DI MICHAEL SCHEUER
Di “operazioni segrete” [“covert action”] si parla tanto ma si è compreso poco. Al livello più semplice una covert action è una serie di operazioni di intelligence intraprese da agenzie di intelligence di uno specifico stato per portare avanti i propri interessi nazionali.
Sono compiute in modo da limitare la visibilità della mano dello stato in tutto ciò che viene fatto. Idealmente dalle covert actions non si può risalire al loro sponsor. Molta gente ritiene che il termine covert action significhi un’ azione violenta di un tipo o di un altro: rapimento, omicidio, appoggio ad insorti ecc.
Mentre la violenza può certamente essere parte di una campagna di tipo “covert action”, il braccio più insidioso – e spesso più efficace- delle operazioni segrete è chiamato “azione politica”, tramite cui uno stato punta ad influenzare l’ opinione pubblica di un altro parlando attrverso la voce di cittadini di tale nazione.E, lasciatemi sottolineare, non c’è nulla di sbagliato o immorale a riguardo dell’ azione politica segreta. L’ America ha usato l’ azione politica in tutto il mondo durante la Guerra Fredda; La Gran Bretagna l’ ha usata negli Stati Uniti per accelerare l’ingresso dell’ America in entrambe le guerre mondiali; i Sauditi hanno pagato cifre inaudite ad anziani ufficiali USA in pensione per parlare con ammirazione della tirannia anti-americana del deserto; e Israele la usa oggi contro l’ America per assicurarsi un appoggio USA illimitato e assoluto. E’ un legittimo strumento di politica estera e i leaders di una qualunque nazione che scelgono di non impegnarsi in tale attività sono dei folli negligenti certificati.
Per anni – addirittura decenni- i cittadini americani sono stato sottoposti ad una campagna di azione politica pianificata ed eseguita da Israele. Attualmente la campagna di Israele è in parte ordinaria amministrazione e in parte improvvisazione per neutralizzare uno sviluppo inaspettato e – per Israele – preoccupante. Sino a oggi la covert action politica di Israele ha ottenuto successo a mani basse. Gli americani vengono gradualmente indottrinati nel credere che gli islamici sono gli attuali nazisti e che non c’è una “lobby israeliana” in America. Per dirla semplicemente, Israele sta conducendo una brillante campagna politica segreta negli Stati Uniti, una campagna di cui qualunque servizio di intelligence al mondo andrebbe giustamente fiero.
La prima parte dell’ azione politica israeliana consiste nell’ usare quel sempre pronto, vecchio ammazza-dibattiti, la parola di quattro lettere “Nazi”. I giornali in Israele, naturalmente, hanno usato per lungo tempo questa parola per descrivere i nemici musulmani di Israele. Recentemente, per esempio, il Jerusalem Post ha pubblicato un articolo in cui al-Qaeda è descritta come “l’ ennesima copia del nazismo”. Questo genere di linguaggio è il materiale del giornalismo israeliano e non riguarda tanto gli americani. Se la stampa israeliana vuole insegnare ai suoi lettori a sottovalutare la minaccia islamica allora così sia.
Ma ora il termine “nazisti” viene gradualmente somministrato agli americani come una definizione scientifica dei nostri nemici islamici. Titoli come “Hamas Uber Alles”, “Gli eredi di Hitler a Damasco”, e “La correzione nazista al terrore islamico” sono sempre più comuni nelle pubblicazioni dei media USA trovate negli archivi di notizie che gli americani cercano quotidianamente con Google. I politci USA inoltre sono ansiosi di salire sul carrozzone del chiamiamoli-nazisti, con il Segretario Donald Rumsfeld che ha detto recentemente che lasciare presto l’ Iraq sarebbe stato come restituire la Germania ai nazisti dopo la guerra, e il Sen. George Allen (R-Va.) che paragona l’ attacco alla moschea sciita di Samarra con l’incendio del Reichstag da parte dei nazisti.
Lo scopo dell’ usare l’ analogia col nazismo è di uccidere qualunque dibattito realistico sui più e i meno della relazione tra USA e Israele e di assicurarsi che ogni americano che solleva questioni sull’ appoggio USA ad Israele sia visto come vicino agli “islamofascisti” eredi del nazismo. Ogni persona che sappia un minimo dell’ Islam – e gli israeliani ne sanno un sacco – sa che non è nazismo, eppure internet è piena di titoli come “Un Manifesto contro l’ Islamofascismo” e “L’ Islamofascismo prende piede in Turchia.” La migliore descrizione in pillole della minaccia posta dagli Islamofascisti è fornita da Frank Gaffney in un recente numero di The Intelligencer, il giornale dell ‘ Associazione degli ex Membri dell’ Intelligence. Ascoltate Mr. Gaffney e potrete quasi sentire gli stivali dei musulmani battere il pavimento.
