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La Redazione

 

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IL RITORNO DELL'INCUBO NETANYAHU

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A cura di Das schloss
Il 9 Febbraio 2009
33 Views

DI JOHANN HARI
The Independent

Netanyahu è l’uomo che ritiene che i palestinesi non abbiano diritto alla terra perchè sono essi che l’hanno “rubata”. Nel 636 dopo Cristo.

Israele sta per compiere un errore di giudizio tanto disastroso e mortale quanto l’attacco a Gaza. Sembra che tra pochi giorni [oggi 10 Febbraio n.d.t.] Israele potrebbe eleggere ancora una volta Benjamin Netanyahu alla carica di primo ministro.

Questo è un uomo che chiede la violenta rioccupazione di Gaza per “liquidarne” il governo eletto. Questo è un uomo che afferma che farà “crescere naturalmente” gli insediamenti in Cisgiordania. Questo è un uomo che afferma che non negozierà “mai” su Gerusalemme, sulle alture del Golan o sul controllo delle fonti d’acqua della Cisgiordania.

Questo è un uomo che afferma che la creazione di uno Stato palestinese lascerebbe Israele “con una minaccia alla propria esistenza e un incubo delle pubbliche relazioni che ricorda la Cecoslovacchia del 1938”. Questo è un uomo che la vedova di Yitzhak Rabin accusa di avere aiutato a creare un clima di odio che ha portato al suo omicidio.

A seguire: “Netanyahu convincerà Obama alla guerra con l’Iran” (Press TV).Il beneficiario politico dell'”Operazione Piombo Fuso” è stato l’estrema destra israeliana. I sondaggi sono cresciuti per il Likud di Netanyahu e per il persino più estremista Avigdor Lieberman. Essi affermano che l’unico problema dei 23 giorni di bombardamento di Gaza, con l’uccisione di 410 bambini e un enorme rafforzamento dell’appoggio ad Hamas, è il non essere andati abbastanza avanti. Il mondo deve urgentemente guardare a questi individui e chiedersi come si è potuto accettare ciò.

La chiave per comprendere Netanyahu sta in suo padre, Benzion. Egli è un noto studioso di storia medievale che ritiene che il mondo sia eternamente infestato da un antisemitismo genocida impossibile da sradicare. Quando egli arrivò nella Palestina del mandato britannico dichiarò che la maggioranza degli ebrei che erano lì erano ingenui e i idealisti. Essi avrebbero dovuto immediatamente appropriarsi dell’intera terra della Israele biblica, conquistando tutta la Cisgiordania arrivando sino a dentro i territori dell’attuale Giordania. Non ci sarebbe mai potuto essere alcun compromesso con gli arabi, che comprendono solo l’uso della forza. L’uomo che egli definiva suo mentore, Abba Ahimeir, descriveva se stesso con orgoglio come “un fascista”.

Oggi il figlio di Benzion paragona comunemente il trattare con i palestinesi al trattare con i nazisti. Egli può solo comprendere la loro rabbia come un risorgere dell’odio irrazionale e assassino dell’Europa. Egli insiste che i palestinesi non hanno diritto di condividere questa terra perché essi l’hanno rubata nel 636 d.C. Coerentemente Netanyahu getta nella spazzatura ogni iniziativa di pace offerta da Israele. La sua reazione alla decisione di Yitzhak Rabin di firmare i moderati e modesti accordi di Oslo con Yasser Arafat rivela la profondità della sua opposizione al compromesso. Egli si rivolse con calore a masse che cantavano “Rabin è un nazista” e ” nel sangue e nel fuoco Rabin morirà” [“through blood and fire, Rabin shall expire”]. Egli definì l’ex primo ministro “un traditore” poco prima che Rabin venisse ucciso da un fondamentalista ebreo che la pensava allo stesso modo.

