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La Redazione

 

LA FAMIGLIA BUSH, LA MAFIA CUBANA E L'ASSASSINIO DI KENNEDY

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A cura di Olimpia
Il 5 Febbraio 2006
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DI REINALDO TALADRID E LÁZARO BARREDO

Nel 1959 un giovane agente ed impresario del Texas ricevette l’incarico di cooperare nel finanziamento dei nascenti gruppi anticastristi che la CIA aveva deciso di creare, però è solo nel 1960 che gli fu assegnata una missione più specifica e chiara: garantire la sicurezza del processo di reclutamento dei cubani che avrebbero formato la brigata di invasione, aspetto chiave della grande operazione CIA per distruggere la Rivoluzione Cubana.

Félix Rodríguez e Bush padre al tempo della CIA.

Il texano della CIA simpatizzò rapidamente con il cubano che gli fu assegnato per la sua nuova missione. Il sistema di lavoro, anche se intenso, era semplice. Félix Rodríguez Mendigutía, detto “El Gato”, gli proponeva un candidato, dopo lo si verificava, tanto nella CIA quanto nei gruppi di Miami, e finalmente, il texano dava l’ approvazione.

A quell’epoca Félix Rodríguez già conosceva molti cubani, come Jorge Mas Canosa (successivamente dirigente di varie organizzazioni controrivoluzionarie e poi presidente della Fondazione Nazionale Cubano-Americana) di cui aveva potuto accertare la lealtà “alla causa” e agli americani. È per questo che lo propose tra i suoi primi candidati. Jorge superò le prove in maniera soddisfacente, e in un incontro che avvenne nella città di Miami, che il texano volle si svolgesse in piena formalità, Jorge Mas Canosa divenne ufficialmente agente della CIA degli Stati Uniti.

Jorge Mas non sapeva come ringraziare Félix per quello che aveva fatto per lui. A partire da quel momento, mai avrebbe smesso di essergli grato, e di essergli obbediente di fronte a qualsiasi richiesta.

Però Jorge Mas era ben lontano dal sospettare l’importanza che avrebbe avuto questo reclutamento per il resto della sua vita. Importanza che deriva dal fatto che quel texano che aveva effettuato il processo di reclutamento, che lo aveva approvato, e che dopo glielo aveva comunicato in quell’incontro, non era altro che George Herbert Walker Bush, quello stesso che, più tardi, tra il 1989 e il 1992, sarebbe stato il quarantunesimo presidente degli Stati Uniti.

Diverse fonti coincidono su questa vicenda. L’investigatore privato californiano, Paul Kangas, nel 1990 pubblicò nella rivista The Realist un lavoro che raccoglie parte delle sue investigazioni, e nel quale afferma: “Un nuovo documento dell’FBI che è stato scoperto, parla di Bush che collaborava con l’allora famoso agente della CIA, Félix Rodríguez, al reclutamento di esiliati cubani di estrema destra per l’invasione di Cuba”.

Da parte sua, il dottore Carl Jensen, del Sonoma State College, nel suo lavoro “Reporte de Proyecto Censurado” (Rapporto di Progetto Censurato), dice: “…ci sono appunti nei dossier di Rodríguez e di altri coinvolti nell’invasione della Baia dei Porci, che mostrano il ruolo di Bush: la verità è che Bush fu un alto funzionario della CIA, prima di lavorare con Félix Rodríguez all’invasione di Cuba”.

Però il californiano Kangas è più preciso nel suo lavoro sopra citato, quando dice:

“Spostandosi settimanalmente da Houston a Miami, Bush trascorse gli anni 1960 e 1961 insieme a Félix Rodríguez, reclutando cubani a Miami per l’invasione”.

Anche la rivista The Nation nel numero del 13 dell’agosto del 1988 dedica a questo tema un articolo, rivelando la scoperta di un “rapporto sul caso”, indirizzato al capo dell’FBI, J. Edward Hoover, e datato novembre del 1963, nel quale si legge “Mr. George Bush della CIA”; o la rivista Common Cause che il 4 marzo del 1990 affermava: “La CIA, affidò al milionario e agente George Bush il compito di reclutare esiliati cubani per l’esercito di invasione della CIA, Bush lavorava insieme ad un altro magnate del petrolio del Texas, Jack Crichton che lo aiutò ad organizzare l’invasione”.

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Senza saperlo, Jorge Mas era passato a far parte di qualcosa di molto più complesso della pregettata invasione mercenaria. Il nuovo agente della CIA si era trasformato in uno dei partecipanti a quella che originariamente si chiamava L’Operazione 40.

L’Operazione 40 fu il primo progetto di operazioni nascoste organizzate dalla CIA per distruggere la Rivoluzione Cubana, e fu concepito, proprio nel 1959, su incarico dell’ Amministrazione del presidente Ike Eisenhower.

Nel suo libro “Cuba, la guerra segreta della CIA” il generale di divisione (r) Fabián Escalante Font, ex capo dei servizi di controspionaggio cubani, spiega quello che successe all’inizio del 1960.

“Nei giorni seguenti (alla fine del 1959) Allen Dulles, capo della CIA, presentò al Consiglio di Sicurezza Nazionale il rapporto di King (colonnello capo della Divisione dell’Emisfero Occidentale della CIA), nel quale si approvava il suggerimento di formare un gruppo di lavoro nell’agenzia che a breve termine avrebbe proposto “soluzioni alternative al problema cubano”.

Il gruppo, racconta Escalante Font, era composto da Tracy Barnes come capo, dagli agenti Howard Hunt, Frank Bender, Jack Engler e David Attle Phillips, tra gli altri. Questi erano accomunati da una caratteristica: tutti avevano partecipato alla caduta del Governo di Jacobo Arbenz in Guatemala.

Il generale Escalante racconta nel suo libro che, durante la prima riunione, Barnes parlò a lungo degli obbiettivi da raggiungere. Spiegò che il vicepresidente Richard Nixon era “l’agente del caso” cubano e aveva riunito un importante gruppo di uomini di affari, capeggiato da George Bush e Jack Crichton, ambedue signori del petrolio del Texas, per raccogliere i fondi necessari all’operazione.

In un numero della rivista Freedom Magazine del 1986 il giornalista nordamericano L. F. Proury spiega che Richard Nixon aveva vecchi e profondi vincoli con la famiglia Bush, che risalgono al 1946, quando Nixon, rispondendo ad una richiesta di Preston Bush (padre di George), si era presentato come candidato al Congresso degli Stati Uniti, finanziato dal vecchio Bush.

Il gruppo costituito all’interno della CIA, come indica Escalante nel suo libro, creò varie squadre incaricate di organizzare operazioni clandestine, azioni di guerra psicologica, e di esercitare pressioni a livello economico e diplomatico che avrebbero destabilizzato il governo dell’isola. A questo si aggiungeva la preparazione di un grupo d’elite di agenti cubani che, dopo un allenamento specializzato, si sarebbe infiltrato a Cuba, assestando dalla retroguardia un colpo mortale alla Rivoluzione, includendo l’assassinio dei suoi principali dirigenti.

Jorge Mas Canosa fece un’ottima impressione ai suoi reclutatori, e immediatamente gli fu assegnata una missione speciale. “Adesso sì che le cose andranno alla grande”, affermò entusiasta.

Narra Mabel Dieppa nella rivista Éxito che:

“Jorge Mas fu inviato ad una base della Marina degli Stati Uniti, nei pressi del fiume Mississippi, dove si allenò per partecipare all’invasione della Baia dei Porci”.