“Siamo impegnati nientemeno che nella Guerra per il Mondo Libero. Questa è una lotta mortale con gli islamofascisti, estremisti musulmani guidati da una ideologia politica totalitaria che, come il Nazismo e il Comunismo prima di essa, è determinata a distruggere la libertà e coloro che la amano.”
La spinta a fare la scelta del termine Islamofascista nel descrivere i nemici musulmani dell’ America è intesa ad immobilizzare il dibattito su Israele e, in effetti, a limitare le domande su qualunque aspetto della politica estera USA verso il mondo islamico. Dopo tutto, perchè qualcuno sano di mente dovrebbe preoccuparsi di ciò che pensa la gente, a meno che essi non siano ciecamente e senza riflettere contro l’ Islamofascismo?
La seconda parte del piano di azione politica segreta di una qualunque nazione è l’essere pronti a sfruttare o reindirizzare sviluppi inaspettati all’ interno della società in questione. Il mese scorso, i Professori John Mearsheimer e Stephen Walt hanno fornito un tale ambiente quando hanno pubblicato un lungo studio che mostra la forte influenza che la lobby israeliana ha nella creazione e applicazione della politica estera USA verso il mondo islamico. Se la società americana avesse avuto la testa avvitata bene, la risposta collettiva della popolazione sarebbe stata , “Duh!” – a significare che la natura quasi determinante dell’ influenza israeliana è così chiara che non è necessaria alcuna analisi accademica di tale fatto.
Invece la reazione delle elite americane è stata quella del Capitano Renault in Casablanca- sono scioccati, scioccati tanto che nessuno potrebbe nemmeno pensare che esista qualcosa come una lobby israeliana. Le elite pretendono che gli americani credano che non ci sono cose come cittadini americani – spie sottomesse a Israele che rubano segreti nazionali USA, media USA filo israeliani che di routine criticano selvaggiamente ogni americano che discuta la perfetta ed eterna connessione tra interessi USA e israeliani, e politici USA da Pelosi a McCain a Delay alla Rice che strisciano annualmente alla conferenza annuale dell’ AIPAC, ognuno deciso a compromettere la sicurezza USA se possono guadagnarne voti filo-israeliani e tasche riempite di denaro da donazioni filo-israeliane.
Nel caso specifico dell’ articolo di Mearsheimer-Walt, importanti americani filo-israeliani sono stati rapidi ai loro posti nel limitare il danno causato agli interessi di Israele dalla veridicità e dal candore dell’ articolo. Da Marvin Kalb a David Gergen, a Max Boot e ad Alan Dershowitz questi tizi hanno sfacciatamente negato la realtà insistendo che non c’è una “Lobby Israeliana” e che Mearsheimer e Walt sono degli infimi studiosi, spacciatori di teorie del complotto o rinati Anziani di Sion terribilmente in errore. Il saggio di Eliot Cohen sullo Washington Post incarna l’ obiettivo dei Primatisti-Israeliani di diffamare Mearsheimer e Walt per convincere la cittadinanza che sono dei pazzi e pretenziosi anti-semiti.
Gli attacchi contro Walt e Mearsheimer sono il materiale di cui sono fatti i sogni dei pianificatori di azioni politiche: l’ apparentemente spontanea risposta di cittadini della nazione in oggetto che gridano tutto il loro appoggio alla nazione che sponsorizza la covert action. Un tale responso getta via ogni possibilità per un sostanziale dibattito sulla materia in questione, e lo sommerge in una tormenta di discorsi di odio diretti contro gli autori da parte di eminenti Primatisti- Israeliani, modelli di perfezione virtuosa che sono tra i primi a proporre leggi, che distruggono il Primo Emendamento, contro i discorsi ostili.
Perciò alla fine della giornata uno può solo dire: eccezionalmente ben fatto, Israele, buon per te! L’impatto delle tue attività politiche segrete in America sono tutto ciò che potevate sperare: la verità è negata, il dissenso è soppresso, e gli oppositori sono intimiditi e diffamati, e tutto ciò è fatto da eminenti cittadini USA. L’unico competitore che avete è la lobby Saudita, una organizzazione tanto dannosa quanto la vostra per gli interessi nazionali USA, una realtà che noi e voi vorremmo vedere se il ferito ma, si spera, non piegato team Mearsheimer-Walt decidesse di analizzare la corrotta e corruttrice lobby saudita.
Infine ho dimenticato di citare all’ inizio che le campagne di azione politica segreta sono quasi sempre dirette da una nazione contro un’ altra nazione che essa considera nemica o i cui leaders sono giudicati essere creduloni, venali, non troppo brillanti, inaffidabili o tutte e qauttro queste cose assieme. Ciò fornisce sicuramente una pausa per la riflessione, ma è davvero il modo in cui va avanti il mondo.
Michael Scheuer
Fonte: http://malakandsky.blogspot.com/
Link: http://malakandsky.blogspot.com/2006/04/israels-covert-action-in-america.html
9.04.06
Tradotto per www.comedonchisciotte.org di ALCENERO (Marcoc)