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MegaChip
Gli analisti economici del Global Europe Anticipation
Bulletin
(GEAB) producono collegamenti originali che uniscono in modi inaspettati
i puntini della Grande Crisi. Abbiamo tradotto per voi la presentazione
redatta da GEAB del Bollettino n. 58, incentrato
sul tema della“decimazione delle banche occidentali“. Al di là dell’effettiva capacità di predizione,
sono interessanti le fonti e i collegamenti utilizzati, specie nelle
note in coda all’articolo. Il tema richiamato ci spinge a rilanciare
anche un recente commento di Giulietto Chiesa:
«Deve essere chiaro che non accetteremo che altri denari siano regalati
alle banche che sono già fallite. Se il mercato vale, allora devono
fallire. Se non le lasciate fallire è perché il mercato non vale.
Se il mercato non vale, non potete chiederci di pagare il debito.»Come anticipato da LEAP/E2020, la seconda
metà del 2011 vede il mondo continuare la sua inarrestabile discesa
verso lo smembramento geopolitico globale caratterizzato dalla convergenza
di crisi monetarie, finanziarie, economiche, sociali, politiche e strategiche.
Dopo il 2010 e l’inizio del 2011, che
ha visto i miti di una possibile ripresa e dell’uscita dalla crisi crollare
miseramente, è ora l’incertezza a dominare i processi decisionali degli
Stati, proprio come le aziende e gli individui, generando inevitabilmente
crescente apprensione per il futuro.
Il contesto si presta
di per sé in modo singolare: esplosioni sociali, paralisi politica
e/o instabilità, ritorno alla recessione globale, la paura sulla sorte
delle banche, la guerra delle valute, la scomparsa di oltre 10mila miliardi
di dollari in asset fantasma nel giro di tre mesi, la diffusa e crescente
disoccupazione di lungo termine…
Oltretutto, è
proprio questo mondo finanziario malato che sarà la causa della
«decimazione (1) delle banche occidentali» nella prima metà
del 2012: con la loro redditività in caduta libera, i bilanci
in disordine, con la scomparsa di asset per trilioni di dollari,
con gli Stati che spingono sempre più in direzione di una rigorosa
regolamentazione delle loro attività (2), fino ad assoggettarle al
controllo pubblico, e scontrandosi con una opinione pubblica sempre
più ostile: ora il patibolo è stato eretto e almeno il 10% delle banche
occidentali (3) dovranno transitare per questo passaggio nei prossimi
trimestri.
Tuttavia, in questo
ambiente, in apparenza sempre più caotico, emergono delle tendenze,
le prospettive a volte appaiono positive … e, cosa più importante,
l’incertezza sarebbe molto inferiore a quanto si possa pensare, se solo
si analizzassero i cambiamenti nel mondo per come si è strutturato
dopo la crisi, anziché con i criteri del mondo prima della crisi.
In questo bollettino
del GEAB, il nostro team presenta anche le sue previsioni sul “Rischio
Paese” 2012-2016 per oltre 40 Stati, dimostrando che si possono
illustrare le situazioni e individuare forti tendenze perfino in mezzo
all’odierna “nebbia di guerra” (4).
In un tale contesto,
questo strumento decisionale si sta rivelando assai utile tanto per
il singolo investitore quanto per coloro che prendono decisioni nell’ambito
dell’economia e della politica. Il nostro team presenta anche i cambiamenti
nell’indice GEAB $ e le sue raccomandazioni (oro-valute-immobiliare),
inclusi naturalmente gli strumenti atti a proteggersi dalle conseguenze
dell’arrivo della “decimazione delle banche occidentali”.
Per questo numero
del GEAB, il nostro team ha scelto di presentare un estratto dal capitolo
sulla decimazione delle banche occidentali nella prima metà
del 2012.
Prima metà del 2012: decimazione
delle banche occidentali
In realtà, sarà
una decimazione tripla (5) che si concluderà con la scomparsa
di una percentuale tra il 10 e il 20 per cento delle banche occidentali
nel prossimo anno:
– una decimazione del loro personale;
– una decimazione dei loro profitti
– e infine, una decimazione del
numero delle banche.
