La Difesa Usa e le nuvole

Cosa nasconde la battaglia del Clima

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Di Verdiana Siddi per ComeDonChisciotte.org

 

La chiave per comprendere la climatologia è un trittico:

– accettazione del principio per il quale la natura disdegna una distribuzione eterogenea dell’energia;
– l’energia [del Sole] che raggiunge la Terra è modulata dalle variazioni dell’orbita terrestre, dall’inclinazione dell’asse terrestre durante l’orbita, dai materiali presenti nell’atmosfera (polvere, umidità, ecc.) e dalle fluttuazioni di energia nel sole stesso;
– l’atmosfera terrestre assorbe solo una piccola percentuale dell’energia che viene direttamente dal sole; […]

Parametri come la temperatura, le precipitazioni e la velocità del vento possono essere direttamente correlati alla distribuzione eterogenea dell’energia termica sulla superficie della Terra. Queste sono le manifestazioni fisiche di un sistema globale che tenta di raggiungere l’equilibrio termico attraverso l’interscambio di energia potenziale e cinetica tra l’atmosfera e gli oceani. […]

L’atmosfera è uniformemente un dissipatore di calore radiattivo a tutte le latitudini, mentre la superficie terrestre – ad eccezione dei poli – è una fonte di calore. L’energia deve quindi essere trasferita dalla superficie all’atmosfera per evitare che la superficie si riscaldi e l’atmosfera si raffreddi.

Dal report della CIA del 1974: A Study of Climatological Research as it Pertains to
Intelligence Problems

Un pomeriggio di piena estate, caldo torrido alternato a rapidissimi acquazzoni e raffiche improvvise ed isolate di vento. Le nuvole si comportano in maniera assurda, minacciano nere poi si dissolvono, “ritornano” da dietro la montagna illuminate sui pesanti profili digitali. Il sole le buca e splendono gli ultimi raggi sul versante, ma il cielo si incupisce prima che il sipario si chiuda, e neanche una tempesta a resettare i pensieri.

Alan Robock (1) è docente presso il Dipartimento di Scienze Naturali Ambientali della Rutgers University, New Jersey. Tra i principali autori del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), ha ricevuto un Nobel per la Pace nel 2007, ma è nel 2008 che pubblica il prezioso articolo uscito con Sage Journals (2) in cui solleva seri dubbi circa l’impiego di certe tecnologie per modificare il clima. Nell’articolo, dal titolo “20 ragioni per cui la geoingegneria potrebbe essere una cattiva idea”, il professor Robock spiega quando e perché nasce l’ambito di ricerca della geoingegneria e il controllo climatico. 

Tutto ebbe inizio con una guerra, la guerra fredda, ma i primi studi governativi di entrambi i blocchi in tema di controllo del clima – scopo della geoingegneria – risalgono a qualche tempo prima.

“Alcune delle prime teorie di geoingegneria prevedevano lo sbarramento dello Stretto di Gibilterra e dello Stretto di Bering per riscaldare l’Artico, rendendo la Siberia più abitabile; […] la modifica genetica delle colture per aumentare l’assorbimento biotico del carbonio; le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio” scrive Robock.

Sono diverse le conferme di questa attività che rimane per lo più nel silenzio (3), con le dovute eccezioni, sebbene le Alpi ingiallite, Mosca inondata, il Po in secca e gli impollinatori a caccia di brioches, diano una misura immediata di cosa stia accadendo al nostro Pianeta. Il professor Robock prosegue:

Il premio Nobel per la Chimica del 1995 Paul J. Crutzen, molto apprezzato per il suo lavoro sui danni all’ozono (4) e sugli inverni nucleari, ha guidato un numero speciale di agosto 2006 di Climatic Change con un editoriale controverso (5) sull’iniezione di aerosol di solfati nella stratosfera come strumento per bloccare la luce solare e raffreddare la Terra. Un altro stimato scienziato del clima, Tom Wigley, in uno studio di fattibilità su Science, sosteneva lo stesso principio per la riduzione delle emissioni.

Crutzen è anche il coniatore del termine “Antropocene” l’era geologica attuale, nella quale le attività dell’uomo determinano modificazioni dell’atmosfera alterandone l’equilibrio. La domanda è: quali sono queste attività? Secondo gli studi di Alan Robock, la stessa geoingegneria concorrerebbe ad alimentare quello che ufficialmente si prefigge come problema da risolvere.

Due strategie per ridurre la radiazione solare incombente: l’iniezione di aerosol nella stratosfera, come proposto da Crutzen, o gli schermi solari spaziali, in orbita tra Sole e Terra, sono tra i più discussi progetti geoingegneristici e (se potessero essere costruiti) raffredderebbero la Terra, ma potrebbero anche avere conseguenze negative. Diversi articoli pubblicati su Climate Change hanno discusso questi problemi, ma qui presento un elenco abbastanza completo per cui la geoingegneria potrebbe essere una cattiva idea.

Quasi vent’anni fa i motivi per cui la geoingegneria avrebbe potuto rivelarsi una pessima idea secondo Alan Robock erano riassumibili in 20 punti. Gli effetti sul clima regionale dei territori è il primo dell’elenco:

Alla riunione dell’American Geophysical Union dell’autunno 2007, i ricercatori hanno presentato risultati preliminari di diversi modelli climatici che hanno simulato schemi di geoingegneria e hanno scoperto che hanno ridotto le precipitazioni in vaste aree, condannando centinaia di milioni di persone alla siccità.

Ma anche l’acidificazione degli oceani, che minaccia l’intera catena alimentare, l’impoverimento dell’ozono causato dalle reazioni chimiche provocate dagli aerosol atmosferici di solfati e ossidi di zolfo, in percentuali variabili, anche studi recenti a conferma del fatto che ancora non si è capito come fare, ma è da trent’anni che si fa. Da questo inquinamento viene, tra gli altri, anche il danno agli habitat naturali, l’avvelenamento delle colture, le piogge acide, la formazione di particolari nuvole che alterano l’equilibrio di radioattività terrestre (cirri), e poi lo sbiancamento del cielo (ma con tramonti coloratissimi), la riduzione della disponibilità di energia solare, l’impatto ambientale dell’attuazione della geoingegneria, oltre ai grandi rischi derivanti dall’errore umano, dall’errore delle macchine e dalla quantità sempre crescente di risorse che servono per il mantenimento di un’attività che in qualche misura pretende di curare il sintomo con la somministrazione della causa. (6)

Tutto questo non basta, il professore al punto 16 titola “L’uso militare della tecnologia”:

“Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di modificazioni del clima per scopi militari” scrive.

Ed infatti nel 2015, sulla base del FOIA (Freedom of Information Act), proprio la CIA si è trovata a rendere pubblico un documento del 1974 (7), ne riporto alcuni frammenti:

Durante il resto degli anni ’60, il cambiamento climatico rimase nascosto in quelle zone arretrate del mondo in cui la morte per fame e malattie erano già un evento comune. I sei Paesi dell’Africa occidentale a sud del Sahara, conosciuti come Sahel, tra cui Mauretania, Senegal, Mali, Alto Volta, Niger e Ciad, sono diventati le prime vittime del cambiamento climatico. Il fallimento del monsone africano a partire dal 1968 ha portato questi Paesi sull’orlo della rovina economica e politica.

Ora sono di fatto sotto la tutela delle Nazioni Unite e dipendono dagli Stati Uniti per la maggior parte del loro approvvigionamento alimentare. […]

Nell’autunno del 1973 tre agenzie governative si sono attivate per lo sviluppo di piani di ricerca climatica: la NSF, la NOAA e la National Academy of Sciences. L’Accademia Nazionale delle Scienze ha istituito il Comitato per le variazioni climatiche, presieduto dal dottor Larry Gates. I membri del comitato hanno completato le loro raccomandazioni

per un “Piano nazionale di ricerca climatica” nel giugno del 1974.

La valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici sulle principali

nazioni occuperà in futuro una parte importante delle risorse della CIA. […]

Queste metodologie sono necessarie per preannunciare il collasso economico e politico delle nazioni causato da un fallimento mondiale della produzione alimentare. […]

Solo pochi centri accademici negli Stati Uniti sono impegnati nella formazione di personale in questo campo, il che suggerisce che abbiamo una possibilità limitata di risolvere il problema della CIA, a meno che non si intraprenda un’azione decisiva.

Facciamo un passo indietro, nel 1957 furono i sovietici a lanciare in orbita il primo satellite artificiale, Sputnik, battendo i loro rivali sul tempo. Quando nel 1958 Eisenhower aveva dato vita alla NASA per lo spazio e alla ARPA per l’atmosfera, erano passati 8 anni dalla fondazione della “Commissione Speciale sulla Modificazione del Tempo Atmosferico” (1950 con Truman presidente) e altrettanti ne mancavano alla pubblicazione di questi report (8).

NASA ed ARPA dovevano essere entrambe organizzazioni civili, ma nel 1972 con Richard Nixon ARPA diventa DARPA, un’agenzia intergovernativa che opera nell’ambito della difesa nazionale (finanziata attualmente per migliaia di miliardi di dollari all’anno), la cui sede si trova ad Arlington, Virginia, “a pochi passi” dal Pentagono. Nata con l’obiettivo di studiare tecnologie a scopo militare, tra le quali è sempre curioso ricordare anche internet (o meglio ARPAnet), le attività della DARPA spaziano dal Falcon Project agli insetti robot, dagli impianti cerebrali al progetto HAARP. A riguardo di quest’ultimo c’è una storia curiosa.

Alcune tecnologie e scoperte scientifiche impiegate nella geoingegneria hanno radici tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 con gli studi sulla comunicazione via etere degli scienziati quali Guglielmo Marconi e in primis Nikola Tesla ai quali si potrebbe attribuire la proprietà intellettuale del brevetto che Bernard J. Eastlund, fisico texano del MIT di Boston, registrò nella seconda metà degli anni ’80 (9) con il nome di “Metodo ed attrezzatura per modificare una regione dell’atmosfera, ionosfera e/o magnetosfera terrestre”, a cui ne fece seguire altri. Tra le altre era descritta la proprietà riflessiva della ionosfera per impieghi quali sistemi di raggi energetici, esplosioni nucleari graduali senza radiazioni, sistemi di rilevamento e distruzione di missili e sistemi radar spaziali. In pratica la ionosfera per giocare a carambola.

Il governo sequestrò tutti i brevetti di Eastlund che vennero sigillati sotto un ordine di massima segretezza e nel 1993 avvenne la successiva fondazione di HAARP (High Frequency Active Auroral Research Program), in seno alla difesa americana (AirForce, Navy, DARPA) ed insieme all’Università dell’Alaska. I motivi che farebbero collegare i due avvenimenti accaduti a distanza di circa dieci anni, sono di facile intuizione viste le ricerche attive che HAARP conduce sulle proprietà e le possibilità di utilizzo ed implementazione della ionosfera, in parte coperte da segreto militare. Benché fiocchino le smentite su questa possibile correlazione, è bizzarro che anche Wikipedia scriva di Eastlund (10)

proponeva un radiotrasmettitore di 40 miglia quadrate, simile ad HAARP, che utilizzava il gas naturale dell’Alaska per generare corrente e creare radiazioni elettromagnetiche che avrebbero eccitato una sezione della ionosfera. Il brevetto di Eastlund ipotizzava “possibili ramificazioni e potenziali sviluppi futuri”, tra cui rilevamenti magnetotellurici, modifiche meteorologiche locali e difesa missilistica.

Eastlund ha in seguito affermato che HAARP è stato costruito utilizzando i suoi brevetti. […]

Secondo il responsabile del programma HAARP, John L. Heckscher, “HAARP non ha certamente nulla a che fare con la cosa di Eastlund, è semplicemente folle. Si tratta di un’importante struttura di ricerca scientifica con applicazioni militari”.

Ed infatti il “modello DARPA” definisce chiaramente che

La missione primaria di DARPA è quella di promuovere tecnologie e sistemi avanzati che creino vantaggi rivoluzionari per le forze armate statunitensi (11)

Inoltre, se la domanda va oltre la possibile correlazione HAARP-Eastlund (che ha lavorato proprio a ridosso di quegl’anni per l’Atlantic Richfield Company, al tempo una delle più grandi compagnie di gas e petrolio al mondo), ma arriva a chiedersi cosa se ne può mai fare il Dipartimento della Difesa delle nuvole? Abbiamo disponibile un altro documento (12) del 1996 molto importante (alla faccia della Convenzione (13) sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile), dal titolo “Il Clima come Moltiplicatore di Forza: padroneggiare il clima entro il 2025”, presentato all’Air Force, in cui gli autori, benché sollevino da ogni responsabilità governo, dip. della difesa ed altre autorità, sottoscrivono chiaramente e con una veggenza impossibile, il nostro attuale presente.

