QUELLA BUONA E’ CHE NON E’ ANCORA IL 1933.
DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
The Telegraph
Barack Obama ha ereditato un’economia che si sta già contraendo ad un tasso annuale del 6%, come accadeva nel 1931, a metà della Depressione (-6,4%), scrive Ambrose Evans-Pritchard.
Questo potrebbe battere i risultati di Germania (-7%), Giappone (-12%) e Corea (-22%) nell’ultimo trimestre. Ma ciò sottolinea unicamente i pericoli che ci aspettano mentre il collasso del commercio globale soffoca il mini-boom delle esportazioni americane, facendo esplodere un altro livello della crisi.
Gli Stati Uniti stanno perdendo 500.000 posti di lavoro al mese. Il Brasile ne ha persi 650.000 in dicembre. Pechino dice che 10 milioni di cinesi hanno perso il loro posto da quando la contrazione è cominciata. Sulla base di un confronto annuale, le esportazioni del Giappone sono cadute del 35% lo scorso mese. La banca centrale sta stampando banconote furiosamente, comprando bond per prevenire una ricaduta nella deflazione.
Dunque sì, è come nel 1931. Citigroup e Bank of America si sono più o meno sgretolate. La salute di JP Morgan sta velocemente peggiorando. General Motors e Chrysler sopravvivono solo grazie a vitalizi corrisposti dai contribuenti americani. Ma la situazione non è ancora quella del 1933. Quella seconda caduta fu il risultato delle politiche di “liquidazione” condotte da una dirigenza dickensiana ignara dei pericoli della deflazione del debito. All’epoca il regime aureo era degenerato in uno strumento di tortura. Obbligò il governo ad aumentare i tassi dall’1,5% al 3,5% nell’ottobre 1931 per contenere la svalutazione dell’oro, con risultati prevedibili per le banche già a pezzi.
Vale la pena dare un’occhiata alla prima pagina del New York Times di lunedì 6 marzo 1933 per vedere com’era il mondo tre giorni dopo l’insediamento di Franklin Roosevelt alla Casa Bianca. Il quotidiano riportava la vicenda di Roosvelt, il quale aveva chiuso il sistema bancario americano – invocando il Trading with Enemies Act – e ordinato la confisca dell’oro privato. Da sinistra a destra, i titoli recitavano:“Il Blocco Hitleriano Si Aggiudica Una Maggioranza al Reich, Governa la Prussia”; “Il Giappone Continua I Suoi Feroci Attacchi, la Cina Chiude il Muro, Nanchino Ammette la Sconfitta”; “Certificati Monetari Al Posto dei Contanti”; “Il Presidente Adotta Misure In Linea con la Radicale Legge del Tempo di Guerra “; “Carcere Per Chi Accumula Oro”.
Il presidente Obama ha di fronte un mondo più felice. L’ordine economico liberale è ancora intatto, anche se si sta logorando agli angoli. Il capitale e le navi si muovono liberamente. Il Nord America e l’Europa parlano lo stesso linguaggio politico. La Cina si è finora dimostrata un pilastro attendibile del sistema internazionale. Ma anche allora il mondo sembrava sufficientemente clemente, all’inizio del 1931. E’ la seconda fase della depressione che fa cose terribili.
Roosevelt salì al governo di una nazione i cui ingranaggi economici erano completamente in pezzi. La borsa di New York e il Chicago Board of Trade avevano chiuso. Trentadue stati avevano chiuso le loro banche, Il Texas aveva limitato i prelevamenti in banca a 10$ al giorno.
Pochi stati potevano chiedere prestiti sui mercati dei bond. L’Illinois e molti stati del sud non pagavano più gli insegnanti. Le scuole chiusero per mesi. Un esercito di 25.000 veterani affamati che sedevano davanti al Congresso furono caricati dai soldati del 3° cavalleggeri USA– guidato dal maggiore George Patton.
Contadini armati minaccianti la rivoluzione avevano preso d’assedio città di pianura. Una folla aveva preso d’assalto il Campidoglio del Nebraska. Il governatore del Minnesota reclutava comunisti solo per arruolarli nelle forze armate di stato. Gli avvocati che tentavano di far valere i pignoramenti venivano uccisi. Più di 100000 cittadini di New York avevano fatto domanda per andare nell’Unione Sovietica quando Mosca annunciò l’assunzione di 6000 lavoratori con esperienza.
Ci dimentichiamo di quanto vicino l’America sia stata alla rivoluzione aperta. Eleanor Roosevelt temeva che il paese non avesse possibilità di salvezza.
Suo marito mantenne la fede. Sfidò la rabbia contro Wall Street, diffondendola. “Le abitudini dei cambiamonete senza scrupoli sono sotto accusa davanti al tribunale dell’opinione pubblica”, disse all’inizio della sua presidenza.
La Federal Reserve era un peso morto ideologico. Sotto la pressione del Congresso, iniziò a comprare bond a metà 1932 al fine di stimolare la fornitura di denaro, ma poi indietreggiò, prima di ritirarsi in una pietosa autogiustificazione. Un terzo dei fondi di emergenza della Hoover’s Reconstruction Finance Corporation furono sottratti.
Oggi non c’è stato un simile fallimento dell’immaginazione istituzionale americana anche se, come dice George Soros, le politiche del Tesoro sono state “non ponderate e mutevoli”.
La contemporanea esplosione dello stimolo fiscale e monetario è stata enorme. In breve tempo la Federal Reserve ha ridotto drasticamente i tassi a zero. Ora sta facendo saltar fuori il denaro dal nulla su scala industriale, acquistando 600 milioni di dollari di bond ipotecari per imporre una diminuzione dei mutui per la casa e sostenere il mercato dei commercial paper al fine di evitare che le aziende sospendano in toto i pagamenti. Ben Bernanke, un drogato della Depressione, sta procedendo con un messianico senso di certezza. Il diluvio di denaro dovrebbe assicurare che i prossimi 18 mesi non saranno una ripetizione della valanga di disastri accaduti dal tardo 1931 al primo 1933.
Così facendo si prende un po’ di tempo. Ma non si risolve il problema più profondo, ovvero quello di un Occidente assuefatto al credito Ponzi che ha rimandato il giorno della resa dei conti tramite una politica monetaria ancora più estrema a ogni fase negativa, rubando prosperità al futuro.
Sarà un’operazione delicata raddrizzare di nuovo la barca. Le banche centrali dovranno tirarsi fuori dalla loro avventura nel mercato dei bond senza far esplodere il loro fallimento nel 2010 o 2011. I governi dovranno pianificare un cammino di disciplina puritana anno dopo anno.
Questo sarà il primo severo test per la politica di Barack Obama.
Titolo originale: “Bad news: we’re back to 1931. Good news: it’s not 1933 yet”
Fonte: http://www.telegraph.co.uk
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26.01.2009
Traduzione di RACHELE MATERASSI per www.comedonchisciotte.org