Italia attenzione, Draghi è autore di una guida al veleno su come ristrutturare un’economia
Norbert Haering – 28 marzo 2021
Mario Draghi è stato recentemente messo a capo del governo italiano senza aver mai fatto una campagna elettorale popolare. I partiti che l’hanno accettato hanno fatto il loro dovere? Hanno letto la recente guida di Draghi su “Rilanciare e ristrutturare il settore aziendale”? Si può riassumere in: “Lasciate che le piccole imprese falliscano, aiutate i fondi di private equity a spogliare quelle di medie dimensioni dei loro beni e lasciate che le grandi prendano il sopravvento”.
Oltre ad essere stato messo a capo del governo italiano, Draghi è recentemente diventato membro senior del G30, un gruppo creato dalla Fondazione Rockefeller. Riunisce rappresentanti di alto livello delle società finanziarie globali, banchieri centrali, accademici e titolari di altre cariche pubbliche. Recentemente, nel 2018, il mediatore dell’UE ha stabilito che era improprio che il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi all’epoca, fosse membro di un tale gruppo misto, che discute questioni di politica pubblica a porte chiuse.
All’epoca Draghi rifiutò di andarsene, ma ha lasciato il gruppo non appena ha lasciato il timone della BCE ed il suo successore, Christine Lagarde, non ne è diventato membro. Ma ora, come capo di un governo italiano tecnocratico, sembra pensare che vada bene di nuovo prendere parte a questo gruppo che mette fuori documenti lobbistici mascherati da consigli obiettivi di politica pubblica.
Il suo recente capolavoro, che sembra averlo qualificato per la promozione a Senior Member è stato guidare, insieme a Raghuram Rajan, il gruppo di lavoro che ha prodotto il documento politico “Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post-Covid. Designing Public Policy Interventions” (Riavviare e ristrutturare il settore aziendale post-Covid. Progettare interventi di politica pubblica).
Dal momento che Draghi è stato insediato proprio per supervisionare la spesa dei soldi del Corona-recovery, è di particolare interesse vedere quale tipo di raccomandazioni abbia prodotto il suo gruppo di lavoro.
Cominciamo con una citazione dal riassunto (il neretto è mio):
“I governi avranno sempre più bisogno di passare da un ampio sostegno a misure più mirate. Questo significa astenersi dal cercare di preservare lo status quo pre-pandemia, e permettere la riallocazione delle risorse necessarie alle economie per emergere più forti e in forma. Inoltre, si dovrebbe fare affidamento sulle capacità del settore privato per dare priorità e gestire il sostegno nelle giurisdizioni con forti istituzioni finanziarie private e mercati dei capitali più profondi. L’intervento del governo è meglio focalizzato nell’affrontare i fallimenti del mercato e nel gestire il ritmo della necessaria distruzione creativa. Quando agiscono, i politici dovrebbero essere disposti ad essere creativi negli strumenti che utilizzano“.
Se non fossero ancora evidenti quelli i cui interessi sono promossi qui, i riconoscimenti di Draghi e Rajan sono utili. Ringraziano “i molti leader della comunità finanziaria e del più ampio settore aziendale che hanno sostenuto lo studio e accettato di essere intervistati“. Non ringraziano nessun altro al di fuori del G30 e del team del progetto.
Uno dei grandi problemi che identificano è “l’eccessivo processo decisionale diretto del governo e l’uso sub-ottimale delle competenze del settore privato che potrebbero essere utilizzate per un migliore sostegno diretto“. I politici dovrebbero lasciare che il mondo delle imprese decida come distribuire il denaro che il governo ha dato. Interessante! Perché? Beh, perché:
“Le banche e gli investitori del settore privato di solito hanno sostanzialmente più esperienza nel valutare la redditività, e certamente affrontano meno pressione politica quando prendono queste decisioni“.
A meno che la gente non si fidi delle istituzioni finanziarie commerciali per prendere queste decisioni. In questo caso Draghi raccomanda:
“In quei paesi dove c’è maggiore sfiducia nel capitale del settore privato, i governi potrebbero aver bisogno di spiegare i vantaggi di coinvolgerlo“.
“Quei paesi” potrebbero benissimo includere l’Italia, dato che gli italiani non sono stupidi. Nota: in tutto il documento non ho trovato alcuna menzione del fatto che le istituzioni finanziarie orientate al profitto potrebbero avere interessi che divergono dal migliore interesse del paese nel suo insieme.
Come si potrebbe fare ciò? Bene: Il governo dovrebbe pagare le società finanziarie per il servizio di decidere a chi dare soldi:
“Quando si combinano le competenze e le risorse del settore privato e pubblico, spesso la soluzione ottimale sarà quella di fornire incentivi governativi per incoraggiare o incanalare gli investimenti del settore privato”.
Non c’è nemmeno una sola menzione del problema potenziale che un governo che sa così poco su dove è necessario l’aiuto e su come dovrebbe essere dato al meglio, sarà sfruttato in modo grave, se cerca di creare i giusti incentivi per il settore finanziario affinché faccia quel lavoro per lui con grandi quantità di denaro pubblico. L’intero documento è una lista di desideri del settore finanziario su come vorrebbero trarre grande profitto dal denaro di recupero.
Ci sono poi i casi in cui il settore privato non sa molto:
“Può essere difficile accedere a quelle informazioni tempestive e affidabili che gli investitori azionari tipicamente richiedono per prendere decisioni di investimento, in particolare per le PMI. I politici potrebbero prendere in considerazione la creazione di un’utilità di dati centralizzata o incoraggiare un’iniziativa del settore privato per adempiere alla stessa funzione“.
La raccomandazione di Draghi è “Lasciamo che il governo trovi un modo per procurarsi le informazioni e consegnarle gratuitamente alle società finanziarie, per permettere loro di scegliere in base a ciò che è meglio per i loro profitti”.
“I governi dovrebbero anche evitare di concentrarsi eccessivamente sull’attribuzione di colpe o sul ritirare il sostegno, poiché un tale approccio potrebbe paralizzare le misure essenziali di sostegno alle imprese, necessarie per il bene della società nel suo complesso“.
In altre parole: Date i miliardi a quelle società che evadono le tasse e a tutti coloro che hanno esaurito il loro capitale pagando grandi dividendi o spendendo il denaro in ri-acquisti di azioni. Questo non dovrebbe avere importanza. Nessuno dovrebbe essere costretto a portare a casa quei soldi dai [paradisi fiscali nei] Caraibi e impegnarsi a pagare le tasse in futuro. Almeno, non è menzionato.
Lasciate che le piccole imprese periscano
Il documento continua con il grido di battaglia “eliminate quei posti di lavoro” o nelle loro parole:
“I governi dovrebbero incoraggiare le trasformazioni aziendali necessarie o desiderabili e gli aggiustamenti dell’occupazione. Questo può richiedere una certa quantità di “distruzione creativa” mentre alcune aziende si riducono o chiudono e ne aprono di nuove“.
Qui ci sarà un lavoro per i governi, non per il settore privato. Il lavoro si chiama “prendersi la colpa”:
“Un compito chiave sarà quello di comunicare chiaramente questi obiettivi e di gestire l’inevitabile reazione contro la chiusura di programmi di sostegno ampi e non mirati e di permettere ad alcune imprese di fallire“.
Naturalmente, il settore finanziario dovrebbe essere protetto da qualsiasi ricaduta negativa:
“Mentre questa è principalmente una crisi di imprese non finanziarie, il governo potrebbe aver bisogno di intervenire per proteggere o rafforzare la capacità del settore finanziario di sostenere la ripresa economica“.
Quali sono le aziende che dovrebbero far parte della distruzione creativa? Draghi lo ha spiegato sotto il titolo “Zombi Firms: Il pericolo dei morti viventi”. Queste sono “aziende che non sono in grado di coprire i costi del servizio del debito con i profitti attuali e che dipendono dai creditori per la loro esistenza“.
