DI NAFEEZ MOSADDEQ AHMED
Dopo cinque anni essere scettico non significa
automaticamente essere un
visionario… Anche se potrebbe essere
Cinque anni dopo gli attacchi terroristici a New
York, Washington e
Pennsylvania che hanno scosso il mondo, lo
scetticismo sul resoconto di
quanto è accaduto da parte dell’amministrazione
Bush, come pure sulla
“guerra al terrore” in generale, è aumentato
esponenzialmente. Ciò ha
favorito l’emergere di ogni genere di teorie su
cos’è accaduto, alcune di
loro davvero bizzarre, altre intriganti ma vuote e
forse alcune basate su
fatti convincenti. Per chi non fosse esperto di
queste teorie, è difficile
sapere da dove, e perchè, cominciare. E particolari
varianti della “verità”
sul 9/11, come la teoria “no planes” secondo cui
l’intero evento non era che
una mera chimera audiovisiva in technicolor
improvvisata sui nostri schermi
TV, non aiutano. Ma sono tutte soltanto un mucchio
di sciocchezze? Se solo
fosse davvero così, dormirei molto meglio la notte.
Purtroppo, sotto la
montagna di teorie e speculazioni, rimangono delle
preoccupanti e
persistenti anomalie che devono ancora essere
risolte. A tale riguardo, l’approccio
dei grandi media alle critiche alla versione
ufficiale del 9/11 ha voluto, al
limite, mettere a fuoco gran parte delle bizzarre
teorie e speculazioni più
marginali, suggerire che chi nutre dubbi sulla
storia ufficiale deve essere
uno che delira, uno sciocco o entrambe le cose. Se soltanto la vita fosse così semplice. Cinque anni
dopo il 9/11, la
descrizione ufficiale è zeppa di contraddizioni che
ogni indagine ufficiale
si è data un gran daffare per ignorare. Per chi ha
familiarità con le
stranezze e le assurdità della versione ufficiale
dei fatti del 7/7 qui nel
Regno Unito, non dovrebbe essere una gran sorpresa.
Ma ciò indica che la
versione dei governi occidentali sul terrorismo
internazionale è
profondamente sbagliata. Fra quelli scettici sul
resoconto governativo degli
attacchi del 9/11, per esempio, ci sono le famiglie
delle vittime del 9/11.
“Abbiamo sperato che le nostre migliaia di domande
senza risposta fossero
ascoltate e ottenessero risposta” Ha detto Lauri van
Auken, il cui marito
Kenneth è morto negli attacchi, nel suo discorso
d’apertura ad una
giornata di udienza congressuale il 22 luglio 2005
promossa dall’On. Rep.
Cynthia McKinney e dall’On. Rep. Raul Grijalva, dove
ho avuto l’onore di
testimoniare accanto ad una miriade di ex funzionari
dell’intelligence,
studiosi e giornalisti. “Tuttavia, incredibilmente,
abbiamo scoperto che la
relazione finale della Commissione ha effettivamente
prodotto più domande
che risposte”, ha continuato van Auken a nome del 9/11 Families Steering Committee [comitato di coordinamento
delle famiglie del 9/11 n.d.t.]. Ha accusato il rapporto
della Commissione sull’ 11 Settembre di
essere semplicemente “delle dichiarazioni che hanno
veramente insultato
l’intelligenza della gente americana, violato la
memoria dei nostri amati e
potrebbero finire per danneggiarci in un giorno non
troppo lontano”.
La sua
descrizione del rapporto della Commissione è stata
la condanna più
sfavorevole che il comitato di coordinamento delle
famiglie del 9/11 abbia
mai fatto sul metodo dell’inchiesta ufficiale.
Tuttavia si è scontrata con
un clamoroso silenzio da parte dei media americani,
che in generale si sono
rifiutati di parlare dell’udienza ed hanno ignorato
la testimonianza
accorata della van Auken a nome delle famiglie del
9/11.
La collusione con il Nemico.
Infatti, prove schiaccianti confermano che la rete
di Al-Qaeda in Medio
Oriente, Asia centrale, Balcani, Caucaso e Asia
sudorientale, sono state
penetrate e manipolate dai servizi di intelligence
occidentali.
Cospirazionismo? Magari fosse davvero così. Come
affermo nel mio terzo
libro, “La guerra sulla verità: 9/11.
Disinformazione e l’anatomia del
terrorismo” (2005), la prova di ciò è estremamente
ben documentata,
provenendo da numerose e credibili fonti
dell’intelligence. Ma perchè? In
gran parte per destabilizzare situazioni regionali
per aprire la strada alle
nuove politiche di “sicurezza” che servono a
proteggere non la gente, ma gli
investitori stranieri che assumono la guida dei
mercati regionali – in
particolare i mercati con significativi giacimenti
di idrocarburi.
Anche se
è ampiamente riconosciuto che i nostri governi hanno
usato Al-Qaeda per
respingere l’invasione sovietica dell’Afghanistan,
dopo la guerra fredda i
nostri collegamenti geostrategici con Al-Qaeda non
si sono conclusi. In
effetti hanno proliferato in modo sorprendente e
preoccupante. Infatti, un
analista della CIA ha descritto in semplici parole
questa strategia segreta
al giornalista TV svizzero Richard Labeviere,
attualmente redattore capo di
Radio France International: “La politica di guidare
lo sviluppo dell’Islam e
di aiutarli contro i nostri avversari ha funzionato
meravigliosamente bene
nell’Afghanistan contro l’Armata Rossa. Le stesse
teorie possono essere
ancora utilizzate per destabilizzare ciò che rimane
della potenza russa e
soprattutto per contrastare l’influenza cinese in
Asia centrale”.
Le zone
nel mondo dove il potere occidentale continua ad
incrociarsi sia
direttamente che indirettamente con le reti di
Al-Qaeda includono Algeria,
Pakistan, Arabia Saudita, Turchia, Fillipine, Kosovo
e Macedonia. Quindi
stiamo parlando delle regioni del Nord Africa,
dell’Asia centrale, del Medio
Oriente, del sud-est Asiatico e dei Balcani. Questi
sono solo alcuni esempi
provenienti da documenti pubblici e le prove
documentali sono disponibili in
gran dettaglio in “Guerra alla Verità”.
Gli operativi
senior di Al-Qaeda come
Ayman Al-Zawahiri, il braccio destro di bin Laden,
sono stati reclutati
dalla CIA. Secondo quanto riferito da Yousef
Bodansky, ex direttore della
Task Force del Congresso per il Terrorismo, in
“Defense & Foreign Affairs:
Strategic Policy”, il capo in carica di Al-Qaeda fu
avvicinato da un
emissario della CIA nel novembre 1997, che gli offrì
50 milioni di dollari
per proteggere gli interessi degli Stati Uniti nei
Balcani, un affare che
apparentemente ha accettato. Ayman e suo fratello,
Muhammed, dopo questo
punto hanno personalmente supervisionato
l’istituzione di campi di
addestramento di Al-Qaeda in Kosovo e Macedonia,
secondo fonti di
intelligence iugoslave, macedoni, bosniache,
albanesi, americane ed europee,
per addestrare la stessa gente – il KLA (che ora
agisce come NLA) – che
riceve armi avanzate e addestramento militare dalla
CIA e dalla NATO.
L’implicazione è terribile, ma è sostenuta da altri
accademici tra cui il
professor Michel Chossudovsky dell’Università di
Ottawa e Peter Dale Scott
professore dell’Università della California
(Berkeley): Al-Qaeda ha
continuato a operare in molti modi durante il
periodo post-guerra fredda
come strumento delle diplomazie occidentali, uno
strumento per operazioni
segrete. L’arco geostrategico di questa politica
attraverso l’Asia centrale,
i Balcani e l’Africa del nord è studiato più in
dettaglio nel terzo finale
del mio ultimo libro, “Gli attentati di Londra:
un’inchiesta indipendente”
(2006), che aggiorna alcune delle mie ricerche
iniziate in “Guerra alla
Verità” e le espande in direzioni più rilevanti per
capire il contesto del
7/7.
La tesi che le potenze occidentali continuino
ad avere collegamenti con
Al-Qaeda nell’inseguimento di interessi strategici
ed economici nelle
regioni chiave accennate, si scontra con tutto
quello che ci hanno costretto
ad ingoiare nella versione ufficiale promossa dai
governi e dai mass-media.
Ma consideriamo il fatto che la mia ricerca in
“Guerra alla Verità” è
stata sostenuta da gente del calibro di Robert D.
Steele, in congedo dalla
fanteria del Corpo dei Marines e veterano dello
spionaggio che ha lavorato
come ufficiale operativo in tutti e quattro i
Direttorati della CIA. Oltre a
tutto ciò, Steele era responsabile della fondazione
e dell’allestimento
della più recente struttura del servizio segreto
USA, il centro di
spionaggio del Corpo dei Marines. Ha descritto
“Guerra alla Verità” come
“coerente sia con i miei anni di esperienza come
funzionario in casi di
clandestinità, sia con la mia vasta conoscenza di
disavventure della sicurezza
nazionale… Trovo che l’ipotesi dell’autore che
USA, Regno Unito e Francia,
fra gli altri, stiano attivamente usando terroristi,
allevando terroristi,
come componente di una strategia geopolitica ed
economica… sia
completamente credibile.”
Chi è stato? “Er, Ehm, non chiedete, non siamo
ancora sicuri”
Quindi, cosa dire del 9/11 in specifico? Dopo cinque
anni, persino elementi
centrali della versione ufficiale dati per certi dal
rapporto della
Commissione 9/11, rimangono assurdamente insoluti.
Ad oggi, ad esempio, le
reali identità della maggior parte dei presunti
dirottatori sono
sconosciute. Nel volume di quest’anno della rivista
scientifica “Ricerca
nell’economia politica”, pubblicata dal professore
di economia Paul Zarembka
della New York State University, Jay Kolar riesamina
dei rapporti
attendibili di BBC, CNN ed altre fonti mainstream
mondiali, confermando che
“almeno dieci di quelli menzionati sulla seconda e
definitiva lista di 19
dell’FBI, sono saltati fuori e si è verificato che
erano vivi, con prove
certe che almeno un altro “dirottatore”, Ziad
Jarrah, aveva trovato
duplicata la sua identità, per cui fabbricata.”
Kolar sostiene che, poiché molti dei presunti
dirottatori sono vivi adesso,
devono avere avuto “doppioni” che usavano le loro
identità come pseudonimi.
Così chi erano queste persone? Secondo Daniel
Hopsicker, un ex produttore di
PBS e reporter investigativo di NBC, le fonti
militari USA confermano che i
presunti dirottatori si erano addestrati in
installazioni militari USA negli
anni 90 ed avevano perfino avuto collegamenti con la
CIA e la DEA. Dozzine
di testimoni oculari hanno detto a giornali
americani locali che
riconoscevano alcuni di questi individui dalle loro
foto dell’FBI – avevano
mostrato un comportamento manifestamente
non-Islamico sotto forma di bere
alcool, sniffare cocaina e spassarsela con donne nei
club di lap-dance e a
feste abusive, comportamenti inadeguati per dei
normali musulmani
praticanti, tanto meno per dei fanatici islamici di
Al-Qaeda prossimi a
guidare la più spettacolare operazione suicida nella
storia. Così di nuovo:
chi erano queste persone che, simultaneamente,
apparentemente collegate ai
gradi più alti di Al-Qaeda, addestrati con i
militari USA, sono stati
reclutati dalla CIA e si sono dedicati a tutte le
specie di piaceri illeciti
proibiti a dalle norme dell’Islam? È una domanda che
la Commissione 9/11 non
si è mai posta.
E Come Lo hanno fatto? “Er, Ehm, No comment”
Ancora
peggio, in un’altra
bizzarra anomalia che i membri della commissione sul 9/11 hanno
semplicemente ignorato, la
maggior parte di questi individui erano notoriamente
incapaci di volare
correttamente secondo i loro istruttori di volo.
Mohammed Atta, Khalid
al-Mihdhar, Marwan al-Shehhi e Hani Hanjour, erano
descritti dai loro
addestratori come assolutamente incompetenti.
L’istruttore di Hanjour ha
detto al New York Times incredibilmente: “il suo
inglese era tremendo e le
sue abilità meccaniche erano ancora più scarse. Era
come se non avesse mai
guidato nemmeno un’automobile. Sono ancora oggi
stupito che possa aver
volato fin dentro il Pentagono. Non poteva proprio
volare”. Ma il volo di
Hanjour nel Pentagono, come è ben noto, è stato
descritto da piloti come una
delle operazioni di volo più sofisticate che
avessero mai visto. “E’
impossibile che uno salti in cabina di pilotaggio e
voli come un asso dell’aviazione
– c’è una probabilità su migliaia” ha detto
l’ex-pilota dell’aeronautica
militare e commerciale USA Russ Wittenberg.
Infatti,
con quattro voli
dirottati che volavano sullo spazio aereo più
vigilato degli Stati Uniti per
circa un’ora e mezza, perchè FAA e NORAD non sono
riusciti a rispondere
immediatamente? Come ha detto il Luogotenente (in
pensione) Robert Bowman
direttore del programma Star Wars sotto i presidenti
Ford e Carter, le
procedure operative standard erano sistematicamente
violate. Molti esperti
di intelligence e militari in tutti i continenti –
fra cui Stan Goff,
Sergente Maggiore (in pensione) delle forze speciali
dell’esercito degli
Stati Uniti; Andreas von Bulow, ex-Segretario di
Stato nel Ministero
federale della Difesa tedesco (1976-1980) e Ministro
della Ricerca e
Tecnologia (1980-1982); il Generale Anatoli
Kornukov, comandante in Capo
dell’aeronautica russa; tra gli altri – rimangono
perplessi su questo punto
e non soddisfatti dalle inadeguate spiegazioni del
rapporto della
Commissione 9/11 su questo fiasco monumentale, le
cui schiaccianti
implicazioni sono state messe in evidenza da John
Pilger in “New Statesman”.
[Una delle sale di controllo ipertecnologiche del NORAD]
Qui ci sono argomenti collegati alla sicurezza
pubblica. Ad esempio, erano
disponibili delle tecnologie per guidare a distanza
i velivoli dirottati per
evitare che si sviluppasse il terribile scenario.
“La maggior parte dei
velivoli moderni ha dei tipi di pilota automatico
che potrebbero essere
riprogrammati per ignorare gli ordini di un
dirottatore e per prendere
invece la guida da terra,” ha detto Jeff Gosling
dell’Istituto di studi sui
trasporti della Berkeley University of California al
“New Scientist” il
giorno dopo l’11 settembre. Perchè queste tecnologie
non sono state usate
per salvare i velivoli? Perchè la Commissione 9/11
non si è preoccupata di
fare la stessa domanda?
L’anomalia del crollo del WTC
Anche il resoconto ufficiale del crollo dei palazzi
del World Trade Center è
messo sempre più in discussione da alcuni scienziati
americani. In un
contributo tecnico al nuovo libro “Il 9/11 e
l’impero americano” (Olive
Branch, New York), Steve Jones, professore di fisica
alla Brigham Young
University (BYU), puntualizza sui ritrovamenti
largamente descritti di
metallo fuso nei seminterrati delle due torri del
WTC che furono colpite
dagli aerei, così come nel terzo palazzo, il WTC 7 –
un palazzo che è
crollato simmetricamente nonostante non fosse stato
colpito da un aereo. In
tutti i casi, il resoconto ufficiale incolpa i
violenti incendi, resi più
caldi a causa del combustibile del jet (o gasolio
nel caso del WTC 7). Ma
tutte le indagini scientifiche del NIST, del FEMA e
di esperti indipendenti
stabiliscono che gli incendi hanno bruciato ben
sotto ai 2800° Fahrenheit,
il punto di fusione di acciaio. In altre parole,
tutti concordano che gli
incendi non erano mai abbastanza caldi per fondere
le colonne d’acciaio. Se
l’acciaio sia stato o no abbastanza caldo per
piegarsi, il resoconto
ufficiale non riesce a spiegare i depositi di
metallo fuso trovati dopo i
crolli. Se non sono stati gli incendi, cosa avrebbe
potuto indurre l’acciaio
a fondersi? Jones sostiene che i ritrovamenti
costituiscono “la prova
diretta per l’uso di esplosivi a temperatura
elevata, come la termite, che
crea acciaio fuso come prodotto finale”. Forse ci
sono altre spiegazioni,
forse no. Ma i dati stessi rappresentano un problema
per il resoconto
ufficiale.
