IRAN, LE POSSIBILI IMPLICAZIONI DI UN EMBARGO PETROLIFERO

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DI EUAN MEARNS
The Oil Drum

L’annuncio di giovedì dell’Unione Europea, che sta prendendo in considerazione un divieto sulle importazioni di petrolio dall’Iran simboleggia il passaggio di potere dall’occidente verso l’oriente? Qui i grandi vincitori sono Cina e India, che non temono l’ascesa dell’influenza iraniana e che potrebbero drenare tutte le importazioni di petrolio supplementari che gli verrebbero offerte. Comunque, porre fine alla piccola dipendenza dalle importazioni di petrolio iraniano in Europa (Figura 2) non sgombra il campo a una possibile azione militare, senza dover ben ponderare le conseguenze immediate sulle importazioni di petrolio.

In una settimana in cui l’ambasciata britannica in Iran è stata assaltata e le due nazioni stanno interrompendo le relazione diplomatiche, sulla scia delle sempre maggiori preoccupazioni sul programma nucleare dell’Iran e una spiegazione per le esplosione presso una base missilistica iraniana, l’Unione Europea ha deciso di mostrare i muscoli e di vietare le importazioni di petrolio dall’Iran. I grandi vincitori sono gli altri paesi importatori dall’Iran: Giappone,
Cina, India e la Corea del Sud. L’UE crede davvero che, nell’oltremodo angusto mercato petrolifero odierno, le sanzioni contro l’Iran causeranno una minima preoccupazione?

Fig. 1. L’Iran mostra i tratti dell’export land model, in cui l’aumento di consumo interno si sta mangiando tutto il petrolio disponibile per le esportazioni, che sono lentamente in declino dal 2003. Dati da BP. L’asse delle Y riporta i barili al giorno (in migliaia). Bilancio = produzione meno consumo, che indica le esportazioni nette. Produzione = greggio + condensato + GNL, mentre il consumo può comprendere i “profitti” della raffinazione e i biocarburanti. In molti paesi, sono attivi anche scambi nei due sensi, di greggio e di prodotti raffinati.

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Fig. 2 Tabella proveniente da un notevole articolo sul petrolio iraniano e la demografia postato su Crude Oil Peak, che riporta i paesi importatori di petrolio iraniano nel 2008. Le quattro nazioni dell’UE che verrebbero colpite da un qualsiasi embargo sarebbero Italia, Spagna, Grecia e Francia. Dato che Grecia e Spagna sono già in recessione e che Italia e Francia sono sulla stessa strada, sembra probabile che il loro consumo petrolifero sia già
in calo e che la perdita di queste quantità relativamente piccole di importazioni dall’Iran avrà scarse conseguenze.

Fig. 3 Esportazioni nette dei paesi OPEC (bilancio produzione/consumo dalla BP),
che mostrano l’importanza delle nazioni del Golfo.

Mentre i rischi di un conflitto armato

contro l’Iran aumentano ogni settimana che passa, è importante capire

cosa ciò possa provocare ai mercati globali petroliferi. Sembrano esserci

due soluzioni possibili. Nella prima, “l’Occidente “, ad

esempio la NATO, qualche altro alleato più distante ± Israele lancia

un attacco di missili cruise (convenzionali) contro le strutture nucleari

iraniane, distruggendole. In questa eventualità, l’Iran, con la dirigenza

attuale, difficilmente esporterà di nuovo petrolio verso “l’Occidente”,

ma, dato che in questo caso l’Occidente già non starebbe più importando

petrolio dall’Iran, la cosa non avrebbe importanza.

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Fig. 4 Infrastrutture petrolifere iraniane, poste nel Golfo Persico e l’ubicazione fondamentale dello stretto di Hormuz. Mappa da Wikipedia.

Il secondo scenario più estremo

è che il conflitto armato si propaghi, compromettendo le esportazioni

di petrolio attraverso la stretto di Hormuz. Le esportazioni di petrolio

da Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq e Iran passano

tutte per Hormuz. Non ci sono dati a disposizione per l’Iraq, ma le

esportazioni da Arabia, Kuwait, EAU e Qatar erano di circa 12.805.000

barili al giorno nel 2010. Il mercato globale delle esportazioni di

petrolio era attorno ai 35.173.000 e queste quattro nazioni da sole

rappresentavano circa il 36,4% del mercato globale delle esportazioni

(escludendo Iraq e Iran). Se queste esportazioni dovessero cessare,

anche se solo temporaneamente, il prezzo del petrolio salirebbe alle

stelle, causando un forte trauma all’economia globale, Cina compresa.

Inoltre, c’è un ammontare significativo

di esportazioni di gas naturale liquefatto dal Qatar che passano tutti

i giorni da Hormuz. Secondo BP, il Qatar ha esportato circa 96 BCM di gas

nel 2010 (Fig. 5) ai paesi indicati in Figura 6. In Europa, il Regno

Unito, la Spagna e il Belgio sarebbero i più colpiti dall’interruzione

delle forniture di GNL dal Golfo, mentre in Asia, India, Corea del Sud

e Giappone sarebbero le più danneggiate. Ciò evidenzia la natura sempre

più vulnerabile delle forniture energetiche dei paesi OCSE, in cui

i servizi elettrici possono essere minacciati dai conflitti armati all’altro

capo del mondo.

Fig. 5. Bilancio produzione/consumo per il gas naturale in Qatar.

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Fig. 6. Destinazioni delle esportazioni di GNL dal Qatar nel 2010.

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Fonte: Iran – Possible Implications of an Oil Embargo

06.12.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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