Aspettate un momento! Sono zombie perché non possono servire il loro debito? Ma possono pagare i loro salari e i loro fornitori. Se (parte del) loro debito fosse cancellato, sarebbero affidabili. Però questa non sarebbe distruzione creativa. E danneggerebbe i creditori. È anche un male per il mondo delle imprese, dato che è stato dimostrato – come menzionato nell’articolo – che non ridurre la capacità produttiva e non creare disoccupazione si traduce in prezzi più bassi, salari più alti e profitti più bassi. Prezzi più bassi, salari più alti e profitti più bassi sarebbero un male. Facciamo invece la distruzione creativa, dice Draghi.
Quale tipo di azienda ha il più alto rapporto di zombie? I documenti di Draghi dicono che sono quelle piccole che dovrebbero fallire:
“Uno studio recente ha trovato che il rapporto di aziende zombie aumenta al diminuire delle dimensioni dell’azienda, sollevando preoccupazioni per un numero crescente di morti che camminano “invisibili” tra le aziende più piccole“.
Aiutare le cavallette a comprare le aziende di medie dimensioni
Le aziende più grandi sono meno infestate dagli zombie e possono essere ristrutturate, dice il documento. Non dal governo, però, poiché il governo – come “praticamente ogni analista serio riconosce” – non sa come fare questo. Piuttosto dovrebbe “collaborare con il settore privato per finanziare le necessarie ristrutturazioni di bilancio“.
A volte, la ristrutturazione dei bilanci può essere un eufemismo per la spoliazione delle attività, almeno se quelli che lo fanno sono i fondi di private equity, precedentemente noti come leveraged-buyout-firms, che vanno anche sotto il nome di “cavallette”. Questi sono esattamente quelli su cui Draghi vuol far conto:
“I responsabili politici dovrebbero identificare dove risiedono i bacini nazionali di capitale privato per informare la progettazione di interventi per incanalare le competenze e i fondi del settore privato. (La) capacità di mobilitare fonti estere di finanziamento privato può essere una fonte sproporzionatamente importante di risorse finanziarie per i paesi con fonti private interne di finanziamento meno sviluppate. L’atteggiamento dei governi verso le acquisizioni straniere di imprese nazionali sarà importante“.
Oltre a lasciare che ciò accada, i governi dovrebbero aiutare quei fondi di private equity e altri gestori patrimoniali – come quelli del suo gruppo di lavoro del G30 – garantendo le attività cattive delle aziende target e “sovvenzionando gli investimenti azionari in certe dimensioni di imprese o settori“.
Questo potrebbe non essere sufficiente, però, poiché alcuni di questi investitori potrebbero essere del tipo più timoroso e rifuggire dal rischio di perdere denaro se le cose vanno male. Questi dovrebbero ricevere un’assicurazione dal governo, in modo che nel complesso possano solo vincere:
“L’intervento del governo per proteggere gli esiti estremi negativi sugli investimenti in tutti i portafogli di investimenti derivanti da rischi di coda macroeconomici estremi può essere necessario per dare agli investitori privati la fiducia di investire“.
In breve, il consiglio di Draghi per i governi è: Elaborare schemi molto ampi di sussidi governativi. Consegnarli alle società finanziarie e lasciare che siano loro a decidere come fare più soldi assegnando quei sussidi alle aziende a cui prestano o che comprano e “ristrutturano”, assicurandosi al contempo che avvenga abbastanza distruzione creativa da deprimere i salari e mantenere alti i prezzi dei prodotti e i profitti delle aziende.
Gli italiani dovrebbero tenere d’occhio molto attentamente quello che sta facendo il loro primo ministro.
Link: https://norberthaering.de/en/power-control/draghi-italy/
Segnalato dalla lettrice Pfefferminz, cui va il sincero ringraziamento della redazione.
Traduzione di Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte
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