LA DISUMANIZZAZIONE PERMANENTE DELL’UMANIT ?

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DEL DR. JUDITH H. YOUNG
Global Research

Il giorno dopo il Ringraziamento, nel 2008, un lavoratore stagionale morì d’asfissia schiacciato da qualcosa come 2000 cacciatori d’offerte che sfondarono le porte dei grandi magazzini Wal-Mart di Long Island in quel che è tradizionalmente chiamato, e in questo caso in maniera alquanto appropriata, Black Friday [Venerdì Nero, ndt.]. Un gigante di 34 anni, 6 piedi d’altezza e 5, 270 libbre di peso, Jdimytai Damour fu mandato all’entrata per la sicurezza della folla proprio per la sua stazza. Le persone in ressa, costrette a rimanere fuori o nelle proprie auto in attesa dell’apertura delle 5, e in competizione tra loro per accaparrarsi l’offerta migliore, abbatterono una parte metallica dell’intelaiatura della porta come fosse una fisarmonica mentre litigavano per riuscire ad entrare nei grandi magazzini. I dipendenti del Wal-Mart si rifugiarono di corsa presso i distributori automatici per evitare la massa, ma Damour fu travolto e calpestato mentre cercava di proteggere una cliente incinta.Altri dipendenti furono travolti mentre cercavano di salvare Damour. La polizia di Nassau e il personale paramedico che cercava di salvare Damour furono ugualmente spintonati e sbattuti a terra. La polizia e i testimoni presenti hanno detto che la gente continuava a riversarsi dentro, camminando sopra Damour come se niente fosse, e continuava a fare acquisti anche se i grandi magazzini annunciavano la chiusura perché c’era stato un morto. La testimone Kimberly Cribbs ha raccontato : « tutta quella gente che era entrata andò avanti a fare acquisti anche dopo che il dipendente era stato travolto e stava chiaramente soffocando». Quattro clienti, compresi una donna incinta di otto mesi, furono feriti e portati in ospedale.

Nel successivo dibattito che si chiedeva se la morte di Damour fosse un crimine perseguibile, gli esperti si divisero. “Per formulare un’accusa di omicidio, si deve dimostrare che qualcuno abbia causato una morte”, disse un avvocato. “Se calpesto il suo braccio, o il torace, o la gamba, anche se c’è un video che attesta tutto questo, come si potrà dimostrare che sono stato io a causare quella morte?” [1]

Il nostro senso etico considera questo argomento legale ripugnante, e insiste nel chiamare le cose con il loro nome: un uomo è stato inutilmente ucciso come risultato di un consumismo ossessivo all’interno del quale gli esseri umani hanno avuto un ruolo per niente umano.

La morte di Damour è abbastanza terribile in se stessa come esempio delle possibili conseguenze della manipolazione della natura umana in quel che il regista Adam Curtis definisce: l’“ego-che-tutto-divora” [2]. Ma una sconvolgente intervista a un cliente dopo l’incidente solleva l’ipotesi di un nostro deterioramento a specie subumana. Segue la trascrizione di quella testimonianza, ma la nota [3] fornisce il link del video su You Tube, dove è più facilmente fruibile.

“Sì, io ero qui nel Black Friday. Lasciatemi parlare del ragazzo che è morto. Eravamo all’incirca 2000 fuori, in un parcheggio gelido e inospitale, compressi in uno spazio piccolo…Questo non è un modo umano di trattare 2000 persone; avrebbero dovuto allestire, che so, un padiglione all’interno del quale ci saremmo potuti sedere e mangiare un pancake…è una cosa terribile da fare alle persone…e all’interno c’erano un sacco di occasioni interessanti…Quello non voleva saperne di togliersi di mezzo. Ha aperto la porta ed è rimasto lì, impalato. Era l’unico ostacolo che c’era tra noi e l’affare della nostra vita…dicevano “dovete stare indietro”. La maggior parte di noi faceva “buuh buuh” [l’uomo, a questo punto, fa il segno del vaffanculo con il dito]. Questo è Wal-Mart. Posso fare quel che voglio qua. Sempre. L’hai visto il cartello fuori? Dice che posso fare quello che voglio qua. A dire il vero, credo che dica: “Prezzi bassi sempre”, ma io ho messo sullo stesso piano i prezzi bassi e la libertà. Aquile. Ma senza piume. Ovunque…in questo giorno speciale, il più santo dei giorni, Black Friday, [un dipendente del Wal-Mart serve ad aiutare la gente] fare acquisti è molto più economico del solito. E quello continuava a non togliersi di mezzo. Ben gli sta, questo è tutto quel che ho da dire. Ho comprato un intero servizio d’argenteria per otto….per sette dollari. Se quel ragazzo non si fosse messo sulla mia strada, il servizio sarebbe stato mio ancor prima…Ho comprato un mucchio di regali per i bambini…[compresa] una Barbie…e per Susie…soltanto…una manciata di camicette di flanella. Sono quasi sicuro che Susie finirà per diventare lesbica. Fa sempre cose strane; è sempre in giardino a tagliare la legna…Per mia moglie ho preso un fucile da caccia nel reparto caccia e una tenda; anche lei potrebbe essere lesbica, non so, tutte le femmine di casa mia sono fottute. Se quel ragazzo non fosse stato lì, sarei potuto entrare e uscire un po’ più velocemente”.[3]

Come siamo arrivati a questo punto? A un momento in cui gli umani non solo sono capaci di uccidere senza una ragione, nel loro narcisismo che tutto consuma, ma esibiscono anche una lampante regressione della loro specie? Nel 2008 ho parlato di questa tragica anomalia in un saggio diviso in due sezioni che presentava un triplice modello di potere utilizzato dalla classe dominante per guadagnare consensi: la forza bruta, il potere dell’aggressività e la manipolazione psicologica.
[http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=10493; www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=10687]. Il saggio mette in luce le possibili soluzioni che derivano da una comprensione profonda del problema, a partire da un’analisi giuridica delle tre forme di potere e della loro efficacia. In questo sezionamento si deve esaminare in che modo i controllori delle menti abbiano saccheggiato i minimi comuni denominatori dell’umanità nel tentativo di cambiare letteralmente il substrato della natura umana. Il gruppo assassino citato all’inizio di questo articolo ne è un esempio importante.

Da scienziato del sociale quale sono, trovo ripugnante l’idea che l’architettura intrinseca della natura umana, che include una miriade di caratteristiche positive, possa essere alterata verso il peggio in maniera permanente e nel profondo. Perciò trovo una qualche speranza nella seguente testimonianza di un esperto:

“Le autorità in fatto di malattia mentale sono convinte che con appropriati mezzi pedagogici, d’indottrinamento, di propaganda, terroristici, si possa insegnare a una persona dotata di un substrato istintivo, di una gamma di sentimenti e di un’intelligenza nella norma, a pensare e a sentire in accordo con i loro scopi. Questa convinzione è appena meno illusoria della credenza che le persone capaci di vedere i colori normalmente possano perdere questa abitudine [enfasi dell’autore]…Le persone normali non smetteranno mai di sentire e percepire i fenomeni psicologici, sociali e morali per lo più alla stessa stregua dei loro predecessori; non possono liberarsi delle caratteristiche delle quali la specie dell’Homo Sapiens veniva provvista da parte del proprio passato filogenetico [la sua storia evolutiva]…Ogni tentativo in questo senso [così si degrada lo spirito dell’uomo] è votato al fallimento a prescindere da quante generazioni possa durare”. [4]

Queste parole che affermano la vita in maniera così intensa provengono dalla Ponerologia Politica di Andrew M. Lobaczewski: una Scienza del Male adattata a scopi politici, una branca speciale che non ha ricevuto l’attenzione che merita. Non sono le parole di un ottimista senza senno, sono piuttosto le parole di un polacco che ha vissuto la brutale repressione sia dei Nazisti che degli Stalinisti, che ha studiato da vicino la loro psicopatologia, e che è riuscito a far trapelare la parola nonostante gli enormi rischi personali.

Lobaczewski era uno psicologo clinico polacco con una grande esperienza nel settore dei disturbi mentali. La mia interpretazione di tutta la sua tesi è la seguente: la tesi consiste in un rifiuto della concezione della natura umana come tabula rasa a favore di una teoria che presuppone caratteristiche umane innate (“un normale substrato istintivo”), caratteristiche che comprendono qualità morali positive come l’empatia e l’altruismo. Non importa se si crede a questo come risultato di una visione spirituale del mondo o di una teoria psicologica che si fonda sulle evidenze, come la psicologia evolutiva o la psicologia archetipica. Quel che importa è la premessa di partenza che ogni sforzo di estirpare caratteristiche umane positive è destinato a fallire così come ogni tentativo di indurre il colore alla cecità.

A dispetto di questa premessa ottimistica, e come Lobaczewski stesso ammette, tentativi autoritari di modificare la natura umana possono però di fatto portare a profonde distorsioni:

“A ogni modo, ciò rievoca una serie di risultati psicologici scorretti che potrebbero dare ai “patocrati” (chi è affetto dalla patologia del potere, ndt.) la parvenza del successo. Come un sistema pedagogico, esso produce una serie di risultati negativi, specialmente in quelle generazioni che non hanno familiarità con ogni altra condizione di vita. Lo sviluppo della personalità risulta impoverito. Si osserva la caratteristica mancanza di rispetto per il proprio organismo e per la voce della natura e dell’istinto, insieme a una brutalizzazione dei sentimenti e delle abitudini”. [5]

Da notare che, nella citazione precedente, Lobaczewski parla del degrado umano in casi estremi di tirannia, come i campi di concentramento nazisti o i campi di prigionia del Vietnam del Nord.
Si può inoltre osservare, nella nostra stessa popolazione, testimonianze d’impoverimento psicologico, di diminuzione dell’autostima, di “brutalizzazione” dei sentimenti e delle abitudini, e un’assenza di istinti vitali.
La classe dirigente ha lavorato minuziosamente e pazientemente per un lungo periodo per ri-strutturare la natura umana a suo piacere ed è riuscita a diminuire la nostra consapevolezza riguardo a questo progetto.

Questa mancanza di consapevolezza, così lontana dal nostro innato istinto animale di stare in guardia contro ogni possibile pericolo, è dovuta in larga parte al più grande meccanismo di sopravvivenza della psicopatologia e al più grande vantaggio nell’ottenere il dominio: l’incapacità degli uomini di buon cuore di concepire il male in queste proporzioni. Nelle parole di Lobaczewski: “il mondo patocratico, il mondo dell’egotismo e del terrore patologici, è molto difficile da comprendere per le persone estranee ai suoi intenti, persone che spesso manifestano un’ingenua semplicità, anche se hanno studiato psicopatologia e sono loro stessi psicologi di professione”.[6] A questo avvertimento “anche se sono psicologi” vorrei aggiungere “anche se sono ideologi del paradigma destra/sinistra” e “anche se sono adepti della New Age che tendono a sottostimare i poteri delle forze oscure”

Il pericolo che condividiamo è che lo svuotamento programmato della natura umana di cui siamo testimoni sia molto più di una temporanea distorsione superficiale del paradigma di Lobaczewski: che in assenza di efficaci contromisure, queste distorsioni potrebbero di fatto raggiungere un punto di non ritorno.

Judith H. Young, Dottore in Filosofia, ha una laurea di primo livello e una specialistica in Filosofia conseguite, rispettivamente, presso il Vassar College e la Brown University. Il suo Dottorato in Filosofia si è svolto presso la facoltà di Scienze Politiche della Brandeis University. La Dott.ssa Young ha effettuato anche studi approfonditi di psicologia a livello specialistico. Negli anni sessanta ha fatto parte di un noto gruppo di esperti che si occupavano di ricerca nel campo della politica internazionale, della risoluzione dei conflitti e del controllo delle armi. Nell’anno accademico 1973-74 ha insegnato Politica Internazionale alla Holyoke University del Massachusetts.

