DI BRANDON SMITH
Alt Market
Chi avrebbe pensato fosse possibile?
La Grecia, una piccola nazione nel Mediterraneo economicamente insignificante
nel grande scenario mondiale, rappresenta oggi il centro catalizzatore
dell’attenzione dei media della finanza globale e il bastione
del “o la va o la spacca” nella battaglia sul debito sovrano
dell’intera Unione Europea. Affrontiamo l’argomento; la Grecia domina
la psicologia dei mercati. Persino dopo il parziale default di
quest’anno i suoi titoli di stato dipendono ancora dagli incontri
della Commissione Europea, dalle dichiarazioni ai media del FMI
e da tutte le insignificanti riunioni fra la Merkel e Sarkozy che causano
violente oscillazioni del Dow Jones, senza menzionare tutti gli altri
indici azionari del pianeta. La Grecia ha collassato già diversi mesi
fa. La discussione è finita. Gli investitori internazionali ancora
aspettano ansiosamente un segnale che tutto stia andando bene nella
terra del Partenone e del gyros.
La realtà della situazione in
Grecia è chiarissima per tutti coloro che abbiano la volontà di osservare
le cose come stanno. Il debito greco è un investimento senza ritorno.
La percentuale di perdita sui pagamenti delle obbligazioni è giunta
al 25% a causa della parziale bancarotta del paese. La disoccupazione
è volata intorno al 16% (ufficialmente). Nonostante le usuali tendenze
associate alle situazioni di collasso economico e di profonda deflazione,
il costo della vita in Grecia rimane piuttosto elevato e i prezzi dei
beni principali non stanno calando come dovrebbero, parallelamente ai
salari e all’occupazione. L’austerity
è a pieno regime, le pensioni sono state tagliate o confiscate totalmente
e le rivolte sono un avvenimento dalla cadenza mensile, se non settimanale.
La corruzione del governo greco e l’influenza delle banche internazionali
come Goldman Sachs hanno portato a una notevole esposizione dei beni
del paese alla crisi dei derivati come pure a un debito pubblico gigantesco;
inoltre, Papoulias e altri funzionari greci hanno deciso di porre la
piena responsabilità della crisi direttamente sulle spalle della gente
greca, affermando che sono loro a doversi sacrificare e che oltretutto
sono i soggetti da incolpare se il sistema si sta sgretolando sotto
i loro piedi. La violenza, persino aldilà delle furiose proteste in
atto negli ultimi giorni, è inevitabile di fronte a cotanta ipocrisia.
Allo stesso tempo, i media mainstream
hanno spostato l’attenzione, come fanno sempre, verso le banali sciocchezze
per far passare il tempo fra una catastrofe e l’altra. Una di queste
storie è quella di “Salsiccia, il cane ribelle”, un bastardino
randagio capitato in mezzo alle rivolte di strada e alle agitazioni
nel centro di Atene. Salsiccia si è apparentemente schierato nella
battaglia, ringhiando ai poliziotti anti-sommossa e sfidando coraggiosamente
le linee nemiche fra il calpestio degli stivali di ordinanza e i gas
lacrimogeni. Sottolineiamo l’atteggiamento toccante del canide perché
“egli” rappresenta la situazione come realmente è, a differenza
di come fanno molti burocrati ed intellettuali lì fuori. Se un semplice
animale randagio riesce a comprendere la linea che separa la gente dalla
tirannia del potere statale, allora quali scuse può avere l’establishment
greco?
Sfortunatamente, negli Stati Uniti
un simile processo di corruzione e fallimento sta prendendo piede e
la domanda su quando e come inizieranno le azioni dei civili di fronte
a tali sperequazioni economiche ha già avuto praticamente una risposta.
Mentre i movimenti di “Occupy Wall Street” e di “Occupy
the Fed” rimangono essenzialmente pacifici nonostante gli abusi
della polizia, il collasso americano va avanti e le “nostre” misure
di austerità verranno presto introdotte, mentre le tasse e l’inflazione
saliranno alle stelle. La rabbia della gente sta crescendo. Quando il
nostro governo comincerà a puntare il dito contro di noi per incolparci
delle storture finanziarie del sistema e a far leva sul dissenso per
applicare ulteriori misure autoritarie, allora le rivolte diverranno
l’ordine del giorno anche qui come lo sono oggi in Grecia. Man mano
che la gente perderà qualcosa, si riverserà sempre più nelle strade.
È un innegabile legge di natura.
“Salsiccia, il cane ribelle” (almeno
la pittoresca immagine che ne danno i media) potrebbe dover nuotare
attraverso l’Atlantico per combattere le imposizioni di un governo
fallito, ma, allo stesso tempo, forse noi possiamo applicare alcune
lezioni del suo programma politico e focalizzare le energie su qualcosa
che conta veramente.
Quando la libertà
è in pericolo tutti devono scegliere da che parte stare
Le crisi nazionali hanno la capacità
di forzare coloro che sono neutrali o indecisi a prendere una direzione,
che lo vogliano o no. C’è al momento troppa indecisione e apatia
fra gli Americani, ma tutto ciò sta per cambiare. Noi sceglieremo o
saremo costretti a scegliere. Ad ogni modo, nelle nebbie della propaganda
e della disinformazione, il concetto delle “parti” diviene confuso.
Le ideologie politiche, religiose ed economiche si scontrano e la gente
comincia a dimenticare chi è il VERO nemico. Il punto è che ogni azione
civile dovrebbe puntare a scoprire la radice dei problemi che tutti
affrontano quotidianamente e non scatenare conflitti marginali fra i
vari gruppi, mentre i criminali truffatori si rilassano e ridono da
dietro le quinte. In definitiva, in una battaglia per la libertà esistono
soltanto due parti: gli oppressori e gli oppressi. Le soluzioni per
il successo finale possono variare. Molte saranno mal congegnate ed
errate. Solo poche saranno fondamentalmente solide.
Le divergenze che a volte emergono
fra i partecipanti di “Occupy Wall Street” e quelli di “Occupy
the Fed” devono essere messe in secondo piano, dibattute e risolte
solo dopo che la minaccia principale (la Federal Reserve e gli
interessi delle banche) verrà affrontata. Tutti gli attivisti devono
prendere coscienza dei fatti a prescindere dalle discussioni sui presupposti
che sottendono i movimenti di protesta.
La gente ha la tendenza a complicare
questioni che sono in realtà molto semplici. “Salsiccia il cane ribelle”
concentra i suoi sforzi dritto verso il VERO nemico. Forse è ciò che
dovremmo fare anche noi.
Le tattiche di repressione vanno
bene per i cani
La violenza della polizia non risolve
nulla, neanche per il palazzo. Quando le libertà sociali e la sicurezza
economica sono chiaramente a rischio, la cittadinanza sceglierà di
intensificare piuttosto che abbassare l’uso della forza. Fino a poco
tempo fa la stragrande maggioranza dei movimenti attivisti ha avuto
l’obiettivo di esporre pubblicamente le proprie idee e nulla più.
Di solito queste proteste mantengono un atteggiamento passivo nei confronti
dell’aggressione coercitiva delle legge. Tale mentalità sta svanendo
rapidamente. La posta in gioco adesso è molto più alta della sola
campagna ideologica e la palese violenza di stato porterà a una tempesta
di rivolte a cui questo paese non assisteva da decenni e decenni.
Ma c’è anche il rovescio della medaglia.
Le proteste bellicose senza la benché
minima coscienza di classe condurranno ad attacchi mal direzionati e
a veri e propri atti di idiozia tanto inutili da distruggere le basi
del movimento. La guida morale deve esse presa da soggetti equilibrati.
La distruzione gratuita, lo stupido effetto branco delle masse, il golpe
militare e la brutalità in nome di un astratta utopia rappresentano
la strada verso la sconfitta e non verso la vittoria. Mordiamo i veri
criminali non noi stessi.
I cani intelligenti riconoscono
un imbroglione dall’odore
Quando sono affrontati da un qualsiasi
movimento attivista radicale, i sostenitori dell’establishment
scelgono sempre come prima arma la cooptazione. Dai giorni della Cointelpro
fino ad oggi, quando un partito di massa condotto da un’élite improvvisamente
abbraccia la tua causa senza alcuna ragione apparente, è tempo di esserne
preoccupati. Gli attivisti del Tea Party che erano presenti al
principio del movimento (ispirato da Ron Paul e non da Fox News) sanno
esattamente come funziona, specialmente dopo che abbiamo visto il covo
dei neocon (conservatori imbroglioni) sostenere e professare
improvvisamente un “amore per la Costituzione” dopo anni di tentativi
per smantellarla. Oggi, vediamo la Casa Bianca di Obama finanziata,
gestita e popolata dagli interessi dei banchieri di Wall Street che
vengono fuori dal nulla per dichiararsi sostenitori del movimento “Occupy
Wall Street” mentre i promotori di sé stessi boriosi e senza
vergogna, come Michael Moore, fuoriescono dalla melma per diventare
front men di una causa con cui non hanno nulla a che fare. Se il
vostro naso non è abbastanza sensibile per sentire puzza di bruciato,
allora non dovreste stare per strada in prima linea. Siete solo un pericolo
per voi stessi e un ostacolo per il successo dei legittimi oppositori
del sistema.
Mai sottovalutare lo sfavorito
Le grandi coalizioni e organizzazioni
che combattono per la libertà partono sempre da piccole realtà.
Sono sempre marginalizzate e bollate come “estremiste”. Sono generalmente
ignorate e respinte dai media del grande circuito commerciale.
La prima reazione della società civile è quella di accantonarli in
qualche recesso della memoria sperando in una loro sparizione. Queste
masse non informate cominciano ad attrarre attenzione solamente quando
si ostinano a non andare via. Quando sono testardi e impertinenti e
insolenti a dispetto di tutte le evidenze. Quando un gruppo di protesta
rifiuta di svanire nel nulla, la gente comincia a stare attenta. Il
loro morso deve essere ben peggiore di un semplice latrato.
Non appena questi movimenti cominciano
ad avere attenzione, devono fronteggiare attacchi a livello di immagine,
travisamenti, infiltrazioni della polizia, atti di violenza “false
flag” per calunniarli e non ultima una valanga di poliziotti antisommossa
addestrati per ignorare il loro giuramento verso la Costituzione e stracciare
il contenuto del Primo Emendamento. Ma gli attivisti devono ancora resistere.
Essere gli sfavoriti significa avere
voglia di affrontare qualsiasi tipo di conflitto senza considerare le
probabilità di vittoria. Significa non avere paura. Significa
prendersi dei rischi e credere nel potenziale di un qualcosa più di
quanto non si faccia normalmente. Non c’è modo di tornare indietro.
Si può solo andare avanti.
Strappare il guinzaglio
La maggior parte della gente vive in
un atmosfera di costrizione psicologica. Tendiamo a limitare noi stessi
più di quanto qualsiasi governo potrebbe mai fare e, in questo modo,
alimentiamo la corruzione che alla fine ci affligge. Il nostro guinzaglio
è auto-imposto e il raggiungimento della piena cittadinanza è impedito
dalla nostra incapacità di agire senza un “deus ex machina”
che ci guidi. Camminare da soli liberamente rappresenta un futuro incerto
e pieno di possibilità terrificanti. La libertà, per chi è abituato
a servire, è angosciante.
La domanda che ci si deve porre è
questa: che cosa è che alla fine causa più dolore?
L’accondiscendenza in nome di una
comodità superficiale ha certamente provocato solo disastri e siamo
solo all’inizio. Ogni aspetto del collasso economico greco sembra
stia per giungere anche qui negli Stati Uniti e colpirà con una forza
e un peso esponenzialmente maggiori. Le proteste che vediamo nelle strade
di New York e davanti alle agenzie della Federal in tutto il
paese sono solo un’ombra di ciò che sta per arrivare e i disordini
e il malcontento entreranno nelle nostre vite, indipendentemente da
quanto saremo in grado di prenderne le distanze. In conclusione, possiamo
contribuire alla causa della verità e aiutare i movimenti a formarsi
in maniera positiva, oppure possiamo rimanere fermi ad attendere che
si spieghino liberamente e si presentino alla nostra porta in una maniera
che non ci aspettiamo e che non capiamo.
“Salsiccia il cane ribelle” è
una favola di Esopo dei tempi moderni, raccontata in maniera satirica
e caricaturale dai media mainstream per riempire i tempi morti
e per strappare un sorriso alle masse di fronte a un qualcosa di estremamente
orribile: un’intera nazione in rapido e miserabile declino. Noi sogghigniamo,
ne parliamo con gli amici e andiamo avanti. Ma questa non è la fine.
Il mondo di quel personaggio animale è molto reale, anche se è solo
il prodotto delle nostre riflessioni. È un mondo che corre parallelo
a noi e che ci esorta a esaminare il futuro con una maggiore capacità
di discernimento di quanto facciamo normalmente. Quanti “cani ribelli”
dovremo avere per mascotte mentre assistiamo al crollo della nostra
economia? Quanti di noi metteranno da parte l’idea e l’aspetto simbolico
della cosa per calarsi nella realtà? Tratteremo “Salsiccia” e il
suo triste regno greco come un semplice intrattenimento all’interno
delle notizie economiche, oppure come la parabola di un giorno non molto
lontano? La nobiltà d’animo che noi proiettiamo su quel cane ad Atene
sarà una nostra peculiarità che potremo vantare qui a casa nostra?
Il tempo che ci rimane per rispondere a questa domanda potrebbe essere
più breve di quanto molti immaginano.
Fonte: Sausage The Riot Dog Coming To America?
10.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FRANCESCO SCURCI
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