PERCHÉ GIOVEDÌ IL DOW HA PERSO 512 PUNTI
DI MIKE WHITNEY
Counter Punch
Sono stati i cattivi dati economici
degli Stati Uniti, l’improvviso rallentamento della produzione, le
spese dei consumatori in calo, la contrazione del PIL o i continui problemi
dell’immobiliare?
No. Anche se la prospettiva di una
nuova recessione ha spinto al ribasso la quotazione delle azioni per
due settimane, il collasso di giovedì riguarda soprattutto l’Europa.
Il direttore della Banca Centrale Europea,
Jean Claude Trichet, ha scatenato il panico quando ha annunciato che
la Banca Centrale avrebbe riacquistato i titoli del debito irlandese
e portoghese, senza dare indicazioni se avesse comprato anche quelli
italiani e spagnoli (Il titolo di stato a dieci anni dell’Italia è
salito del 6% in questi giorni, un segnale di una sempre maggiore ansia).
Gli investitori hanno interpretato l’annuncio di Trichet come il segno
che la BCE non avrebbe fornito sostegno al terzo mercato mondiale di
obbligazioni (l’Italia) dando il via a un aumento degli interessi
su questi titoli, con le banche di tutta Europa che avrebbero sofferto
perdite devastanti.
Tutto questo ha provocato una bufera
nel mercato dei titoli, che si è rapidamente diffusa alla borsa,
mandando a picco i mercati globali e bruciando 4,4 trilioni di dollari.
E allora cosa significa tutto questo?
Significa che dalla caduta di Lehman
di tre anni fa niente è cambiato. Significa che le disposizioni
emanate nel corso della “Grande Depressione” non sono state ripristinate,
e per questo il sistema finanziario è ancora instabile e esposto alle
crisi come lo era nel 2008. Ma torniamo al punto di partenza. Le banche
sono talmente sottocapitalizzate che la BCE deve intraprendere misure
emergenziali per impedire lo scoppio di una catastrofe. Il Financial
Times riassume così la situazione:
“L’Italia può permettersi
di ignorare l’aumento degli interessi sui titoli di stato per alcuni
mesi. Ma le banche europee non possono aspettare. Le preoccupazioni
per le banche, evidenziate dalla forbice tra gli accordi sui rendimenti
delle obbligazioni dell’eurozona
e gli overnight
indexed swap, sono
peggiori che durante il periodo di panico dell’anno scorso per
la Grecia. L’ultima volta che le azioni delle banche dell’Eurozona
erano cadute così in basso risale all’aprile 2009, subito dopo che
il mercato giunse al fondo.” (“La medicina del dottor Trichet lascia
l’amaro in bocca”, Financial Time)
Quindi il programma di acquisto dei
titoli di Trichet è, in realtà, un altro salvataggio per il settore
bancario. Ma i giornali non lo descrivono così. Secondo i media
mainstream, si tratta di una “crisi del debito”, come se la
fonte del problema fosse ancora ignota. Ma si sa che il problema è
nelle banche. Le banche sono responsabili al 100 per cento. Ecco uno
sguardo d’insieme da un articolo intitolato “La crisi del debito
dell’eurozona: le esposizioni delle banche con i titoli italiani”:
Le banche europee (comprese
quelle del Regno Unito) detengono 167 miliardi di euro in titoli italiani
(soprattutto la Francia, 74 miliardi, e la Germania, 39 miliardi). Le
banche e le società di assicurazione italiane hanno nelle loro casse
245 miliardi del debito pubblico. Se teniamo in conto tutto questo (assicurazioni,
società finanziarie, ecc.), l’esposizione straniera sul debito pubblico
italiano si avvicina a 806 miliardi.
Gli impatti sull’economia
Con l’Italia sotto tiro,
la crisi non è più un problema relativamente piccolo e gestibile,
ma può diventare un potenziale disastro finanziario. Se il valore dei
titoli di stato continua a cadere (e gli spread ad allargarsi),
le perdite per le banche potrebbero essere enormi. Le prime a soffrire
sarebbero quelle italiane. In primo luogo ci saranno segnali di sofferenza
per i prelievi richiesti alle banche locali. Per questo l’esposizione
con l’estero aumenterà a più di 250 miliardi di euro, soprattutto
per le banche francesi (circa 100 miliardi) e per quelle tedesche, per
75.
Quindi, se Trichet non acquisterà
decine di miliardi di titoli italiani sul mercato secondario, le banche
in Germania e Francia perderanno tonnellate di denaro e forse finiranno
per distruggersi. Questo provocherebbe un’altra crisi globale, che
va evitata a qualunque prezzo, giusto? Quindi la BCE ha deciso di riempirsi
di titoli inaffidabili per mantenere i prezzi artificialmente alti,
risparmiando alle banche le perdite per i loro pessimi investimenti.
Vi torna? È la tendenza che ha prevalso dal 15 settembre 2008 e che
continua fino ad oggi. Alle banche non è permesso di perdere denaro.
Vediamola così: diciamo che John Blow
ha comprato una casa nel 2005 per 400.000 dollari, perché ha creduto
alla litania che “i prezzi delle case possono solo aumentare”.
Ma nel 2008 il signor Blow è con l’acqua alla gola perché i prezzi
degli immobili sono precipitati e la sua casa vale solo 300.000 dollari.
Peggio ancora, deve vendere la casa velocemente perché ha appena perso
il lavoro. Quindi Blow è costretto a vendere la sua casa per 300.000
dollari e accettare una perdita di 100.000. È così che il capitalismo
dovrebbe funzionare, giusto?
Ma questo non si applica alle banche.
Se vincono, si tengono i profitti. E se perdono, vengono salvate. E,
ovviamente, questo ha conseguenze nefaste per l’economia reale perché
deviare i capitali alle fallimentari istituzioni finanziarie (che avrebbero
dovuto essere ristrutturate) limita la crescita e la produttività.
Non è un caso che i notevoli salvataggi bancari siano stati accompagnati
da tagli che hanno spinto l’economia sul bordo di un’altra recessione.
Pompare la quotazione dei titoli “tossici” – per simulare un valore
superiore al reale– è una cosa costosa che comporta una disoccupazione
cronica, la caduta della domanda e un rallentamento della crescita.
Finché le banche non verranno ristrutturate e i loro debiti sanati,
la prosperità continuerà ad essere inafferrabile. Questo è un estratto
di un articolo dell’Economist:
Le preoccupazioni per
il finanziamento delle banche sono ai massimi livelli, visto che proprio
le banche europee hanno le loro difficoltà a ottenere finanziamenti
a breve termine. Gli analisti hanno sempre un occhio puntato sul differenziale
Euribor-OIS che, in effetti, dà una misura del nervosismo delle banche
europee per i prestiti che si fanno tra loro: questo indice si sta ancora
allargando. La quantità di denaro che le banche dell’eurozona hanno
depositato nella Banca Centrale Europea (il che comporta, naturalmente,
che queste somme non sono state date in prestito ad altre banche) è
arrivata questa settimana ai massimi degli ultimi sei mesi.
Sull’altra sponda
dell’Atlantico, gli investitori hanno ritirato 66 miliardi di dollari
dal mercato
monetario nella
settimana terminata il 3 agosto, secondo i dati di Lipper, una società
di ricerca. È il secondo flusso in uscita mai registrato […] i fondi
del mercato monetario stanno facendo una forte pressione sulle scadenze
dei titoli. Il capo di una banca europea ha detto la settimana scorsa,
in privato, che non ha mai visto una simile avversione al rischio.
Come reazione, la BCE
ha annunciato ieri che tornerà a reintrodurre un finanziamento illimitato
per sei mesi alle banche che lo desiderino, un prolungamento dai tre
mesi attualmente in vigore.” (“High Anxiety”, The Economist).
È chiara la situazione? Siamo all’inizio
di una crisi bancaria generalizzata. Le banche stanno versando soldi
alla BCE nel corso della notte, i mercati monetari stanno affrontando
forti prelievi, gli indicatori dello stress del mercato stanno aumentando
e i prestiti inter-bancari cominciano a balbettare. Se si congela la
liquidità, “la partita è persa”. Il sistema finanziario dell’Unione
Europea andrà in fase di stallo e l’economia globale entrerà in
caduta libera. Per questo Trichet è intervenuto, nonostante le obiezioni
dei membri tedeschi del consiglio che governa la BCE. È l’unica via
d’uscita per evitare un’altra catastrofe.
Ma i problemi non sono certo finiti
qui. Mentre i titoli italiani e spagnoli perdono di valore, la copertura
per le banche tedesche e francesi diminuirà sempre più. Questo farà
sì che il finanziamento per le loro operazioni di riporto (gli accordi
di cessione temporale) sia più difficile perché i titoli che erano
stati utilizzati come collaterali saranno stati tagliati. Quando Trichet
compra titoli italiani o spagnoli, in effetti sta fornendo un sussidio
alle banche (riducendo i loro rendimenti) e allora lo recupererà dai
lavoratori, che dovranno sopportare il peso di misure selvagge di austerità
per compensare la differenza.
Questo non ha niente a che vedere col
capitalismo del libero mercato. E’ un trasferimento diretto di ricchezza
da una classe all’altra. E’ rapina a mano armata.
In ultima analisi, la crisi del credito
è ancora al pieno delle forze. I mercati finanziari non sono stati
riconfigurati per ridurre il rischio e neppure le banche hanno trovato
capitale sufficiente per affrontare le perdite dei loro asset
tossici. Le iniziative per regolamentare il sistema dopo il collasso
Lehman ha in gran parte fallito. E va anche considerato che la Grande
Finanza controlla ora le leve della politica sulle due sponde dell’Atlantico
e per questo l’Unione Europea e gli Stati Uniti si stanno incamminando
verso un periodo prolungato di stagnazione economica, di disoccupazione
e di sommosse sociali.
Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article28775.htm
06.08.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE