DI GEORGE MONBIOT
The Guardian
Si sta verificando una crisi alimentare. I carburanti biologici sono un crimine contro l’umanità, ma – se guardiamo la cosa con gli occhi dei carnivori – mangiare carne è anche peggio.
Non preoccupatevi della crisi monetaria mondiale. Concentratevi per un momento su una questione più urgente: la grande crisi alimentare che sta dilagando molto più velocemente di quella finanziaria. Probabilmente avrete visto le stime attuali: il prezzo del riso è cresciuto di tre quarti rispetto allo scorso anno, quello del grano è aumentato del 130 per cento. Ben 37 Paesi vivono una grave crisi alimentare. Cento milioni di persone, secondo la Banca Mondiale, potrebbero scivolare nella povertà a causa dei prezzi alti.
Ma scommetto che vi siete persi le statistiche più significative. Lo scorso anno il raccolto del grano ha superato ogni record con 2.1 miliardi di tonnellate – battendo del 5% quello dell’anno precedente. La crisi, in altre parole, è iniziata prima che i rifornimenti mondiali di cibo fossero colpiti dai cambiamenti climatici. Se la fame può già dilagare ora, che cosa accadrà se i raccolti dovessero ancora calare?C’è abbondanza di cibo. Ma il fatto è che non raggiunge gli stomaci delle persone. Secondo la stima fatta dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura) dei circa 2,13 miliardi di tonnellate che dovrebbero essere consumate quest’anno, soltanto 1,01 miliardi di tonnellate verranno mangiate dalla gente.
Sono fortemente tentato di scrivere un altro articolo sui carburanti biologici. Da stamattina tutti i distributori di carburante del Regno Unito saranno obbligati a mischiare il carburante con etanolo o con il biodiesel provenienti dai raccolti. La Banca Mondiale ha reso noto che “il grano necessario per riempire il serbatoio di un SUV (sports utility vehicle) con etanolo…..potrebbe nutrire una persona per un anno”. Quest’anno le riserve mondiali di cereali diminuiranno di circa 53 milioni di tonnellate; questo vi dà un’idea approssimativa della dimensione della crisi alimentare mondiale. La produzione di carburanti biologici consumerà circa 100 milioni di tonnellate di cereali, ciò fa capire come tutto ciò sia direttamente responsabile della crisi in atto.
Ieri, su queste pagine, Ruth Kelly, ministro dei trasporti, ha promesso: “…..se sarà necessario fare degli emendamenti a questa legge alla luce di nuovi segnali, lo faremo” Quali nuovi segnali vorrebbe? Nel bel mezzo di una crisi mondiale umanitaria, siamo obbligati per legge ad usare il cibo come carburante. Questo è un crimine contro l’umanità cui ogni automobilista di questo Paese è costretto a partecipare.
Ma questo l’ho detto e ridetto per quattro anni, fino alla nausea. Certo, dobbiamo chiedere ai nostri governanti che cancellino la legge che richiede di trasformare il grano in carburante, il cibo più veloce in assoluto! Ma, alla base della fame del mondo, c’è una ragione più importante che dà meno nell’occhio solo perché esiste da molto tempo. Mentre quest’anno 100 milioni di tonnellate di cibo verranno utilizzate per rifornire le auto, ben 760 milioni di tonnellate saranno tolte alle bocche degli esseri umani per nutrire gli animali, una quantità di cereali che potrebbe coprire 14 volte il deficit mondiale. Se la fame nel mondo vi sta a cuore, mangiate meno carne.
Mentre in Asia e in America Latina si sta verificando un boom nei consumi di carne, in Inghilterra le cose sono cambiate di poco, stando ai dati che il governo ha raccolto sin dal 1974. I consumi di carne si attestano su 1 chilo a settimana per persona, un indice che si aggira ancora attorno al 40% al di sopra della media mondiale, benché sia meno della metà dei consumi che si registrano negli Stati Uniti. Noi mangiamo meno manzo e più pollo rispetto a 30 anni fa e ciò significa un impatto globale inferiore. Un capo di bestiame consuma circa 8 chili di grano o di farine per ogni chilo di carne che produce; un chilo di pollo richiede solo 2 chili di nutrimento. Nonostante ciò, l’indice del nostro consumo è chiaramente insostenibile.
Nella sua rivista “The Land”, Simon Fairlie ha aggiornato i dati riportati 30 anni fa nel libro dal titolo “Can Britain feed itself?” [Può l’Inghilterra sfamarsi da sé? Ndt] di Kenneth Mellanby e ha scoperto che una dieta vegetariana, con i mezzi usati dall’agricoltura tradizionale, richiederebbe solo 3 milioni di ettari di territorio arabile (circa la metà di quelli attualmente coltivati in UK). Anche se riduciamo della metà il nostro consumo di carne, un sistema agricolo misto richiederebbe 4,4 milioni di ettari di terreno coltivabile e 6,4 milioni di ettari a pascolo. Un’Inghilterra vegetariana potrebbe incidere con un notevole contributo sulle riserve mondiali di cibo.
Ma non posso essere fautore di una dieta che sono incapace di seguire. Ho cercato di farlo per circa 18 mesi, ho perso due libbre, sono diventato bianco come un osso e ho sentito che stavo per uscire di testa. Conosco parecchi vegetariani dall’aspetto pieno di salute e li ammiro immensamente. Ma quasi sempre, dopo avere parlato con loro, mi sono sentito infastidito da questa moltitudine di vegetariani che cercava di indurmi ad adottare il loro stile di vita. Non ho potuto fare a meno di notare che, nella maggior parte dei casi, la loro pelle era diventata di un affascinante color grigio perla.
Sino a che livello il consumo di carne potrebbe essere sostenibile? Un’approssimazione potrebbe venire dallo studio sulla crescita della popolazione mondiale e su quanto sarebbe necessario ridurla. L’ONU prevede che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi nel 2050. Tutta questa gente in più richiederà altri 325 milioni di tonnellate di grano. Presumiamo, forse generosamente, che politici come Ruth Kelly siano in grado di “adeguare le politiche alla luce delle nuove evidenze” e che quindi blocchino l’uso del grano per produrre carburanti. Facciamo conto che i progressi nel campo dell’agricoltura possano bilanciare i deficit causati dai mutamenti climatici. Avremmo comunque bisogno di trovare 225 milioni di tonnellate di grano in più. In questo modo restano 531 milioni di tonnellate per gli allevamenti di bestiame, cosa che permetterebbe un livello sostenibile di consumo di carne e latte pari ad un 30% in meno dell’attuale media mondiale. Ciò significa 420 grammi di carne a settimana per persona, oppure circa il 40% dell’attuale consumo medio in Inghilterra.
Fare una stima è difficile per svariati fattori. Se mangiamo meno carne, dobbiamo assumere più proteine vegetali, il che significa sottrarre altri terreni da pascolo agli animali. D’altro canto, alcuni capi di bestiame crescono sui pascoli e in questo modo non peggiorano il deficit del grano. Simon Fairlie ritiene che non sarebbe possibile allevare gli animali solo a pascolo, a causa dei terreni agricoli, ed inoltre porterebbe a scarti e sprechi nelle lavorazioni cosicché la produzione mondiale di carne e latte raggiungerebbe un terzo o due terzi dell’attuale. Ma questo sistema presenta un altro problema. La FAO stima che il 18% dei gas che provocano l’effetto serra dipenda dagli allevamenti di bestiame. L’impatto ambientale incide soprattutto là dove il bestiame pascola liberamente. L’unica risposta possibile alla domanda su quanta carne dovremmo consumare, è dunque la più semplice e ovvia.
Riserviamola – come gran parte delle persone ha fatto sino a poco tempo fa – per le occasioni speciali.
Per due buone ragioni, una ambientale e l’altra umanitaria, non dobbiamo mangiare manzo. Maiali e polli rendono di più ma, a meno che non siano allevati in libertà, incontrerete un altro scoglio etico: le condizioni mostruose nelle quali vengono tenuti. Vorrei incoraggiare le persone a mangiare il tilapia invece della carne. E’ un pesce d’acqua dolce che può essere allevato con soli alimenti vegetali ed offre il miglior rapporto costi/benefici rispetto a qualsiasi altro animale di fattoria: circa un chilo e 600 grammi di cibo per 1 chilo di buon pesce.
Fino a che la carne non si potrà produrre nei fiaschi è questo che dovremmo fare se vogliamo raggiungere un consumo di carne sostenibile.
Rileggendo questo articolo mi accorgo che in esso c’è qualcosa di surreale. Mentre metà del mondo si chiede se potrà mangiare o no, io sto riflettendo su quale delle nostre infinite scelte dovremmo fare. Qui l’andamento dei prezzi del cibo si segue poco. I nostri negozi sono più ben riforniti che mai. Percepiamo appena la crisi mondiale, se ce ne accorgiamo. E’ difficile comprendere come due economie alimentari così diverse possano convivere sullo stesso pianeta, finchè non vi accorgete che si stanno mangiando l’un l’altra.
Titolo originale: “Credit crunch? The real crisis is global hunger. And if you care, eat less meat”
Fonte: http://www.monbiot.com
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15.04.2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLA BOZZINI