Però Jorge Mas, come detto, fu inviato in un gruppo molto speciale, che stava preparando anche l’invasione mercenaria. Il gruppo era composto da 160 uomini di estrema fiducia, ed era diretto dal traditore e agente della CIA, Higinio Díaz Ane (Nino). Il general Escalante, nel suo libro citato, spiega: ”Questi uomini avevano la missione di attaccare la città di Baracoa, nell’estremo est del paese, per distrarre le forze rivoluzionarie quando la brigata sarebbe sbarcata alla Baia dei Porci”. Una volta presa Baracoa, dovevano dirigersi fino alla base navale di Guantanamo, e simulando truppe cubane, dovevano organizzare una provocazione attaccando le installazioni militari, dando così la possibilità di una risposta militare nordamericana, provocando di conseguenza una motivazione formale per intervenire nel conflitto creato dall’invasione mercenaria. Questo piano era il meccanismo segreto che la CIA e il Pentagono avevano come asso nella manica, e che nessuno, nemmeno il presidente Kennedy, conosceva.

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Dopo il fallimento di Girón, nell’aprile del 1961, la CIA recuperò i suoi uomini. Riconfermò loro la propria fiducia, e gli assegnò nuove missioni, mentenendo gli obbiettivi che dettero origine all’Operazione 40.

Nel seminario Politica, l’autrice Natacha Herrera spiega:

“Jorge Mas si unì, insieme ad altri 207 agenti, all’ addestramento di base dell’esercito nordamericano, e fu selezionato per un corso speciale di Intelligence, comunicazione clandestina e propaganda”.

Nel gennaio 1993, nel suo lungo lavoro pubblicato sulla rivista Esquire, Gaeton Fonzi assicura che “a Fort Bening, i più vicini e intimi amici di Mas Canosa, con i quali ebbe strette relazioni per complesse operazioni in incognito, furono Félix Rodríguez e Luis Posada Carriles”, quest’ultimo ebbe fama di essere uno dei responsabili dell’esplosione di un aereo, in pieno volo, della linea aerea cubana, sopra le Barbados nel 1976.

“Dopo Fort Bening – dice l’investigatore nordamericano -, in ogni passo o azione della carriera di Jorge Mas, ci sono state connessioni con la CIA”.

Precisamente, per i risultati straordinari ottenuti a Fort Bening, la CIA assegnò più tardi a Jorge Mas un’altra delicata missione. In questa occasione, avrebbe dovuto spostarsi in una “base ultrasegreta”, situata un poco più a sud di Fort Bening, per integrarsi a quello che si conosce come “il gruppo di New Orleans”. Questo gruppo, che prese il nome dalla città della base, fuori dalla più meridionale città nordamericana, era composto soprattutto da veterani della Baia dei Porci e Fort Bening, anche se furono incorporati anche alcuni agenti di fiducia arrivati da poco dall’isola, come Antonio Veciana, di cui si dice che fosse molto vicino a Jorge Mas in quel periodo. La preparazione che si realizzava all’interno di questoa squadra era molto particolare. Il gruppo frequentò un corso sull’uso dei mezzi e metodi di combattimento dell’esercito cubano.

Il contenuto della missione è rivelato dal generale Escalante nel suo libro: “Il piano consisteva nuovamente in una autoprovocazione contro la base Yankee (di Guantanamo), mediante l’infiltrazione di un commando di 150 uomini che si addestravano in una base ultrasegreta della CIA, nelle vicinanze della città meridionale nordamericana New Orleans”.

La missione fu annullata quando gli eventi che dettero luogo alla Crisi dei Missili nell’ ottobre del 1962 convinsero agli organizzatori che era necessario un intervento dell’esercito nordamericano, senza che ci fosse bisogno di un pretesto.

Dopo questo nuovo fallimento, Mas Canosa era pieno di rabbia e impotenza, e confidò allo scrittore nordamericano Pat Jordan in un’intervista, che “gli uomini che più odiava erano Fidel Castro e John F. Kennedy”.

Negli Stati Uniti, diversi media hanno ripreso i collegamenti di immigrati cubani che lavoravano per la CIA, con l’assassinio del Presidente Kennedy a Dallas nel 1963.

Durante una lunga conversazione a L’Avana con l’investigatore Gaeton Fonzi, veniamo a conoscenza di una storia che, per il suo contenuto, vale la pena raccontare. Fonzi non è un investigatore qualsiasi. Ha dedicato buona parte della sua vita lavorativa a vari comitati del congresso, inclusi quelli degli incaricati delle indagini sulle attività della CIA, e l’assassinio del Presidente John F. Kennedy.

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Dopo alcuni anni, e dopo molti sforzi, Fonzi riuscì ad ottenere un’intervista privata con Antonio Veciana, lo stesso vecchio compagno di Jorge Mas nel “gruppo di New Orleans”, dove divennero intimi mentre compivano le missioni della CIA. Veciana era stato interrogato dalla Gran Giuria incaricata delle indagini sull’assassinio di Kennedy, e anni dopo aveva avuto complicazioni per uso di droga; però dichiarò a Fonzi con veemenza, che queste difficoltà non erano nient’altro che una “trappola” preparata da qualcuno.

“Ho informazioni molto importanti, però le conservo perché sono la mia assicurazione sulla vita”, assicurò Veciana a Fonzi”.

Antonio Veciana Blanch era un contabile pubblico che aveva lavorato per il magnate dello zucchero cubano Julio Lobo. Rapidamente si oppose alla rivoluzione cubana, e nel 1960, a L’Avana, fu reclutato dalla CIA. Ricevette i suoi primi addestramenti in un’accademia di Lingua Inglese, che rapprsentava la Ambasciata degli Stati Uniti nella capitale cubana. Nell’ottobre del 1961, dopo il fallimento di un piano che preparava per assassinare, tramite Bazuca, il primo ministro Fidel Castro durante una cerimonia presso il Palazzo Presidenziale, Veciana fuggì da Cuba.

Nell’ intervista che concedette a Fonzi raccontò che, una volta arrivato a Miami, cominciò ad occuparsi di lui un agente della CIA che utilizzava lo pseudonimo di Maurice Bishop. Questo “Bishop”, tra gli altri compiti, gli ordinò di promuovere la creazione della organizzazione ALPHA 66.

“Bishop” ebbe frequenti contatti con Veciana durante gli anni 1962 e 1963 nella città di Dallas. Veciana ricorda che in uno di questi incontri, effettuato in un edificio pubblico, vide Lee Harvey Oswald.

Segnalava Fonzi che, come parte dell’operazione che costò la vita al presedente Kennedy, si organizzarono varie azioni di disinformazione: una a Dallas, l’altra a Miami, e una terza a Città del Messico. La disinformazione perseguiva l’obbiettivo di costruire l’immagine di un Oswald “rivoluzionario” e “difensore della rivoluzione cubana”.

Fu così che l’ex marines apparve fotografato in atti di solidarietà con Cuba, mostrandosi in maniera molto aggressiva. Però l’azione di disinformazione più rischiosa si effettuò a Città del Messico. Lì, Lee Harvey Oswald si presentò all’ambasciata cubana per
sollecitare un visto di entrata a Cuba. Tutto questo fu filmato da una postazione della CIA, di fronte all’ambasciata cubana, con il fine che tutto fosse documentato.

Il fatto curioso è che, secondo quanto racconta Veciana a Fonzi, in uno dei suoi contatti con “Bishop”, all’inizio del 1963, questi gli disse che sapeva che lui (Veciana) aveva un cugino nei servizi segreti cubani, il quale era radicato nell’Ambasciata Cubana in Messico. “Bishop”, gli disse che se avesse convinto suo cugino a lavorare per loro, in un’azione molto specifica, lo avrebbero pagato quello che voleva. Veciana raccontò a Fonzi che non aveva mai parlato di questo cugino con “Bishop”, anche se, a quell’epoca, “Bishop” si trovava assegnato a l’Ambasciata Americana a Città del Messico, e addirittura era andato direttamente dalla capitale azteca a raggiungere alcuni contatti a Dallas.

La realtà è che Veciana era cugino della moglie dell’allora console cubano a Città del Messico, Guillermo Ruiz, e nei giorni successivi all’assassinio di Kennedy avevano cercato di reclutare questa signora nella suddetta città, con il chiaro intento, una volta giunta negli Stati Uniti, di farla testimoniare sulla “complicità” di Oswald con i servizi segreti cubani.