L’altra persona che è cresciuta nei sondaggi – e sembra sarà il partner nella coalizione di Netanyahu – è Avigdor Lieberman, un ex buttafuori di nightclub che afferma che il modello per trattare i palestinesi dovrebbe essere il bombardamento della Cecenia a opera di Vladimir Putin nel 1990 che causò la morte di un terzo dell’intera popolazione. Egli vuole che i partiti politici votati dagli arabi israeliani siano messi fuorilegge, affermando seccamente che dovrebbero essere trattati “come Hamas”.

Forse ancora più deprimente della loro crescita è la piatta e accondiscendente risposta degli altri partiti. Tanto Kadima che il partito Laburista hanno aggressivamente difeso l’embargo e il bombardamento di Gaza, non da ultimo perché i loro leader, Tzipi Livni e Ehud Barak, guidavano il governo. Persino Barak ha ripreso il paragone a Putin e ha iniziato a citare con approvazione il nuovo zar di Russia. Coraggiosi partiti in favore della pace come Meeretz sono relegati ai margini del dibattito.

Come è potuto accadere ciò? E’ essenziale ricordare che gli israeliani non sono finiti in Medioriente per un malvagio desiderio di colonizzare e uccidere, come affermano allegramente alcuni. Essi sono lì perché scappavano da un antisemitismo genocida. Ciò non giustifica un solo crimine commesso contro un singolo palestinese, ma se dimentichiamo questo trauma inimmaginabile che vi è dietro, non possiamo comprendere ciò che sta accadendo ora.

Negli scorsi mesi sono ritornato spesso a uno straordinario articolo scritto dal grande romanziere israeliano Amos Oz nel 1982. Il primo ministro del Likud Menachem Begin aveva paragonato la leadership palestinese ad Adolf Hitler, perciò Oz scrisse: ” mostrate il bisogno di far risorgere Hitler dei morti in modo da poterlo uccidere più e più volte ogni giorno… Come molti ebrei mi dispiace non aver potuto uccidere Hitler con le mie mani. Ma non c’è, e non ci sarà mai, una cura per questa ferita aperta. Decine di migliaia di arabi morti non cureranno tale ferita. Perché, signor Begin, Adolf Hitler è morto. Non si nasconde a Nabatiyah, a Sidone o a Beirut. È morto e in cenere”.

La società israeliana consiste, afferma Oz, di “un pugno di rifugiati e sopravvissuti mezzo isterici”. Il trauma bimillenario della calunnia del sangue, dell’inquisizione, dei pogrom, di Auschwitz, Chelmno e dell’arcipelago Gulag hanno prodotto una visione distorta in cui ogni grido di dolore diretto verso Israele può suonare come il tuono che ebbe inizio nelle folle ammassate a Norimberga.

Ciò significa che Israele sta perdendo delle opportunità per la pace. Persino Hamas, un partito islamista a cui mi oppongo fortemente, è aperto ad un lungo cessate il fuoco sui confini del 1967. Questa non è la mia opinione; è il parere di Yuval Diskin, l’attuale capo del servizio di sicurezza israeliano Shin Bet. Egli ha detto al governo israeliano, prima del bombardamento di Gaza, che Hamas avrebbe ristabilito il cessate il fuoco se Israele avesse solo posto fine all’embargo alla Striscia e dichiarato un cessate il fuoco in Cisgiordania. Invece hanno bombardato, e l’offerta è morta.

L’ex capo del Mossad, Ephraim Halevy, ha detto che Hamas “dovrà adottare un percorso che non potrebbe portare lontano dai loro scopi originali” se solo Israele inizierà il cammino del compromesso. Ciò toglierebbe appoggio ai membri del fronte del rifiuto, come Osama Bin Laden e Mahmoud Ahmadinejad, e renderebbe più facile costruire coalizioni internazionali.

Invece troppi israeliani, imprigionati dalla loro storia, sembrano determinati a scegliere il cammino opposto: quello di Netanyahu e Lieberman e dello spingere uno stivale sempre più alienante sulla gola dei palestinesi. Non dovrebbe essere così. Possiamo solo dire loro, con Amos Oz, con quanta più fretta possiamo: Adolf Hitler non si sta nascondendo a Gaza city o a Beit Hanoun, o Hebron. Adolf Hitler è morto.

Johann Hari è un giornalista del London Independent. Egli ha scritto dall’Iraq, da Israele-Palestina, Congo, Repubblica Centroafricana, Venezuela, Perù e Stati Uniti, i suoi pezzi giornalistici sono apparsi in pubblicazioni di tutto il mondo.

© 2009 The Independent

Titolo originale: “The Nightmare of Netanyahu Returns”

Fonte: http://www.independent.co.uk
Link
06.02.2009

NETANYAHU CONVINCERA’ OBAMA ALLA GUERRA CON L’IRAN

blankA CURA DI PRESS TV

Una fonte familiare con la politica mediorientale USA afferma che il candidato di punta alla carica di primo ministro conquisterà la benedizione statunitense per l’entrata in guerra con l’Iran.

Aaron David Miller, il più importante analista del Dipartimento di Stato Usa negli anni 80, ha detto che Benjamin Netanyahu riuscirà a convincere il presidente Barack Obama che un attacco militare è l’unica soluzione alla questione del nucleare iraniano.

“Gli israeliani spingeranno Washington per assicurarsi che l’Iran non arrivi mai a tal punto, e se non ci riusciranno prenderanno in considerazione un attacco militare”, sono le parole di Miller di venerdì scorso riportate dalla Reuters. Miller è un ex negoziatore Usa per la pace in Medioriente ed è attualmente analista dello Woodrow Wilson Center.

“Non avrà bisogno di essere conclusivo e minaccioso, ma sarà molto serio e… metterà al presidente una fifa blu che se non sarà la comunità internazionale a mobilitarsi per affrontare la situazione, lo farà Israele”, ha detto.

Tel Aviv accusa l’Iran, firmatario del Trattato di Non Proliferazione (NPT), di avere piani per lo sviluppo di armamento nucleare. Però Tehran insiste che sta arricchendo uranio per scopi pacifici e che ha diritto alla tecnologia che è già nelle mani di molti altri.

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[Un pilota da caccia israeliano del Negev Squadron composto da F16 “Sufas” — usato in una dimostrazione del potere aereo israeliano. Gli F16 sono diventati famosi come la spina dorsale dell’aviazione israeliana e potrebbero essere impiegati in un attacco all’Iran.]

I leader israeliani, che hanno in loro possesso l’unico arsenale nucleare del Medioriente, hanno intensificato la loro retorica guerrafondaia contro l’Iran alla vigilia delle elezioni programmatete per il 10 febbraio.

Il favorito alle elezioni israeliane Benjamin Netanyahu ha detto la scorsa settimana che la sua prima missione, se eletto primo ministro, sarà di “sventare la minaccia iraniana” una volta per tutte.

“L’Iran non si armerà di armi nucleari… Ciò implica qualunque cosa sia necessaria perché questa affermazione si avveri”, ha avvertito il candidato di punta per l’incarico di primo ministro. Il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha anche sottolineato che i possibili colloqui tra Washington e Tehran “dovranno essere brevi e seguiti dalla prontezza all’azione”.

Lo stratega britannico Mark Fitzpatrick ha però affermato che un’azione militare israeliana contro l’Iran è “una possibilità significativa, ma non una probabilità”.

“A tale punto si arriverà probabilmente in un qualche momento verso la fine di quest’anno”, ha detto il senior fellow per la non proliferazione dello Institute for Strategic Studies di Londra, aggiungendo che Israele dovrebbe prendere in considerazione le conseguenze negative prima di fare qualunque mossa.

Titolo originale: “Netanyahu ‘will coax Obama into Iran war'”

Fonte: http://www.presstv.ir
Link
07.02.2009

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