di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
In pochi ce ne eravamo accorti che nelle stanze del Ministero dell’Economia e Finanze, dove risiede la Ragioneria Generale dello Stato, per trenta lunghissimi anni, un black-out totale aveva tolto la luce.
Sarà stato quel “cattivone” di Putin, a giocare questo brutto scherzetto, togliendo le forniture!!!
Fatto sta, Putin o non Putin, pare che improvvisamente la luce sia tornata e nessuno ha interesse a chiedersi chi l’abbia spenta.
Ad avvertirci che la luce è tornata, è l’Agenzia Ansa.it, che il 20 Agosto scorso, batte la notizia: “Tecnici Senato, impossibile ridurre il debito al 60% del PIL” – “Il Parametro di Maastricht è arbitrario, inasprisce la politica fiscale”.
Megas balza sulla sedia e con un misto di sensazioni tra il sorpreso e l’arrabbiato, si precipita sul sito del ministero a ricercare il documento.
Eccolo, trovato!!!! (cliccate qui)[1]
Udite gente! dopo tre decadi di sciagure interminabili – rappresentate da una distruzione economico sociale che non ha precedenti nella storia del nostro paese e dopo che Warren Mosler e noi MMTers, derisi dal main-stream, lo ripetiamo quotidianamente nelle nostre pubblicazioni – apprendiamo che anche per i tecnici del governo dei migliori (capitanati da Draghi e dal ministro Franco), uno dei cardini del patto firmato a Maastricht, su cui si fondano le folli politiche di austerità imposte a greci ed italiani:
“è un parametro arbitrario che nessun fondamento ha nella dottrina economica e che introduce un indesiderabile inasprimento della politica fiscale”.
Stiamo parlando di uno dei due elementi che caratterizzano il famoso patto di stabilità e crescita (PSC), le ormai famose regole europee da seguire in perfetta genuflessione religiosa, che è bene ricordarlo ancora, hanno ingabbiato la politica fiscale dei governi nel passato trentennio, con risvolti di morte sociale per molti popoli europei.
Eccoli i due parametri del PSC:
- un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (rapporto deficit/PIL < 3%);
- un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o, comunque, un debito pubblico tendente al rientro) (rapporto debito/PIL < 60%).
Ed ora cosa facciamo?!
Chi pagherà per tutto questo?!
Ma sì, dai che vuoi che sia! il nostro è un paese che ha una capacità di ingoiare, far finta di nulla e soprattutto di creare un cordone di protezione intorno a chi delinque, direttamente proporzionale al suo essere nel proprio DNA, un paese da sempre comandato da un “sistema” masso-mafioso, unico nel suo genere. Un sistema addirittura preso da esempio e provato a replicare, ma senza lo stesso successo di longevità, in diversi paesi del centro America.
Che Pablo Escobar nutrisse profonda ammirazione per il “capo dei capi” Totò Riina è ormai scritto in tutte le sue biografie e che la ‘ndrangheta sia il partner commerciale più affidabile per i cartelli colombiani nel traffico di droga, lo ha confermato a più riprese il Procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Insomma, il “made in Italy” è apprezzato e preso a modello nel mondo anche in fatto di organizzazioni segrete, criminali e malavitose ed in particolare per la sua chirurgica abilità nell’infiltrarsi dentro le istituzioni dello Stato.
Quindi, possono star tranquilli i lor signori, nessun problema di resa dei conti, nessuno che rischia processi o carcere per aver tenuto gli occhi chiusi e non essersi attivati per far tornare l’illuminazione Nonostante tutto, si va diritti verso la riconferma del governo dei migliori anche dopo il prossimo 25 settembre.
Se possibile ci sarà Draghi, ma se non ci sarà lui ci saranno i Cottarelli, i Tremonti oppure se proprio vogliamo sbattere in faccia al popolo italiano il suo essere vili e privi di reazione, ci potremmo permettere anche uno dalla “bomba facile” e dal valore facciale di un derivato in corpo a Deutsche bank: un “modello Marattin”, tanto per intenderci.
Si legge nel documento del Senato (Legislatura 18^ – dossier 30): “Lo sforzo compiuto da importanti economisti e dalle istituzioni è stato quello di individuare modalità atte a semplificare le regole al fine di individuare una nuova realtà economica e una maggiore capacità di indebitamento, possibilmente senza la necessità di alcuna modifica del trattato o ratifiche da parte dei parlamenti nazionali. Il sostegno politico potrebbe aiutare a risolvere altri vincoli legali e sostenere il passaggio ad un nuovo valore di riferimento del debito pubblico”.
Addirittura illustri economisti si sono sforzati per arrivare a questa conclusione. Cavolo, poveretti ora avranno diritto anche ad una “indennità di sforzo”. Tutto per cosa! per essere arrivati ad una conclusione, per la quale sarebbero stati sufficienti cinque minuti, una calcolatrice ed un ottimo testo di economia, per arrivarci trenta anni prima.
Trenta anni, una generazione ed il sangue che queste persone hanno sulle loro mani, per la distruzione che si sono lasciate dietro di loro.
Si legge ancora: “Le regole di bilancio incoraggiano la disciplina favorevole alla crescita economica e alla stabilità macroeconomica, ma non esistono regole di bilancio universalmente applicabili. Non esiste una soluzione unica che riesca a trovare il giusto equilibrio tra la necessità di sostenibilità del debito e la stabilizzazione fiscale. Il mutevole ambiente economico e le sfide politiche ostacolano la progettazione di regole che siano allo stesso tempo semplici, flessibili e applicabili”.
