LA CIA SI STA SERVENDO DELLA PRODUZIONE DI EROINA AFGHANA?

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DI NICK POSSUM
Whispers from the Mean Streets

Una volta nell’esercito si diceva: chi tiene la bocca chiusa non sarà mai punito, tuttavia un mio cliente volle che io indagassi su alcuni aspetti riguardanti il commercio mondiale di eroina.

Cercai un po’ d’informazioni su Internet, feci qualche telefonata e cominciai a nutrire sospetti inquietanti.

La produzione di eroina in Afghanistan, dalla caduta del regime talebano, che aveva condotto ad un severo accordo per la cessazione del suo commercio, si è invece impennata. Il mio contatto nell’ufficio Stupefacenti e Criminalità delle Nazioni Unite mi ha informato che nel 2006, a causa di un incremento del 50% nel raccolto di papavero, si è toccato un nuovo record della produzione mondiale. L’Afghanistan contribuisce ora con il 92% alla produzione mondiale illegale. Inoltre questo anno si prevede un ulteriore significativo incremento.Ma dove va a finire la merce? Finora, non in Australia, ma è solo questione di tempo. Invece ancora una volta, le strade dell’Europa occidentale e della Russia ne sono inondate e questo fatto mi conduce a pensare alla CIA.

Il gioco spionistico fornisce ragioni di potere, squadre superbamente addestrate e la copertura perfetta per il contrabbando di droga su larga scala. Non è affatto un segreto che, in passato, la CIA abbia partecipato alla festa e non procurerebbe alcun danno alla collettività se la roba venisse riservata alle disprezzate nazioni della “Vecchia Europa”.

Le agenzie clandestine degli Stati Uniti sono un caotico cameratismo di silenzio e fiducia. E non si tratta solo della enorme burocrazia della CIA. Ormai esiste anche un libero universo parallelo di “forze speciali” e di “fornitori di sicurezza”, creato dal neoconservatorismo per la propria Guerra al Terrore, e che si occupa di tutto: dagli assassinii agli “interrogatori”. Nessun politico della maggioranza vuole sapere che cosa queste persone stiano facendo a nome loro.

Per ragioni di sicurezza queste organizzazioni sono rigidamente compartimentate. Tutto si basa sul: “solo informazioni strettamente necessarie”; e la regola è: “non chiedere, non parlare”. Quando (da qualche parte nel mondo) un Learjet proveniente da una delle compagnie di prima linea della CIA rolla dentro l’hangar di una base aerea militare americana si dice appena: “Ciao Raul” al pilota, e ci si dimentica di vedere il ragazzo ammanettato, bendato e con i paraorecchie mentre viene tenuto per le gambe e le braccia da quattro tizi e trascinato giù per le scale. Certamente non ci si chiede che cosa quelle grosse sacche nere da viaggio potrebbero contenere.

E naturalmente questa immensa burocrazia ha una illimitata fame di denaro, in aggiunta al budget ufficiale, questo stesso parzialmente occultato di frequente. Ci riferiamo ai fondi neri non tracciabili. Quantità di denaro che possono ottenersi solo tramite gli stupefacenti. Stiamo parlando di centinaia di miliardi di dollari.

Ho letto il rapporto 2006 di Amnesty International sulla “interpretazione” voli della CIA – Sotto il radar : voli segreti per torture e sparizioni – e il mio sospetto si è fatto più profondo. I dettagli, ufficialmente a disposizione, dei voli degli apparecchi noti della flotta clandestina CIA, incrociati con le osservazioni sui ricognitori, fatte dalla rete mondiale di Amnesty, rivelano che questi apparecchi volano così tanto spesso, e di gran lunga più frequenti risultano gli atterraggi, che il fatto può essere spiegato solo trovando risposta all’infelice sospetto: cosa stavano trasportando in quel preciso momento? Spesso si sono fermati presso basi aeree americane dove le autorità locali non hanno nessun controllo su ciò che è stato o no caricato.

Stavo riflettendo su tutto ciò quando una e-mail, ricevuta dagli U.S.A, ha attratto la mia attenzione su un articolo del New York Times dell’11 Ottobre.

“Il direttore della Central Intelligence Agency, il generale Michael V. Hayden, ha ordinato una inusuale inchiesta interna sul lavoro dell’ispettore generale dell’agenzia, le cui investigazioni aggressive sui programmi di detenzione e interrogatorio e su altre questioni hanno creato risentimento tra gli operatori dell’agenzia.

“ Un piccolo gruppo che lavora per il Generale Hayden sta esaminando la condotta dell’ufficio di sorveglianza dell’agenzia, che è diretto dall’ispettore generale John L. Helgerson. I funzionari statali in carica e i predecessori hanno affermato che l’indagine aveva procurato tensione e malcontento nell’ufficio di Helgerson e provocato preoccupazione al Congresso che ha posto il conflitto di interesse.”

Sembrava che l’indagine del Generale Hayden fosse centrata in particolare sui reclami secondo i quali l’ispettore generale non aveva agito da giudice equo e imparziale delle operazioni CIA, ma aveva invece condotto una crociata contro i partecipanti ai controversi programmi di detenzione.

“Alcuni ex funzionari e altri ancora in carica affermano che qualunque azione del direttore dell’agenzia volta a esaminare il lavoro dell’ispettore generale sarebbe inusuale e senza precedenti, e minaccerebbe alla base l’indipendenza dell’ufficio.

“Un portavoce della CIA ha difeso fermamente l’inchiesta … dicendo che il Generale Hayden era di supporto al lavoro dell’ufficio dell’ispettore generale e aveva approvato la maggior parte dei suoi accertamenti.

“Il suo unico scopo è aiutare questo ufficio, come qualunque altro ufficio dell’agenzia e persino migliorarne l’essenziale lavoro, ha affermato Paul Gimigliano, il portavoce.”

Si, ci scommetto. Dato che l’ispettore generale è designato dal presidente e fa rapporto sia al direttore della CIA che al Congresso, chiunque avrebbe pensato abbia ogni diritto di controllare che cosa accade nell’arcipelago gulag della CIA.

Ma forse non su quello aveva trasgredito. E’ possibile, solo possibile che John Helgerson nel corso dell’audizione sull’intero sporco processo di chiarimento abbia cominciato a nutrire gli stessi miei sospetti relativi ad un segreto persino più sporco.

Titolo originale: ” Is the CIA helping itself to the Afghan heroin harvest?”

Fonte: http://www.brushtail.com.au/
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22.10.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANTONELLA SACCO

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