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La Redazione

 

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KRUGMAN FRUSTRATO

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A cura di Das schloss
Il 24 Ottobre 2010
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DI RICK WOLFF
MR-Zine

Povero Paul Krugman,
intrappolato nella vecchia routine keynesiana in mezzo agli accecati.
La recessione sarebbe finita, egli afferma, se solo il governo fosse
ricorso all’aumento del deficit per fornire la necessaria spinta fiscale.
Se solo Obama e la sua gente e quei pazzi Repubblicani fossero stati
meno preoccupati da quest’audace manovra, meno confusi dall’ideologia
e meno ignoranti in economia. Krugman continua ad avvertire che il 2010
sostituirà il 1937 e farà di nuovo crollare l’economia.

Persino i più conservatori
nella politica fiscale, i Repubblicani e i ricchi (gruppi d’interesse
che d‘ora in poi chiameremo FCRR) preferiscono che Washington prenda
in prestito i soldi piuttosto che essere tassati. In un certo senso
essi sostengono il Keynesiano deficit di spesa. Inoltre vedono che non
tutto il male viene per nuocere poiché saranno coloro i quali presteranno
il denaro e di conseguenza traggono interesse dall’azione del governo.
Così quando le recessioni sono potenti e minacciano depressioni economiche,
l’FCRR a malincuore sostiene il ricorso a politiche keynesiane (come
fecero nel tardo 2008 e a inizio 2009). Le vogliono però limitate sia
nel tempo sia nella portata. Paragonano Krugman a Chicken Little …..

Di cosa stanno discutendo
così animatamente? All’FCRR non piacciono debiti grandi e di
lunga durata a causa dei rischi che comportano. Per prima cosa temono
che Washington, gonfio di capitali presi a prestito, sia tentato (o
politicamente pressato) ad assumere i disoccupati per produrre beni
o servizi e competere così direttamente con i privati. Seconda cosa,
l’FCRR teme che le imprese dello Stato possano operare diversamente
da quelle private ovvero in maniera più democratica e con maggiore
partecipazione dei lavoratori nei processi decisionali, portando i lavoratori
impiegati nel settore privato a richiedere simili condizioni.
Terzo l’FCRR, in qualità di finanziatore della spesa a deficit, ha
paura che il crescente peso fiscale del debito nel budget della spesa
pubblica provocherà una richiesta dell’opinione pubblica di diminuire,
tagliare o addirittura eliminare tale fiscalità. Quarto, essi ritengono
che il prendere a prestito una grande quantità di denaro da parte dello
Stato taglierà fuori i privati che vogliono accedere al credito o imporrà
su di loro tassi di interesse più elevati. Quinto e ultimo, l’FCRR
dubita che il debito di oggi sarà ridotto dagli utili futuri.

Ma soprattutto l’FCRR
non gradisce il deficit di spesa keynesiano poiché esso rinvia nel
tempo gli aggiustamenti strutturali necessari per porre fine alla recessione
e rigenerare la crescita economica, l’occupazione e i ricavi. Essi
affermano che il deficit di spesa, riducendo la disoccupazione, rallenti
o fermi la caduta dei salari necessaria a ravvivare la produttività
e i profitti che da soli bastano per garantire gli investimenti e la
crescita. Allo stesso modo, rallentando la riduzione dell’offerta,
il deficit di spesa impedisce il crollo del prezzi delle materie prime
necessario a rinverdire i profitti. Per farla breve, l’FCRR ritiene
che la spesa a deficit, aldilà di una rapida e modica iniezione di
capitali per fronteggiare una congiuntura estremamente sfavorevole,
sia una inefficace misura di autodifesa per resuscitare il capitalismo
in crisi. Essa rischia di esasperare e quindi di peggiorare le fasi
del capitalismo piuttosto che consentire loro di effettuare la cosiddetta
“distruzione creativa” eliminando ciò che l’FCRR vede come inefficienze.

Tutte le precedenti questioni
emergono logicamente dalla teoria neoclassica di come funziona il capitalismo.
I keynesiani hanno un differente punto di vista e principalmente vanno
in un’altra direzione. Per loro la “distruzione creativa” può provocare
un movimento sociale che sfidi il capitalismo stesso e reclami un radicale
cambiamento.

Questo acceso dibattito
ricalca la classica contesa tra centrodestra e centrosinistra su come
i governi dovrebbero interagire con i cicli economici del capitalismo.
Il loro obiettivo condiviso è sempre stato quello di mettere al sicuro
il capitalismo e ridare slancio all’economia prima della successiva
crisi. Certamente ognuna delle due parti rinvia all’altra accusandola
che “le sue politiche minacciano il capitalismo fingendo di ridargli
slancio”.

Le discussioni infinite
fra le fazioni sono spettacoli di “distrazione di massa”. Il teatrino
politico di “come superare la crisi”. Bush ha fatto relativamente
poco nel 2007 e nel 2008; i suoi consiglieri erano devoti nel permettere
la “distruzione creativa”. Quando la crisi si è approfondita, espansa
ed ha minacciato di andare fuori controllo molti di quegli stessi consiglieri
sono diventati keynesiani interventisti. Obama li ha tenuti per fare
più di questo. Krugman era speranzoso. Una volta che la ripresa sembrava
essersi messa in moto nel 2009 e ad inizio 2010, le forze politiche
di nuovo sono tornate verso il pensiero dell’FCRR, l’impegno keynesiano
di Obama si è affievolito e Krugman ha cominciato ad entrare nel panico.

Nel contempo, sotto la
superficie di questi dibattiti, l’attuale economia procede seguendo
i suoi cicli con le classiche caratteristiche del capitalismo. Il perdurante
alto tasso di disoccupazione, i pignoramenti delle case e la produzione
stagnante hanno spinto giù il livello dei salari, dei benefit e dei
costi materiali nel settore privato (il crollo dei prezzi delle attrezzature,
degli affitti etc.). Alla fine questi crolleranno abbastanza da far
risultare sufficientemente appetibili i profitti e persuadere i capitalisti
ad effettuare nuovi investimenti. Dopo di che potrà avere luogo la
solita ripresa. Comunque in questo lasso di tempo di criticità e di
sofferenza per l’economia si potrebbero generare tensioni sociali
e movimenti che necessitano di essere contenuti. Tutto ciò richiederà
nuovi interventi di matrice keynesiana. Le prospettive dell’FCRR riprenderanno
il loro status di leale opposizione e i gruppi di interesse aspetteranno
la ripresa economica per ricompattare le forze e ritornare al potere.

Nessuna delle due operazioni
metterà al sicuro la struttura del capitalismo dalle sue congenite
instabilità. Piuttosto è l’oscillazione della politica pubblica
fra le due vision che meglio può perseguire l’obiettivo. Allo stesso
modo né i Repubblicani né i Democratici sono in grado di proteggere
meglio il sistema dalla subordinazione del governo all’organizzazione
capitalistica dell’economia. L’obiettivo è meglio raggiunto soprattutto
attraverso l’oscillazione fra le due politiche rendendone una l’antidoto
per i fallimenti dell’altra.

Argomentazioni che il
capitalismo rappresenti il problema e un sistema economico alternativo
la soluzione si sentono raramente. I media, i politici, l’FCRR e Paul
Krugman sono allineati nel mantenere il silenzio. In questo strano balletto,
l’alternativa del socialismo è spuntata fuori di nuovo. I tipi del
Tea Party, specialisti nella tendenza americana di incolpare dei problemi
economici prima e soprattutto il governo, criticano Obama e le sue politiche
“socialiste”. Siccome i nemici di Obama hanno reintrodotto il termine,
i suoi numerosi sostenitori rimasti, specialmente i giovani, hanno cominciato
ad interrogarsi su questo “socialismo”. Esso è un genuino interesse
(piuttosto che colpevolezza) corporativo. In innumerevoli sedi, affrontiamo
ora amichevolmente domande sul socialismo e sulle soluzioni che potrebbe
fornire al capitalismo in crisi. Gli Stati Uniti oggi hanno una reale
opportunità storica.

Rick Wolff è Professore
Emerito all’Università di Amherst nel Massachusetts e anche Professore
in Visita al “Programma Laurea in Affari Esteri” alla New School
University di New York. Egli è autore di “
New Departures in Marxian Theory” (Routledge, 2006) oltre a molte altre pubblicazioni.
Guardate il film documentario di Ricky Wolf sulla attuale crisi economica,”
Capitalism Hits the Fan”,
sul sito
www.capitalismhitsthefan.com. Visitate il web site di Wolf all’indirizzo www.rdwolff.com,
e ordinate una copia del suo nuovo libro “
Capitalism
Hits the Fan: The Global Economic Meltdown and What to Do about
“.

Titolo originale: “Krugman Frustrated”

Fonte: http://mrzine.monthlyreview.org
Link
03.10.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESO SCURCI

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