Siamo all’apoteosi della MMT!!!
Ovvero ci si rende finalmente conto, che debito pubblico e tassazione sono due vasi comunicanti e stabilizzarli entrambi in accordo con una garanzia di crescita economica è di fatto impossibile, a meno che non si operi in un altrettanto impossibile scenario di una politica economica perennemente mercantilista.
Non solo, si arriva ad ammettere anche che i tassi vengono decisi dalla politica monetaria messa in atto dalla BCE e non come volevano farci credere, dai mercati. Addirittura si scopre che i deficit governativi non sono più un problema, purché garantiti dalla BCE: “La crisi pandemica ha cambiato radicalmente il panorama economico, innescando la sospensione temporanea delle regole di bilancio. La crisi ha portato una maggiore spesa finanziata attraverso il debito, con conseguenze inevitabili sui bilanci pubblici. La risposta della politica monetaria alla crisi è stata sia di mantenere bassi i tassi di interesse che di mantenere gli oneri del servizio del debito gestibili, rendendo tollerabili per i mercati livelli di disavanzo e debito più elevati”.
Leggete bene ora, non è una frase del precedente articolo di Megas, ma del documento riportato nelle note: “Tuttavia, il mondo di oggi richiede un quadro di politica economica in cui la politica monetaria e fiscale possano lavorare insieme efficacemente per sostenere l’inflazione e la crescita”.
Si ammette in modo chiaro ed incontrovertibile (alla faccia dei “santoni” preveggenti dell’inflazione), che per fronteggiare il fenomeno in corso del caro prezzi, non possiamo fare a meno di usare la leva della politica fiscale. Di fatto, ammettendo implicitamente, che il fenomeno è strettamente e volutamente causato dall’inerzia dei governi.
Attenzione a quello che scrivono ora: perché con le frasi che seguono si arriva addirittura a mettere in discussione l’intera architettura del sistema-euro: “Risulta difficile immaginare un sistema comunitario in cui la politica fiscale sia delegata unicamente ai singoli stati membri vincolati da un insieme di regole che ignorano le esternalità macroeconomiche. Infatti, soprattutto in scenari in cui i tassi di interesse sono prossimi allo zero(6) e l’economia è depressa, lo strumento di politica fiscale diviene mezzo necessario e determinante per innescare la ripresa e renderla stabile e sostenibile nel tempo(7) . Inoltre, bisogna considerare che una “sana politica fiscale”(8) non è sempre equivalente alla riduzione del debito e del disavanzo: i disavanzi e il rapporto debito/PIL devono essere strumenti, non obiettivi, della politica. Il perpetuarsi dell’attuale quadro di politica fiscale incentrato esclusivamente sulla riduzione del debito potrebbe generare un circolo vizioso di crescita debole, tassi di interesse costantemente bassi e debito e deficit più elevati”.
Queste parole si commentano da sole, sembra le abbia scritte Warren Mosler, ma invece le hanno scritte i funzionari del MEF dello stato italiano.
“Bisognerebbe convergere verso una politica fiscale centralizzata che porterebbe sia effetti redistributivi fra Stati membri sia spazi di coordinamento rispetto alle politiche fiscali nazionali” – questa frase del documento la giriamo direttamente per mail alla corte di Karlsruhe: sarà mica la volta buona che escono dall’euro!
In pratica al MEF – dopo che per 30 anni siamo stati costretti a trasferire circa 80 miliardi all’anno nelle tasche del mondo della finanza del nord, soldi direttamente prelevati dalle tasche degli italiani – ci si rende conto che se vogliamo far sopravvivere la moneta euro, senza arrivare alla schiavitù effettiva, è indispensabile che questi soldi facciano il percorso inverso attraverso adeguate politiche fiscali.
Ed eccoci al punto che ci dimostra essere tornata la luce nelle stanze del MEF, tanto che potendo finalmente usare di nuovo le loro calcolatrici, sono arrivati a fare i conti che li hanno portati, dopo trenta anni di assuefazione alle assurde regole europee, alla seguente conclusione: “Per poter superare l’attuale rigidità delle regole imposte dal PSC potrebbero essere messe in atto diverse azioni, tra cui l’eliminazione dell’obiettivo del 60% debito/PIL, che è arbitrario e introduce un indesiderabile inasprimento della politica fiscale. Come mostra la tabella sottostante, dall’attuale punto di partenza, e considerando percorsi favorevoli ma plausibili e socialmente sostenibili per tassi di interesse, crescita e saldi primari, è quasi impossibile ridurre il debito al 60% del PIL nei prossimi decenni per l’euro zona e per molti dei suoi Stati membri.
Fonte: https://voxeu.org/article/all-weather-economic-policy-framework-euro-area.
In conclusione, i fenomenali dirigenti della Ragioneria di Stato, ci stanno dicendo che, quello che è stato richiesto di fare a greci ed italiani per lunghissimi anni, era una cosa matematicamente impossibile da fare per loro.
E ce lo dicono, incuranti della loro vergogna, senza la minima presa di coscienza, che su questo obbiettivo irrealizzabile è stato costruito il dramma che ha portato alla morte sociale ed economica di due interi paesi.
Ogni parola, offesa e gesto ulteriore, sarebbe troppo e personalmente compromettente…… mi fermo qua!!!!!
di Megas Alexandros
Fonte: Improvvisamente torna la luce dentro le stanze del MEF – Megas Alexandros
NOTE: