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La Redazione

 

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L' ULTIMA RESISTENZA

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A cura di Das schloss
Il 9 Luglio 2006
41 Views

DI SEYMOUR M. HERSH
The New Yorker

Il problema dei militari con la politica del Presidente sull’ Iran

Il 31 Maggio, il Segretario di Stato Condoleeza Rice ha annunciato quello che sembrava essere un grande cambiamento nella politica estera USA. Disse che l’Amministrazione Bush sarebbe stata disposta ad unirsi a Russia, Cina e ai suoi diretti alleati Europei per colloqui diretti con l’Iran a riguardo del suo programma nucleare. Vi era una condizione, però: i negoziati non sarebbero iniziati sino a che, come la mise il Presidente nel suo discorso del 19 Giugno alla U.S. Merchant Marine Academy, “il regime Iraniano non sospende in maniera completa e verificabile il suo arricchimento dell’ uranio e le sue attività di riprocessamento.” All’Iran, che ha insistito sul suo diritto di arricchire l’uranio, si stava chiedendo di concedere il punto maggiore del negoziato prima che questo iniziasse. La questione era se l’Amministrazione si aspettava che gli Iraniani fossero d’accordo, o stava gettando le basi diplomatiche per una futura azione militare.
Nel suo discorso Bush ha anche parlato di “libertà per il popolo Iraniano”, e ha aggiunto, “i leader dell’ Iran hanno una chiara opzione.” Vi era una minaccia non dichiarata: lo US Strategic Command, appoggiato dall’ Aviazione, stava redigendo i piani, sotto la direzione del Presidente, per una grande campagna di bombardamento in Iran.

Dentro al Pentagono, secondo funzionari e ufficiali in pensione e in attività, i comandanti anziani hanno sempre più sfidato i piani del presidente. I generali e gli ammiragli hanno detto all’ Amministrazione che una campagna di bombardamento non sarebbe probabilmente riuscita a distruggere il programma nucleare Iraniano. Hanno anche avvertito che un attacco potrebbe portare a serie conseguenze economiche, politiche e militari per gli Stati Uniti.

Una questione cruciale nel dissenso dei militari, hanno detto i funzionari, è il fatto che le agenzie di intelligence Americane ed Europee non hanno trovato una prova specifica di attività clandestine o di stabilimenti nascosti; i pianificatori della guerra non sono sicuri su cosa colpire. “L’insieme degli obiettivi in Iran è enorme, ma è amorfo,” mi ha detto un generale che occupa un’alta posizione. “La domanda che affrontiamo è: quando una infrastruttura innocente evolve in qualcosa di malvagio?” Il generale di alto grado ha aggiunto che l’esperienza dell’esercito in Iraq, dove l’intelligence sulle armi di distruzione di massa era profondamente difettosa, ha influito sul suo approccio all’ Iran. “Abbiamo fatto sembrare l’Iraq un grande mostro e lì non c’era nulla. Questa storia è figlia dell’ Iraq,” ha detto.

“All’ interno del Pentagono sta avvenendo una guerra sulla guerra,”mi ha detto un consulente del Pentagono. “Se andiamo, dobbiamo trovare qualcosa.”

Nel discorso di Bush a Giugno egli ha accusato l’Iran di perseguire un segreto programma di armamento insieme al suo programma civile di ricerca nucleare (che, con dei limiti, è consentito dal Trattato di Non-Proliferazione Nucleare). Gli ufficiali anziani al Pentagono non mettono in discussione l’ argomento del Presidente che l’Iran intenda alla fine costruire una bomba, ma sono frustrati dai buchi nell’intelligence. Un ex ufficiale anziano dell’intelligence mi ha detto che la gente al Pentagono stava chiedendo, “Qual è la prova? Abbiamo un milione di tentacoli laggiù, nascosti e evidenti, e questi tipi”-gli Iraniani-“stanno lavorando a questo da diciotto anni e noi non abbiamo nulla? Ce ne veniamo fuori con una cagatina?”

Un ufficiale anziano dell’esercito mi ha detto, “Anche se sapessimo dov’è l’uranio arricchito degli Iraniani – e non lo sappiamo- non sapremmo da che parte starebbe l’opinione del mondo. La questione è se c’è un chiaro e attuale pericolo. Se sei un pianificatore militare, cerchi di soppesare le opzioni. Qual è la capacità di risposta degli Iraniani, e la probabilità di una risposta punitiva – come interrompere le spedizioni di petrolio? Quanto ci costerebbe?” Il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld e i suoi consiglieri anziani “pensano davvero di poter fare ciò a poco prezzo, e sottostimano le capacità degli avversari”, mi ha detto.