[Acciaio fuso rinvenuto a Ground Zero]
Cospirazionismo sciocco ed assurdo? No
davvero. Quella è una via
d’uscita facile. La validità scientifica della linea
d’indagine di Jones è
stata sostenuta da parecchi altri esperti, tra cui
Judy Wood, professore
d’ingegneria meccanica alla Clemson University; e
Charles N. Pegelow, un
ingegnere strutturale con 30 anni d’esperienza.
Infatti, molto prima che
questo dissenso scientifico emergesse – solo 3 mesi
dopo il 9/11 – l’inadeguatezza
della versione ufficiale era stata messa in evidenza
dagli ingegneri esperti
in protezione contro gli incendi. Il redattore Bill
Manning ha scritto in
“Fire Engineering”: “Fire Engineering ha buone
ragioni per credere che ‘l’indagine
ufficiale’ con la benedizione del FEMA… è una
farsa mal congegnata che può
già essere stata estorta da forze politiche i cui
interessi primari, per
metterla giù leggera, sono molto lontani dall’essere
completamente
scoperti… Membri rispettabili della comunità degli
ingegneri esperti in
protezione contro gli incendi cominciano ad alzare
bandierine rosse ed
emerge un risultato rimbombante: I danni strutturali
provocati dagli aerei e
l’accensione esplosiva del carburante dei jet in sé
non erano sufficienti
per abbattere le torri….”
Il professor Jones non
ha scritto per sostenere
un programma ideologico-conspirazionista aprioristico
– ha scritto per
precisare che ad oggi le spiegazioni scientifiche
convenzionali dei crolli
del WTC restano dubbie ed inadeguate. I depositi
fusi trovati a Ground Zero
e il fatto che la descrizione ufficiale eviti di
menzionarli, rappresentano
un’anomalia che dovrebbe essere studiata in modo
imparziale, non essere
allontanata per ragioni di convenienza politica – o
standard arbitrari dei
confini della salute mentale.
Dopo cinque anni, è
difficile evitare la
conclusione che ancora non sappiamo cosa sia
realmente accaduto il 9/11. E
questo misero, patetico stato delle cose non
dovrebbe continuare. Le
famiglie del 9/11 e con loro il pubblico più vasto,
hanno un diritto
elementare a risposte complete su queste questioni
basilari. E non sto per
offrire a voi lettori, una teoria alternativa
omniesplicativa, o una bella
risposta pronta su un piatto d’argento. Non ne ho.
Vi offro solo dei dati
grezzi per iniziare un salutare processo di
dissonanza cognitiva, con cui
potrete fare quello che preferite.
Ma vi dirò che
c’è una cosa che sappiamo:
che gran parte della versione ufficiale è
indifendibile, in modo
sorprendente e preoccupante.
Poichè i nostri capi
continuano a spingere il
Medio Oriente verso sull’orlo di una guerra
nucleare, mentre schiacciano le
libertà civili e criminalizzano il dissenso in casa,
non potrebbe essere più
evidente che è il momento di un’inchiesta pubblica
davvero indipendente sul
fenomeno del terrorismo.
Questa è una versione lievemente modificata di un
articolo pubblicato sul
settimanale italiano patinato a grande diffusione “LEFT”sull’odierno
anniversario del 9/11.
Nafeez Mosaddeq Ahmed
Fonte: http://www.nafeez.blogspot.com/
Link: http://nafeez.blogspot.com/2006/09/interrogating-911.html
12.09.2006
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di FILMARI