LA CORSA DEGLI AEREI TELECOMANDATI VERSO UN FUTURO GI NOTO

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DI TOM ENGELHARDT
TomDispatch

Perché falliscono i sogni militari – e perché questo non importa

Per quanti impazzisono per gli aerei telecomandati (e in questi giorni Washington ne sembra stracolma) ci sono delle buone notizie.

I mezzi telecomandati sono all’apice! Non molto tempo fa, per essere esatti nel 2006, l’Aeronautica militare riusciva a malapena a produrre pochi aerei telecomandati (UAVs) e a farli volare di tanto in tanto, ora il loro numero è salito a 38; dal 2011 saranno, probabilmente 50 dopo di che, in tutti i sensi, il loro limite sarà il cielo.

Meglio ancora, per gli aerei militari telecomandati di sorveglianza, dell’ultima generazione, quelli che la fantascienza chiama Predatori o Mietitori simili a quelli presentati come la Morte con la falce in mano, saranno presto disponibili nuove tecnologie che permetteranno una sorveglianza globale. I loro sistemi video più nuovi, che sono stati impiegati lo scorso anno, hanno dato vita ora al modello Gorgon Stare, creato e così chiamato seguendo la leggenda della mitologica Gorgone greca che con uno sguardo impietriva le sue vittime.Secondo quanto afferma Julian Barnes del Los Angeles Times, il Gorgon Stare offrirà un “pilota”, proveniente dalla migliore tradizione del centro di ricerca Langley, VA, quartier generale della CIA, il quale sarà in grado di “fissare” (guardare o sorvegliare attentamente Ndt) attraverso 12 video sensori (mentre ora ne esiste solo uno) un territorio di 1,5 miglia quadrate, e poi, con i missili Hellfires e le bombe, è probabile che potrà ridurre tutto in macerie. Entro l’anno, la capacità di visuale di questo aereo telecomandato si stima che sarà raddoppiata e quindi potrà agire su un’area di 3 miglia quadrate.

Ciò che sto cercando di spiegare qui è che lo sguardo di un oggetto, messo a punto nei modernissimi laboratori americani che lavorano per produrre combattenti telecomandati, è uno sguardo che può essere puntato su qualsiasi cosa che corre, cammina, si muove o striscia in qualsiasi angolo del pianeta 24 ore su 24, e di distruggerla all’istante.
E ciò che è reale per quanto riguarda la capacità dei video non è meno reale per quanto concerne la nuova generazione dei sensori di questi oggetti, e naturalmente delle armi di questi droni, come il “missile” che pesa 5 pound (circa 2 chili) ed ha la dimensione di un filone di pane francese destinato in un futuro robotico a sostituire gli attuali missili Hellfire che pesano quasi 50 Kg, cosa possibile per gli Avenger o per i Predator C, la nuova generazione di aerei telecomandati che sono attualmente allo studio del Sistema generale atomico dell’aeronautica (General Atomics Aeronautical Systems).
Tutto questo, infatti, sarà progettabile quasi all’infinito, dal momento che siamo ancora nell’era in cui la robotica equivale all’epoca della ricerca per le “carrozze senza cavalli”, come assicura Peter Singer della Brookings Institution. (Tenete duro per un momento e, per esempio, immaginate il primo “nano-drone” che entra in scena! Questi potranno, come ha scritto Jane Mayer sul New Yorker, essere in grado di “volare via dopo la loro missione come un’ape killer, e fuggire attraverso una finestra aperta”).

Ed ecco un altro flash che giunge dagli studi sullo sviluppo dei droni: la marina militare li vuole. Il capo delle Operazioni navali, ammiraglio Gary Roughhead, come riporta Jason Paur nel suo blog Danger Room di Wired, sta cercando “un aereo telecomandato d’attacco che possa decollare e atterrare muovendosi da un vettore”. Per fortuna, secondo Paur, l’ X-47B, che in teoria potrebbe farlo, è ancora allo stadio dei primi voli di prova che non inizieranno prima di fine anno. Sarà possibile testare questa ipotesi non prima del 2011 ed avere una piena operatività dal 2025.

Non solo questo. I droni telecomandati stanno anche arrivando sui mari dove assumeranno il nome di veicoli di superficie telecomandati (USVs). Infatti, Israele, che insieme agli Stati Uniti sta guidando la produzione di mezzi telecomandati, dice che presto lancerà il primo di questi veicoli USVs lungo le coste di Gaza nella parte controllata da Hamas. Gli Stati Uniti non possono essere molto più indietro e sembra che, come i loro cugini dell’aria, queste navi saranno a loro volta dotate di armi.

Valutiamo l’impatto di una miniaturizzazione degli armamenti

Guerra di Robot. Nulla potrebbe essere più freddo, non vi pare? Specialmente se il solo sangue che fate sgorgare è quello degli altri, dato che i nostri “robot piloti” stanno volando su quegli aeroplani mille miglia lontano. A quanto pare, ben presto il mondo sarà una festa di robot. Il presidente Obama, nei suoi primi nove mesi di governo, ha autorizzato più attacchi di aerei telecomandati nelle zone interne del Pakistan, di quanti non ne abbia ordinati l’amministrazione Bush nel corso dei suoi ultimi tre anni di governo ed ora sta prendendo in considerazione la possibilità di utilizzarli anche nelle zone rurali dell’Afghanistan dove le truppe americane saranno insufficienti.

A Washington i droni sono anche considerati da alcuni critici come l’opzione per “de-intensificare” l’azione nella guerra in Afganistan, mentre invece il direttore della CIA Leon Panetta, la cui agenzia gestisce l’uso dei mezzi telecomandati nella guerra in Pakistan, li ha salutati come “l’unico gioco, in termini di confronto, che può cercare di distruggere i capi di Al-Qaeda”. Fra le poche persone che non impazziscono per questi robot, ci sono soldati intransigenti che non vogliono un’armata di aerei robot che sostituisca l’invio di una maggiore quantità di truppe. Comunque il vice presidente è un fanatico dei robot. Li ama da morire e si dice che voglia aumentare le loro missioni, specialmente in Pakistan, piuttosto che mandare un sacco di altri soldati.

Il segretario alla Difesa Robert Gates è saltato sul carro dei robot per primo. Da tempo faceva pressione sull’aeronautica militare perché investisse quanto meno in costosi mezzi aerei – ha definito l’F-35, ancora allo stato di sviluppo, l’ultimo modello di aereo guidato da persone – e ancora di più negli aerei robot. Dopo tutto sono così affidabili, intelligenti e con una tecnologia così sexy – secondo Newsweek ricadono addirittura nella categoria di “armi porno”– e quindi perché non amarli?

Va bene, ma potrebbe anche esserci in giro un bizzarro taccagno, come Philip Alston, specialista ONU sulle esecuzioni extra giudiziarie degli Usa, il quale di recente ha parlato alla stampa lamentando che il programma potrebbe coinvolgere gli Usa in crimini di guerra che ricadono sotto la legge internazionale: “Abbiamo bisogno – ha detto – che gli Usa affrontino questo problema e dicano ‘Va bene noi siamo disposti a discutere alcuni aspetti di questo programma’ altrimenti si dovrà affrontare il reale problema che sta alla base e cioè che la Cia sta procedendo con un programma che sta uccidendo un notevole numero di persone e non si può assolutamente fare affidamento in modo rilevante sulle leggi internazionali”.

Ma dato che sta arrivando Natale, c’è sempre qualcuno che dirà:”Bah, Humbug!”. E, guardiamo in faccia alle cose, i media continueranno a sottolineare che i mezzi telecomandati sono molto più “precisi” nell’eseguire “le loro azioni extra giudiziali” di quanto non lo siano “i metodi aerei tradizionali” e possono così facilmente sbagliare. Meglio ancora, quando sembra che in Afghanistan e in Pakistan nulla vada per il giusto verso, i robot sono quelli che fanno realmente il lavoro. Si dice che essi mettano KO i cattivi a destra e a sinistra. Almeno 13 fra i principali leaders di al-Quaeda ed un leader dei Talebani (anche detti “obiettivi di notevole valore”) sono stati uccisi dai droni secondo quanto riportato dal Long War Journal e anche molti altri soldati di fanteria sono stati abbattuti.

E quindi non rappresentano solo un sistema di miniaturizzazione delle armi perché per i nostri attuali problemi in Afghanistan e in Pakistan essi sono potenzialmente la strada maestra verso il futuro quando si parla di guerra, cosa che rende sicuramente entusiasti.

Il meraviglioso successo di queste armi – a casa

Così, perché dovrei amare questi droni che, oltre al fatto che stanno anche uccidendo dei civili, in numero incerto, ma rilevante nei villaggi tribali del Pakistan, creando così animosità e inimicizia dovunque, ci fanno apparire come una nazione di assassini 24 ore su 24 al di là di ogni legge e di ogni sorta di responsabilità?

Guardiamo la cosa da un altro punto di vista, i droni hanno messo le ali durante il periodo di Bush, nell’era di Guantanamo, secondo principi in base ai quali gli Americani hanno l’inalienabile diritto di agire come giudici mondiali, come giuria e come esecutori, e nel fare questo essi sono al di sopra di qualsiasi corte di giustizia.

E qui c’è un altro fattore che riduce ogni mio eccitatamento al minimo – se la storia della guerra aerea ha dimostrato una cosa, è questa: i bombardamenti non hanno mai spezzato le popolazioni. Al contrario, hanno solo aumentato il senso di unità, come a Londra durante il Blitz all’epoca di Wiston Churchill, in Germania sotto Adolf Hitler, nel Giappone imperiale sotto l’imperatore Hirohito, nella Corea del Nord sotto Kim Il Sung, nel Vietnam del nord sotto Ho Chi Minh, e naturalmente (benché non siamo mai stati nelle condizioni di questi Paesi, unica eccezione nella storia) gli Stati Uniti dopo l’11 settembre sotto George W. Bush. Perché mai le popolazioni rurali dell’Afghanistan e del Pakistan dovrebbero essere diverse?

Oh, e qui c’è anche un’altra ragione che mi viene in mente: succede che mi posso figurare il futuro, quando i droni arriveranno, ed esso è tetro e triste. Non sono un profeta è solo che ho già vissuto una buona parte di questo futuro. Come in effetti tutti noi.

Militarmente parlando, potremmo benissimo trovarci nel film “Il giorno della marmotta” nel quale Bill Murray e Andie MacDowell sono costretti a rivivere le stesse 24 ore più e più volte, con tutte le schifezze di questa cosa e senza lo charme degli attori. Nel corso della mia vita ho ripetutamente visto sistemi avanzati di armi o sbalorditive tecnologie belliche ritenuti come possibili percorsi per la vittoria e per una futura pace (solo perché la bomba atomica è stata sganciata prima della mia nascita). Nella guerra del Vietnam le glorie della “battaglia elettronica” sono state descritte come un antidoto alla brutale ed inefficace potenza aerea americana. Questo genere di battaglia con alte tecnologie avanzate, fatte da sensori invisibili, doveva portare alla fine delle guerriglie e delle infiltrazioni nemiche. Non riuscendo a muoversi a lungo in alcun luogo senza essere individuati, non si sarebbero potuti nascondere da nessuna parte.

Nel 1980, fu la Iniziativa di Difesa Strategica del presidente Ronald Reagan, subito soprannominata “Guerre stellari” dai critici, etichetta che egli accettò divertito. (“Se perdonate il fatto che copio la linea del film –la Forza è con noi”! disse con la sua solita maniera geniale). Il suo sogno, come disse al popolo Americano, era di creare uno “scudo impermeabile” anti – missile sopra gli Stati Uniti – “come il tetto che protegge la famiglia dalla pioggia” – che avrebbe posto fine alla possibilità di un attacco nucleare da parte dell’Unione Sovietica e quindi creare la pace nel nostro tempo (oppure, se aveste avuto in mente un’idea più cinica, la possibilità di attuare un assalto nucleare contro i Sovietici).

Nella Guerra del Golfo, “bombe intelligenti” e missili intelligenti venivano celebrati dai militari come mezzi di salvezza del momento. Avrebbero dovuto dare alla guerra un tipo di precisione tale da abbassare il numero dei civili uccisi quasi a zero e, come Bush avrebbe poi rivendicato nel corso della successiva decade di mandato, permesso ai militari di “decapitare” qualsiasi regime odiato. Tutto ciò sarebbe stato possibile senza toccare troppo la popolazione civile (la quale ovviamente, poi ci avrebbe accolto come liberatori). E più tardi, è stata la volta della “guerra informatica” favorita dall’alta tecnologia dei seguaci di Rumsfeld. Questa formula promette che, informazioni avanzate insieme ad alte tecnologie, possono mutare le truppe Leggere in una forza aggregata in modo così pratico da cambiare la realtà del campo di battaglia e con un tale impatto che una o due semplici dimostrazioni avrebbero condotto qualsiasi “stato canaglia” o qualsiasi insurrezione ad essere sottomessi.

Naturalmente conoscete come me i risultati di questo genere di idee in merito alle armi sorprendenti (o alle tecnologie) ed alle loro proprietà.
La bomba atomica non ha posto fine a niente, ma ha portato ad un incubo nucleare di super potenze atomiche in perenne stato di pre allarme, durato quasi mezzo secolo, alla proliferazione nucleare e anche alla possibilità che, un giorno, anche i terroristi possano possedere armi simili.
Il campo di battaglia elettronico non è stato in grado di evitare la disfatta in Vietnam. Quello scudo impermeabile anti- missile non si è mai realizzato, nemmeno vagamente, nei nostri cieli. Quelle bombe intelligenti della Guerra del Golfo si sono dimostrate rimarchevolmente stupide e i 50 attacchi lanciati nei primi giorni del 2003, durante l’invasione dell’Iraq, dall’amministrazione Bush contro Saddam Hussein per decapitare il regime, non hanno toccato un solo leader, ma hanno ucciso dozzine di civili. E la storia della guerra “intelligente” in Iraq è ben nota. Il suo “successo” ha spedito il segretario della Difesa Rumsfield all’ignominia e a dare le dimissioni.

Allo stesso modo, i mezzi robotici usati come armi di assassinio dimostreranno di essere solo un altro genere di arma anziché una panacea per i combattenti americani. A tutt’oggi, infatti, è molto evidente che in Pakistan e in Afghanistan i mezzi telecomandati stanno aiutando molto più ad ampliare che a ridurre il conflitto in atto.

Tuttavia, quanto riassunto sin qui rispecchia, al massimo, la metà della vicenda. Nessuna di queste armi e di queste tecnologie stupefacenti, è riuscita nel proprio intento, o come reclamizzato, ma ciò non ha fermato nessuna di queste novità impedendo che impregnassero di sé il nostro mondo Americano. Dalla bomba atomica è scaturito un intero panorama nucleare che include lo Strategic Air Command, i laboratori di armi, la produzione di impianti, silos per i missili, interessi di varie società ed un enorme arsenale in grado di distruggere il mondo (così come la proliferazione di versioni delle stesse, in grande e in piccolo, attraverso tutto il pianeta). E nemmeno i campi di battaglia elettronici non sono spariti. Anzi, è successo quasi l’opposto, queste realtà sono rientrate in patria e si sono inserite nella nostra vita quotidiana sotto forma di sensori, apparecchi fotografici, sistemi di sorveglianza e simili, che ora sono installati ovunque dai nostri confini alle nostre città.

E’ vero, lo scudo impermeabile di Reagan era la più pura delle fantasie nucleari, ma “i grandi capi” si sono riuniti e, prendendo una considerevole parte del budget militare, hanno proseguito per una decade in una frenesia di ricerca, in piani di guerre e comandi spaziali e in sprechi di ogni sorta, compresi gli straordinariamente costosi, ma non ancora operativi sistemi anti missile che le amministrazioni di Bush ed ora di Obama volevano e vogliono a tutti i costi piazzare da qualche parte in Europa. Analogamente, ogni bomba intelligente di nuova generazione e qualsiasi missile con performances più brillanti sono stati, e tuttora sono, studiati e progettati all’infinito.

E’ raro che armi stupefacenti o tecnologie fantastiche deludano tanto da sparire. Ciascuna di queste cose, infatti, ora ha intorno a sé una proliferazione di mini versioni del complesso industriale militare, con un suo set di giocatori – imprenditori, soprattutto i lobbisti di Washington, interessi precisi e congressi promozionali. Ciascuna di esse ha installato una tipica porta girevole che i più importanti funzionari ed ufficiali del Pentagono possono far ruotare una volta che la loro carriera militare è a posto. Ciò (non è meno vero) avviene anche per quelle meravigliose armi dei nostri giorni, che sono i droni robot.

Infatti potete già vedere la formazione composta dal complesso dell’industria militare per la robotica. Solo per darvene un’idea, Tony Tether, che per sette anni è stato a capo dell’Agenzia di progettazione per la ricerca avanzata della Difesa (DARPA), ha condiviso le sue ricerche sulla robotica avanzata. Quando ha lasciato il Pentagono, in settembre, lo ha fatto, secondo Noah Shachtman che gestisce il blog Danger Room di Wired, per inserirsi in “una commissione di consulenza” della società Scientific Systems Inc., che opera nell’ambito della progettazione di robot per il Pentagono. In giugno, egli si è inserito nel consiglio dell’Aurora Flight Sciences Inc, che progetta aerei telecomandati. E’ diventato anche “tecnico consulente e consigliere strategico part-time”, per varie raccomandazioni, del “Livingstone Group” il quale rappresenta alcuni importanti fornitori della difesa quali Northrup Grumman e Raytheon.

Anche l’industria dei droni ha già i propri rappresentanti congressuali. Ad esempio il congressista Repubblicano, decano e presidente dell’House Armed Services Committee Duncan Hunter, è uno dei maggiori sostenitori dei droni. Nell’aprile del 2009, ha insistito dicendo “dobbiamo anche accelerare la progettazione e produzione della nuova generazione degli UAVs, compreso il Predator C. Nel corso del mio servizio nel Corpo dei Marines, ho impegnato in combattimento puntando su obiettivi i Predator della serie A e B, e ho potuto vedere i vantaggi che offre il Predator C”. Nel 2008 la General Atomics le cui “affiliate” costruiscono i Predator robot, ha dato 6,000 dollari per la campagna elettorale di Hunter, diventando il suo tredicesimo maggior sostenitore per via di contributi. Quella società è anche la numero due nel contributo a sostegno del Comitato di azione politica di Hunter Peace Through Strength.

Nella filigrana Americana

Questo è quindi il futuro che potete prevedere, esattamente come me. Quando l’amministrazione Obama deciderà di aumentare l’uso dei robot aerei in Pakistan e Afganistan, così come sta per fare, ciò non porterà alla fine di al-Qaeda o dei Talebani, ma ad una lunga guerra di robot nell’ambito della nostra società sempre più militarizzata. E man mano che questi sogni robotici falliranno senza successo, ciò non avrà importanza. Tuttavia un altro mini settore del complesso industriale militare sarà inciso nella filigrana Americana.

Qualsiasi vantaggio a breve termine possa essere giunto, in questi ultimi anni, grazie all’introduzione dei robot nei conflitti in atto, adesso noi siamo stati inclusi nel numero degli assassini 24 ore su 24, con tutti i nostri set di bombardieri non suicidi al lavoro, per l’eternità. Ciò può anche passare per buon senso a Washington, ma di certo aiuta a lastricare la strada per l’inferno.

Qualcuna di queste persone ha mai visto un film di fantascienza? Nessuno di loro è un fan della serie “Terminator”? Sono ben sicuri di voler aprire la strada a un’illimitata guerra di robot, tenendo presente che, se questo è il gioco all’ultima moda della città, non rimarrà a lungo soltanto un gioco americano? Aspettate solo che il primo Predator Iraniano faccia fuori la prima guerriglia Baluchi, sostenuta dai fondi americani in qualche zona del Pakistan. Poi vediamo che cosa penseremo circa il diritto che ogni nazione ha di far fuori sommariamente i propri nemici, e chiunque altro che sia nei suoi pressi, con i robot droni.

E’ proprio così, proprio per queste cose che noi americani vogliamo essere conosciuti? E se permettiamo che ciò accada, e la General Atomics sta lavorando al doppio o al triplo dei turni per dare sempre di più, sempre nuove generazioni di guerrieri robot, mentre la nazione soffre per la disoccupazione salita al 10,2%, chi davvero poi penserà a fermarli?

Titolo originale: “Drone Race to a Known Future”

Fonte: http://tomdispatch.blogspot.com
Link
11.11.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLA BOZZINI

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