Nel 1986, il Congresso ha autorizzato il presidente del Joint Chiefs of Staff [Stati Maggiori Riuniti n.d.t.] ad agire come “principale consigliere militare” del Presidente. In questo caso, mi è stato detto, l’attuale presidente, il generale dei Marines Peter Pace, è andato oltre nei suoi consigli alla Casa Bianca, trattando delle conseguenze di un attacco all’ Iran. “Abbiamo l’esercito che dice alla Casa Bianca ciò che non può fare politicamente”-sollevando preoccupazioni sulla crescita dei prezzi del petrolio, per esempio-mi ha detto l’ex ufficiale anziano. “Il presidente degli Stati Maggiori Riuniti che va dal Presidente con argomenti economici- cosa sta succedendo?”(il Generale Pace e la Casa Bianca si sono rifiutati di commentare. Il Dipartimento della Difesa ha risposto ad una dettagliata richiesta di commento dicendo che l’Amministrazione stava “lavorando diligentemente” su di una soluzione diplomatica e che non poteva commentare questioni classificate.)

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[Il Generale Pace del Corpo dei Marines]

Un generale da quattro stelle in pensione, che ha guidato uno dei maggiori comandi, ha detto, “il sistema sta iniziando a vedere la fine della strada, e non vogliono essere condannati dalla storia. Vogliono poter dire, ‘Abbiamo resistito’”

La leadership militare sta anche sollevando argomenti tattici sulla proposta di bombardare l’Iran, molti dei quali sono legati alle conseguenze per l’Iraq. Secondo il Maggiore dell’ Esercito in pensione William Nash, che è stato comandante della Prima Divisione Corazzata, che ha prestato servizio in Iraq e Bosnia e che ha lavorato per le Nazioni Unite in Kosovo, attaccare l’Iran aumenterebbe i rischi per le forze americane e della coalizione in Iraq. “Cosa succederebbe se centomila volontari Iraniani attraversassero il confine?” ha chiesto Nash. “Se bombardiamo l’Iran, non possono fare una rappresagli aerea – solo via terra o via mare, e solo in Iraq o nel Golfo. Un pianificatore militare non può escludere questa possibilità, e non può fare l’assunzione ideologica che gli Iraniani non faranno ciò. Non stiamo parlando della vittoria o della sconfitta-solo del danno che l’Iran potrebbe fare ai nostri interessi.” Nash, ora un membro anziano del Council on Foreign Relations, ha detto, “La loro prima risposta possibile sarebbe mandare forze in Iraq. E dato che l’ Esercito Iracheno ha capacità limitate vorrebbe dire che le forze della coalizione dovrebbero affrontarli”

Gli Americani che fungono da consiglieri alla polizia e all’esercito Iracheno sarebbero in particolare rischio, ha aggiunto Nash, dato che un bombardamento Americano “verrebbe visto non solo come un attacco contro gli Sciiti ma come un attacco contro tutti i Musulmani. In tutto il Medioriente sarebbe probabilmente visto come un altro esempio di imperialismo Americano. Farebbe probabilmente diffondere la guerra.”

Al contrario, secondo un consulente del governo con stretti legami con i leader civili del Pentagono, alcuni conservatori pensano che la posizione dell’ America in Iraq migliorerebbe se l’Iran scegliesse di compiere lì una rappresaglia perchè l’interferenza Iraniana dividerebbe gli Sciiti in fazioni pro- e anti-Iraniane e unificherebbe i Curdi e i Sunniti. Il consulente ha detto che i falchi Iraniani alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, inclusi Elliott Abrams eMichael Doran, entrambi i quali sono consiglieri del National Security Council per il Medioriente, hanno anche una risposta per coloro che credono che il bombardamento dell’ Iran metterebbe a rischio i soldati Americani in Iraq. Ha descritto il controargomento in questo modo: “Si, ci sarebbero Americani sotto attacco, ma sono sotto attacco anche ora.”

La geografia dell’Iran complicherebbe anche una guerra aerea. L’ufficiale anziano dell’esercito ha detto che, per quel che riguarda gli attacchi aerei, “questo non è l’Iraq,” che è piuttosto piatto tranne che nel nord-est. “Gran parte dell’ Iran è simile all’Afghanistan in termini topografici e di mappe di volo – un obiettivo abbastanza tosto,” ha detto l’ufficiale. Su un terreno accidentato gli aerei dovrebbero avvicinarsi di più e “l’Iran ha un sacco di sistemi e reti di difesa aerea mature,” ha detto. “Le operazioni globali sono sempre rischiose e se prendiamo questa strada dobbiamo essere preparati a proseguire con truppe di terra.”

La Marina USA ha un insieme separato di preoccupazioni. L’ Iran ha più di settecento moli e porti non dichiarati sulla sua costa lungo il Golfo Persico. I piccoli porti, noti come “moli invisibili,” furono costruiti vent’anni fa dalle Guardie Rivoluzionarie Iraniane per ospitare piccole barche private usate per il contrabbando. (Le Guardie si affidavano al contrabbando per finanziare le loro attività e arricchirsi.) Un esperto dell’ Iran che è consigliere del Governo USA mi ha detto che i porti forniscono “le infrastrutture che rendono capaci le Guardie di attaccare le portaerei Americane con attentatori suicidi marini”-piccole imbarcazioni caricate di potenti esplosivi. Ha detto che gli Iraniani hanno condotto esercitazioni nello Stretto di Hormuz, lo stretto canale che collega il Golfo Persico al Mare Arabico e poi all’ Oceano Indiano. Lo stretto in cui un migliaio di barche Iraniane hanno simulato attacchi contro navi Americane è regolarmente attraversato da petroliere. “Quello sarebbe il peggiore problema che dovremmo affrontare in mare: un migliaio di piccoli obiettivi che vanno qua e là tra le nostre navi.”

Anche gli alleati dell’ America nel Golfo credono che un attacco contro l’Iran li metterebbe in pericolo, e molti pianificatori militari Americani sono d’accordo. “L’Iran può fare un sacco di cose-tutte in maniera asimmetrica,” mi ha detto un consigliere del Pentagono di contro-insurrezione. “Hanno agenti in tutto il Golfo, e la capacità di colpire quando vogliono.” A Maggio, secondo un ben informato esperto dell’industria petrolifera, l’Emiro del Qatar ha fatto una visita privata a Tehran per discutere della sicurezza nel Golfo dopo la guerra in Iraq. Ha cercato degli accordi di non aggressione con la leadership Iraniana. Invece gli Iraniani hanno suggerito che il Qatar, che è la sede del quartier generale dello U.S. Central Command, sarebbe il loro primo obiettivo nel caso di un attacco Americano. Il Qatar è un grande esportatore di gas e attualmente dispone di diverse grandi piattaforme petrolifere offshore, e tutte sarebbero estremamente vulnerabili. (L’ ambasciatore del Qatar a Washington, Nasser bin Hamad M. al-Khalifa, ha negato che sia stata fatta alcuna minaccia durante gli incontri dell’ Emiro a Tehran. Mi ha detto che è stata “una visita molto piacevole.”)

Un diplomatico Americano in pensione, che ha esperienza nel Golfo, ha confermato che il governo del Qatar è “molto spaventato da ciò che faranno gli Americani” in Iran, e “spaventato a morte” da ciò che l’Iran farebbe in risposta. Il messaggio dell’ Iran ai paesi del Golfo produttori di petrolio, ha detto il diplomatico, è stato che risponderà e che “siete dalla parte sbagliata”.

Alla fine di Aprile la leadership militare, capeggiata dal Generale Pace, ha raggiunto una grande vittoria quando la Casa Bianca ha abbandonato la sua insistenza che il piano per la campagna di bombardamento includesse il possibile uso di dispositivi nucleari per distruggere l’impianto Iraniano di arricchimento dell’uranio a Natanz, circa duecento miglia a sud di Tehran. Il grande complesso include grandi strutture sotterranee costruite in buche profonde 75 piedi [circa 25 metri n.d.t.] e progettate per contenere almeno 50000 centrifughe. “Bush e Cheney erano tremendamente seri sul piano di attacco nucleare,” mi ha detto l’ex ufficiale anziano dell’ intelligence. “E Pace si è opposto a loro. Poi hanno ritrattato: ‘OK, l’opzione nucleare è politicamente inaccettabile.’” In quel periodo un certo numero di ex funzionari, inclusi Paul Eaton and Charles Swannack, Jr., due maggiori dell’ esercito che avevano prestato servizio in Iraq, avevano iniziato a parlare contro la gestione della guerra in Iraq da parte dell’ Amministrazione. Per molti al Pentagono questo periodo è noto come “la Rivoluzione di Aprile.”

“Un evento come questo non viene sotterrato molto velocemente,” ha aggiunto l’ex ufficiale. “Le cattive sensazioni sull’ opzione nucleare vengono percepite ancora. La gerarchia civile si sente straordinariamente tradita dagli alti papaveri dell’esercito, e questi si sentono come se fossero stati fatti cascare”nella pianificazione nucleare “dalla richiesta di fornire tutte le opzioni per i documenti di pianificazione”.

Sam Gradiner, un analista militare che ha insegnato al National War College prima di lasciare l’ Aviazione col grado di colonnello, ha detto che le scelte in seconda battuta di Rumsfeld e la microgestione sono un problema fondamentale. “I piani sono sempre più diretti e gestiti da i civili dell’ Ufficio del Segretario della Difesa,” ha detto Gardiner. “Ciò provoca un sacco di tensione. Vengo a sapere che i militari sono sempre più scocciati dal non essere presi sul serio da Rumsfeld e dal suo staff.”

Gardiner è andato oltre, “La conseguenza è che, per l’Iran e altre missioni, Rumsfeld verrà spinto sempre più verso operazioni speciali, dove ha autorità diretta e non deve affrontare le obiezioni dei Comandanti.” Da quando è entrato in carica nel 2001, Rumsfeld è stato impegnato in una continua disputa con molti comandanti anziani sui suoi piani di trasformazione delle forze armate, e sulla sua idea che le guerre future saranno combattute, e vinte, con la potenza aerea e le Forze Speciali. Questa combinazione ha funzionato all’inizio in Afghanistan, ma la crescente empasse lì e in Iraq ha creato una spaccatura, specialmente nell’ esercito. L’ufficiale anziano ha detto: “I politicanti amano rispondere ai tizi col cammello con delle Operazioni Speciali.”

La discordia sull’ Iran può, in parte, essere ascritta all’ irritabile rapporto di Rumsfeld con i generali. Loro lo vedono come tirannico e non disposto ad accettare la responsabilità di ciò che è andato storto in Iraq. Un ex funzionario dell’ Amministrazione Bush ha descritto un recente incontro tra Rumsfeld e generali e ammiragli a quattro stelle ad una conferenza per comandanti militari in una base fuori Washington, che, gli è stato detto, è andato male. I comandanti hanno poi detto al Generale Pace che “non erano venuti qui a sentire lezioni dal Segretario alla Difesa. Volevano dire a Rumsfeld quali erano le loro preoccupazioni.” Alcuni degli ufficiali hanno poi assistito ad un successivo incontro tra Pace e Rumsfeld, e non furono contenti, ha detto l’ex ufficiale, quando “Pace non ha ripetuto nessuna delle loro lamentele. Erano delusi da Pace.”
Il generale a quattro stelle, ora in pensione, ha anche descritto la conferenza dei comandanti come “molto irritabile”. Ha aggiunto, “Abbiamo 2500 morti, gente che va in tutto il mondo a fare cose stupide, e ufficiali fuori dalla Beltway [il raccordo stradale attorno a Washington n.d.t.] che chiedono ‘cosa diavolo sta succedendo?’”

Coloro che appoggiano Pace dicono che è in una posizione difficile, data l’inclinazione di Rumsfeld a vedere i generali in disaccordo con lui come traditori. “C’è uno stretto confine tra l’essere reattivi ed efficaci e l’essere troppo diretti e inefficaci,” ha detto l’ex ufficiale dell’intelligence.

Ma Rumsfeld non è solo nell’ Amministrazione quando si parla di Iran; è strettamente alleato con Dick Cheney e, dice il consulente del Pentagono, “il Presidente in genere rimanda al Vice Presidente per tutte queste questioni,” come il trattare i dettagli di una campagna di bombardamento se fallisce la diplomazia. “Egli pensa che Cheney ha un vantaggio dal punto di vista dell’informazione. Cheney non è un rinnegato. Rappresenta l’opinione comune su tutto ciò. Si appella alla lobby dell’ aviazione del bombardamento strategico– che pensa che il bombardamento a tappeto sia la soluzione per tutti i problemi.”

Il bombardamento potrebbe non funzionare contro Natanz, tanto meno contro il resto del programma nucleare Iraniano. La possibilità di usare armi nucleari tattiche ha guadagnato l’appoggio dell’ Amministrazione per la convinzione che fosse l’unica strada per assicurare la distruzione dei laboratori sotterranei di Natanz. Quando l’opzione si è dimostrata politicamente insostenibile (una testata nucleare, tra le altre cose, sfogherebbe radiazioni fatali per miglia), l’ Aviazione se ne è uscita con un nuovo piano di bombardamento, usando avanzati sistemi di guida per sganciare una serie di grandi ‘bunker-busters’- bombe convenzionali riempite di esplosivi ad alto potenziale- in rapida successione sullo stesso obiettivo. L’aviazione ha sostenuto che l’impatto avrebbe generato una forza di sfondamento sufficiente per ottenere l’effetto che raggiungerebbe una testata nucleare tattica, ma senza provocare un’ accesa protesta contro quello che sarebbe il primo uso da Nagasaki di un’ arma nucleare.

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[Una foto da satellite dello stabilimento di Natanz]

La nuova idea di bombardamento ha provocato controversie tra i pianificatori del Pentagono e gli esperti esterni. Robert Pape, un professore all’Università di Chicago che ha insegnato alla Air Force’s School of Advanced Air and Space Studies [Scuola dell’ Aviazione di Avanzati Studi Aerei e Spaziali n.d.t.], mi ha detto, “Abbiamo sempre un po’ di nuovi giocattoli, nuovi espedienti, e raramente questi nuovi trucchi portano a fenomenali passi avanti. Il problema è che Natanz è un’ area sotterranea molto grande, e anche se crollasse il soffitto non saremmo capaci senza gente sul campo di ottenere una buona stima dei danni provocati dalle bombe. Non sappiamo nemmeno dove va sottoterra e non avremo molte certezze nello stabilire cosa abbiamo davvero fatto. A meno di catturare uno scienziato nucleare Iraniano e dei documenti è impossibile stabilire con certezza il programma.”

Un aspetto che complica le cose della tattica a colpi multipli, mi ha detto il consulente del Pentagono, è “il problema della liquefazione” – il fatto che il terreno perderebbe la sua consistenza a causa dell’enorme calore generato dall’impatto della prima bomba. “Sarebbe come bombardare l’acqua, con le sue correnti e i suoi flussi. Le bombe verrebbero probabilmente distratte [dall’obiettivo]” L’ intelligence ha anche mostrato che per gli scorsi due anni gli Iraniani hanno spostato i loro materiali e stabilimenti di produzione più delicati relativi al programma nucleare, traslocandone alcuni in aree urbane, in previsione di un raid di bombardamento.

“L’ Aviazione sta cercando di propinare la cosa agli altri servizi,” ha detto l’ex ufficiale anziano dell’intelligence- “Sono tutti eccitati ma vengono terribilmente criticati per questo.” Il maggiore problema, ha detto, è che gli altri servizi non credono che la tattica funzionerà. “La marina dice ‘non è il nostro piano’. I Marines sono contro – loro sanno che saranno quelli sul terreno se le cose si spostano a sud.”

“E’ la mentalità di quelli che bombardano,” ha detto il consulente del Pentagono. “L’ Aviazione sta dicendo ‘Abbiamo studiato la cosa, possiamo colpire tutti i vari obiettivi ’”. L’arsenale dell’ Aviazione include una bomba a grappolo che sgancia dozzine di piccole bombette con sistemi di guida individuali che le portano contro obiettivi specifici. Le armi furono usate in Kosovo e durante le prime fasi dell’ invasione dell’ Iraq del 2003, e l’Aviazione sta dicendo che le stesse tecniche possono essere usate con bombe più grandi permettendo ad esse di essere guidate da 25000 piedi contro una moltitudine di obiettivi molto dispersi. “Tutti i Comandanti sanno che lo ‘shock and awe’ [“colpisci e terrorizza”, tattica militare usata in Iraq basata su uno spiegamento impressionante e improvviso di forza, vedi wikipedia n.d.t.] è morto e sepolto” ha detto il consulente del Pentagono. “Tutti tranne l’Aviazione”

“Rumsfeld e Cheney sono quelli che spingono per questa storia – non vogliono ripetere l’errore di fare troppo poco,” mi ha detto il consulente del governo con legami al Pentagono. “La lezione che hanno imparato dall’ Iraq è che ci sarebbero dovute essere più truppe sul terreno” – qualcosa di impossibile per l’Iran, a causa dell’ iper-estensione delle forze Americane in Iraq – “così la guerra aerea in Iran sarà una guerra fatta con l’uso di una forza soverchiante “

Molti dei sostenitori dell’ Amministrazione Bush vedono l’improvviso cambiamento nella politica del negoziato come un’ abile mossa che ha conquistato l’applauso pubblico e ha oscurato il fatto che Washington non aveva altre opzioni valide. “Gli Stati Uniti hanno fatto ciò che i partner internazionali avevano chiesto loro di fare,” ha detto Patrick Clawson, che è un esperto di Iran e vice direttore per la ricerca allo Washington Institute for Near East Policy [Istituto di Washington per la Politica Mediorientale n.d.t.], un think tank conservatore. “La palla ora è nel loro campo – sia per gli Iraniani che per gli Europei.” Lo scopo di Bush, ha detto Clawson, era di blandire i suoi alleati, così come Russia e Cina, i cui voti, o astensioni, alle Nazioni Unite sarebbero necessari se si interrompessero i colloqui e gli USA decidessero di cercare sanzioni del Consiglio di Sicurezza o una risoluzione ONU che consentisse l’uso della forza contro l’Iran.

”Se l’Iran si rifiuta di riniziare i negoziati, sarà anche difficile per Russia e Cina respingere un appello ONU per ispezioni dell’ Agenzia Internazionale per l’ Energia Atomica,” ha detto Clawson. “ E più si va avanti senza un accesso accelerato dell’ AIEA, più diventerà importante la questione degli stabilimenti nascosti dell’ Iran.” Lo svantaggio della nuova posizione Americana, ha aggiunto Clawson, era che “gli Iraniani potrebbero prendere il consenso di Bush ad unirsi ai negoziati come un segno che la loro linea dura ha funzionato.”

Clawson ha riconosciuto che l’intelligence sui progressi Iraniani sulle armi nucleari era limitata.
“Vi era un tempo in cui avevamo una ragionevole sicurezza in ciò che sapevamo,” ha detto. “Potevamo dire, ‘C’è meno tempo di quanto pensiamo,’o ‘Le cose vanno più lentamente.’ Scegli tu. La mancanza di informazione è un problema, ma sappiamo che hanno fatto rapidi progressi con le loro centrifughe.” (La più recente stima dell’intelligence Americana è che l’Iran potrebbe costruire una testata tra il 2010 e il 2015.)

Flynt Leverett, un ex assistente al National Security Council per l’ Amministrazione Bush, mi ha detto, “L’unica ragione per cui Bush e Cheney hanno ceduto nel parlare all’ Iran era che in poche settimane ci poteva essere un crollo diplomatico alle Nazioni Unite. Russia e Cina stavano per irrigidirsi contro di noi”- cioè, prevenire l’approvazione di una risoluzione ONU. Leverett, un direttore della progettazione alla New America Foundation, ha aggiunto che la proposta della Casa Bianca, nonostante l’offerta di incentivi economici e commerciali all’ Iran, non ha “risolto alcuna delle fondamentali contraddizioni della politica USA.” La condizione preliminare per i negoziati, ha detto – un arresto illimitato a tutte le attività iraniane di arricchimento – “equivale alla richiesta da parte del Presidente di una garanzia che si arrenderanno prima che lui tratti con loro. L’ Iran non può accettare impedimenti a lungo termine sulla sua attività di arricchimento del combustibile nucleare come parte di un accordo senza una garanzia di sicurezza” – per esempio, una qualche forma di patto con gli Stati Uniti di reciproca non aggressione.

Leverett mi ha detto che, senza un cambiamento nella politica USA, l’equilibrio di potere nei negoziati si sposterà verso la Russia. “La Russia vede l’Iran come una testa di ponte contro gli interessi Americani nel Medioriente, e stanno giocando una partita molto sofisticata,” ha detto. “La Russia si sente abbastanza a proprio agio se l’Iran ha cicli per produrre il combustibile nucleare che siano monitorati, e appoggeranno la posizione Iraniana” – in parte perché dà loro la possibilità di vendere a Tehran carburante e materiale nucleare per un valore di miliardi di dollari. “Pensano di poter gestire i loro interessi con l’ Iran a breve e lungo termine, e continuare pure a gestire i loro interessi sulla sicurezza,” ha detto Leverett. La Cina che, come la Russia, ha il potere di veto al Consiglio di Sicurezza, è stata motivata in parte dal suo crescente bisogno di petrolio. “Non vogliono misure punitive, come sanzioni, sui produttori di energia, e non vogliono vedere gli USA prendere una posizione unilaterale su di uno stato che a loro interessa.” Ma, ha detto, “sono contenti di lasciare alla Russia la guida in ciò.” (La Cina, che è il maggior acquirente di petrolio Iraniano, sta negoziando con l’Iran un accordo da molti miliardi di dollari per l’acquisto di gas naturale liquefatto per un periodo di 25 anni.) Come per l’Amministrazione Bush, ha aggiunto, “a meno che non ci sia un cambiamento, è solo questione di quando la sua politica andrà in pezzi”

Non è chiaro se l’Amministrazione sarà in grado di tenere gli Europei in accordo con la politica Americana se i negoziati si interrompono. Morton Abramowitz, un ex capo dell’intelligence al Dipartimento di Stato, che è stato uno dei fondatori del Gruppo per le Crisi Internazionali, ha detto, “Il mondo è diverso rispetto a tre anni fa, e mentre gli Europei vogliono buone relazioni con noi, non andranno in guerra contro l’Iran a meno che non sappiano che è stato fatto da Bush uno sforzo esauriente sui negoziati. Ci sono troppe cose coinvolte, come il prezzo del petrolio. Ci sarà una grande pressione sugli Europei ma non penso che cambieranno idea e appoggeranno una guerra.”

Gli Europei, come i generali al Pentagono, sono preoccupati per la qualità dell’ intelligence. Un ufficiale anziano di una intelligence Europea ha detto che mentre “c’era ogni ragione per supporre” che gli Iraniani stessero lavorando ad una bomba, non c’erano sufficienti prove per escludere la possibilità che stessero bluffando e non fossero affatto andati oltre ad un programma di ricerca civile.
L’ufficiale dell’ intelligence non era ottimista sugli attuali negoziati. “E’ un casino, e non vedo alcuna possibilità, al momento, di risolvere il problema,” ha detto. “L’unica cosa da fare è fermarlo. La domanda è, Qual’è la linea rossa?E’ quando gestisci il ciclo del combustibile nucleare? O è solo sulla costruzione di una bomba?” Ogni paese ha un diverso criterio, ha detto. Una preoccupazione che aveva era che, oltre alle sue preoccupazioni per la sicurezza, l’Amministrazione Bush fosse guidata dai suoi interessi nel “democratizzare” la regione. “Gli Stati Uniti sono in missione,” ha detto.

Un diplomatico Europeo mi ha detto che il suo governo sarebbe disposto a discutere le preoccupazioni di sicurezza Iraniane – un dialogo, ha detto, che l’Iran ha offerto a Washington tre anni fa. Il diplomatico ha aggiunto che “nessuno vuole affrontare l’alternativa che si presenta se i negoziati falliscono: o accettare la bomba o bombardarli. Per questo il nostro scopo è mantenere la pressione e vedere quale sarà la risposta dell’ Iran.”

Un secondo diplomatico Europeo, parlando degli Iraniani, ha detto, “La loro tattica sarà di prendere tempo e sembrare ragionevoli – di dire, ‘Si, ma…’ Sappiamo cosa sta succedendo e le scadenze che abbiamo. Gli Iraniani sono stati ripetutamente in violazione delle precauzioni dell’ AIEA e ci hanno dato anni di inganni e occultamenti. La comunità internazionale non vuole che abbiano una bomba, e se li lasciamo continuare ad arricchire è come gettare la spugna, rinunciare prima di parlare.” Il diplomatico ha proseguito, “sarebbe un errore prevedere un fallimento inevitabile della nostra strategia. L’ Iran è un regime che è prima di tutto preoccupato della sua stessa sopravvivenza, e se la sua esistenza è minacciata farebbe tutto ciò che serve – anche cedere.”

I calcoli del regime Iraniano sulla sua sopravvivenza dipendono anche da fattori politici interni. Il programma nucleare è popolare tra gli Iraniani, compresi quelli – i giovani e i laici – che sono i più ostili alla leadership religiosa. Mahmoud Ahmadinejad, il Presidente dell’ Iran, ha efficacemente usato il programma per trascinare la nazione dietro di lui e contro Washington. Ahmadinejad e i religiosi al governo hanno detto che credono che l’obiettivo di Bush non sia di impedire a loro di costruire una bomba ma di allontanarli dal potere.

Diversi funzionari in carica o in pensione con cui ho parlato hanno espresso il dubbio che il Presidente Bush accetterebbe una soluzione negoziata della crisi nucleare. Un ex ufficiale civile di alto livello del Pentagono, che ha ancora a che fare con delicate questioni per il governo, ha detto che Bush rimane fiducioso nelle sue decisioni militari. Il Presidente e altri nell’ Amministrazione invocano spesso Winston Churchill, sia privatamente che in pubblico, come un esempio di un politico che, al suo tempo, è stato punito dalle elezioni ma ricompensato dalla storia per avere rifiutato un accordo. In un discorso Bush ha detto che Churchill “mi sembra come un texano. Non era spaventato dai sondaggi sull’ opinione pubblica…E’ andato avanti e grazie a questo il mondo è migliore.”

Gli Israeliani hanno insistito per anni che l’Iran aveva un programma clandestino per costruire il prima possibile una bomba. Ufficiali Israeliani hanno sottolineato che la loro “linea rossa” è il momento in cui l’Iran gestisce il ciclo del combustibile nucleare acquisendo la capacità tecnica di produrre uranio di tipo bellico. “L’ Iran ha fatto in modo di sorprendere tutti sulla sua capacità di arricchimento,” mi ha detto un diplomatico famigliare con le posizioni di Israele, riferendosi all’ annuncio dell’ Iran di questa primavera che aveva arricchito con successo uranio al livello del 3.6%, necessario per alimentare un reattore. Gli Israeliani credono che l’Iran vada fermato il prima possibile perché, una volta che è in grado di arricchire l’uranio per usarlo come combustibile, il passo successivo – arricchirlo al livello del 90% necessario ad una bomba nucleare – è semplicemente un processo meccanico.

Però, secondo ufficiali militari e dell’intelligence in carica o in pensione l’ intelligence Israeliana non è riuscita a fornire prove specifiche sui siti segreti in Iran. In Maggio, il Primo Ministro Ehud Olmert ha visitato Washington e, rivolgendosi ad una sessione congiunta del Congresso, ha detto che l’Iran “è sul punto di acquisire armi nucleari” che porrebbero “una minaccia all’ esistenza” di Israele. Olmert ha fatto notare che Ahmadinejad ha messo in dubbio la realtà dell’ Olocausto e, ha aggiunto, “Non è una minaccia solo per Israele. E’ una minaccia a tutti coloro che sono impegnati per la stabilità in Medioriente e per il benessere di tutto il mondo.” Ma ad uno scambio segreto di informazioni che ha avuto luogo al Pentagono durante la visita, ha detto il consulente del Pentagono, “ciò che gli Israeliani hanno fornito era molto meno” di ciò che servirebbe per giustificare pubblicamente un’ azione preventiva.

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[Ehud Olmert con George Bush]

La questione di cosa fare, e quando, sembra lontana dall’essere risolta all’interno del governo Israeliano. Martin Indyk, un ex Ambasciatore USA in Israele, che è ora direttore del Centro Saban per la Politica Mediorientale della Brookings Institution mi ha detto, “Israele vorrebbe vedere la diplomazia avere successo, ma sono preoccupati che nel frattempo l’Iran possa superare una soglia nel know-how nucleare – e sono preoccupati che un attacco militare Americano possa non funzionare. Suppongono che sarebbero i primi ad essere attaccati dall’ Iran per rappresaglia.” Ha agiunto Indyk “Alla fin fine gli Stati Uniti posso vivere con le bombe nucleari Iraniane, Pachistane e Indiane – ma per Israele non c’è una Reciproca Distruzione Assicurata. Se dovessero vivere con la bomba Iraniana ci sarebbe una grande ansia in Israele e una grande tensione tra Israele e l’Iran e tra Israele e gli USA.”

L’ Iran non ha, sin qui, risposto ufficialmente alla proposta del Presidente Bush. Ma il suo responso iniziale è stato negativo. In una intervista del 22 Giugno col Guardian, Ali Larijani, il negoziatore capo per l’Iran, ha rifiutato la richiesta di Washington che l’Iran sospendesse tutto l’arricchimento dell’ uranio prima dell’ inizio dei negoziati. “Se vogliono mettere questo pre-requisito, perché stiamo negoziando?” ha detto Larijani. “Dovremmo mettere da parte le sanzioni e rinunciare a tutti questi discorsi sul cambio di regime.” Ha descritto l’offerta Americana come un “sermone” e ha insistito che l’ Iran non stava costruendo una bomba. “Non vogliamo una bomba,” ha detto. Ahmadinejad ha detto che l’Iran avrebbe fatto una contro proposta ufficiale per il 22 Agosto, ma la scorsa settimana, l’ Ayatollah Ali Khamenei, il leader religioso supremo dell’ Iran, ha dichiarato, ad una radio di stato, “i negoziati con gli Stati Uniti non hanno alcun beneficio per noi.”

Nonostante la dura retorica, l’Iran sarebbe riluttante a respingere una dialogo con gli Stati Uniti, secondo Giandomenico Picco, che, come rappresentante della Nazioni Unite, aiutò a negoziare il cessate il fuoco che pose fine alla Guerra Iran-Iraq nel 1988. “Se sfidi una superpotenza ti senti che sei una superpotenza,” mi ha detto Picco. “E ora iniziano le contrattazione da bazaar Persiano. Stiamo trattando per un tappeto” – il sospetto programma di armamento – “che non sappiamo se esiste e che non vogliamo che esista. E se alla fine non ci sarà mai stato un tappeto sarà stata la trattativa del secolo.”

Se i negoziati si interrompono, e l’ Amministrazione decide per un’ azione militare, i generali seguiranno naturalmente i suoi ordini; i militari Americani rimangono leali al concetto di controllo civile. Ma alcuni ufficiali stanno spingendo per quella che chiamano “la via di mezzo”, che il consulente del Pentagono ha descritto come “un mix di opzioni che richiedono un certo numero di Forze Speciali e una copertura aerea che li protegga per mandarli in Iran a prendere le prove in modo che il mondo sappia cosa l’Iran sta facendo.” Ha aggiunto che, a differenza di Rumsfeld, lui e altri che appoggiano questo approccio non hanno alcuna illusione che possa portare ad un cambio di regime. Lo scopo, ha detto, è di risolvere la crisi nucleare Iraniana.

Mohamed ElBaradei, il direttore generale dell’ AIEA, ha detto questa primavera in un discorso che la sua agenzia crede che ci sia ancora tempo affinchè la diplomazia raggiunga il suo scopo. “Avremmo dovuto imparare qualche lezione dall’ Iraq,” ha detto ElBaradei, che lo scorso hanno ha vinto il Premio Nobel per la Pace. “Dovremmo avere imparato che dobbiamo essere molto attenti nel valutare la nostra intelligence…Dovremmo avere imparato che dobbiamo provare ogni possibile mezzo diplomatico per risolvere il problema prima di pensare a qualunque altra misura”.

E’ andato oltre, “Quando si spinge una nazione all’angolo si dà sempre il posto di guida a quelli che vogliono una linea dura… Se l’ Iran dovesse uscire dal regime di non proliferazione, se l’Iran dovesse sviluppare un programma di armamento nucleare, avremmo chiaramente un problema molto, molto più serio”

Seymour M. Hersh
Fonte: http://www.newyorker.com/
Link: http://www.newyorker.com/fact/content/articles/060710fa_fact
03.07.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di ALCENERO (Marcoc)

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