Interrogato da Fonzi sull’esistenza di nuovi contatti con “Bishop” dopo l’assassinio di Dallas, Veciana rispose di sì, soprattutto nel 1971, quando ricevette l’ordine di partire per la Bolivia per lavorare nell’Ambasciata Nordamericana in questo paese, dove sarebbe apparso come funzionario dell’Agenzia Internazionale di Sviluppo (USAID), e avrebbe dovuto aspettare la visita di un conoscente. Fonzi indagò negli archivi della USAID a Washington, e trovò un documento che serviva per entrare a far parte dell’ USAID, a nome di Antonio Veciana, scritto a mano, con una calligrafia diversa da quella di Veciana, e senza firma.

Il “conoscente” che lo contattò in Bolivia fu proprio “Bishop”, che in quel periodo stava nell’Ambasciata Americana in Chile, “Bishop” lo incorporò immediatamente in una squadra che preparava un attentato contro il Presidente Fidel Castro, che avrebbe visitato il paese sudamericano.

Fonzi racconta che tornò di nuovo ad interrogare Veciana, però questa volta accompagnato da uno specialista, con l’obiettivo di realizzare un ritratto di “Maurice Bishop” e così determinarne la vera identità.

Veciana offrì un descizione dettagliata e si riuscì a farne un identikit. Per settimane Fonzi tentò di identificare il personaggio, e una domenica all’improvviso ricevette una telefonata a casa sua di un senatore repubblicano della Pensylvania, per il quale lavorava in quel momento, e che aveva consultato per l’identità dell’uomo descritto.

Il senatore gli assicurò che non aveva nessun dubbio, l’uomo che usava lo pseudonimo di “Maurice Bishop” non era altro che David Attle Phillips. Questi era un veterano agente della CIA che stava a L’Avana in visita di lavoro nel 1958, come specialista nella guerra psicologica, partecipò alla creazione dell’Operazione 40, e successivamente, come parte della stessa, organizzò la stazione radiofonica Radio Swam. Phillips con il tempo sarebbe arrivato ad essere il capo della Divisione dell’Emisfero Occidentale della CIA.

Ciononostante, alla fine del 1993 nel documento “Caso Chiuso?”, l’ex capo della Sicurezza cubana, generale di divisione (r) Fabián Escalante, rivelò un rapporto segreto di uno dei suoi agenti, che narrava di una riunione avuta tra Antonio Veciana e David Phillips in un hotel di San Juan, Portorico, al principio degli anni settanta.

“Veciana mi confidò – disse l’agente cubano nel suo rapporto – di essere un agente della CIA, che era stata la CIA ad assassinare Kennedy, e che dietro tutto questo c’erano alti agenti dell’agenzia, tra i quali, David Phillips, che è l’agente che si occupava di lui. Veciana non volle mai dare i dettagli su questa notizia, però ho potuto provarlo negli ultimi tempi perché incontrandomi con Veciana in un’occasione in un hotel, ascoltai una conversazione che stava facendo con il suo agente David Phillips, e nella quale Veciana giurava che non avrebbe mai parlato di quello che era successo a Dallas nel 1963. “

Il generale Escalante assicura che la fonte era di accesso diretto a Veciana, e di totale fiducia:

“Io credo – affermò Escalante – che questa è un’informazione molto importante perché devo dirti che nel 1973 Antonio Veciana, quando fu liquidato dalla CIA, cioè quando la CIA lo cacciò dal suo posto, ricevette come compenso 300.000 dollari. “

Però c’è qualcosa di più. Secondo le indagini della sicurezza cubana rivelate dal generale Escalante, nel documento menzionato prima, vari testimoni citati dal rapporto della Commissione Warren, descrivono due cubani, uno dei quali di colore, che uscirono dal Depósito de Libros di Piazza Daley, a Dallas, pochi istanti dopo che si era consumato l’assassinio. Parallelamente, per informazioni segrete e testimoni pubblici (dichiarazione di Marita Lorentz, ex agente della CIA, davanti al comitato del congresso), la Sicurezza Cubana sapeva che due giorni prima dell’assassinio a Dallas c’erano vari cubani con armi e binocoli e tra loro, Eladio del Valle e Herminio Díaz, due assassini di professione ed esperti tiratori, vincolati alla mafia e alla politica di Batista. A sua volta, le caratteristiche fisiche di Del Valle e Diaz coincidono con le descrizioni che vari testimoni fecero alla commissione Warren dei due cubani visti uscire dall’edificio pochi momenti dopo che il Presidente era stato ucciso.