Negli anni novanta la Dott.ssa Young è diventata una specialista in terapie alternative,compresa la terapia con gli animali e la medicina energetica mente/corpo (mind-body energy medicine). Ha fondato un centro no-profit con intenti animasti e naturalisti, dedicato alla promozione dello sviluppo sano dei bambini e dei giovani che ha diretto dal 1994 al 2004, e ha pubblicato articoli sulle attività di ippo e di eco-terapia.

La Dott.ssa ha in seguito ripreso la sua precedente vocazione di scrittrice e di educatrice nel campo della politica internazionale, della filosofia e della psicologia. Sta attualmente scrivendo un libro dal titolo “The Dark Night of the Collective Soul: Pain Tearing Through Us Like a Holocaust”.
Blog: http://thedarknightofthesoul.homestead.com

Note

[1]. “No Crowd Control?,” video da Fox News, 3 dicembre 2008. http://www.foxnews.com/video2/video08.html; “Was Wal-Mart Trampling a Crime?,” Newser, 2 dicembre 2008 (Fontw: Newsday). http://www.newser.com/tag/17591/1/black-friday.html; “Trampled Worker’s Family Sues Wal-Mart,” Newser, 3 dicembre 2008 (Fonte: AP). http://www.newser.com/story/44318/trampled-workers-family-sues-wal-mart.html; Oren Yaniv, Nicole Bode e Dave Goldiner, “Autopsy confirms Wal-Mart worker was ‘trampled to death,’ says Nassau’s top cop,” Daily News, 1 dicembre 2008; “Report: Line-Cutting Dispute Led to Wal-Mart Trampling Death,” FoxNews.com, 4 dicembre 2008; “Police Want Answers In Wal-Mart Trampling Death,” cbs5.com, 1 dicembre 2008.

http://cbs5.com/national/Jdimytai.Damour.trampled.2.876878.html
[2]. Curtis, Adam, “The Century of the Self,” BBC Four Documentaries, www.bbc.co.uk/ bbcfour/ documentaries/ features/ century_of_the_self.shtml

[3]. Wal-Mart Trampling: “He Deserved It” Video, metacafevideo, http://www.metacafe.com/watch/2103592/wal_mart_trampling_he_deserved_it

[4]. Lobaczewski, Andrew M., Political Ponerology (Canada: Red Pill Pres, 2006), pp.163-64.

[5]. Ibid. p.164

[6]. Ibid. p. 165.

Ma è anche dovuto alle distorsioni negative della natura umana di cui danno esempio i raccapriccianti meccanismi delle elite di tutto il mondo che stanno abbassando il livello intellettuale della gente, al consumismo dilagante, e al suo diffuso controllo farmacologico su adulti e bambini. Lobaczewski ha solo anticipato la notizia che questo piano è già così sviluppato e DE-umanizzante che la consueta contro reazione della società nell’elaborare “misure precise e ben articolate di auto-difesa” non ha nemmeno accennato a iniziare. Sia Hitler che Stalin, in New Order di Jordan Maxwell, parlano dell’avvento dell’ « uomo nuovo ».

In questo articolo approfondirò un esempio di questa distorsione negativa, il narcisismo così ben spiegato nell’acclamato documentario che Adam Curtis realizzò nel 2002 per la BBC “The Century of the Self” (Il secolo dell’Ego, ndt.). La prima parte del documentario, dal titolo “Happiness Machines” (Macchine della Felicità, ndt.), è dedicata alla manipolazione elitaristica delle pulsioni umane così da creare una popolazione dedita al consumo di beni di massa. Descrive nel dettaglio le elucubrazioni del nipote americano di Sigmund Freud, Edward Bernays, che ha dimostrato per la prima volta in che modo le client corporation americane riescano a far desiderare alle persone cose di cui non hanno bisogno producendo beni di massa che rispondano ai loro desideri inconsci. Da ciò proverrebbe una nuova idea politica su come controllare le masse. Soddisfacendo i desideri più interiori ed egoisti della gente, la si rende felice e quindi docile. È stato l’inizio dell’ego-che-tutto-divora che è arrivato a dominare ad oggi il nostro mondo. Bernays ha utilizzato i focus groups e altre tecniche per dimostrare in che modo il business potesse trarre profitto dal creare un “connettivo emozionale” a un prodotto o a un servizio, in modo tale che quegli oggetti inutili, come sigarette o automobili, potessero diventare potenti simboli emozionali di come una persona voleva essere vista dagli altri, scavalcando così le precedenti abitudini del pubblico di basare gli acquisti su un bisogno genuino, sulla funzionalità, sulla durevolezza e su altre virtù pratiche. Grazie a Bernays e ad altri specialisti delle pubbliche relazioni, “le corporazioni hanno capito che dovevano cambiare il modo in cui le masse pensavano ai prodotti : da un approccio incentrato sul bisogno a uno incentrato sul desiderio; la gente deve essere allenata a desiderare cose nuove, anche prima che ne abbia bisogno o anche nel caso non ne abbia bisogno”.

Bernays fu inoltre assunto dal Presidente Woodrow Wilson per promuovere, e in patria e all’estero, la sua posizione: gli Stati Uniti erano scesi in campo non per restaurare l’antico Impero austroungarico, ma per portare la democrazia a tutta l’Europa. Lui e gli altri propagandisti promossero Wilson come liberatore di tutte quelle persone che cercavano di rendere il mondo un luogo di democrazia. Quando accompagnò Wilson alla Conferenza per la Pace di Parigi, rimase tanto colpito dall’accoglienza riservata a Wilson da parte della popolazione, da essere spinto a ipotizzare se una simile persuasione di massa potesse essere realizzata in tempi di pace. Bernays in seguito scrisse una serie di libri in cui sosteneva che fosse stato lui a sviluppare le strategie che l’analista politico Walter Lippmann riteneva necessarie per la gestione elitaristica del “gregge disorientato”, attraverso tecniche psicologiche: creando prima dei desideri e esaudendoli poi con i prodotti di consumo, egli stava creando un nuovo modo di gestire la forza irrazionale delle masse, che era solito descrivere come l’ “ingegneria del consenso”. Dal punto di vista dello storico delle Relazioni Pubbliche, Stuart Ewen, entrambe le concezioni di gestione delle masse di Bernays e di Lippmann trasformano il concetto di democrazia in un palliativo; una medicazione che fa stare bene e che risponderà a un dolore immediato o a un desiderio struggente ma che non cambierà in nessun modo le circostanze oggettive; continuando a stimolare dal punto di vista psicologico le vite del pubblico, il suo io irrazionale, si finisce col permettere alla leadership di andare avanti nel fare quel che vuole. Infatti, Joseph Goebbels, il Ministro della Propaganda di Hitler, ha citato gli scritti di Edward Bernays come fonte d’ispirazione.

In veste di consigliere centrale della New York World’s Fair, nel 1939 Bernays ha promosso come tema centrale il legame tra la democrazia e gli affari americani, cioè l’idea che una democrazia reale fosse possibile soltanto in una società capitalistica e che l’utopia consumistica americana si sarebbe realizzata se si fosse sostenuto il capitalismo del libero mercato. La visione delineata dalla World’s Fair faceva parte di una nuova forma di democrazia consumistica nella quale il business e il libero mercato, guidati soltanto dai desideri della gente e non da un’ideologia, da un potere politico o dalla pura e semplice avidità, avrebbe interpretato e soddisfatto i desideri più reconditi della gente in un modo in cui i politici non avrebbero mai saputo fare. Questa forma di democrazia era sì legata al punto di vista della gente, ma non in qualità di un’attiva cittadinanza dotata di potere decisionale, piuttosto in qualità di passivi consumatori guidati da bisogni e desideri istintivi che, qualora indotti, avrebbero permesso il controllo sociale. In realtà, questo era solo un elaborato atto della propaganda a nome di enormi corporazioni, orchestrato da un uomo che credeva troppo pericoloso lasciare alle masse il controllo sulle proprie vite. Infatti più tardi, durante la Guerra Fredda, Bernays arrivò a diventare un potente agente di Relazioni Pubbliche, sia per i Presidenti che per le compagnie d’affari, tra cui la United Fruit, per la quale progettò un colpo segreto e una manipolazione mediatica premeditata al fine di mantenere il controllo della corporazione sulla sua “Banana Republic”, il Guatemala.

Il consumismo divenne perciò un modo di dare alla gente l’illusione del controllo mentre permetteva all’elite di continuare a gestire la società, e di gestirla in gran parte attraverso l’utilizzo di tecniche spietate nascoste allo sguardo pubblico. I critici sociali hanno a ragione attaccato la sua riduzione degli esseri umani a veri e propri pupazzi per tenere le masse sul filo. Il capitalismo fu percepito come un qualcosa che mentre creava , attraverso la manipolazione, il desiderio di marchi e modelli sempre nuovi, allo stesso tempo ignorava i costi sociali, devastando il pianeta tramite sistemi come quelli dell’obsolescenza programmata, e depauperando la natura umana attraverso il suo focalizzarsi sul consumo, sulla competizione e sulla ricchezza materiale.

L’intervista con l’acquirente del Wal-Mart sopra riportata è un’agghiacciante testimonianza del successo che sta ottenendo lo sforzo dell’elite di tutto il mondo nell’instillare la falsa idea che la libertà del consumatore equivale alla libertà politica. Infatti il radicarsi del consumo come una diffusa dipendenza caratterizzata, come tutte le dipendenze, da una componente ossessiva, compulsiva e da una perdita di valori, è rintracciabile nell’intervista con l’acquirente del Wal-Mart, un’intervista che è davvero molto inquietante: “Questo è Wal-Mart. Posso fare quel che voglio qua. Sempre…io ho messo sullo stesso piano i prezzi bassi e la libertà. Aquile. Ma senza piume. Ovunque [enfasi dell’autore]”. Un’intervista tanto inquietante che ho pensato si trattasse, di certo, di una caricatura. NON SOLO LA LIBERTÀ DEL CONSUMATORE È QUALCOSA DI DIFFERENTE DALLA LIBERTÀ POLITICA, MA QUESTA È STATA USATA COME MECCANISMO CHIAVE PER L’ASSERVIMENTO POLITICO. L’elite criminale ha promosso il suo piano in gran parte attraverso la creazione del consumismo come una forma di controllo mentale diffuso, cioè una dipendenza prevedibile, caratterizzata, come tutte le dipendenze, da una componente ossessivo-compulsiva e dalla perdita di valori morali, e più generalmente da una distratta, noncurante ed egoista caricatura della natura umana.

Nelle polemiche circa l’intrinseca debolezza della psicoanalisi successive al suicidio di Marilyn Monroe, Arthur Miller ha astutamente osservato che esse suppongono che la sofferenza emotiva sia un errore, un segno di debolezza o anche di malattia. Invece, la sofferenza emotiva, come il dolore e il lutto, fa parte dell’esperienza della vita ed è fondamentale per la maturazione psicologica, quanto i cereali per il mulino, come pure lo sono alcune delle più grandi verità che la nostra specie ha conquistato. Il contrasto con la supposizione che una persona dovrebbe evitare di essere qualcosa di diverso da macchine lobotomizzate di felicità è davvero stridente. Ma orientarsi alla soluzione richiederebbe, anche e prima di tutto, di analizzare le possibilità intrinseche agli esseri umani di accettare passivamente le manipolazioni delle èlites.

Titolo originale: “The Permanent Dehumanizing of Humanity?”

Fonte: http://www.globalresearch.ca/
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24.06.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STELLA SACCHINI

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