DI WAYNE MADSEN
Strategic Culture
In un certo senso, la tanto attesa
guerra dell’America e di Israele contro
l’Iran é già iniziata.
Non é il tipo di guerra che ci si aspettava (uno stile a sorpresa da
manuale israeliano e un attacco lampo alle installazioni nucleari
iraniane, seguito da un’intensa campagna di bombardamenti aerei da
parte degli Stati Uniti e della Nato), bensì una guerra segreta dal
carattere tranquillo e inaspettato. La guerra segreta, risultata nell’aumento
di velivoli statunitensi radioguidati nei cieli dell’Iran e nell’incremento
di esplosioni sospette alle installazioni militari iraniane, é stata
associata a un’azione di destabilizzazione di tutti gli alleati e
amici dell’Iran, compresi Siria, Russia, Cina, Corea del Nord e Venezuela…Tale strategia d’attacco multifronte
ha mandato un messaggio chiaro all’Iran, che é minacciato a casa
propria dai sabotaggi segreti e non può più contare sui suoi alleati
esteri, che devono fare i conti con problemi interni causati da Stati
Uniti e Israele.
Nonostante la Libia di Muammar Gheddafi
non fosse un alleato dell’Iran, l’ascesa al potere di elementi filosauditi
wahabiti e sunniti-salafiti a Tripoli e a Bengasi aumenta la falange
di stati arabi che si oppone attivamente al governo sciita di Teheran.
Il successo della Fratellanza Musulmana e dei partiti salafiti alle
elezioni parlamentari in Egitto é un ulteriore fattore di preoccupazione
per l’Iran.
Tuttavia, é la potenziale perdita
di potere del regime di Bashar al Assad in Siria a rappresentare la
peggiore disfatta immediata per l’Iran. La Siria é stata l’alleato
del mondo arabo più vicino all’Iran. L’Occidente, i sauditi e i
qatarioti hanno appoggiato gli elementi salafiti, terroristi inclusi,
che hanno commesso la loro parte di atrocità in Siria, come quelle
contro i sostenitori di Gheddafi o i massacri razzisti degli lavoratori
africani e libici di colore durante la guerra civile in Libia.
Ai confini dell’Iran e nelle aree
marine adiacenti, i paesi che ospitano le forze militari americane (Kuwait,
Arabia Saudita, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Oman, Turchia e
Afghanistan) si stanno preparando a un conflitto militare con l’Iran.
Anche se l’amministrazione Obama ha proclamato la fine dell’occupazione
militare degli Stati Uniti in Iraq, alcune forze americane restano nel
paese, così come un gruppo di organi di sicurezza privata paramilitare.
Con la notizia che in Iraq, dove prevale
lo Sciismo, il governo filoiraniano di Nouri al Maliki a Baghdad ha
formato un’alleanza militare con l’Iran e che il vicepresidente
sunnita dell’Iraq, Tareq al-Hashimy, ha cercato protezione dall’arresto
presso il governo di Maliki nel Kurdistan iracheno, ci si aspetta che
gli Stati Uniti aumentino la propria presenza militare segreta e non
nelle aree sunnite dell’Iraq nella parte occidentale del paese, così
come nel Kurdistan iracheno. Le prime linee del fronte in un confronto
militare americano e/o israeliano con l’Iran potrebbero formarsi lungo
le linee di scontro tra sciiti e sunniti in Iraq, una nazione già molto
debole e decimata dalla guerra.
Le forze della Guardia Rivoluzionaria
Iraniana potrebbero alla fine attraversare i confini dell’Iraq per
sostituire le restanti forze americane e i loro bracci armati sunniti
e curdi.
Gli Stati Uniti hanno fatto pressione
su Maliki perché non schieri le sue forze contro i 3400 esiliati
iraniani, per la maggior parte membri del gruppo rivoluzionario Mujaheddin-e-Khalq
che un tempo avevano l’appoggio di Saddam Hussein. Le forze MEK contro
il regime di Teheran ora godono dell’appoggio di alcuni politici americani
ma sono considerati dei terroristi dagli iraniani. Dai tempi dell’occupazione
statunitense in Iraq, i rifugiati del MEK sono stati messi sotto assedio
a Camp Ashraf. Gli Stati Uniti hanno fatto pressione su Maliki affinché
consenta agli iraniani di ristabilirsi a Camp Liberty vicino a Baghdad,
prima che gli Stati Uniti procedano all’esfiltrazione dell’Iraq.