Sarà accompagnata,
naturalmente, da una drastica riduzione del loro ruolo e importanza
nell’economia globale e influirà direttamente sugli istituti bancari
in altre regioni del mondo e su altri operatori finanziari (assicurazioni,
fondi pensione …).
Un esempio di dati bancari al momento di una crisi sistemica globale:
i risultati dello stress test di Intesa San Paolo rispetto ai suoi concorrenti europei
(e rispetto al primo caduto: Dexia) (6)
Il nostro team potrebbe
impostare questo argomento esattamente come di recente hanno fatto i
media anglosassoni, il presidente degli Stati Uniti e i suoi ministri
(7), gli esperti di Washington e Wall Street e, in generale, tutti i
media mainstream (8), su tutti gli aspetti della crisi sistemica
globale, vale a dire dicendo: «È colpa della Grecia e dell’Euro!».
Sarebbe ovviamente
bello ridurre questa parte del GEAB a poche righe e trattenersi dal
fare alcun accenno alle analisi sulle possibili cause riconducibili
agli Stati Uniti, al Regno Unito o al Giappone. Ma, non certo a sorpresa
dei nostri lettori, non sarà questa la scelta di LEAP/E2020 (9).
In veste di unico
think tank che ha anticipato la crisi e previsto abbastanza precisamente
le sue varie fasi, non rinunceremo di certo ad un modello di previsione
che funziona bene, immune dai pregiudizi sebbene privo della possibilità
di indovinare gli eventi [Non dimentichiamo che l’euro è ancora vivo
e vegeto (10) e che Eurolandia ha appena completato la piccola impresa,
in sei settimane, di mettere insieme i 17 voti parlamentari necessari
a rafforzare il proprio fondo di stabilizzazione finanziaria (11)].
Così, anziché
fare l’eco alla propaganda o al “pensiero prefabbricato”
restiamo fedeli al metodo di anticipazione e aderenti ad una realtà
che dobbiamo dapprima scoprire per poterla comprendere (12).
In questo caso, per
secoli, quando si è pensato alle “banche” si è
sempre pensato prima di tutto alla City di Londra e a Wall Street (13).
Et pour cause:
Londra per oltre due secoli e New York per quasi un secolo sono state
entrambe i due cuori del sistema finanziario internazionale e il covo
per eccellenza dei banchieri più importanti del mondo. Ogni crisi bancaria
globale (così come qualsiasi grande evento bancario), quindi, inizia
e finisce in queste due città fin dai tempi in cui il moderno sistema
finanziario globale è diventato un vasto processo di incessante riciclaggio
della ricchezza (virtuale o reale) sviluppato da e per queste due città
(14).
La decimazione delle
banche occidentali che inizia e continuerà nei prossimi trimestri,
un evento di proporzioni storiche, non può quindi essere compresa senza
prima di tutto misurare e analizzare il ruolo di Wall Street e Londra
in questa débâcle finanziaria. La Grecia e l’euro qui avranno senza
dubbio un ruolo come abbiamo discusso nei precedenti bollettini del
GEAB, ma essi costituiscono la miccia: il debito greco è l’avidità
delle banche di ieri che sta esplodendo nell’arena pubblica di oggi,
l’euro è la freccia del futuro che sta bucando il palloncino finanziario
attuale. Queste sono le due “dita” che indicano il problema, ma
non sono il problema. Questo è ciò che l’uomo saggio sa mentre lo
stolto non lo sa, parafrasando il proverbio cinese (15).
In realtà, bisogna
solo guardare a Londra e Wall Street per prevedere il futuro delle banche
occidentali, dal momento che è solamente lì che il gregge bancario
si riunisce ogni sera per venire ad abbeverarsi alla sua dose di dollari.
E la condizione del
sistema bancario occidentale può essere misurata attraverso la variazione
del numero di dipendenti delle banche, la loro redditività e quella
dei loro azionisti. Da questi tre fattori si può direttamente dedurre
la loro capacità di sopravvivere o di scomparire.
La decimazione del numero degli occupati
in banca
Cominciamo con i numeri,
allora! Qui il quadro è desolante per i lavoratori dipendenti
del settore bancario (e ora anche per le “star del sistema bancario”):
a partire dalla metà del 2011 Wall Street e Londra hanno costantemente
annunciato licenziamenti in massa, diffusi nei centri finanziari secondari
come la Svizzera e Eurolandia e nelle banche giapponesi. Un totale di
diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro bancari sono scomparsi
in due ondate: prima di tutto nel 2008-2009, poi fino alla tarda primavera
di quest’anno. E questa seconda ondata sta gradualmente acquistando
slancio con il passare dei mesi. Con la recessione globale in corso,
il prosciugarsi dei flussi di capitale verso gli Stati Uniti e nel Regno
Unito, a seguito dei cambiamenti geopolitici ed economici in corso (16),
le enormi perdite finanziarie negli ultimi mesi e tutti i tipi di regolamenti
che gradualmente “spezzano” il super-redditizio modello bancario
e finanziario degli anni 2000, i capi delle grandi banche occidentali
non hanno scelta: devono, a tutti i costi, tagliare i costi il più
rapidamente e profondamente possibile.
Pertanto, la soluzione
più semplice (dopo quella di sovraccaricare i clienti) è
quella di licenziare decine di migliaia di dipendenti. Ed è quello
che sta accadendo. Ma lungi dall’essere un processo controllato, vediamo
che più o meno ogni sei mesi i dirigenti delle banche occidentali scoprono
di aver sottovalutato la portata dei problemi e sono quindi obbligati
ad annunciare ulteriori licenziamenti di massa.
Con la “tempesta
perfetta” politica e finanziaria che si profila negli Stati Uniti
per il prossimo novembre e dicembre (17), LEAP/E2020 anticipa una nuova
serie di annunci di questo tipo ad iniziare dai primi mesi del 2012.
Gli “ammazza-costi”
del settore bancario hanno alcuni buoni trimestri di fronte, quando
vediamo la Goldman Sachs, anch’essa colpita direttamente da questa
situazione, costretta a limitare il numero di piante verdi nei suoi
uffici per risparmiare denaro (18). Anche se, dopo aver sradicato le
piante verdi, sono di solito “gli scivoli rosa (pink slip)”
(19) a fiorire.
La decimazione del numero di banche
In un certo senso,
il sistema bancario occidentale sembra assomigliare sempre più
all’industria siderurgica occidentale del 1970. Così i ” padroni delle ferriere; pensando di essere i padroni del mondo (tra
l’altro contribuendo attivamente allo scoppio delle guerre mondiali),
proprio come i nostri “banchieri d’affari più importanti”
pensavano di essere Dio (come l’amministratore delegato diGoldman Sachs), o come minimo i padroni dell’universo .
E l’industria siderurgica è stata la “punta di diamante”,
l’«esempio economico assoluto» del potere per decenni. Il suo potere
è stato misurato in decine di milioni di tonnellate di acciaio, proprio
come il potere in miliardi di bonus per i dirigenti delle banche d’affari
e dei commercianti negli ultimi decenni. E poi, in due decenni per l’industria
dell’acciaio, in due/tre anni per le banche (20), l’aria è cambiata:
l’aumento della concorrenza, il crollo dei profitti, i licenziamenti
di massa, la perdita di influenza politica, la fine dei sussidi di massa
e in ultima analisi, le nazionalizzazioni e/o ristrutturazioni che hanno
dato vita ad un settore ridimensionato rispetto a quello che era al
suo apogeo (21). In un certo senso, dunque, l’analogia si applica a
ciò che si attende per il settore bancario occidentale per il 2012/2013.
Variazioni di prezzo delle azioni (e, quindi, perdite) per i contribuenti britannici dopo l’acquisizione parziale di RBS e Lloyds da parte del Governo
Fonte: Guardian, 10/2011
Già a Wall Street
nel 2008, Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan hanno dovuto improvvisamente
trasformarsi in “holding bancarie” per essere salvate. Nella
City, il governo britannico ha dovuto nazionalizzare una grande fetta
del sistema bancario del paese e in questi giorni il contribuente britannico
continua a sostenerne i costi, perché i prezzi delle azioni delle banche
sono di nuovo crollati nel corso del 2011 (22). Questa è anche una
delle caratteristiche del sistema bancario occidentale nel suo complesso:
questi operatori finanziari privati (o società quotate) non valgono
praticamente nulla. La loro capitalizzazione in borsa è andata in fumo.
Naturalmente questo crea un’opportunità per il contribuente per una
nazionalizzazione a basso costo a partire dal 2012 perché è la scelta
che sarà imposta agli Stati, negli Stati Uniti come in Europa o in
Giappone.
Che si tratti, ad esempio,
di Bank of America (23), Citigroup o Morgan Stanley (24) negli Stati
Uniti, di RBS (25) o Lloyds nel Regno Unito (26), Société Générale
in Francia, Deutsche Bank (27) in Germania, o UBS (28) in Svizzera (29),
istituti fra i più importanti “too big to fail” (troppo grandi
per fallire) falliranno. Saranno accompagnati da una fascia intera di
banche medie o piccole come Max Bank che ha appena presentato istanza
di fallimento in Danimarca (30).
Di fronte a questa
“decimazione”, le risorse degli Stati saranno presto insufficienti,
soprattutto in questi tempi di austerità, di entrate fiscali basse
e di impopolarità politica del salvataggio delle banche (31). I leader
politici, quindi, devono concentrarsi sulla tutela degli interessi dei
risparmiatori (32) e dei lavoratori (due settori che hanno ricevuto
grandi promesse elettorali) invece di tutelare gli interessi dei dirigenti
di banca e degli azionisti [due settori pieni di insidie elettorali,
i cui precedenti nel 2008 ne dimostrano l’assoluta inutilità economica
(33)]. Questo si tradurrà in un nuovo crollo dei prezzi delle azioni
finanziarie (comprese le assicurazioni, considerate molto “vicine”
alla situazione bancaria) e in un aumento delle turbolenze degli hedge
fund, dei fondi pensione (34) e altri operatori tradizionalmente intrecciatissimi
con il settore bancario occidentale. Non c’è dubbio che questo non
farà che rafforzare la situazione recessiva generale, limitando il
più possibile i prestiti all’economia (35).
Il debito pubblico globale (1990-2010) (in% sul PIL, i tassi di cambio costanti 2010)
Fonti: BRI / McKinsey, 08/2011
Per semplificare la
visualizzazione di questo grafico, si può dire che il mercato
bancario occidentale, riducendo in modo significativo la portata e il
numero di operatori in questo mercato, deve ridimensionarsi in modo
proporzionale. In alcuni paesi, specialmente quelli in cui le grandi
banche contano per il 70% o più del mercato bancario, ciò porterà
inevitabilmente alla scomparsa di uno o l’altro di questi operatori
molto grandi… checché ne possano dire i loro leader, gli stress test
o le agenzie di rating (36). Se sei un azionista (37) o cliente di una
banca che potrebbe crollare nella prima metà del 2012 ci sono, ovviamente,
delle precauzioni da prendere. Offriamo una serie di raccomandazioni
in questo bollettino. Se si è funzionari o dipendenti di un tale tipo
di istituto, le cose sono più complicate perché ora pensiamo che sia
troppo tardi per poter evitare i fallimenti in serie, e il mercato del
lavoro bancario è saturo a causa dei licenziamenti di massa. Tuttavia,
ecco un consiglio del nostro team se siete un dipendente in uno di questi
istituti, se vi è stata fatta un’offerta interessante di dimissioni
volontarie, fino ai prossimi pochi mesi accettatela, gli esuberi non
saranno su base volontaria e saranno a condizioni molto meno favorevoli.
