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La Redazione

 

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LA CRISI DEL DEBITO BRASILIANO

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A cura di Das schloss
Il 3 Ottobre 2010
50 Views

COME PUÒ DIFENDERSI IL BRASILE DALLA FINANZIARIZZAZIONE E TENERE IL SURPLUS ECONOMICO PER SÉ

blankDI MICHAEL HUDSON
Global Research

Il modello d’integrazione post seconda guerra mondiale è sopravvissuto alla sua promessa iniziale. È diventato sfruttamento dell’investimento del capitale, delle infrastrutture pubbliche e degli standard di vita piuttosto che fornire un supporto per il loro sviluppo.

Nella sfera del commercio, i paesi devono ricostruire la loro autosufficienza in termini di beni essenziali e dei cereali. Nella sfera finanziaria, l’abilità delle banche di creare credito (prestiti) praticamente a costo zero con operazioni computerizzate ha portato il Nord America e l’Europa a essere dominate dal debito, e ora cerca di spostarsi in Brasile e negli altri paesi del BRIC finanziando acquisizioni o concedendo prestiti sulle loro risorse naturali, beni immobili, infrastrutture di base e industria. Speculatori, arbitrageurs e istituzioni finanziarie che usano il “denaro gratuito” vedono queste economie come facili opportunità. Ma nell’obbligare i paesi a difendersi finanziariamente, la loro creazione di credito predatorio fa così terminare l’era del libero movimento dei capitali.
Ma il Brasile ha davvero bisogno di introdurre credito straniero per le spese interne quando può crearlo da sé? I prestiti stranieri finiscono alla sua banca centrale, che investe le proprie riserve in beni del tesoro americano e in euro bonds che danno un basso ritorno e il cui valore internazionale probabilmente declinerà di fronte alle valute del BRIC. Quindi accettare ingressi di capitale di credito e acquisizioni dal Nord del mondo fornisce un “pasto gratuito” per chi emette le valute euro e dollaro, ma non aiuta molto le economie locali.

Vorrei inserire l’argomento di questo seminario, “Global Governance”, nel contesto del controllo globale, perché essenzialmente la governance in questo consiste. La parola (dal greco kyber) significa guidare. La domanda allora è: verso quale obiettivo viene guidata l’economia mondiale?

Questo dipende certamente da chi ha in mano il volante. Sono sempre state le nazioni più potenti a organizzare il mondo in modo da far confluire sulle proprie casse rendite e proprietà. Dall’impero romano attraverso l’Europa moderna questi trasferimenti hanno avuto forma di conquiste militari e di tributi. I conquistatori normanni si insediarono come aristocrazia terriera esigendo tributi dalla popolazione, così come fecero i conquistatori nordici della Francia e di altri paesi. In seguito l’Europa prese le proprie risorse tramite le conquiste coloniali e sempre più attraverso le oligarchie clientelari.

Storia naturale del debito e della finanziarizzazione

Oggi, le manovre finanziarie e l’uso della leva del debito giocano un ruolo simile a quello delle conquiste militari in passato. L’obiettivo rimane quello di controllare le terre, le infrastrutture di base e il surplus economico, e anche di acquisire il controllo dei risparmi nazionali, delle banche commerciali e delle misure della banca centrale. Questa conquista finanziaria è conseguita pacificamente e anche volontariamente più che militarmente. Ma l’obiettivo è lo stesso: far pagare le popolazioni soggette, come debitori e come soci d’affari dipendenti. Le indebitate host economies si trovano in una posizione simile a quella dei paesi sconfitti. Perdono sovranità sulle loro misure finanziarie, economiche e delle imposte quando il loro surplus viene trasferito all’estero. Le infrastrutture pubbliche vengono vendute agli stranieri che comprano a credito, sul quale pagano interessi e spese che vengono ridotte essendo deducibili dalle tasse, nonostante vengano pagate a stranieri.

Il Washington consensus plaude a questa regola in favore di chi dipende dalle rendite, i rentier. La sua ideologia liberista sostiene che la ricchezza ha bisogno di spostare la pianificazione economica dalle mani dei governi a quelle dei banchieri e finanzieri incaricati di privatizzare e finanziarizzare l’economia. Senza che quasi nessuno se ne renda conto, questa visione sta sostituendo la classica legge delle nazioni basate sull’idea della sovranità dal debito e dalle condotte finanziarie, le misure tariffarie e tassative. La stessa ideologia è diventata un’arma economica. Ai governi indebitati è stato detto fin dal 1980 di vendere le loro infrastrutture pubbliche agli investitori stranieri. I proventi dei “pedaggi” anche conosciuti come rendita economica, sostituiscono le moderate e sovvenzionate tariffe dei servizi pubblici, rendendo le economie meno competitive e mettendole sempre più all’angolo del debito dal momento che il loro surplus viene trasferito all’estero, ampiamente esente da imposte.

La direzione globalista che il mondo sta vivendo ha portato alla crisi del concetto di nazionalità e sovranità economica. I banchieri del nord del mondo controllano ogni eventuale surplus – rendita da immobili, flusso di denaro corporativo o anche la capacità tassativa dei governi e la loro abilità di vendere le aziende pubbliche – da considerare come fonti di introito per pagare gli interessi sui debiti. Il risultato è di un’economia che ricorre all’uso della leva del debito in ogni paese. L’investimento straniero, i prestiti bancari, la privatizzazione delle infrastrutture pubbliche e la speculazione valutaria ora vengono diretti dalla prospettiva dei banchieri.
C’è una grande eccezione in questo panorama di economie abbandonate al controllo straniero: gli Stati Uniti stessi sono l’economia più indebitata al mondo.

Mentre supportano il potere dei creditori per obbligare i debitori a privatizzare i loro settori pubblici e ad essere acquiescenti nei confronti del protezionismo commerciale americano, gli Stati Uniti sono l’unica nazione capace di emettere propria valuta (debito del Tesoro) e credito bancario internazionale illimitato, a un interesse più basso che in qualunque altro paese e senza neanche alcun mezzo per poter pagare.

Questo doppio standard ha trasformato il carattere della finanza internazionale e il significato di ingresso di capitali. Il denaro non è più un investimento in forma di lingotti d’oro o d’argento che riflette quanto viene prodotto dal lavoro. Il denaro è credito, e quindi trova la propria controparte nelle passività del bilancio patrimoniale.

Da quando gli Stati Uniti hanno sospeso la convertibilità del dollaro in oro nel 1971, il denaro internazionale – i risparmi delle banche centrali – è diventato essenzialmente il debito del tesoro statunitense, cioè i prestiti agli Stati Uniti per finanziare sia il deficit della bilancia dei pagamenti che quello di bilancio (entrambi largamente di carattere militare). Nel frattempo, il credito delle banche commerciali domestiche prende la forma di debito privato – debito ipotecario, corporativo (in aumento per l’acquisizione dell’uso della leva del debito) e anche prestiti per speculare sui derivati finanziari e i rischi legati alla valuta.

Il prestito bancario americano è stata la prima causa dell’inflazione globale legata ai prezzi dei beni immobili, delle azioni e dei bond, sostenuto durante gli ultimi dieci anni dal prestito bancario europeo. Il credito del dollaro (come il credito dello yen degli anni ‘90) è “liberamente” creato senza la costrizione che c’era prima, quando la fuoriuscita di capitali forzava le banche centrali ad alzare i tassi d’interesse nazionali per non perdere le loro azioni in oro. Di fatto, qualunque economia oggi può creare il proprio credito domestico sui suoi computer, quelli della banca centrale e di quelle commerciali. Alle condizioni di oggi, i prestiti stranieri non forniscono risorse che i paesi ospiti non possano creare per se stessi. L’effetto del credito straniero quando è convertito in valuta domestica è meramente inteso a drenare reddito d’interesse ed economico.

Non viene ampiamente riconosciuto il fatto che i prestiti bancari commerciali legano il debito agli investimenti esistenti (soprattutto gli immobili e le infrastrutture) più che investire nella creazione di nuovi mezzi di produzione, o nell’impiegare il lavoro o anche nell’ottenere profitti. Le banche preferiscono prestare per investimenti già piazzati, beni immobili o su compagnie. Così molti prestiti bancari sono usati per dirigere i prezzi degli investimenti, specialmente quelli i cui prezzi si spera salgano abbastanza da pagare l’interesse sul prestito.

Il fatto che i banchieri possano creare debito portatore di interesse a volontà con costi minimi di produzione pone la domanda se si può lasciare questo pasto gratuito (la rendita economica) in mani private o considerare la creazione di denaro come un bene “istituzionale” pubblico. Gli economisti classici sostengono che è necessario regolare i privilegi della rendita flessibile per mantenere i prezzi e i guadagni in linea con i necessari costi di produzione. Il modo più sicuro per farlo era quello di mantenere i monopoli nel settore pubblico e di fornire i servizi essenziali a un costo minimo o gratuitamente mentre le imposte terriere, le tariffe sulle utenze, potevano servire come fonte principale di guadagno pubblico. Questo principio è stato flagrantemente violato dalla pratica di erigere “pedaggi” privatizzati che traggono guadagni senza un corrispondente costo di produzione. Questo è stato fatto in modo da beneficiare solo una selezionata minoranza.

L’ esplosione incontrollata del credito globale e del debito, e quindi la pressione a liquidare i monopoli naturali del settore pubblico, è largamente dovuta al dilagare del credito dopo la fine della convertibilità dell’oro nel 1971. Come abbiamo notato prima, la successiva misura del Tesoro statunitense lasciò le banche centrali straniere senza mezzi per mantenere le loro riserve internazionali, fatta eccezione per i prestiti al Tesoro americano. Questo dà alla bilancia dei pagamenti americana il via libera che diventa il via libera per i militari. Dopo che la guerra in Corea trascinò il dollaro in deficit nel 1951, la spesa militare americana degli anni ’50 e ’60 pareggiava l’intera bilancia dei pagamenti. Il settore privato era quasi in pareggio durante quei decenni, mentre “l’aiuto agli stranieri” in realtà generava un surplus nella bilancia dei pagamenti, come risultato di aiuti rivolti a beneficiare più le esportazioni americane che i paesi beneficiari degli aiuti.

Mentre il deficit commerciale e dei pagamenti di altri paesi deve incrementare il tasso d’interesse per stabilizzare le valute, gli Stati Uniti hanno diminuito i loro tassi d’interesse, determinando l’incremento del tasso di capitalizzazione delle rendite dei suoi immobili e dei guadagni corporativi e permettendo alle banche di prestare di più con garanzie ad alto prezzo. La proprietà ha sempre avuto valore, qualunque sia il prestito delle banche, così l’economia americana è stata in grado di usare la libera corsa del dollaro per sovraccaricarsi con una spesa per il debito senza precedenti, una spesa che tradizionalmente è stata subìta solo dai paesi che combattono guerre all’estero o aggravati da pagamenti compensatori. Questa è l’eredità autodistruttiva lasciata dalle misure del Tesoro.

È una dura lezione che il Brasile deve ricordare. La vostra nazione ora sta ricevendo flussi nella bilancia dei pagamenti dal momento che le banche straniere e gli investitori stanno creando credito sul vostro patrimonio immobiliare, le vostre risorse e industrie. Il loro obiettivo è ottenere il vostro surplus economico sotto forma di pagamento di interessi e delle rimesse, facendovi diventare un’economia di rendita. Perché mai avreste bisogno di questi ingressi di capitale che traggono interesse, rendita e profitti come ritorno di un credito creato al computer mentre potete creare il vostro? Nel mondo di oggi, nessuna nazione ha bisogno di credito internazionale per la spesa della valuta domestica in casa propria. Il Brasile dovrebbe evitare di lasciare agli investitori stranieri di capitalizzare il suo surplus economico verso il servizio di debito e altri pagamenti.

Il modo per evitare questo destino è già stato indicato dai fisiocratici francesi e da Adam Smith attraverso John Stuart Mill e i riformatori dell’epoca progressista. Loro raccomandavano che col finire dei privilegi speciali ereditati dalle conquiste militari europee (privatizzazione della rendita terriera), e con l’introito della rendita del “pasto gratuito” come base delle tasse, questa entrata potrebbe essere risparmiata dalla privatizzazione e capitalizzazione in prestiti bancari. Tassare la terra e la rendita delle risorse abbassa il costo della vita e degli affari, non solo rimuovendo il peso delle tasse sul lavoro e l’industria, ma tenendo bassi i prezzi delle abitazioni e degli immobili.

Nel XIX secolo, il sistema americano di economia politica si basava, giustamente, sulla percezione che un lavoro altamente retribuito è più produttivo, così come il lavoratore ben educato, ben alimentato e ben vestito rende di più rispetto al lavoratore “indigente”. La chiave per la competitività internazionale è nell’aumentare gli stipendi e lo standard di vita, invece di abbassarli. Ed è proprio il caso del Brasile, dato il suo bisogno di aumentare la produttività del suo lavoro con una migliore educazione, con migliori sistemi educativi e di assistenza sociale, se vuole prosperare e rimanere indipendente nel XXI secolo. E se il problema è quello di trovare investimenti di capitale, di sollevare lo standard di vita e liberarlo dal debito e da prezzi di case elevati, allora bisogna far in modo che il surplus economico diventi un “pasto gratuito” sotto forma di rendita terriera, delle risorse e rendita monopolistica, e di risparmiare questo surplus dai banchieri che cercano di capitalizzarlo coi pagamenti del debito. Il miglior modo per ottenere questo obiettivo è quello di tassare i potenziali costi dei rentier che fanno diventare il surplus una spesa non necessaria.

L’economia vista dai banchieri

Il business plan dei dipartimenti di marketing delle banche consiste nel capitalizzare qualunque surplus economico verso l’impegno di debito. Gli agenti finanziatori vedono qualunque flusso netto di introiti come potenzialmente disponibile per essere catturato sotto forma di pagamenti di interesse. Il loro sogno di successo di crescita e finanziario consiste nel vedere il surplus capitalizzato verso l’impegno di debito per creare prestiti. Rendita netta di immobili, flusso di denaro corporativo (margine operativo lordo: l’utile prima degli interessi passivi, imposte e ammortamenti su beni materiali e immateriali), l’introito personale sulle spese di base e gli introiti delle tasse governative possono così essere capitalizzati con il denaro che le banche concederanno in prestito. E più credito concedono, più aumenteranno i prezzi degli immobili, delle azioni e dei bond.

Quindi i prestiti bancari sono acclamati perché fanno arricchire le economie, anche se se le famiglie e gli affari si trovano sovraccarichi di debiti.

Più facile diventa l’uso della leva del debito, più aumentano i prezzi dei finanziamenti. Tassi d’interesse bassi, depositi bassi, periodi di ammortizzazione più estesi, anche i prestiti fraudolenti possono incrementare il tasso di capitalizzazione delle entrate dei beni immobili e affaristici. Questo modo di agire viene acclamato come “creazione di ricchezza” – che poi risulta essere inflazione del prezzo dei beni dall’uso della leva del debito che può colpire un’intera economia. È molto diverso da ciò che Adam Smith scrisse ne La ricchezza delle nazioni.

Il limite di queste misure si verifica quando tutto il surplus diventa debito. A questo punto l’economia è interamente finanziata. Gli introiti vengono utilizzati per pagare il debito e non rimane nulla per nuovi investimenti o il consumo, quindi l’economia “reale” viene limitata dal debito e si blocca.

Ecco perché l’ultimo decollo finanziario è finito in un crollo. Ed è ciò che avviene oggi nel mondo fuori dal Brasile e dai paesi del BRIC che non sono andati lontano con il percorso della finanziarizzazione neoliberista verso il suo apice nella deflazione del debito e l’austerity.

La banca mondiale e il FMI non sono riformabili, perché basati su una filosofia economica distruttiva

Si parla di riformare il FMI, la banca mondiale e anche l’ONU. Non credo sia realistico. Come ho analizzato in Super Imperialismo (1972 e 2002), la banca mondiale e il FMI sono dediti essenzialmente ad una filosofia economica distruttiva, sotto l’eufemistica insegna di “libero commercio” e “mercati di capitale liberi e aperti”.

Nel caso dello sviluppo agricolo, la banca mondiale è autorizzata a concedere prestiti in valuta estera intesi a incrementare le esportazioni. In questo senso i prestiti ci sono stati per le strade e le infrastrutture utili alle esportazioni, non per sviluppare le economie locali. L’attenzione della banca per le coltivazioni da esportazione ha portato ad una loro sovrapproduzione, con il conseguente abbassamento dei margini di contrattazione da parte del terzo mondo e il cambio delle colture di grano domestiche, ora dipendenti dal surplus di grano dell’America e dell’Europa, a prezzi sempre crescenti.

Questo modello commerciale beneficia le nazioni che esportano grano a livello industriale e contemporaneamente porta le periferie alla dipendenza del debito e del cibo, e per questa situazione è stato usato l’eufemismo “interdipendenza”. Ho notato che questa bella parola compare nella prima frase della brochure di questo meeting. Essa implica acquiescenza nella globalizzazione, come se fosse mutuamente benefica per tutte le parti. Ma nel mondo di oggi, l’interdipendenza implica tre tipi di dipendenza: 1) dipendenza alimentare, 2) dipendenza militare, 3) dipendenza del debito. Il Washington consensus promosso dal FMI, dalla banca mondiale e dall’aiuto bilaterale degli Stati Uniti, rafforza questi tre tipi di dipendenza, sostenendo l’egemonia finanziaria e militare degli Stati Uniti.

Il conseguente prosciugamento per i pagamenti dovuti ai creditori e agli investitori assenti costringe i paesi a far quadrare il bilancio vendendo i loro beni pubblici. Le agenzie di rating del credito minacciano di far cadere le stime dei paesi che “non ci stanno” a mollare – svendendole – le redini del loro potere, cioè le infrastrutture basiche, la loro terra, acqua e altre risorse naturali. Un basso rating dei titoli è una minaccia che forza questi paesi a pagare interessi molto più elevati. Il sistema li intrappola, lasciando i privatizzatori trarre la rendita economica.

Tra il 1950 e il 1980, la banca mondiale e i consorzi di banche commerciali hanno prestato ai governi i soldi per costruire le loro infrastrutture. Ora che questi prestiti sono stati pagati, le banche stanno prestando ai privati per l’acquisto di questi investimenti. I nuovi proprietari si aspettano di poter erigere pedaggi in queste che finora sono state strutture pubbliche – creando il loro introito sotto forma di interesse deducibile da imposte, assicurando costi, alte tariffe dirigenziali e altri fittizi “costi di produzione”. L’ortodossia della contabilità globalizzata permette agli investitori stranieri di trasferire le loro ricevute delle spese e di altre rendite economiche fuori dal paese, esentasse. Questo porta le economie ospitanti a un deficit ulteriore nella bilancia dei pagamenti, costringendole a ulteriori liquidazioni a prezzi stracciati.

La riforma fiscale e finanziaria devono andare a braccetto per creare una crescita più stabile

Il documento di questa conferenza si riferisce alla crescita della popolazione del terzo mondo come intralcio alla “relativa importanza dei paesi sviluppati”. In passato, la popolazione costituiva un vantaggio militare, oltre a fornire manodopera per la produzione. Ma oggi è la finanza ad avere il controllo. I paesi dominanti vogliono che il Brasile e gli altri paesi del BRIC esportino beni piuttosto elaborati e materie prime per pagare i loro debiti. Ciò che gli interessi dei rentier vogliono è il surplus economico, sotto forma di impegni di debito (interesse, ammortizzazione e tariffe) e rendite monopolistiche, sotto forma di costi di pedaggi per strade e altre infrastrutture pubbliche che si stanno privatizzando. Per aggiungere al danno la beffa, loro vogliono anche che i governi rinuncino a tassare queste azioni, permettendo agli interessi e ad altri costi tecnologicamente non necessari come l’ammortamento, di essere deducibili da imposte. Viene anche fornita una falsa immagine di affari no-profit (e quindi non tassabili) con la pretesa contabile di bassi prezzi di trasferimento per esportazioni.

I commercialisti delle corporazioni realizzano questi stratagemmi facendo attenzione a rendere visibile e quindi tassare solo una piccola parte degli introiti. Dietro questa falsa mappa di realtà economica, statistiche apparentemente empiriche servono prevalentemente a preservare l’ingannevole teoria economica neoliberista che sta dietro.[1]

Per mantenere il monopolio della creazione di denaro, le nazioni creditrici esigono che i governi non usino le loro banche centrali per fare quel che tutte le banche mondiali sono state fondate per fare: finanziare budget pubblici monetizzandoli così da farli diventare credito nazionale di base. La scusa è che per le banche centrali sarebbe una misura inflazionaria quella di finanziare i deficit di bilancio dei loro stessi governi. Ma non lo è più che permettere alle banche centrali e commerciali americane ed europee di creare credito sui propri computer!

La banca centrale europea insiste sul fatto che i governi ottengono prestiti solo da banche commerciali e altri creditori del settore privato, e anche che le filiali delle banche straniere possono concedere prestiti in paesi ospitanti nella valuta usata dalla sede centrale o altre valute straniere. Le filiali delle banche svedesi in Lettonia e quelle austriache in Ungheria concedono prestiti in euro. In questo modo le banche delle nazioni creditrici possono invadere e conquistare creando il loro credito elettronico locale, violando la prima direttiva di una saggia gestione finanziaria: mai denominare debiti in valuta straniera forte, quando le proprie entrate sono in valuta domestica debole.

La pretesa che i paesi debbano “equilibrare i loro bilanci” è un eufemismo per vendere il patrimonio pubblico, tagliare le pensioni e la spesa pubblica sull’educazione, servizio sanitario e altre precondizioni essenziali per il rafforzamento della produttività lavorativa. Una tale austerità richiede esattamente il contrario delle misure keynesiane seguite proprio dagli Stati Uniti. Le economie soggette al Washington consensus vanno sempre più giù, polarizzando e rendendo sempre più instabile l’economia globale. Il collasso delle “tigri baltiche” e altre economie post-sovietiche, dove i pianificatori neoliberisti hanno avuto mano libera, è una severa lezione di come queste misure siano auto-distruttive per le nazioni che vi si sottomettono.

È ironico il fatto che la filosofia delle tasse che favorisce la l’uso della leva del debito più che l’investimento equo, sta distruggendo le economie creditrici così come la periferie che hanno ottenuto i finanziamenti! Sia ben chiaro: è proprio questo il contraccolpo che l’Europa e l’America stanno sperimentando ora. Hanno permesso che la libera creazione di credito soggiogasse le loro economie alla deflazione del debito[2], le stesse misure distruttive che hanno danneggiato lo sviluppo del terzo mondo dal 1960 in poi!

È proprio per prevenite il risultante crollo dell’economia “reale”, e di fatto la schiavitù del debito, che i sindacati europei stanno preparando uno sciopero generale per il 28 settembre 2010, contro i piani di austerità che comprimono gli standard di vita. Il tentativo da parte dei paesi del BRIC di creare un sistema finanziario alternativo e una diversa filosofia di commercio e di sviluppo è una reazione simile contro le spinte neo-rentier tese a colpire la riforma classica dell’economia.

L’importanza dell’ideologia economica per un nuovo inizio

Per spiegare la forza economica del Brasile, i vostri vantaggi includono la vostra popolazione e le risorse naturali, ma li avete sempre avuti. Ciò che vi rende così interessanti è che non siete così oberati dai debiti come il Nord America e l’Europa. Il vostro surplus economico non è ancora piegato al pagamento del debito, quindi agli occhi dei banchieri non siete ancora coperti da prestiti.
Il vostro più grande problema economico è come proteggervi dall’esplosione del credito e del debito che ha trascinato giù il Nord del mondo. La vostra soluzione deve essere di seguire un’alternativa all’ideologia regressiva delle imposte e della privatizzazione dei monopoli naturali e dei privilegi finanziari promossi dalle istituzioni internazionali.

Per difendervi è necessario qualcosa in più di una “revisione della governance globale”. Ci vuole un taglio netto con il passato. La revisione tende a essere un qualcosa di meramente marginale. È necessario un cambio più strutturale. È più facile costruire a partire da nuove fondamenta invece che modificare cattive istituzioni e rieducare personale già impegnato nelle misure disfunzionali del passato.
Un esempio eccezionale è la politica degli Stati Uniti dopo la sua guerra civile. Per sviluppare la logica del loro programma economico, il partito repubblicano di quel tempo (non i repubblicani neoliberisti di ora!) fondarono scuole statali e scuole di business per insegnare l’alternativa protezionista e tecnologica alla dottrina del libero commercio britannica, insegnata nelle più prestigiose università come Harvard, Yale e Princeton. Quelle piccole scuole insegnarono le dottrine che spinsero gli Stati Uniti alla guida del mondo tramite tariffe protettive, una banca nazionale e investimenti nelle infrastrutture.[3]

Commenti e raccomandazioni sui quattro obiettivi oggetto di discussione in questa conferenza

(1) La globalizzazione e i mercati del lavoro sotto la spinta distruttiva dell’austerità sono stati discussi e sono state date raccomandazioni al riguardo. Sotto l’eufemismo di “bilanci equilibrati”, la austerity fiscale vuole impedire ai paesi di creare il loro proprio credito pubblico e di usare il loro surplus economico per sollevare lo standard di vita. Sotto l’austerity, le entrate del governo sono usate per pagare i debiti, riscattare le banche e trasferire altri pagamenti o sussidi al settore della finanza, delle assicurazioni e degli immobili (settore FIRE) a casa e all’estero invece di spendere per accrescere la produttività. Questo sarebbe da evitare, ovviamente.

(2) Nuovi indicatori di sviluppo sono necessari per sostituire il formato contabile del PIL con una mappa più realistica e migliore dell’economia. La dottrina classica tradizionale divideva l’economia in due parti: (A) Settore produttivo e di consumo che solitamente i libri di testo indicano come l’economia “reale”, e (B) il settore dei ricavati FIRE. Questa dicotomia considerava la rendita terriera, gli interessi e le tasse sul credito bancario, le rendite esorbitanti del monopolio e altre tariffe da “pedaggio” come pagamenti di trasferimento, non come produzione. Ma la contabilità attuale del PIL definisce questo “mancato introito” – ciò che prima erano le spese generali, a prezzi superiori rispetto al loro necessario costo di produzione – come riflesso del costo e del valore della “produzione”, come se ciò che i rentiers del FIRE fanno pagare fosse parte necessaria dell’economia. I banchieri e i rentiers hanno tutto l’interesse di mantenere viva questa falsa dicotomia.

È come se gli economisti avessero dimenticato la battuta di Charles Baudelaire: “Il peggior inganno del diavolo è quello di persuaderci che egli non esiste”. In particolare, il formato contabile del PIL rigetta la definizione classica di rendita economica come l’eccesso del prezzo di mercato ricavato sui necessari costi di produzione. Il risultato è che la visione dell’economia da parte dei rentiers è fatta di banchieri, proprietari e monopolisti considerati come fattori produttivi, come se i loro privilegi speciali e il favorevole status economico fossero produttivi e non ricavati.

Il formato contabile del PIL e il bilancio nazionale sottovalutano la terra e altre risorse naturali, considerandole come “capitale” e la loro rendita economica come “guadagni”, non come introiti non guadagnati. Questo aumenta l’illusione che i prezzi del settore immobiliare aumentino perché il valore delle costruzioni cresce, nonostante vengano deprezzate per questioni di tasse. Questa emergente attribuzione del valore delle costruzioni è a scapito del valore della terra, e il quadro che ne risulta manca di un’analisi accurata.

Facendo un simile “errore di omissione”, quelli per il libero mercato non calcolano il costo economico dell’esaurimento della ricchezza minerale, del sottosuolo e delle foreste come sfruttamento privato. Mettere nel conto l’impoverimento delle risorse, la pulizia ambientale e altri costi per restaurazioni ridurrebbe il calcolo dei guadagni commerciali, calcolo con il quale la teoria neoliberista indottrina studenti e pubblici ufficiali. Più specificamente, i governi sono stati persuasi a concedere un supporto da impoverimento agli investitori privati per fare buchi a terra e tagliare le foreste. Sarebbe più logico che invece questi pagassero per rimborsare l’economia nazionale per la perdita di patrimonio o per coprire i costi di pulizia ambientale.

Un’economia globale stabile ha bisogno di un formato contabile che rifletta la capacità della nazione di pagare i suoi debiti esteri. Il Piano Young del 1929 aveva questo obiettivo, ed evitò il crollo finanziario globale nel limitare i pagamenti riparatori della Germania calcolando quanta valuta straniera avrebbe potuto guadagnare e pagare quella nazione nel condurre il suo commercio, invece di cercare di pagare accollandosi più debiti o vendendo i suoi beni.

Quando un’economia riesce a pagare i propri debiti solo ottenendo nuovo denaro in prestito o vendendo i propri beni, il debito dovrebbe essere considerato come sbagliato ed essere ridotto. Ottenere il prestito degli interessi o privatizzare i beni pubblici per pagare questi debiti non porta ad alcuna stabilità. Porta alla perdita dei beni che l’Islanda e la Lettonia stanno soffrendo ora, e che i paesi del terzo mondo hanno sofferto tra i ’70 e gli ’80. È questa la strada verso la schiavitù del debito, il blocco dell’economia e sprona il volo dell’emigrazione del lavoro così come del capitale.

(3) Misure di sviluppo insostenibili derivano direttamente sia dalle attuali misure di austerity e dalla mappa economica del PIL a favore dei rentier e riflette solo il punto di vista dei banchieri. I debiti che crescono in modo esponenziale – “la magia dell’interesse composto” – non sono sostenibili. Cercare di pagarli fa aumentare il costo della vita e il costo degli affari, perdere competitività alle economie indebitate e impoverire le loro popolazioni, portano all’inadempienza valutaria interna e internazionale e quindi a disagi sociali.

Nel secolo XIX, quando venne elaborata la teoria del commercio dai liberi commercianti britannici (anche se presto sarebbe stata contrastata dai protezionisti americani e da altri economisti progressisti), la spesa in cibo e in altri beni di consumo forniva la base di comparazione del costo del lavoro tra le nazioni.

Il deficit commerciale americano di oggi, per contrasto, riflette quanto è inflazionato il costo del lavoro dai pagamenti dovuti al settore del FIRE. I proprietari di case di solito pagano fino al 40% dei loro guadagni per impegni di debito e altre spese relative alla proprietà, il 15% per altri debiti (interesse della carta di credito e tariffe, sovvenzionamento per l’auto, per gli studi, ecc), l’11% per la tassa che comprende l’assistenza sociale e medica, e tra il 10 e il 15% in altre tasse (sugli introiti e dazi). Per questioni di limite, il peso finanziario di beni immobili e di consumo che usano il debito è aggravato da risparmi pensionistici girati a manager del denaro per investimenti finanziari in questi strumenti finanziari che usano la leva del debito, e hanno “finanziarizzato” queste trattenute della previdenza sociale. Evitare queste passività finanziarie pagando senza creare debiti è una strada più stabile e affidabile da seguire, come l’esperienza della Germania insegna.

(4) La governance globale. Chi stabilirà le regole? E nell’interesse di chi? Quando discutiamo dell’austerity nel punto (1) precedente, dobbiamo chiederci “austerity per chi?”

Il ruolo corrosivo del debito è il maggior problema che le nazioni affrontano oggi e quindi il debito è dove ci si confronta per ottenere la governance globale. La misura più urgente da prendere è di ridurre il valore delle ipoteche e altri debiti perché si rifletta la capacità di pagare. Se questi debiti non vengono ridotti, il risultato sarà la deflazione del debito e può causare la distruzione di intere economie. In quel modo i proprietari di case e le aziende dovranno pagare i loro guadagni alle banche invece di spenderli in beni e servizi, in questo modo l’impiego e la produzione nazionale continueranno a rimanere bloccati.

Ma ridurre il valore del debito significherebbe far perdere alle banche e al 10% della popolazione più ricca il vantaggio finanziario che permette loro di ridurre il rimanente 90% alla schiavitù del debito. Finora, questi poteri forti stanno dominando le misure economiche nazionali nel nord del mondo e come conseguenza della risultante deflazione del debito, essi volgono lo sguardo verso le economie del BRIC.

Sommario

La massima “ Qualunque guadagno abbandonato dall’esattore delle imposte è disponibile (“libero”) per essere girato come interesse ai creditori” descrive ciò che detassare i ricchi ha significato per la finanza. I tagli alle tasse sugli immobili, per esempio, lasciano più denaro liquido disponibile per pagare i banchieri che concedono mutui, i cui prestiti capitalizzano l’eccesso detassato permettendo ai compratori che accedono al prestito di alzare i prezzi delle case e degli uffici. Questo porta le economie ad aggravarsi di debiti in nome del commercio. Anche i prezzi dei beni e i servizi aumentano mentre i guadagni dei consumatori vengono risucchiati, dal momento che più basse imposte per la proprietà obbligano il governo a compensare il gap fiscale tassando ulteriormente il lavoro e aumentando le imposte di vendita.

Questo favoritismo pro-rentier è l’opposto delle riforme economiche classiche, ed è destinato a fallire. I suoi sponsor hanno l’audacia di dire che Adam Smith, J.S. Mill e i loro seguaci sono i santi patroni della loro ideologia neoliberista. Ignorano il fatto che l’economia politica classica approvava una vasta gamma di servizi pubblici e di supporto sociale da tenere fuori dal mercato. Gli Stati Uniti hanno favorito il loro decollo industriale quando hanno capito che le strade, la salute pubblica e altri servizi di base dovrebbero essere forniti liberamente più che essere appesantiti da tariffe di pedaggi inopportuni.

L’ideologia neoliberista asserisce che un tale investimento e regolazione pubblici “conducono alla servitù della gleba” e propone ciò che può davvero essere considerata la strada verso la schiavitù del debito, il favoritismo delle tasse per l’uso della leva del debito seguito dalla deflazione del debito e l’austerity.

I politici le cui campagne sono state finanziate dai lobbisti del settore FIRE hanno creato sistemi di imposte che favoriscono l’uso del debito. Il mito dice che il credito, per qualunque obiettivo, è un costo necessario per fare affari. Quindi viene favorito il debito che comporta interessi. Rendendo i pagamenti degli interessi (ma non i dividendi) deducibili dalle tasse favorisce il ricorso al debito e tassare al minimo dei profitti i capital gains dirotta il credito bancario che accende l’inflazione dei prezzi degli investimenti. Questo distorce le decisioni degli investimenti, così come la tassazione minima dei capital gain. Entrambe le misure incoraggiano la creazione di ricchezza falsa attraverso l’inflazione dei prezzi degli investimenti. L’effetto è di concentrare la ricchezza in modo improduttivo – come avrebbero detto gli economisti classici. Investimenti che mirano alla rendita economica (guadagno senza il corrispondente costo di produzione) e prezzi crescenti della terra che J.S.Mill chiamava “incremento non guadagnato”.

La morale è che la riforma finanziaria deve andare a braccetto con quella fiscale. I neoliberisti non sono d’accordo. Dicono, come Margaret Thatcher, “Non c’è alternativa”. Ignorano l’alternativa indicata da due secoli di riformatori classici. Da Adam Smith ai fisiocratici attraverso John Stuart Mill e persino Winston Churchill, la piattaforma del libero mercato è stata quella di tassare la rendita economica della terra così da poter mantenere bassi prezzi per le case e le tasse sul lavoro e l’industria.

L’era progressista aveva esteso l’obiettivo di minimizzare la rendita economica nelle mani dei privati mantenendo i monopoli naturali come il trasporto e le comunicazioni nell’ambito del pubblico o almeno regolando i prezzi che potevano imporre e incoraggiando l’equità invece del finanziamento del debito. I sansimonisti, per esempio, sperarono di poter organizzare le banche di fondi mutui, fornendo credito equo ai loro clienti per mantenere i ritorni finanziari in linea con ciò che i mutuatari guadagnano concretamente.

La reazione pro-rentier sponsorizzata dalla politica in contrapposizione agli economisti classici inverte queste misure. Aspiranti privatizzatori delle infrastrutture pubbliche e dei monopoli cercano di trarre rendita economica. I politici sono supportati dal settore FIRE, i cui sostenitori vedono i prestiti ipotecari e quelli per le acquisizioni come il loro maggior mercato. La tragedia del nostro tempo è che la maggior parte del credito è estesa all’acquisto di opportunità produttive di rendita, non per la formazione di capitale produttivo. Le banche preferiscono prestare per proprietà già esistenti – immobili o aziende – piuttosto che finanziare investimenti di capitale nuovo.

Così torniamo a vedere come la privatizzazione del bene pubblico e la finanziarizzazione dell’economia equivalgono a una sconfitta militare. Per difendersi, i paesi del BRIC devono isolarsi dalla creazione globale di debito. Il “dialogo” invocato dalla vostra conferenza con riferimento a nuove regole per una “nuova governance globale” non ha molte possibilità di creare consenso, data la richiesta di austerity da parte degli Stati Uniti e della UE, della banca mondiale e del FMI. Loro esigono un sacrificio della previdenza sociale del lavoro e dei risparmi pensionistici per trarre i soldi per pagare il debito cui si è permesso svilupparsi. Non si discute di incrementare la competitività nazionale spostando il peso delle tasse dal lavoro e dall’industria verso la rendita economica e verso l’uso della leva del debito. Questo è un punto debole volontario nelle teorie finanziarie e fiscali del neoliberismo di oggi.

Mentre pochi stanno diventando ricchi oltre ogni loro aspettativa (o così dice l’efficace chiacchiericcio che si trova nei più diffusi libri di testo di economia), la globalizzazione insieme alle truppe di rentiers ha preso una forma corrosiva. Invece di essere un programma per un guadagno mutuo, esso incoraggia un’economia di pedaggio di rendita privata che soffre dell’aumento della deflazione del debito. Data la visione del mondo dei banchieri promossa dal FMI e dalla banca mondiale, il vostro compito è quello di tenervi fuori dalla loro influenza.

La maggiore minaccia per il vostro interesse economico è la crescente pressione globale per sostenere misure che abbassano gli standard di vita, i capitali da investire e la spesa in infrastrutture in modo da poter pagare i debiti crescenti a livello esponenziale nel pubblico e nel privato. La verità è che finché i debiti non vengono ridotti a molti paesi – o almeno ridotti fino alla ragionevole capacità di pagare senza pignoramenti dilaganti e una perdita di autonomia nazionale per i pianificatori centrali al FMI – l’economia mondiale soffrirà la polarizzazione finanziaria tra i creditori e i debitori, che culminano nel collasso sociale.

Una tale austerity sociale e la dipendenza del debito non è necessaria. C’è un’alternativa:

(1) Non permettete agli outsider e agli investitori assenti di dirigere il tasso di scambio della vostra valuta, comprando i vostri investimenti con credito da operazioni computerizzate di cui non avete bisogno e che potete creare voi stessi.

(2) Non rinunciate alla creazione di denaro per le banche che intendono trarre interessi finanziando acquisizioni con l’uso della leva del debito o speculare sulla valuta.

(3) Usate il vostro regime fiscale e le misure regolatorie per incoraggiare l’equità piuttosto che finanziare il debito, e controllate la creazione di valuta.

(4) Promuovete l’investimento del surplus economico del Brasile per accrescere la produzione e gli standard di vita, in modo da creare un feedback positivo tra stipendi più alti e produttività, da cui deriva una competitività globale più elevata.

In discussione è il concetto di ciò che davvero costituisce il libero mercato. Deve essere libero per gli invasori e gli speculatori o libero dal monopolio e dal privilegio speciale? L’economia politica del XIX secolo cercò di mantenere il “pasto gratuito” (la rendita economica) fuori dall’aumento dei prezzi delle materie prime e della terra, per mantenere la creazione del credito finanziario e i monopoli relativi per il settore pubblico come sua naturale base fiscale. L’obiettivo era quello di promuovere l’introito produttivo “guadagnato”, non di assumere solo che tutte le entrate erano guadagnate legittimamente, e quello dovrebbe essere l’obiettivo oggi per un mercato davvero libero che funzioni per tutti i partecipanti.

Fortunatamente il Brasile e i suoi colleghi membri del BRIC hanno un’opportunità di creare la classica versione del XIX secolo del mercato libero, per creare i controlli e gli equilibri che nel Nord del mondo sono stati distrutti dai politici neoliberisti.

NOTE

[1] Per una storia completa di questo dibattito vedere Stephen Zarlenga, The Lost Science of Money (American Monetary Institute, 2002).

[2] Ho descritto questo blocco economico in “Saving, Asset-Price Inflation, and Debt-Induced Deflation” in L.Randall Wray e Matthew Forstater, ed. Money, Financial Instability and Stabilization Policy (Edward Elgar, 2006):104-24, e “Trends that can’t go on forever, won’t: financial bubbles, trade and exchange rates,” in Eckhard Hein, Torsten Niechoj, Peter Spahn and Achim Truger (eds.), Finance-led Capitalism? (Marburg: Metropolis-Verlag, 2008):249-272.

[3] Ho descritto questo in America’s Protectionist Takeoff, 1815-1914: The Neglected American School of Political Economy (ISLET, 2010), and Trade, Development and Foreign Debt: A History of Theories of Polarization v. Convergence in the World Economy (London: Pluto Press, 1992; new ed. ISLET 2010).

Titolo originale: “Brazil’s Debt Crisis –
How Brazil Can Defend Against Financialization and Keep Its Economic Surplus for Itself”

Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link
16.09.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RENATO MONTINI

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