Il fatto curioso è il destino finale di entrambi: Eladio del Valle fu brutalmente assassinato a Miami, quando il procuratore di New Orleans, Jim Garrison, iniziò le sue indagini sull’assassinio di Kennedy; Del Valle fu squartato e fatto a pezzi con un macete; e ancora più interessante fu la fine di Herminio Díaz, che morì sulla costa di l’Avana nel 1965, scontrandosi con una pattuglia della frontiera, mentre cercava di infiltrarsi nell’Isola con la missione di assassinare l’allora presidente Osvaldo Dorticós, e mitragliare, al suo ritorno a Miami, l’Hotel Riviera.

Per compiere la sua missione per la quale fu inviato, Díaz doveva infiltrarsi in piena capitale cubana attraverso il Monte Barreto a Miramare (dove oggi sorgono diversi albergi), in un momento in cui, in seguito ad un incidente nella base navale di Guantanamo, l’esercito cubano si trovava in allarme di combattimento, e si era rinforzata al massimo la viglilanza sull’aerea costiera. Agli occhi degli esperti, compresa la sicurezza cubana, l’operazione era un vero suicidio.

L’organizzatore finanziario e pianificatore di una “missione tanto peculiare”, non fu altro che Jorge Mas Canosa…

Però la storia dei legami tra la CIA e i suoi agenti cubani, e dell’assassinio di Kennedy, non è stata sviscerata solo da Fonzi. Molti altri autori ed investigatori, compresi gli studi che dettero origine ai film nordamericani Azione Esecutiva e JFK, trattano il tema.

L’investigatore Paul Kangas, in un lavoro pubblicato nella rivista nordamericana The Realist, afferma:

“Tra gli altri membri della CIA che George Bush reclutò per l’invasione (Baia dei Porci) c’erano Frank Sturgis, Howard Hunt, Bernard Baker e Rafael Quintero… il giorno che JFK fu assassinato Hunt e alcuni di quella che poi diventò la squadra di Watergate furono fotografati a Dallas, cosi come un gruppo di cubani, uno di loro con un ombrello in alto, come segnale, al lato della limousine del presidente, giusto dove Kennedy fu colpito… Hunt e Sturgis spararono a JFK dalla montagnetta d’erba. Furono fotografati e visti da quindici testimoni”.

Il 7 maggio del 1990 in un’intervista concessa al quotidiano San Francisco Chronicle Frank Sturgis affermava:

“la ragione per la quale noi rubammo a Watergate fu che (Richard) Nixon era interessato a fermare le fughe di notizie in relazione alle foto dei nostri movimenti durante l’assassinio del presidente JFK”

Un’altra delle persone reclutate da Bush per l’invasione di Baia dei Porci, Rafael Quintero, che formò anche parte di questo sottobosco di organizzazione e piani contro Cuba, dichiarò:

Se io dicessi quello che so su Dallas e Baia dei Porci, questo sarebbe il maggior scandalo che abbia mai scosso la nazione.

Ecco, fin qui alcuni aspetti di una delle teorie che esistono su questo fatto, però, si conoscerà un giorno tutta la verità? L’ex membro del “gruppo di New Orleans”, Antonio Veciana, si deciderà a rivelare la sua “assicurazione sulla vita”, o Rafael Quintero a dire quello che sa, e così “scuotere la nazione”?

Reinaldo Taladrid e Lázaro Barredo
Fonte: http://www.rebelion.org/
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=25451
14.01.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DAVIDEaiCARAIBI

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