DI JOHN KOZY
Global Research
Io sospetto che alla gran parte della
gente piace credere che le società, senza doverne considerarne i presupposti,
migliora col passare del tempo. Sfortunatamente la storia smentisce
questo assunto; le società spesso sono peggiorate col passare del tempo.
Gli Stati Uniti di America non fanno eccezione. Non è stata benigna
alle origini e ora sta calando in una zona di depravazione raramente
eguagliata dalle peggiori nazioni della storia.
Anche se è impossibile trovare
le evidenze del declino della morale in America, c’è abbondanza di
aneddoti da poter analizzare. Chiunque può citare situazione in cui
il benessere delle persone è stato sacrificato per il bene delle istituzioni
pubbliche o private, ma sembra impossibile citare un singolo caso in
cui un’istituzione pubblica o privata sia stata sacrificata per il
bene collettivo. Se la moralità ha a che fare con le azioni delle persone,
ci si può legittimamente chiedere quale posto ha la moralità in quello
che accade in America? La risposta sembra essere, “Nessuno!”
E allora cosa è successo in America per giustificare l’epidemia di
lamentazioni del collasso della moralità? La cultura è drasticamente
cambiata nell’ultimo mezzo secolo, questo è quanto.
Una volta in America, il carattere
della persona era definito nei termini di quella che veniva definita
l’etica protestante. Il sociologo Max Weber le attribuì il successo
del capitalismo. Sfortunatamente Max era disattento; ha sbagliato, e
parecchio. Il capitalismo e l’etica protestante sono incompatibili.
Non possono essere responsabili l’uno dell’altra..
L’etica protestante (o puritana)
è basata sulla nozione che il duro lavoro e la frugalità sono due
importanti conseguenze dell’essere uno degli eletti della Cristianità.
Se una persona lavora sodo ed è frugale, viene considerata uno degli
eletti. Questi attributi positivi, si credeva, avevano reso gli americani
un popolo più industrioso di tutti gli altri (anche se le società
protestanti europee venivano considerate appena sotto, mentre quelle
cattoliche dell’Europa meridionale erano ritenute ignave.) alcuni
adesso affermano che stiamo assistendo al declino dell’etica protestante
nelle società occidentali. Da quando l’etica protestante è considerata
una regola religiosa, il declino è spesso attribuito all’ascesa del
secolarismo. Ma questo assunto è più facile da sostenere in Europa
rispetto all’America dove il fondamentalismo protestante ha ancora
un seguito enorme. Quindi ci deve essere un’altra spiegazione per
il declino. Comunque, l’ascesa del secolarismo ha portato molti ad
affermare che questo ha distrutto i valori religiosi, assieme agli insegnamenti
di questi valori. C’è un’altra spiegazione.
Nel XVII secolo dell’America coloniale,
l’economia era agricola. Il duro lavoro e la frugalità erano perfettamente
adeguati. Ma l’America non è più agricola. Oggi l’economia americana
è definita come capitalismo industriale. Le economie agricole di rado
producono più di quanto viene consumato, mentre le economie industriali
lo fanno tutti i giorni. Quindi, per poter tenere un’economia industriale
in funzione, il consumo non solo deve essere continuo, ma deve anche
crescere continuamente.
Dubito che ci sia un lettore che non
abbia sentito che il 70% dell’economia americana viene dal consumo.
Ma il 70% di uno è lo 0,7, di due l’1,4, di tre il 2,1. quando l’economia
cresce da un’unità a due unità di PIL, il consumo deve crescere
da 0,7 a 1,4 unità. Ma continuare a incrementare il consumo non è
compatibile con la frugalità. Un’economia industriale ha bisogno
che le persone spendano e spandano, mentre la frugalità richiede che
risparmino, risparmino, risparmino. L’economia americana ha distrutto
l’etica protestante e l’approccio religioso su cui era fondata.
Il consumo esagerato ha rimpiazzato il lavoro duro e la parsimonia.
Ne “La Ricchezza delle Nazioni”,
Adam Smith afferma che il capitalismo beneficia tutti perché agendo
per il proprio interesse crea vantaggi anche per gli altri. Ora ci viene
detto, “Risparmiare di più
e tagliare il debito potrebbe essere un buon piano per affrontare la
recessione. Ma se tutti lo facessero, le cose potrebbe andare solo peggio
[…] quello di cui l’economia ha più
bisogno sono dei consumatori che spendono più
liberamente.” La grande recessione si è fatta un baffo di
Adam Smith, ma nessun economista lo ammetterà mai. “[U]n
ambiente in cui tutti vogliono risparmiare non può
portare alla crescita. La produzione necessita di essere venduta e per
far questo si ha bisogno dei consumatori.”
Risparmiare è (presumibilmente)
positivo per gli individui ma non altrettanto per l’economia che richiede
un continuo incremento di spesa. Se un economista me lo dicesse in faccia,
gli dovrei dire che c’è qualcosa di fondamentalmente errato nella
natura dell’economia, ossia che l’economia non vive per sostenere
il bene delle persone, ma che le persone vivono solo per soddisfare
i bisogni dell’economia. Anche se non sembrerebbe, un’economia del
genere schiavizza le persone che vorrebbe far credere di servire. E,
in effetti, il capitalismo industriale ha perpetuato la schiavitù;
ha rischiavizzato quelli che erano riusciti a emanciparsi.
Quando il consumo ha sostituito la
parsimonia nella mentalità americana, la moralità residua
è precipitata nella depravazione. La necessità delle vendite
richiede un marketing che non è altro che una continua menzogna.
Dopo tutto, l’intero mondo dell’impresa è fondato sul libro del
1928, di Edward L. Bernays, “Propaganda”. La cultura americana è
stata inondata da uno tsunami di menzogne. Il marketing è diventato
l’attività culturale predominante. Nessuno può riuscire ad isolarsi.
Viene praticato nell’impresa, in politica e nei media. Nessuno
può essere certo che gli venga mai detta la verità. Non c’è codice
morale che possa sopravvivere in una cultura di disonestà, e così
è stato.
Avendo sovvertito l’etica protestante,
l’economia ha distrutto ogni morale che l’America aveva promosso.
È diventata una società senza etica, una società senza caratteristiche
umane. Gli americani sono diventati agnelli da sacrificare per il bene
delle macchine. Poi una nuova etica è emersa dal caos, una che le élite
al potere hanno completamente frainteso.
Viene spesso affermato che Washington
ha preso contatto con gli americani che governa, che non comprende più
la sua gente o come si dispiega la cultura comune. Washington e la classe
dominante non lo hanno capito, ma la cultura non attribuisce più valore
al duro lavoro e alla frugalità, ma all’ignavia e alla dissipazione.
Gli americani oggi sono in cerca del “colpo grosso”, del “montepremi”,
della “nuova grande idea”. Il sogno americano si è ridotto
a diventare qualcuno di importante. Il percorso lento e prudente verso
il successo è oramai un anatema. Guardatevi American Idol,
X Factor, America’s Got Talent e guardate le orde mongoliche
che si presentano alle audizioni. Questa gente, per la gran parte, non
ha mai lavorato duramente. Fate il conto delle persone che scommettono
con regolarità al Lotto. Per fare simili bisogna non dover lavorare.
Tutte quello che vogliono queste persone è diventare importanti. E
chi sono gli uomini che più esaltiamo? Gli imprenditori! Gli imprenditori
sono, per la gran parte, un fuoco di paglia, anche se sono un’eccezione
degna di nota. Il problema con gli imprenditori, comunque, è la grande
considerazione di cui sono oggetto. Ma il solo valore che gli si può
attribuire è la quantità di soldi che hanno fatto. Raramente sentiamo
qualcosa dei modi nefasti con cui sono riusciti a ottenerli. Bill Gates
e Mark Zuckerberg, ad esempio, difficilmente possono presentare un curriculum
di specchiata moralità, ma in un’economia priva di scrupoli, nessuno
se ne preoccupa; quello che conta sono i soldi. Dato questo approccio,
perché qualcuno dovrebbe manifestare delle preoccupazioni per la moralità?
E pochi in America lo fanno. Così, mentre l’élite americana continua
a parlare del bisogno di fornire una forza lavoro adatta ai bisogni
dell’industria, la gente non ne vuole sapere. Le élite spesso si
lamentano del fallimento del sistema formativo americano e hanno cercato
di sistemare la cosa senza successo per decenni. Ma se qualcuno ricorda
che molti degli imprenditori di successo negli Stati Uniti erano studenti
di scarso successo, come può un giovane convincersi che l’educazione
al college sia uno sforzo dovuto? Come Bill Gates, Steve Jobs
e Mark Zuckerberg ci hanno mostrato, imparare a scrivere software
non necessita di una laurea. E neppure serve per vincere al Lotto o
per partecipare ad American Idol. Per essere preso nella NFL
potrebbe far comodo una frequentazione al college, ma non una laurea.
Tutto quello di cui l’imprenditoria ha bisogno è una nuova idea commerciabile.
Intrattenimento e sport, le lotterie
e gli spettacoli televisivi, prodotti da consumare di cui le persone
non avranno bisogno per miliardi di anni, questa è la cultura
contemporanea in America. Ma si tratta di fuffa; non possono formare
la base di una società stabile, prospera e umana. È una cultura governata
da un solo attributo: la ricchezza, guadagnata in qualsiasi modo.
La capacità umana di auto-illudersi
è senza limiti. Gli americani si sono illusi di credere che la
ricchezza aggregata, la somma totale della ricchezza e non la sua distribuzione,
fosse la cosa importante. Senza pensare a come si è ottenuta o cosa
farci. La ricchezza aggregata è la sola ricompensa; vale la pena anche
di distruggersi. E se non ci siamo arrivati, ce la faremo presto.
La storia parla di molti nazioni che
sono arrivate alla depravazione. Nessuno è mai riuscita a riformarsi.
Non ci saranno bei ragazzi che arriveranno per risolvere la catastrofe
del tocco di Mida. I soldi, dopo tutto, non sono una cosa di cui gli
esseri umani hanno bisogno per sopravvivere e se i soldi non vengono
utilizzati per produrre e distribuire le cose di cui c’è bisogno,
la sopravvivenza umana è impossibile, indipendentemente da quanta ricchezza
si è riusciti ad accumulare.
Fonte: America’s Descent to Depravity
19.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE