambio che sono

stati sanciti negli ultimi 20, 25 anni.
L’economia nazionale è molto

simile a quello che era una fattoria americana a conduzione familiare

all’inizio del ventesimo secolo. In una fattoria a conduzione familiare

madre, padre e figli lavoravano tutto l’anno per produrre quanto più

possibile per provvedere alle loro necessità per l’anno successivo.

Il padre lavorava i campi e allevava il bestiame. La madre conservava

le verdure e gli ortaggi, preparava i salumi, il filato dalla batata

e le candele. I ragazzi tagliavano la legna e aiutavano il padre quando

ne aveva bisogno. Le ragazze lavoravano a maglia le calze, mungevano

le mucche e nutrivano i maiali. Tutti facevano la loro parte per produrre

la massima quantità possibile di prodotti artigianali e prodotti agricoli.

Alla fine dell’anno, se tutto andava

bene, la famiglia scopriva di aver prodotto abbastanza di tutto quello

che era loro necessario per mantenerli in vita, al caldo e in salute

per un altro anno. Se le cose erano andate particolarmente bene, la

famiglia aveva più di quello che serviva ad assicurare il raggiungimento

di questo obiettivo. Quando ciò accadeva, caricavano i beni in eccedenza,

a loro non necessari, sul carro per portarli in città e venderli. Le

candele in eccedenza erano vendute, insieme all’eccedenza di legna,

all’albergo. I ristoranti compravano la carne. I rocchetti di filo

in eccedenza erano venduti alla merceria e così via. La famiglia aveva

così tutto quello che era loro necessario, oltre che un mucchio di

soldi, i quali potevano essere utilizzati per acquistare cose che non

si potevano produrre per proprio conto, come munizioni per il fucile

da caccia del padre, ferri per i cavalli, il caffè dal Sud America

e lo zucchero di canna cubano da mettere nelle tazze di caffè. E forse

alla famiglia rimaneva anche qualche moneta da mettere da parte in banca

per salvaguardia in caso di giorni peggiori. Questo accadeva se era

l’annata era stata buona.

Quando la fortuna non era benigna,

la famiglia agricola non produceva abbastanza di tutto quello che serviva

per soddisfare le proprie necessità. Di fronte alle carenze e alla

prospettiva della morte, alla fine la famiglia andava in città e prelevava

tutto ciò che c’era sul proprio conto in banca e sottoscriveva prestiti

per compensare quello che non avevano. A questo punto sono arrivati

oggigiorno l’America e innumerevoli altri paesi occidentali. Quando

l’America come nazione ha cominciato a smettere di produrre a sufficienza

ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze dei cittadini,

c’era solo una cosa che poteva accadere. L’America doveva andare in

città, ripulire il conto in banca e iniziare a chiedere prestiti per

compensare la differenza.

Per i primi 75 anni del XX secolo,

la azienda famigliare America ha vissuto un grandioso periodo. Ha prodotto

in quantitativi superiori rispetto a ciò che gli fosse necessario

anno dopo anno per anni. Poi venne l’anno della svolta, il 1975. Quello

è stato l’ultimo anno in cui l’economia americana ha prodotto un

surplus di beni da vendere al commercio estero. E da allora non

lo ha fatto più. Ciò che è notevole è la velocità con cui il conto

corrente si è svuotato e il debito si è accumulato. C’è un grafico

che si può scaricare cliccando sul link in fondo alla pagina

che illustra la vertiginosa discesa verso la rovina. Il grafico si riferisce

al periodo compreso tra la Seconda Guerra Mondiale, quando iniziano

a essere elaborati grafici sui beni economici, ai giorni nostri. Il

grafico traccia l’andamento del rapporto tra il surplus commerciale

degli Stati Uniti e il disavanzo, il debito delle famiglie americane,

le obbligazioni societarie statunitensi e il debito federale degli Stati

Uniti. Dalla fine della seconda guerra mondiale al 1975, durante gli

anni in cui si producevano beni in eccedenza, le classifiche del debito

erano caratterizzate essenzialmente da una linea piatta. Dopo il 1975

il debito in tutte le categorie è decollato come un razzo. Quello che

il grafico mostra è che dal momento in cui la produzione nazionale

scende al di sotto dei livelli di sussistenza, ha inizio l’indebitamento

per compensare la differenza e che questo da quel punto il debito aumenta

a velocità impressionanti.

Quello che spero si arrivi a capire,

quello che le classifiche dimostrano, è che non c’è una

via d’uscita dalla depressione in cui ci troviamo a meno che l’America

e il resto dell’Occidente inizino a produrre di nuovo. Questa è una

domanda da aggiungere alla tua lista dei desideri Occupare l’America.

I TARP (programmi creati dal Ministero del Tesoro per fronteggiare la

crisi economica del 2008-2009) non serviranno a nulla. I programmi di

lavoro temporaneo non serviranno a nulla. Alzare o abbassare le tasse

su chi e per quanto non avrà nessuna importanza. Il conio di nuovi

soldi non servirà a nulla. Il protezionismo economico alle dogane e

la ripresa della produzione economica all’interno costituiscono l’unica

salvezza per l’America.

**********************************************

Fonte: The End Of Free Trade Is The Only Way Out Of This Depression

19.10.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSIA

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