IL PICCO DEL PETROLIO E' UN CONCETTO FUORVIANTE?

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DI RICHARD HEINBERG
Post Carbon Institute

George Soros ha pubblicato da poco un articolo interessante nel New York Review of Books per il 25 settembre, intitolato The Perilous Price of Oil [Il Prezzo Pericoloso del Petrolio]. Spiegando il recente apice del prezzo del petrolio al barile, scrive che “il costo della scoperta e dello sviluppo di nuove riserve sta aumentando, e il tasso di deplezione dei vecchi giacimenti petroliferi sta accelerando”. Il dibattito su questi fatti preoccupanti, nota l’autore, “si svolge in riferimento al termine piuttosto fuorviante di ‘picco del petrolio'”, un’espressione che implica che “ci siamo avvicinati o abbiamo raggiunto la massima produttività mondiale di petrolio”.

Soros continua segnalando che “alcune delle più accessibili e più prolifiche fonti di petrolio in luoghi come Arabia Saudita e Messico vennero scoperti quaranta o più anni fa e la loro produzione sta ora calando rapidamente”. Ma rassicura efficacemente i suoi lettori dicendo che “[Il Picco del Petrolio] è un concetto fuorviante, perché un aumento dei prezzi rende economicamente attuabile lo sviluppo di risorse più costose di energia”.

Soros è lontano dall’essere solo con questa opinione. C’è una vera e propria industria a domicilio di economisti ed esperti di statistica (che include Daniel Yergin, Bjorn Lomborg, Peter Huber e Michael Lynch) che implorano instancabilmente i loro lettori a non farsi prendere dal panico riguardo ai prezzi del petrolio perché Il Mercato verrà sempre in soccorso. Mentre il petrolio convenzionale facile si esaurisce, la produzione di sabbie bituminose, argillite petrolifera e combustibile biologico diventa più economica. Perfino la liquefazione del carbone [coal-to-liquids] diventa possibile su larga scala. E, come tutti sanno, esiste una quantità infinita di carbone. Un’altra industria a domicilio (questa molto meno prominente nei media mainstream) composta per lo più da fisici e geologi respinge questo argomento. Questi scrittori fanno notare che quello che può sembrare “economicamente fattibile” sulla base di pochi calcoli potrebbe non esserlo di fatto: barriere fisiche potrebbero prevenire gli idrocarburi di qualità inferiore quali sabbie bituminose dal fruttare le stesse portate del petrolio tradizionale, indipendentemente dal prezzo del petrolio al barile; e comunque, visto che la produzione di questi combustibili alternativi comporta alti costi di energia, il loro punto di pareggio dei costi è un traguardo mobile: quando il prezzo del petrolio sale, il prezzo di produzione di un barile di petrolio da sabbie bituminose sale ugualmente.

Inoltre, il guadagno in energia da queste alternative è molto più basso di quello dal petrolio convenzionale dei vecchi campi giganteschi, e l’energia al netto è quello che importa realmente. Ci vuole energia per ottenere energia, e quello di cui la società ha veramente bisogno non è l’energia in sé, ma l’energia usufruibile che rimane dopo la sottrazione dell’energia spesa negli sforzi di assembrare energia. Se l’energia netta rappresenta un segmento proporzionalmente grande dell’energia totale prodotta da una risorsa data, questo significa che solo una parte relativamente piccola di sforzo deve essere dedicata alla produzione di energia, e così la maggior parte dell’energia lorda prodotta è disponibile per altri scopi.


[“Tar sands”, sabbie bituminose da cui si estrae petrolio]

Nei primi decenni dell’era petrolifera, la quantità di energia sia totale che netta liberata dagli sforzi per trivellare in cerca di petrolio era senza precedenti, ed era questa abbondanza di energia a poco prezzo che permise la crescita dell’industrializzazione, urbanizzazione e globalizzazione durante il secolo passato. Bastava una quantità insignificante di sforzo esplorando e trivellando per ottenere un ritorno enorme di energia sull’energia investita. Ma l’industria tendeva prima a trovare ed estrarre il petrolio di qualità più alta e di facile accesso; così, con ogni decennio che passava l’energia netta (in percentuale sull’energia totale) derivata dall’estrazione del petrolio è diminuita.

Mentre l’energia netta disponibile per la società diminuisce, la crescita economica subirà dei freni crescenti, e così anche le strategie adattative (che richiedono nuovi investimenti – un esempio: la costruzione di maggiori infrastrutture di trasporto pubblico) che la società spiegherebbe altrimenti per gestire i periodi di scarsità di carburante. Crescerà il numero delle risorse della società che dovranno essere consacrate direttamente per l’ottenimento di energia, e ne saranno disponibili meno per tutte le attività che l’energia rende possibile.

Queste sono questioni di fisica e non di economia. Buttare altri dollari nella produzione di energia non risolve nulla, se la risorsa energetica ha un saldo netto basso – e quelle che Soros e il club Yergin-Lomborg-Huber sottolineano sono abissali a questo proposito.

Questi ultimi commentatori credono sinceramente che la teoria economica tradizionale definisca la realtà. Dove c’è un dollaro da guadagnare facendo quello che deve essere fatto, qualcuno lo farà, e l’esaurimento delle risorse non sarà mai un problema a causa del principio della sostituibilità infinita.

Ma realtà fisica e teoria economica in tanti casi non vanno d’accordo, e il Picco del Petrolio definisce uno dei più importanti di questi. Allontanarsi dalla realtà a volte ha serie conseguenze.

Devo ritornare alla parola “fuorviante”. Gli economisti ci stanno dicendo che non dobbiamo preoccuparci di nulla. Il petrolio potrà diventare un poco più caro, ma ci sarà sempre carburante liquido in abbondanza per farci andare avanti – perché gli aeroplani continuino a volare, i trattori ad arare e i SUV a traghettare i ragazzi all’allenamento di calcio. Se queste persone si sbagliano (e io credo fortemente che sia così), non ci stanno solamente “fuorviando” concettualmente; ci stanno conducendo dritto oltre l’orlo di un precipizio.

Titolo originale: “Is Peak Oil ‘A Misleading Concept?'”

Fonte:http://postcarbon.org/
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08.09.2008

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di KARIN LEITER

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