———
Note:
(1) La decimazione
è stata una pena capitale militare romana che comportava la morte
di un legionario su dieci quando l’esercito aveva mostrato codardia
in battaglia, disobbedienza o comportamenti inappropriati. Il sistema
romano di decimazione veniva effettuato tramite sorteggio.
(2) Regolamenti che
tassano severamente le attività bancarie più redditizie. Fonte: The Independent , 2011/12/10
(3) Il nostro team
crede che la percentuale si collocherà tra il 10% e il 20%.
(4) Nebbia di guerra a cui i media mainstream incidentalmente contribuiscono
in larga misura invece di cercare di chiarire la situazione.
(5) Considerando la
decimazione in senso lato, vale a dire un netto calo che può essere
molto maggiore di quello dell’epoca romana del 10%.
(6) Per quanto riguarda
LEAP/E2020, questo tipo di classificazione non prevede nulla giacché
l’attuale shock ha intensità più alta e durevole delle ipotesi degli
stress test. E questo vale anche per le banche degli Stati Uniti, naturalmente.
(7) Tutto considerato
per quanto riguarda Barack Obama, in posizione difficile per le prossime
elezioni presidenziali a causa dei suoi risultati economici disastrosi
e la profonda delusione della maggior parte di coloro che hanno votato
per lui nel 2007 a causa delle sue molte promesse non mantenute, deve
a tutti i costi cercare di incolpare qualcuno o qualcosa per lo stato
disastroso dell’economia e della società americana. Allora perché
non la Grecia e l’euro? Quando questo non funziona più (in un paio
di mesi), sarà necessario trovare qualcos’altro, ma la gestione miope
è una specialità dell’amministrazione Obama; senza dubbio il suo
segretario al Tesoro Timothy Geithner, fedelmente legato a Wall Street,
troverà un’altra spiegazione. In ogni caso, non è colpa di Wall Street,
possiamo almeno essere certi di questo. Altrimenti, l’amministrazione
Obama tirerà sempre fuori il “fantasma dell’Iran” per cercare
di distogliere l’attenzione dai problemi interni degli Stati Uniti.
Per inciso, questa sembra essere la situazione attuale con la storia
farlocca del tentato assassinio dell’ambasciatore saudita a Washington
a opera di trafficanti di droga messicani pagati dai servizi segreti
iraniani. Anche Hollywood si sarebbe fermata di fronte all’improbabilità
di un tale scenario, tranne che per “salvare il soldato “Wall
Street” e cercare di essere rieletto, non vale la pena di provare?
Fonti: Huffington
Post , 26/07/2011, NBC
, 13/10/2011
(8) Questi “media
mainstream” (finanziari o generalisti) hanno, infatti, una storia
brillante nella previsione delle crisi. Vi ricordate li loro titoli
nel 2006 che mettevano in guardia sulla crisi dei subprime nel 2007,
annunciando l’”implosione” di Wall Street del 2008 e, ovviamente,
all’inizio del 2011 parlando di un ritorno importante della crisi nell’estate
2011! Non vi ricordate? Non preoccupatevi, la vostra memoria è buona
… perché non hanno mai fatto dei titoloni nei giornali, non
ci hanno mai avvertito di questi grandi eventi e delle loro cause. Quindi,
se si continua a pensare che, come ripetono tutti i giorni, i problemi
attuali sono causati “dalla Grecia e dall’euro”, vuol dire che
si pensa che siano improvvisamente diventati tutti onesti, intelligenti
e perspicaci … e che si deve quindi anche credere alla stessa maniera
a Babbo Natale. È accattivante, ma non molto efficace per affrontare
il mondo reale.
(9) Per lungo tempo,
il nostro team ha continuato a sottolineare le difficoltà europee,
anticipando piuttosto correttamente l’evoluzione della crisi nel «Vecchio
Continente». Ma cerchiamo di non cadere vittima della sindrome dell’”albero
europeo” che nasconde la foresta dei grandi problemi degli Stati Uniti
e del Regno Unito.
