DI ROBERT REICH
Robertreich.org
L’aspetto più significativo del
resoconto sul lavoro di gennaio è politico. Il fatto che il
mercato del lavoro in America continui a migliorare è una buona
notizia per la Casa Bianca. Ma, negli aspetti pratici, questo miglioramento
è meno significativo per la forza lavoro americana.
La sola possibilità che ha il
Presidente Obama per rigettare le accuse dei Repubblicani secondo le quali è
lui a essere il responsabile della cattiva economia è quella di attivare
una tendenza positiva. Gli elettori rispondono alle tendenze economiche così come rispondono dei livelli generali dell’attività economica.
In circostanze normali il dato sulla disoccupazione di gennaio, pari
all’8,3 per cento sarebbe terribile. Ma se si paragona al 9,1 di settembre,
sembra piuttosto buono. E la linea di tendenza – il 9% a ottobre,
l’8,6% a novembre, l’8,5 a dicembre e ora l’8,3 per cento – è
sufficiente per far star allegri i Democratici.
Ma negli Stati Uniti il mercato del lavoro non è certo in salute. La mancanza di lavoro in America è ancora ciclopica. La nostra popolazione in età lavorativa è cresciuta di quasi 10 milioni da quando iniziò la recessione a dicembre 2007, ma molte di queste persone non sono mai entrate nella forza lavoro. Altri milioni sono talmente scoraggiati da non cercarlo neppure.
Il modo più diretto per misurare la carenza di lavoro si ha osservando la quota della popolazione attiva che sta lavorando. Prima della recessione, il 63,3 per cento della popolazione in età lavorativa aveva un lavoro. Questo rapporto tra lavoro e popolazione ha raggiunto il suo minimo la scorsa estate con il 58,2 per cento. Ora è al 58,5 per cento. È un po’ meglio, ma non di molto. La linea di tendenza in questo caso non è molto incoraggiante.
Viste il numero di persone che hanno perso il lavoro e l’aumento della popolazione in età lavorativa, dobbiamo fare ancora molta strada. Al ritmo del miglioramento percentuale di gennaio – 243.000 – la nazione non tornerebbe al pieno impiego prima di sette anni.
Quando non danno la colpa ad Obama per la situazione economica, i Repubblicani condannano il passivo di bilancio, richiedendo ulteriori tagli. Ma la mancanza di lavoro negli Stati Uniti continua ad essere un problema molto più grande del deficit.
Infatti, noi non possiamo raggiungere la crescita necessaria per ridurre il deficit quando una parte sempre maggiore dell’economia non ha lavoro. I lavoratori sono consumatori e la spesa dei consumatori forma il 70 per cento dell’attività economica. E tagliare il bilancio vuol dire meno lavoratori, direttamente (mentre il governo continua a scaricarli) e indirettamente (quando gli appaltatori privati devono licenziare i lavoratori) e quindi meno consumatori.
Ma i falchi del deficit continuano a volteggiare. I bilanci statali e locali sono già stati tagliati. Il governo federale dovrà cominciare a effettuare un forte taglio alle spese entro un anno. I Repubblicani chiedono ancora tagli a breve termine. L’economia dell’austerità continua a guadagnare forza.
Nel frattempo il Congresso sta discutendo se rinnovare i sussidi di disoccupazione. È una mossa da decerebrati. I disoccupati di lungo termine – quelli che sono senza lavoro da più di sei mesi – sono una fetta sempre più larga delle persone senza lavoro. (A gennaio sono saliti dal 42,5 al 42,9 per cento).
I Repubblicani dicono che i sussidi di disoccupazione prolungano la disoccupazione, perché le persone non troveranno un lavoro se continueranno a ricevere dal governo gli assegni di disoccupazione. È uno sproloquio, soprattutto in una situazione in cui c’è un solo posto di lavoro ogni quattro persone che lo richiedono. I Repubblicani dicono che non ci possiamo permettere di estendere i sussidi per i disoccupati. Falso anche questo. I lavoratori disoccupati spendono tutti i soldi che incassano, e la loro spesa tiene al lavoro altre persone.
Il governo dovrebbe estendere i sussidi di disoccupazione, e non tagliare la spesa fino a che il tasso di disoccupazione non scenderà al 5 per cento. Allora, e solamente allora, potremmo muoverci verso l’austerità di bilancio.
La situazione del lavoro è migliorata, ma è ancora terribile. La carenza di lavoro è ancora il nostro primo problema economico. Lasciamo da parte il deficit finché non saremo riusciti ad addomesticarlo.
Fonte: America’s Jobs Deficit, and Why It’s Still More Important than the Budget Deficit
03.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
1,2 MILIONI DI PERSONE FUORI DALLA FORZA LAVORO IN UN MESE
LA PARTECIPAZIONE DELLA FORZA LAVORO CADE AL NUOVO MINIMO DA 30 ANNI
FONTE: Zero Hedge
Un mese fa, scherzavamo nel dire che
l’unico modo che aveva Obama per diminuire il tasso di disoccupazione
prima delle elezioni era quello di limitare la percentuale di partecipazione
della forza lavoro a circa il 55%. Sembra che la bella gente del BLS (Bureau of Labor Statistics) ci
abbia sentito: sembra che le persone uscite dalla forza lavoro hanno
raggiunto un record senza precedenti di 1,2
milioni. No, non è un errore di battitura: 1,2 milioni di persone
sono uscite dalla forza lavoro in un mese!
Quindi, siccome la forza lavoro è aumentata da 153,9 a 154,4 milioni
mentre la popolazione in età attiva è salita a 242,3 milioni, significa
che i senza lavoro sono passati da 86,7 a 87,9 milioni. E ciò
porta la forza lavoro al minimo trentennale del 63,7% mentre BLS sta
seriamente pensando di eliminare dai calcoli sulla disoccupazione quasi
la metà del bacino dei lavoratori a disposizione. Per quanto riguarda
la qualità dei lavori, come le ritenute fiscali che si rinnovano anno
dopo anno, sicuramente negli Stati Uniti vengono sostituiti i lavori
ben remunerati di Fuoco con impieghi a basso salario nell’edilizia
e nella produzione. Un buon miglioramento.
Il grafico qui sotto ben lo dimostra, quel salto non è uno sbaglio di tasto!
Ed ecco la partecipazione della forza lavoro:
Si tratta del più grande salto in assoluto per le “Persone Non nella Forza Lavoro”… ed il più grande salto percentuale in trent’anni.
03.02.2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE