LA CRISI DEL PICCO PETROLIFERO: 2012, L’APOCALISSE SI AVVICINA?

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DI TOM WHIPPLE
Falls Church News-Press

C’è una qualche eventualità che l’anno prossimo si debba assistere a qualcosa di davvero spiacevole.

Non si tratterebbe di un’apocalisse
biblica o addirittura di una dei Maya, quanto piuttosto un evento di nostra produzione. Il mondo si è creato così tanti problemi negli scorsi decenni che l’intero edificio della civilizzazione sta mostrando segni di cedimento.

Ciò è già avvenuto in epoca recente – ricordatevi del 1914 e del 1939 -, quindi un anno di grande distruzione non dovrebbe essere una grande sorpresa. Se state cercando una teoria generale di cosa potrebbe accaderci, potreste iniziare con “Il collasso delle società complesse” di Joseph Tainter, in cui l’autore elenca diciassette esempi di società in rapido collasso. In sintesi, se qualcuno pensa che l’Impero Romano sia collassato per la troppa complessità, date un’occhiata al codice tributario degli Stati Uniti o agli sforzi per rifinanziare il debito sovrano dell’UE. In confronto alle macchinazioni di sette miliardi di persone che al momento scorrazzano per il pianeta, i Romani stavano gestendo un asilo.

Che la civilizzazione globale, o parti

significative di essa, vada a rotoli presto o tardi è ovviamente opinabile,

ma si può essere certi che qualcosa di spiacevole arriverà nel prossimo

o nei prossimi anni. Sembrerebbero esserci due problemi fondamentali

dietro le odierne rivolte. Uno è che stiamo affrontando limiti alle

risorse e l’altro è che le nazioni dell’OCSE hanno semplicemente

accumulato così tanto debito che è improbabile che venga ripagato.

Nessuno pensa che la capacità dell’atmosfera di assorbire e sequestrare

le emissioni di carbonio sia una risorsa ma, mentre il clima planetario

volge al peggio, proprio di questo si tratta. Si potrebbe benissimo

dimostrare nel corso dei prossimi dieci decenni che la capacità dell’atmosfera

di assorbire i gas serra sia molto più importante delle riserve di

combustibili fossili.

Valutando i possibili eventi del 2012

che potrebbero avere proporzioni apocalittiche, vediamo il rapido deterioramento

della situazione finanziaria nell’UE. Malgrado le interminabili manifestazioni

di ottimismo da parte dei dirigenti politici, la gran parte degli osservatori

privi di pregiudizi ritiene che non ci siano niente da fare per impedire

una flessione economica. Alcuni si riferiscono con tono discreto, parlando

di una doppia recessione, ma altri prevedono una depressione globale

uguale o peggiore di quella avvenuta 80 anni fa. L’ipotesi pessimistica

viene dalla convinzione che non ci saranno le quantità necessarie di

energia poco costosa per sostenere una ripresa e che ci dovrà essere

una forte transizione delle fonti e dell’uso di energia prima che

la crescita economica possa riprendere.

Anche se la gran parte dell’attenzione

è rivolta al rifinanziamento del debito, gli alti prezzi del petrolio

sono sempre più identificati come il fattore principale nel rallentamento

della crescita economica. Anche se gli alti prezzi del petrolio abbinati

alle nuove tecnologie hanno dato alla luce nuovi giacimenti, la gran

parte dei commentatori ignora il fatto che questo “nuovo”

petrolio è semplicemente proibitivo per l’economia odierna. Le vecchie

fonti economiche su cui abbiamo poggiato per tutto il secolo scorso

formano ancora circa il 75 per cento del nostro consumo quotidiano ma,

ed è un grande ma, il petrolio a basso costo sta scomparendo al ritmo

di 3-4 milioni di barili al giorno ogni anno. In venti anni il petrolio

economico sarà per gran parte esaurito, rimpiazzato da un proibitivo

“petrolio non convenzionale” se riusciamo a rastrellare sufficienti

capitali per poterlo sfruttare. Recenti ricerche economiche hanno evidenziato

che quando gli Stati Uniti spendono più del 4,5 per cento del PIL per

il petrolio, entrano in recessione. Anche se viene ancora dibattuto

il limite oltre il quale il prezzo del petrolio danneggia seriamente

il PIL, alcuni pensano che già 90 dollari al barile riescano a farlo.

Ricordatevi che il petrolio è stato venduto per la gran parte a oltre

100 dollari al barile nel corso del 2011 e non ci sono segnali di un

rientro dei prezzi nel futuro prossimo.

Il secondo insieme di problemi che

potrebbero esplodere nel 2012 vengono dall’instabilità politica.

I più seri sono nel mondo arabo, ma, con le dimostrazioni a Mosca,

in Cina, in Kazakistan, in Europa e persino quelle lievi contro Wall

Street, le rivolte sociali stanno diventando un problema mondiale mentre

le risorse diventano limitate e la crescita economica rallenta. L’umanità

non ha mai avuto sette miliardi di bocche da sfamare e queste incrementano

di 70 milioni ogni anno. Ci sarà un punto di svolta, l’unico interrogativo

è quando.

Quest’anno le rivolte e vari scontri

geopolitici hanno già ridotto o eliminato le esportazioni di petrolio

da Libia, Yemen e Siria. Le iniziative per sanzionare l’Iran sembrano

soffiare sul fuoco e i mercati petroliferi sono nervosi del fatto che

molti paesi saranno costretti a interrompere gli acquisti di greggio

iraniano. La situazione siriana continua a franare e il delicato equilibrio

politico iracheno che è stato modellato dagli Stati Uniti sembra essere

durato solo pochi giorni dal ritiro delle truppe statunitensi. È una

buona scommessa puntare sul fatto che ci saranno meno esportazioni di

petrolio dal Medio Oriente e forse dall’Asia Centrale per la fine

del prossimo anno, facendo salire i prezzi del petrolio malgrado il

deterioramento delle condizioni economiche.

Oltre all’emergere di un rallentamento

economico globale e alla prospettiva di minore produzione di petrolio

in Medio Oriente, ci sono gli Stati Uniti dove l’elettorato pare essersi

bloccato in un’empasse politica, aspettando di votare in tempi

migliori. Sembra probabile che a Washington verrà fatto davvero poco

per migliorare le politiche economiche fino alla prossima elezione o

forse due e che l’elettorato possa riuscire a scegliere un qualche

percorso coerente per il proprio paese. Fino a quel momento la diffusione

dell’austerità fiscale e della disoccupazione saranno all’ordine

del giorno.

L’eventualità di nuove problematiche

emergenti nel 2012 si basa sulla probabilità di un collasso di gran

parte o di tutta l’eurozona e di un aumento delle sollevazioni in

Medio Oriente. La parte interessante di questo scenario è che queste

situazioni potranno dipanarsi in vario modo. Ciò incrementa sensibilmente

la possibilità che si possa assistere a qualcosa di molto negativo

in breve tempo.

**********************************************

Fonte: The Peak Oil Crisis: 2012 – Apocalypse Now?

22.12.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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