(10) Un cenno di formazione:
coloro che hanno scommesso sul collasso dell’euro un mese fa hanno
di nuovo perso del denaro. Seguendo il ritornello della “fine della
crisi dell’euro” che arriva circa ogni 4 mesi, non avranno
più molto nelle loro tasche nel 2012. Mentre gli Stati Uniti per esempio
non sono stati in grado di dimostrare la loro capacità di superare
la contrapposizione tra repubblicani e democratici sul controllo del
loro deficit.
(11) Mentre gli Stati
Uniti, per esempio, non sono stati in grado di dimostrare la loro capacità
di superare l’opposizione repubblicana e democratica sul controllo dei
loro deficit.
(12) È spaventoso
vedere la preoccupazione del G20 per l’euro, mentre la questione centrale
del futuro è il dollaro. Ovviamente, l’enorme operazione di manipolazione
dei media lanciata da Washington e Londra sarà riuscita ancora una
volta a rinviare, per un certo tempo, la messa in discussione inevitabile
dello stato centrale della valuta statunitense. Come anticipato dal
nostro team, non ci si può aspettare nulla dal G20 fino alla fine del
2012. Si continuerà a parlare, far finta di agire e di ignorare di
fatto le questioni chiave, quelle che sono le più difficili da mettere
sul tavolo. I recenti annunci di un aumento delle risorse per il Fondo
monetario internazionale sono parte di questo parlare a vuoto che non
avrà un seguito perché i BRICS (gli unici in grado di aumentare i
fondi del FMI) non finanzieranno un istituto in cui essi continuano
ad avere solo un’influenza marginale. Nel frattempo, questi annunci
fanno credere che c’è ancora un impegno comune per l’azione internazionale.
L’allarme sarà tanto più doloroso nei mesi a venire.
(13) Se pensate alla
Grecia è perché siete greci o siete un dirigente azionista
di una banca che ha prestato troppo al paese negli ultimi dieci anni
(14) E in un certo
senso anche per i due Stati interessati. Ma questo è già
un punto controverso, e ampiamente discusso per quella materia, sapere
se tali mercati finanziari sono una benedizione o una maledizione per
gli Stati e le persone che li ospitano.
(15) “Quando un
dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito”
(16) Tra la crescente
integrazione di Eurolandia, che priva la città di mercati redditizi
e più stretti legami economici, finanziari e monetari con il BRICS,
bypassando Wall Street e la City, sono sempre più le quote di mercato
finanziario globale in fuga da Londra e dalle banche di New York.
(17) Cfr. GEAB N °
57
(18) Fonte: Telegraph , 19/08/2011
(19) Negli Stati Uniti
lo «scivolo rosa» è un modo di dire che indica il licenziamento.
Fonte: Wikipedia
(20) Ci vuole più
tempo per riposizionare l’industria pesante che la scrivania di un venditore.
(21) Questa è, più
o meno, la procedura seguita negli Stati Uniti e in Europa.
(22) Cfr. tabella qui
sopra.
(23) Bank of America
si trova sicuramente nel bel mezzo di una confluenza di grandi e crescenti
problemi: ha subito una causa legale da 50 miliardi dollari per aver
occultato le perdite per l’acquisizione di Merrill Lynch a fine 2008,
una chiusura dei conti in massa da parte dei clienti a seguito della
decisione unilaterale di imporre 5 dollari di costo aggiuntivo mensile
per le carte bancomat, un guasto lungo e inspiegabile del suo sito web;
una serie di processi che coinvolgono oltre ai subprime singoli proprietari
ed enti locali, e la minaccia di mandare la Countrywide (che concede
i mutui immobiliari ndr) in fallimento, un’altra delle sue acquisizioni
nel 2008, per limitarne le perdite. Secondo LEAP/E2020, incarna la banca
ideale degli Stati Uniti per uno scenario di crack tra novembre 2011
e giugno 2012. Fonti:New
York Times, 27/09/2011; ABC,
30/09/2011; Figaro, 29/06/2011, CNBC, 30/09/2011, Bloomberg, 16/09/2011
(24) La banca statunitense
che, nel 2008, ha ricevuto la più grande fetta di finanziamenti
pubblici e che, ancora una volta, sta mettendo nel panico i mercati.
Fonti: Bloomberg, 30/09/2011; Zerohedge, 2011/04/10
(25) Una delle banche
più vulnerabili in Europa. Fonte: Telegraph, 14/10/2011
(26) che è essa
stessa a non veder l’ora che le applichino un taglio nel suo rating.
Fonte: Telegraph, 2011/12/10
(27) La banca tedesca
leader, che è già esposta a un taglio del rating di credito.
Fonte: Spiegel, 14/10/2011
(28) Anche UBS va verso
un taglio del rating di credito. Fonte: Tribune
de Genève, 15/10/2011
(29) Société
Générale, Deutsche Bank e UBS hanno un punto in comune di particolare
interesse: tutte e tre si precipitarono negli Stati Uniti “El Dorado”
negli ultimi dieci anni, investendo come marinai ubriachi nella bolla
finanziaria Usa (Deutsche Bank in subprime, mentre Société Générale
in CDS e UBS in evasione fiscale). Oggi, non sanno
come uscire da questo vortice che le spinge sempre più a fondo ogni
giorno. En passant, ricordiamo che nel 2006, avevamo raccomandato che
le istituzioni finanziarie europee si liberassero dai mercati statunitensi
nel più breve tempo possibile, che ci apparivano alquanto pericolosi.
(30) Fonte: Copenhagen Post, 2011/10/10
(31) Anche la BBC,
certamente segnata da tumulti nel Regno Unito nell’estate 2011, si pone
una domanda, “impensabile” appena un anno fa, per il tipo
di media che rappresenta: gli Stati Uniti si possono aspettare dei disordini
sociali? Porre la domanda obbliga a una risposta. E in Europa, un paese
come l’Ungheria, con un governo Social-nazionalista, ha accusato direttamente
le banche, soprattutto quelle straniere, di essere responsabili della
crisi di fronte al paese. Fonte: BBC , 20/09/2011; New
York Times, 29/10/2011
(32) Di cui un numero
sempre maggiore hanno cominciano a ribellarsi contro le pratiche del
sistema bancario, soprattutto negli Stati Uniti dove le proteste contro
Wall Street sono in crescita esponenziale, indebolendo le principali
banche degli Stati Uniti giorno dopo giorno. Fonti: CNNMoney, 2011/11/10, MSNBC, 2011/10/11
(33) Ed è ancora
peggio dell’inutilità economica dal momento che un recente studio
ha dimostrato che le banche che hanno ricevuto dei finanziamenti pubblici
hanno successivamente dimostrato di essere più inclini a fare investimenti
rischiosi. Fonte: Huffington
Post, 16/09/2011
(34) I fondi pensione
pubblici degli Stati Uniti sono ora di fronte ad una voragine finanziaria
stimata tra uno e tre trilioni di dollari. Saranno le autorità
pubbliche degli Stati Uniti a scegliere se salvare le banche o i loro
pensionati? Perché si stanno apprestando a fare questa scelta. Fonte: MSNBC, 23/09/2011
(35) Fonte: Telegraph, 2011/02/10
(36) Nessuna di queste
banche sono in grado di resistere alla recessione globale e l’implosiva
fusione di assetfinanziari che saranno prevalenti nei prossimi
mesi.
(37) Avremmo potuto
anche sviluppare il punto sulla situazione a cui stiamo assistendo cioè
al processo di «decimazione degli azionisti della banca».
Domenica 16 Ottobre
2011
Fonte: GEAB N°58 is available!
Global systemic crisis – First half of 2012: Decimation of the Western
banks.
Traduzione per Megachip a cura di Tullio Cipriano e Denzel Moskva.
Fonte: La decimazione delle banche occidentali
18.10.2011
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