DI AMBROSE EVANS-PRITCHARD
Telegraph.co.uk
Il tasso dei risparmi mondiali ha sorpassato il suo massimo dell’era moderna del 24 per cento. Questo è il killer nel sistema globale. È il motivo per cui c’è il rischio
imminente di avventurarsi in una seconda e più dura fase di una recessione ingovernabile.
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) si aspetta che nel prossimo anno il monte dei risparmi continui ad alzarsi, mentre i governi dell’Europa, del Regno Unito stringono la cinghia, all’unisono, fino al 2 per cento del PIL.
È il doppio dell’intensità dell’ultima
grande contrazione sincronizzata del 1980.
Faranno questo prima che il settore
privato prenda iniziative, e senza gli stimoli dagli stati che hanno
surplus commerciali (Germania, Cina, Giappone) per compensare la
contrazione della domanda.
Detto in altro modo, nel mondo c’è una carenza
cronica di consumi. “Si tratta probabilmente di una sorpresa
per la gran parte delle persone, abbuffate di propaganda sul debito
eccessivo e sul bisogno dei tagli alle spese”, ha detto Charles Dumas
di Lombard Street Research.
L’esito inevitabile delle limitanti
politiche di austerità nell’abito anglosassone e nel Club Med è
una tendenza al ribasso nel sistema globale, una variante della deflazione
degli anni ’80. “I risparmiatori eccessivi rifiutano di capire
che, se i risparmi mondiali sono palesemente troppo alti, la ripresa
dipende dai paesi che risparmiano meno”, ha detto.
Dumas ha affermato che le politiche
cinesi “grottesche e distruttive” di sovra-investimento (50
per cento del PIL) e di sotto-consumo (il 36 per cento del PIL) non
hanno precedenti nella storia, ma almeno il vantaggio della valuta cinese
si sta erodendo per l’inflazione dei redditi.
Il massimo della sua rabbia lo riserva
alle “politiche fallaci e maligne” di Angela Merkel e di Wolfgang
Schauble in Germania. Stanno dando supporto a un esito simile al Gold
Standard in tutta l’eurozona. “Pervaso dall’autoconvinzione,
insistono che gli squilibri commerciali debbano essere messi in riga
solo dalla diminuzione dei deficit nazionali.”
La dimensione manifesta degli squilibri
globali è stata evidenziata in un
articolo di Stephen Cecchetti della Banca dei Regolamenti Internazionali.
Questo pezzo contiene un diagramma
che mostra che i deficit/surplus combinati raggiungono il 6 per cento
del PIL mondiale, molto oltre gli estremi che hanno portato gli Stati
Uniti a perdere la pazienza nel 1985 con l’imposizione degli Accordi del Plaza. Questa forbice si è ristretta nel dopo-Lehman,
ma si sta allargando ancora.
I flussi di denaro sono sempre più
fuori uso. Le passività transnazionali sono salite da 15 a 100 trilioni
di dollari in quindici anni, il 150 per cento del PIL globale. Ciò
crea un rischio molto forte.
“I grandi flussi finanziari possono
fermarsi improvvisamente, o anche invertire il proprio corso. Possono
schiacciare i sistemi finanziari deboli o poco regolati”, ha detto Cecchetti.
Bene, esatto, questo è ciò
che sta avvenendo. Nessuno ci ha mai pensato quando hanno dato il via
alla globalizzazione con le sue deformità fondamentali, il libero
scambio senza le libere monete?
Il meccanismo di auto-correzione si
è inceppato. La Cina tiene basso lo yuan contro il dollaro grazie
a indici manomessi. La Germania e i suoi satelliti frenano il marco
tedesco contro il Club Med in modo nascosto grazie al meccanismo dell’UEM.
Questo esito in Europa non è
intenzionale (lo spero); non è un complotto tedesco; è l’effetto
non voluto di un’unione monetaria creata dagli ideologhi contro il
parere della Bundesbank, e che ha implicazioni calamitose per la politica
esterna tedesca e per la stabilità sociale dei paesi latini.
La mia comprensione va ai lavoratori
di Germania, Spagna, Italia, Portogallo e Irlanda per esser stati portati
in questo impasse dalle stupide élite.
Un sistema globale distorto a favore
del dumping sulle esportazioni ha avuto effetti disastrosi negli
Stati Uniti, nel Regno Unito e nel Club Med. Questi paesi sono stati
posti di fronte a un dilemma: una scelta obbligata tra la perdita interna
di posti di lavoro o l’accettazione di una bolla creditizia per mascherare
i problemi.
Scelsero la bolla. È stato un
errore. Questa strategia di prendere tempo non può essere ripetuta agevolmente
perché le sventure del fisco sono già vicine al
“punto di ebollizione”, nelle parole della BRI. “Saranno
necessari miglioramenti drastici per prevenire che gli indici del debito
esplodano”, ha dichiarato.
Il governatore della Banca di Inghilterra,
Mervyn King, ha recentemente fatto appello a un “grande accordo”
delle maggiori potenze mondiali per rompere il circolo vizioso e per
assicurarsi che il peso degli aggiustamenti non ricada solo sui debitori.
“Il bisogno di agire per l’interesse
collettivo è già stato riconosciuto. In caso contrario, sarà solo
una questione di tempo prima che uno o più stati si affidi al protezionismo.
Ciò potrebbe portare, come negli anni ’30, a un collasso disastroso
delle attività a livello mondiale”, ha detto.
Non ci siamo ancora arrivati, ma una
seconda recessione ci porterebbe davvero vicino. La democrazia statunitense
non potrebbe consentire ai preziosi stimoli americani di trapelare verso
quei paesi che hanno piegato i propri tassi di cambi, i sistemi fiscali
e le strutture industriali a favore di un vantaggio predatorio sulle
esportazioni. Non potrebbe lasciare che l’indice di disoccupazione
U6 raggiunga il 20 per cento o più. Se la Casa Bianca non lo farà,
ci penserà il Congresso. Il Campidoglio sta già approvando la sua
ultima legge per definire la Cina come un criminale delle valute, aprendo
la strada a sanzioni di rappresaglia.
“L’hanno fatta franca per questo
assassinio economico e per questo il nostro paese ha appena detto ‘Bene,
non ci interessa. Questo parlamento manderà un grosso segnale di avvertimento
alla Cina”, ha detto il senatore Chuck Schumer.
Il rischio – o la soluzione? –
è che gli USA optino per una variante della Preferenza Imperiale, il
blocco a favore della crescita creato dietro muri tariffari dall’Impero
Britannico con Scandinavia, Argentina e altri stati nel 1932. Questo
esperimento è stato spazzato via dalla storia dall’egemonia del libero
mercato.
Ci si potrebbe chiedere come la cosa
possa evolvere. Il Nord America metterebbe dei freni col dumping, dapprima cautamente, prima di avventurarsi
in un profluvio di leggi sullo stile Smoot-Hawley e di barriere. Il Messico e l’America Centrale
seguirebbero a ruota. Il Brasile e il Mercosur le troverebbero insostenibili
perché qui si trova la domanda, e la solidarietà dei paesi BRIC verrebbe
a mancare.
Ma allora ci sarebbero gli Stati Uniti
in recupero dietro il proprio muro, mentre gli stati con gli attivi
arretrerebbero per il colpo subito. La Gran Bretagna affronterebbe un
momento di verità, le verrebbe offerta la salvezza nel “Patto delle
Americhe” oppure soffocherebbe lentamente per i legami commerciali
della macchina deflattiva dell’UEM. Portogallo e Spagna affronterebbero
lo stesso destino. Così potrebbe finire l’Unione Europea.
Alla fine l’America si rimetterebbe
sui binari. La Corea e le tigri asiatiche busserebbero alla porta. La
brigata dell’austerità e i mercantilisti verrebbero esclusi fino
alla loro capitolazione. Le regole del commercio mondiale verrebbero
riscritte.
Christine Lagarde del FMI comprende
intuitivamente questi rischi. L’economia globale sta entrando in una
“nuova fase pericolosa”, avverte. I leader devono prepararsi
ad un’”azione audace e collettiva per rompere il circolo vizioso
della crescita e dei bilanci deboli che si condizionano negativamente
l’un l’altro”. Le banche centrali dovrebbero essere pronte
a “tuffarsi in acque non convenzionali se fosse necessario”.
Ma quante divisioni di fanteria comanda
il FMI, parafrasando Stalin? I poteri sono nel G20, dove i debitori
e i creditori hanno punti di vista radicalmente contrastanti. Insieme
non possono neanche iniziare a proporre una soluzione.
Una doppia recessione degli Stati Uniti
non è una conclusione scontata. L’emissione monetaria M3 degli
USA sta di nuovo crescendo in modo decente per il 5,6 per cento, che
in circostanze normali potrebbe suggerire un qualche recupero per il
prossimo anno. Gli ultimi dati sul PIL e sulla fiducia dei consumatori
non sono stati cattivi quanto si temeva.
Ajay Kapur di Deutsche Bank
ha detto che gli investitori devono decidersi se il crollo dei mercati
nelle ultime settimane sia un “panico come la svendita degli LTCM alla fine del 1998 che divenne una grande
opportunità di acquisto, o l’inizio di quella che potrebbe diventare
una recessione globale pervasiva. Crediamo sia la seconda.”
Ha riferito che i triplici avvertimenti
dagli indicatori principali degli USA (l’ECRI, l’”Indice di Ansia” Philadelphia Fed e l’earnings revision index)
puntano tutti alla recessione, mentre la Cina sta “probabilmente tirando
troppo la cinghia” in un periodo di calo globale.
In Europa la politica è ancora
sulla strada della deflazione, mentre Italia e Spagna devono ancora
inasprire le iniziative fiscali per raggiungere i propri obbiettivi
di bilancio. La Banca Centrale Europea sta sovrintendendo a un collasso
del deposito di M1 in Italia pari al 6 per cento, annualizzando la tendenza
degli ultimi sei mesi. Michael Darda di MKM Partners ha detto
che la BCE ha fatto un pasticcio tale con le politiche monetarie che
il PIL nominale dell’eurozona potrebbe iniziare a contrarsi.
È stupefacente. Se fosse vero, non
c’è alcuna speranza di invertire la spirale del debito in Italia e
in Spagna. Un risultato del genere porterebbe alla distruzione la struttura
per i bail-out dell’UE entro pochi mesi.
Il “collasso disastroso” del signor
King sta fissando in volto i politici.
Fonte: Protectionism beckons as leaders push world into Depression
02.10.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
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