Le attuali tecnologie, che matureranno nel corso dei prossimi 30 anni, offriranno, a chiunque abbia le risorse necessarie, la possibilità di modificare le condizioni meteorologiche ed i loro relativi effetti, almeno su scala locale. Le attuali tendenze demografiche, economiche e ambientali creeranno tensioni globali che forniranno l’impulso necessario a molti paesi o gruppi per trasformare questa possibilità di modificazione del tempo atmosferico in una capacità. […]

Può una simile tecnologia di incremento delle precipitazioni avere un impiego militare? Sì, se esistono le condizioni giuste. […] Solo un ulteriore sperimentazione determinerà a quale grado di incremento di precipitazioni si potrà arrivare in maniera controllata. […]

Oltre ad usare i droni e la tecnologia di assorbimento della polvere di carbone per aumentare le precipitazioni, questa tecnologia di dispersione può essere usata anche per ridurre le precipitazioni. […] In altre parole le precipitazioni potranno essere forzate a precipitare prima del loro arrivo sul territorio obiettivo, causandone perciò la siccità. I benefici strategici e operativi del fare questo sono stati precedentemente illustrati. […]

Il desiderio di manipolare le tempeste in funzione di obiettivi militari costituisce il più offensivo e controverso tipo di modificazione del tempo. I danni causati dalle tempeste sono davvero devastanti. A proposito, una tempesta tropicale ha un’energia pari a una bomba all’idrogeno di 10.000 megatoni, e nel 1992 l’uragano Andrew distrusse totalmente Homestead AFB, in Florida […]

I concetti da esplorare includono l’aumento dell’efficienza di base dei temporali, stimolando il meccanismo di scatenamento che innesca la saetta, e scatenando fulmini come quello che colpì l’Apollo 12 nel 1968.

Ed eccoci al dunque:

Sono stati esplorati e proposti vari metodi per modificare la ionosfera, inclusa l’iniezione di vapori chimici e il riscaldamento o il caricamento con radiazioni elettromagnetiche o fasci di particelle (come ioni, particelle neutrali, raggi X, particelle MeV, e elettroni energetici). […] Le tecniche di modifica applicate sul campo dall’URSS comprendono il riscaldamento verticale con alte frequenze, obliquo con alte frequenze, con microonde, e modifiche magnetosferiche. […]

Potrebbe tornare utile perciò sia per il controllo di precisione delle comunicazioni amiche che per intercettare le trasmissioni del nemico. […]

Il tempo atmosferico agisce su tutto quello che facciamo, e la sua manipolazione può aumentare la nostra abilità di dominare l’ambiente aerospaziale. Esso ci fornisce gli strumenti di comando per plasmare il campo di battaglia. Ci fornisce gli strumenti logistici per ottimizzare il processo.

Tornando all’articolo del prof. Robock, nel suo elenco l’ultimo buon motivo per evitare la geoingegneria sono le cosiddette “conseguenze inaspettate”: gli scienziati non sono infallibili e i militari non hanno scrupoli

è impossibile prevedere le complesse interazioni climatiche di tutti gli impianti della geoingegneria.

Sembra il viaggio (tra le nuvole) di un elicottero con pilota opzionale. (14)

 

Di Verdiana Siddi per ComeDonChisciotte.org

 

NOTE

(1) http://people.envsci.rutgers.edu/robock/
(2) https://journals.sagepub.com/doi/full/10.2968/064002006
(3) https://www.sej.org/publications/watchdog-tipsheet/why-does-cia-keep-climate-secret
(4) “Gli studi sulla chimica dell’atmosfera, in particolare riguardo alla formazione e la decomposizione dell’ozono” insieme ai proff. F. Sherwood Rowland e Mario J. Molina https://www.nobelprize.org/prizes/chemistry/1995/summary/
(6) https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-030-85682-3_34
(7) https://www.governmentattic.org/18docs/CIAclimateResearchIntellProbs_1974.pdf
(8) https://www.nsf.gov/nsb/publications/1965/nsb1265.pdfhttps://www.geoengineeringwatch.org/documents/19680002906_1968002906.pdf
(9) https://www.lens.org/lens/patent/148-989-002-723-195/frontpage
(10) https://en.wikipedia.org/wiki/Bernard_Eastlund
(11) https://republicans-science.house.gov/_cache/files/4/9/4917c70f-88b4-4f1e-80de-3f63873c24a8/7A03B7C40D494C0B3705CE26D0428814.042607-atta.pdf
(12) traduzione di NoGeoIngegneria.com https://www.nogeoingegneria.com/wp-content/uploads/2014/03/Possedere_il_clima_entro_il_2025.pdf originale https://www.geoengineeringwatch.org/documents/vol3ch15.pdf
(13) https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_sul_divieto_dell%27uso_di_tecniche_di_modifica_dell%27ambiente_a_fini_militari_o_ad_ogni_altro_scopo_ostile
(14) https://www.flightglobal.com/helicopters/darpa-flies-black-hawk-autonomously-no-pilots-on-board/147424.article

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