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La Redazione

 

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INFURIA LA CRISI DEL CREDITO

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A cura di supervice
Il 9 Agosto 2011
44 Views

PERCHÉ GIOVEDÌ IL DOW HA PERSO 512 PUNTI

DI MIKE WHITNEY
Counter Punch

Sono stati i cattivi dati economici

degli Stati Uniti, l’improvviso rallentamento della produzione, le

spese dei consumatori in calo, la contrazione del PIL o i continui problemi

dell’immobiliare?

No. Anche se la prospettiva di una

nuova recessione ha spinto al ribasso la quotazione delle azioni per

due settimane, il collasso di giovedì riguarda soprattutto l’Europa.
Il direttore della Banca Centrale Europea,

Jean Claude Trichet, ha scatenato il panico quando ha annunciato che

la Banca Centrale avrebbe riacquistato i titoli del debito irlandese

e portoghese, senza dare indicazioni se avesse comprato anche quelli

italiani e spagnoli (Il titolo di stato a dieci anni dell’Italia è

salito del 6% in questi giorni, un segnale di una sempre maggiore ansia).

Gli investitori hanno interpretato l’annuncio di Trichet come il segno

che la BCE non avrebbe fornito sostegno al terzo mercato mondiale di

obbligazioni (l’Italia) dando il via a un aumento degli interessi

su questi titoli, con le banche di tutta Europa che avrebbero sofferto

perdite devastanti.

Tutto questo ha provocato una bufera

nel mercato dei titoli, che si è rapidamente diffusa alla borsa,

mandando a picco i mercati globali e bruciando 4,4 trilioni di dollari.

E allora cosa significa tutto questo?

Significa che dalla caduta di Lehman

di tre anni fa niente è cambiato. Significa che le disposizioni

emanate nel corso della “Grande Depressione” non sono state ripristinate,

e per questo il sistema finanziario è ancora instabile e esposto alle

crisi come lo era nel 2008. Ma torniamo al punto di partenza. Le banche

sono talmente sottocapitalizzate che la BCE deve intraprendere misure

emergenziali per impedire lo scoppio di una catastrofe. Il Financial

Times riassume così la situazione:

“L’Italia può permettersi

di ignorare l’aumento degli interessi sui titoli di stato per alcuni

mesi. Ma le banche europee non possono aspettare. Le preoccupazioni

per le banche, evidenziate dalla forbice tra gli accordi sui rendimenti

delle obbligazioni dell’eurozona

e gli overnight

indexed swap, sono

peggiori che durante il periodo di panico dell’anno scorso per

la Grecia. L’ultima volta che le azioni delle banche dell’Eurozona

erano cadute così in basso risale all’aprile 2009, subito dopo che

il mercato giunse al fondo.” (“La medicina del dottor Trichet lascia

l’amaro in bocca”, Financial Time)

Quindi il programma di acquisto dei

titoli di Trichet è, in realtà, un altro salvataggio per il settore

bancario. Ma i giornali non lo descrivono così. Secondo i media

mainstream, si tratta di una “crisi del debito”, come se la

fonte del problema fosse ancora ignota. Ma si sa che il problema è

nelle banche. Le banche sono responsabili al 100 per cento. Ecco uno

sguardo d’insieme da un articolo intitolato “La crisi del debito

dell’eurozona: le esposizioni delle banche con i titoli italiani”:

Le banche europee (comprese

quelle del Regno Unito) detengono 167 miliardi di euro in titoli italiani

(soprattutto la Francia, 74 miliardi, e la Germania, 39 miliardi). Le

banche e le società di assicurazione italiane hanno nelle loro casse

245 miliardi del debito pubblico. Se teniamo in conto tutto questo (assicurazioni,

società finanziarie, ecc.), l’esposizione straniera sul debito pubblico

italiano si avvicina a 806 miliardi.

Gli impatti sull’economia

Con l’Italia sotto tiro,

la crisi non è più un problema relativamente piccolo e gestibile,

ma può diventare un potenziale disastro finanziario. Se il valore dei

titoli di stato continua a cadere (e gli spread ad allargarsi),

le perdite per le banche potrebbero essere enormi. Le prime a soffrire

sarebbero quelle italiane. In primo luogo ci saranno segnali di sofferenza

per i prelievi richiesti alle banche locali. Per questo l’esposizione

con l’estero aumenterà a più di 250 miliardi di euro, soprattutto

per le banche francesi (circa 100 miliardi) e per quelle tedesche, per

75.

Quindi, se Trichet non acquisterà

decine di miliardi di titoli italiani sul mercato secondario, le banche

in Germania e Francia perderanno tonnellate di denaro e forse finiranno

per distruggersi. Questo provocherebbe un’altra crisi globale, che

va evitata a qualunque prezzo, giusto? Quindi la BCE ha deciso di riempirsi

di titoli inaffidabili per mantenere i prezzi artificialmente alti,

risparmiando alle banche le perdite per i loro pessimi investimenti.

Vi torna? È la tendenza che ha prevalso dal 15 settembre 2008 e che

continua fino ad oggi. Alle banche non è permesso di perdere denaro.

Vediamola così: diciamo che John Blow

ha comprato una casa nel 2005 per 400.000 dollari, perché ha creduto

alla litania che “i prezzi delle case possono solo aumentare”.

Ma nel 2008 il signor Blow è con l’acqua alla gola perché i prezzi

degli immobili sono precipitati e la sua casa vale solo 300.000 dollari.

Peggio ancora, deve vendere la casa velocemente perché ha appena perso

il lavoro. Quindi Blow è costretto a vendere la sua casa per 300.000

dollari e accettare una perdita di 100.000. È così che il capitalismo

dovrebbe funzionare, giusto?

Ma questo non si applica alle banche.

Se vincono, si tengono i profitti. E se perdono, vengono salvate. E,

ovviamente, questo ha conseguenze nefaste per l’economia reale perché

deviare i capitali alle fallimentari istituzioni finanziarie (che avrebbero

dovuto essere ristrutturate) limita la crescita e la produttività.

Non è un caso che i notevoli salvataggi bancari siano stati accompagnati

da tagli che hanno spinto l’economia sul bordo di un’altra recessione.

Pompare la quotazione dei titoli “tossici” – per simulare un valore

superiore al reale– è una cosa costosa che comporta una disoccupazione

cronica, la caduta della domanda e un rallentamento della crescita.

Finché le banche non verranno ristrutturate e i loro debiti sanati,

la prosperità continuerà ad essere inafferrabile. Questo è un estratto

di un articolo dell’Economist:

Le preoccupazioni per

il finanziamento delle banche sono ai massimi livelli, visto che proprio

le banche europee hanno le loro difficoltà a ottenere finanziamenti

a breve termine. Gli analisti hanno sempre un occhio puntato sul differenziale

Euribor-OIS che, in effetti, dà una misura del nervosismo delle banche

europee per i prestiti che si fanno tra loro: questo indice si sta ancora

allargando. La quantità di denaro che le banche dell’eurozona hanno

depositato nella Banca Centrale Europea (il che comporta, naturalmente,

che queste somme non sono state date in prestito ad altre banche) è

arrivata questa settimana ai massimi degli ultimi sei mesi.

Sull’altra sponda

dell’Atlantico, gli investitori hanno ritirato 66 miliardi di dollari

dal mercato

monetario nella

settimana terminata il 3 agosto, secondo i dati di Lipper, una società

di ricerca. È il secondo flusso in uscita mai registrato […] i fondi

del mercato monetario stanno facendo una forte pressione sulle scadenze

dei titoli. Il capo di una banca europea ha detto la settimana scorsa,

in privato, che non ha mai visto una simile avversione al rischio.

Come reazione, la BCE

ha annunciato ieri che tornerà a reintrodurre un finanziamento illimitato

per sei mesi alle banche che lo desiderino, un prolungamento dai tre

mesi attualmente in vigore.” (“High Anxiety”, The Economist).

È chiara la situazione? Siamo all’inizio

di una crisi bancaria generalizzata. Le banche stanno versando soldi

alla BCE nel corso della notte, i mercati monetari stanno affrontando

forti prelievi, gli indicatori dello stress del mercato stanno aumentando

e i prestiti inter-bancari cominciano a balbettare. Se si congela la

liquidità, “la partita è persa”. Il sistema finanziario dell’Unione

Europea andrà in fase di stallo e l’economia globale entrerà in

caduta libera. Per questo Trichet è intervenuto, nonostante le obiezioni

dei membri tedeschi del consiglio che governa la BCE. È l’unica via

d’uscita per evitare un’altra catastrofe.

Ma i problemi non sono certo finiti

qui. Mentre i titoli italiani e spagnoli perdono di valore, la copertura

per le banche tedesche e francesi diminuirà sempre più. Questo farà

sì che il finanziamento per le loro operazioni di riporto (gli accordi

di cessione temporale) sia più difficile perché i titoli che erano

stati utilizzati come collaterali saranno stati tagliati. Quando Trichet

compra titoli italiani o spagnoli, in effetti sta fornendo un sussidio

alle banche (riducendo i loro rendimenti) e allora lo recupererà dai

lavoratori, che dovranno sopportare il peso di misure selvagge di austerità

per compensare la differenza.

Questo non ha niente a che vedere col

capitalismo del libero mercato. E’ un trasferimento diretto di ricchezza

da una classe all’altra. E’ rapina a mano armata.

In ultima analisi, la crisi del credito

è ancora al pieno delle forze. I mercati finanziari non sono stati

riconfigurati per ridurre il rischio e neppure le banche hanno trovato

capitale sufficiente per affrontare le perdite dei loro asset

tossici. Le iniziative per regolamentare il sistema dopo il collasso

Lehman ha in gran parte fallito. E va anche considerato che la Grande

Finanza controlla ora le leve della politica sulle due sponde dell’Atlantico

e per questo l’Unione Europea e gli Stati Uniti si stanno incamminando

verso un periodo prolungato di stagnazione economica, di disoccupazione

e di sommosse sociali.

*******************************************

Fonte: http://www.informationclearinghouse.info/article28775.htm

06.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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