Non é stato firmato nessun accordo finale tra Washington e Baghdad,
ma le forze lealiste del MEK potrebbero finire in uno degli stati del
Golfo e rendersi disponibili per future operazioni di guerriglia all’interno
dell’Iran.
L’altra incognita nel futuro degli
Stati Uniti é il Pakistan, i cui rapporti con Washington sono al momento
interrotti dopo gli intensi e continui attacchi americani che hanno
causato la morte dei soldati pakistani di frontiera e di alcuni civili.
Il presidente corrotto del Pakistan, Ali Asraf Zardari, vedovo di Benazir
Bhutto, é visto come un fallimento. Come quelle di George Soros e del
National Endowment for Democracy (NED), le ribellioni “a tema”
vengono attualmente fomentate contro gli alleati diplomatici e i partner
economici e militari dell’Iran, quali Russia e, Cina, mentre il Pakistan,
la sola potenza nucleare del mondo musulmano, é nel mezzo di un’insurrezione
“popolare” guidata da Imran Khan, ex giocatore di cricket entrato
in politica.
Il partito pakistano Tehreek-e-Insaf
(Movimento per la Giustizia) di Khan radunato recentemente oltre 100.000
persone a Karachi, dove i manifestanti hanno richiesto a gran voce riforme
politiche ed economiche e la fine della corruzione praticata da Zardari
e dai suoi amici. Il messaggio assomiglia a quello delle forze anti-Vladimir
Putin a Mosca, contro la corruzione e l’istituzione di riforme politiche.
Persino il numero di manifestanti é lo stesso: 100.000 sia nell’ultima
protesta contro Putin a Mosca, sia nella protesta anti-Zardari a Karachi.
Tuttavia, Khan é appoggiato dall’élite
istruita e professionista del Pakistan, per la maggior parte formata
da giovani. La sua ex moglie è la londinese Jemima
Goldsmith Khan, un agente che opera in Islam e imparentata con la famiglia
Rothschild. Anche se ha divorziato da Khan nel 2004, Jemima Khan sostiene
gli obbiettivi del movimento PTI dell’ex marito. Il PTI sta iniziando
a riscuotere sostegno politico in Pakistan da alcuni ex membri e funzionari
del Partito del Popolo di Zardari, un segnale che ci mostra come Khan
stia espandendo la propria base.
Jemima Khan ha anche aderito all’appello
a favore di Julian Assange di WikiLeaks, una chiara indicazione che
il movimento di Khan è davvero vicino al concetto dell’”infiltrazione
cognitiva e della dissidenza” propugnato da Soros-NED-CIA e
applicato in varie nazioni.
Khan ha dovuto assumere un tono anti-americano
per condannare gli attacchi incessanti della presenza militare statunitense
in Pakistan. In ogni caso, Khan, per rimanere un candidato al potere,
deve seguire una linea politica nazionalista perché l’America é
odiata da un ampio spaccato della popolazione pachistana. Khan sta adottando
lo stesso approccio politico privo di carattere assunto da Barack Obama
nel 2008, prendendo a prestito alcuni elementi dalla sua campagna come
i poster elettorali con le scritte “Speranza” e “Cambiamento”
che tappezzano tutto il Pakistan e persino usando lo stesso slogan di
Obama, con un leggero cambiamento: “Yes We Khan”.
Ci si aspetta che l’intensa campagna
aerea americana fondata su velivoli automatici (Unmanned Aerial Vehicle
– UAV), che utilizza tecnologie dell’intelligence e droni armati,
continui nonostante la presa iraniana di un sofisticato drone americano
a reazione (RQ0170 Sentinel) fatto precipitare in Iran. Inoltre, circolano
voci che Israele potrebbe essere in possesso di basi di droni e altre
tecnologie dell’intelligence da utilizzare contro l’Iran dall’Azerbaijan,
sulla frontiera settentrionale dell’Iran. Si sospetta che gli Stati
Uniti, la Gran Bretagna e Israele siano i responsabili di questi attacchi
segreti (fisici e cibernetici) contro il programma di sviluppo nucleare
iraniano.
Scienziati nucleari iraniani e funzionari
della difesa sono stati assassinati e sequestrati da agenti dell’intelligence
occidentale che operano in Iran e in altre nazioni. Ci sono state misteriose
esplosioni nella base di produzione dei missili iraniani appena fuori
da Teheran e presso l’istallazione nucleare vicino a Esfahan. L’Occidente,
inoltre, sta usando gruppi di guerriglia formati da minoranze iraniane
per condurre operazioni all’interno dell’Iran, compresi gli Arabi
iraniani nel sud-ovest del paese, i curdi nel nord e i beluci nel sud-est.
Nonostante le azioni militari UAV
contro l’Iran siano state ampiamente denunciate, l’uso di veicoli
sottomarini autonomi (Unmanned Undersea Vehicles – UUV) contro
le forze navali dell’Iran, attualmente impegnate in grosse operazioni
nel Golfo, non può essere ignorato. La marina americana potrebbe usare
gli UUV per condurre azioni mirate all’interno della zona navale
iraniana di Bandar Abbas nel Golfo e in un prossimo futuro potrebbe
effettuare azioni di sabotaggio sui vascelli iraniani e annullare la
minaccia delle mine iraniane facendole esplodere.
É inoltre risaputo che Israele mantiene
due dei suoi sottomarini diesel elettrici della Classe Dolphin nel Golfo.
Questi sottomarini trasportano missili da crociera molto probabilmente
dotati di testate nucleari.
Nel frattempo, l’Occidente non lascia
nulla di intentato nella neutralizzare ogni sostegno fornito dagli alleati
all’Iran. Oltre a sostenere le proteste contro la Russia e la Cina
(le cosiddette rivoluzioni “bianche”), l’amico dell’Iran in
Venezuela, Hugo Chavez, é accusato di collaborare con gli iraniani
allo sviluppo di armi nucleari in Venezuela, una vecchia storia totalmente
infondata, e di appoggiare gli Hezbollah libanesi e venezuelani coinvolti
nel narcotraffico in Messico. Quest’ultima versione é stata fatta
circolare dall’emittente televisiva in lingua spagnola Univision,
che appartiene al famoso magnate israelo-americano di Hollywood Chaim
Saban, un sionista che finanzia il Saban Centre della Brooking
Institution. Il Saban Centre permette anche ai propagandisti
dal proprio ufficio satellitare a Doha, in Qatar, di influenzare la
propaganda in stile Fox News, spacciata per “notiziario”, trasmessa
dagli studi di Al Jazeera a Doha.
Gli alleati Hezbollah libanesi dell’Iran
e il governo del Sudan e della Corea del Nord, noti per mantenere stretti
rapporti con Teheran, subiscono nuovamente le pressioni dell’Occidente,
in particolar modo la Corea del Nord dopo l’improvvisa morte di Kim
Jong-il. Mentre si affastellano le voci a Seul e a Pechino secondo cui
Kim Jong potrebbe essere stato assassinato da ufficiali militari in
una contesa di potere sfociata in un colpo di stato, il ruolo della
Corea del Nord come fonte di missili iraniani e di tecnologia nucleare
potrebbe ora non essere più certo. Il Sudan, che ha già perso il Sudan
del Sud in mano a un regime filoisraeliano, rischia ora di perdere anche
il Darfur e il Nord Kordofan, lasciando Karthoum con un regime impotente.
Negli Stati Uniti, i propagandisti
sionisti stanno diffondendo voci assurde circa un presunto coinvolgimento
dell’Iran negli attacchi dell’11 settembre con Al Qaeda, l’organizzazione
inventata da Mossad e dalla CIA.
Rimane un fatto. L’Iran al momento
sta facendo i conti con una guerra non dichiarata finanziata dall’Occidente
e da Israele. Si tratta una guerra di virus informatici (come lo Stuxnet,
creato da Israele), di propaganda, di sostegno a ribelli armati, omicidi
e sabotaggi segreti e di pressione politica contro gli alleati dell’Iran
in tutto il mondo. L’Occidente si aspetta che un tale indebolimento
dell’Iran trasformi l’assalto militare finale alla nazione in un
“gioco da ragazzi”.
Fonte: Softening Up Iran for the Final Attack
30.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CRISTINA URONI