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La Redazione

 

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Il piano Draghi-Macron per cedere i debiti al Mes: come trasformare dei numeri in debito

Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org
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A cura di Redazione CDC
Il 17 Gennaio 2022
16086 Views

La proposta di Draghi-Macron contenuta nella lettera congiunta pubblicata dal Financial Times e resa esplicita dai due loro consiglieri economici (Giavazzi e Weymuller) di creare una Agenzia del debito dell’Eurozona cedendo i debiti al MES è già stata messa sul tavolo. Visto chi la propone ed i presupposti su cui si basa, c’è da stare poco tranquilli.

Allora, piccolo ripasso…. il debito pubblico di uno Stato dotato di una moneta propria ed una Banca Centrale sotto il proprio diretto controllo, non e’ un debito reale ma soltanto una partita di giro tra il Tesoro e la Banca Centrale stessa. Ahimè, come tutti noi ben sappiamo, il nostro paese con l’entrata nell’euro ha deciso sciaguratamente di privarsi di queste due fondamentali caratteristiche. Forzando l’Italia ad utilizzare una moneta che non emette e privandola del controllo diretto della BCE, è stato fatto in modo che, o meglio chi ha ideato e sostiene il sistema-euro, ha fatto in modo che il nostro debito pubblico diventasse un debito reale da ripagare con i risparmi del settore privato per mezzo del prelivo fiscale.

Ora siccome le forze matematiche e contabili dell’economia non contemplano avere la “botte piena e la moglie ubriaca”, ovvero il prelievo fiscale infinito a fronte di continui surplus di bilancio governativi porterebbero un giorno la “botte” ad essere vuota – a Francoforte non hanno avuto altra scelta che iniziare a mettersi in pancia quote di debito degli stati membri, in quantità sempre maggiori, onde evitare tempeste sui mercati che avrebbero svuotato la “botte” e portato alla logica e conseguente fine della moneta euro, con gli Stati uscenti costretti a riempirla (la “botte”), con nuove monete nazionali.

Parlando del nostro paese, ad oggi si viaggia sul 30% circa di debito pubblico in pancia a Bankitalia e BCE, con la prima che opera naturalmente su indirizzo e con mezzi forniti dalla seconda. Insomma, non stiamo parlando di noccioline, stiamo parlando di circa 800 miliardi; soldi che finche’ restano nella pancia della Banca Centrale e finche’ quest’ultima continua a prestare una garanzia di fatto (“whatever it takes”), non sono altro che appunti su un foglietto o meglio numeri su un computer, che potrebbero essere strappati o cancellati in qualsiasi momento.

Gridiamolo forte, non sono un debito !!!!

Salvato l’euro e lasciate famiglie ed imprese a “boccheggiare” in mezzo all’oceano, alle èlite che ci comandano è rimasto in mano il problema di come far tornare ad essere debito, quello che di fatto debito non lo è più. Non solo, vista l’esigenza di non potersi fermare con gli acquisti dei titoli del debito pubblico, pena  la conseguente funesta realtà (per i “poteri”) di ritrovarsi Stati senza debito e quindi non più ricattabili – ecco che sono subito corsi ai ripari con il progetto Draghi-Macron che prevede appunto l’utilizzo del killer più fidato, il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità).

Si tratta di una società finanziaria di diritto lussemburghese nata dagli Stati dell’Eurozona nel 2011 e 2012 ( poi validata nell’articolo 138 del Trattato sul Funzionamento della Ue) per assistenza agli Stati in crisi finanziaria. Il suo capitale garantito è di 700 miliardi di euro e quello versato è di 80 miliardi. I maggiori azionisti sono Germania, Francia e Italia, che sommati hanno più del 60% di partecipazione, che dà quindi loro una maggioranza netta nelle votazioni. Può fare prestiti agli Stati membri fino a 500 miliardi con emissioni di “MesBond” sui mercati. Tutte le emissioni sono state di successo. Attualmente ha fatto prestiti per circa 100 miliardi. Quindi 400 miliardi sono liberi per emissione di MesBond.

Durante la “pandemia” le sue funzioni sono state ampliate per fare prestiti agli Stati membri su interventi sanitari, ma nessuno li ha richiesti per il timore di una eccessiva potestà di rigorismo (vedasi Grecia) che mal si conciliava con la drammaticità della situazione. Qualcuno dirà che il Mes è piccolo per interfacciare la Bce (che detiene titoli di Stato ed altri acquisiti in vari interventi che ormai viaggiano sui 5.000 miliardi) in operazioni di concambio tra MesBond e titoli di Stato detenuti dalla Bce. Il Mes potrebbe però essere potenziato mettendo a garanzia le 10mila tonnellate di oro (di cui 8.300 di Germania, Italia e Francia) delle riserve ufficiali dei Paesi dell’area euro. In fondo questo è quello che in maggio l’ex ministro delle Finanze tedesco (ed autorevole rigorista)  Wolfgang Shauble aveva proposto per l’Italia, rivolgendosi direttamente a Draghi.blankMacronDraghi, pochi giorni fa, hanno affidato alle colonne del Financial Times (1) il testo nato a seguito dell’incontro tra i due leader prima del periodo natalizio, con cui intendono presentare una serie di proposte per riformare l’Unione europea, in tale progetto un posto d’onore viene riservato al redivivo MES, il Meccanismo europeo di stabilità. E la proposta sembra essere quella del famoso e cinematografico saltimbanco di strada napoletano che ammalia i passanti con il gioco delle tre carte. Il MES dovrebbe infatti prelevare (2) una buona parte del debito pubblico detenuto ora dalla BCE, in particolare i titoli di Stato acquistati da quest’ultima durante l’emergenza sanitaria.

Tutto questo, secondo Draghi e Macron, per alleggerire il carico in pancia alla Banca Centrale europea e ridurre il debito pubblico dei Paesi. Peccato che, secondo il trattato istitutivo del MES, chiunque acceda a questo fondo sia obbligato a firmare un Memorandum d’intesa che impone una riduzione drastica del debito pubblico, anche a costo di tagli sulle spese sociali.

E il trucco economico si completerebbe con la necessità, per il MES, di ricorrere nuovamente alla BCE per monetizzare i titoli di Stato acquisiti. In sostanza se ad oggi gli attori erano solo due: la BCE e gli Stati, con la prima che acquisiva i titoli degli ultimi – con la riforma Macron Draghi si crea un terzo soggetto che acquista i titoli degli Stati per rivenderli alla BCE. Lo spettacolo di magia così si completa, con l’austerità (strumento principe per il perenne trasferimento di ricchezza dalla massa all’ èlite), che esce dalla porta e rientra dalla finestra.

Ma spieghiamo ancora cosa intendono fare, al fine di comprendere meglio l’ illogicità di tutto questo: la nuova Agenzia europea del debito, capitanata dal MES, emetterebbe titoli europei a basso rischio e basso rendimento per attuare, grazie ad essi, uno scambio con la Bce. La banca centrale prenderebbe quei titoli europei dall’Agenzia. “L’assunzione” dei debiti nazionali da parte dell’Agenzia dovrebbe avvenire in modo graduale in cinque anni (…). Raggiunta la quota di acquisti prestabilita, l’Agenzia terrebbe i titoli di Stato fino alla scadenza e poi ne riacquisterebbe per pari valore… a ciclo continuo, senza mai ridurre la propria esposizione. Di fatto l’Agenzia diventerebbe così un magazzino a basso costo dove resta parcheggiato a oltranza fra un quinto e un terzo del debito  pubblico di ciascuno Stato europeo”.

Se mi avete seguito, la domanda sorge spontanea diceva un noto conduttore:

“ma se questi titoli sono già parcheggiati a costo zero nei magazzini della BCE, perchè li dovremmo parcheggiare a basso costo nei magazzini del MES??!!”

Evidentemente il trucco c’è!!! se come dimostrato ampiamente dai fatti, i tassi di interesse li decidono le banche centrali e la BCE in qualita’ di banca centrale ha dimostrato di poter portare i tassi anche in terreno negativo chiudendo ogni tipo di spread, naturalmente perche’ dotata del potere illimitato di creare moneta dal nulla, dove trova logica l’esigenza di far intervenire un soggetto privo di tale caratteristica per raggiungere lo stesso obiettivo che la BCE sta già raggiungendo autonomamente.

Noi, naturalmente la risposta ce l’abbiamo, ma ci piacerebbe tanto, che l’economista Francesco Giavazzi sostenitore in-tandem con il defunto “compare di merende” Alberto Alesina, della bontà delle politiche di austerità cosiddetta espansiva ed entrambi principali promotori dell’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori – ecco, dico ci piacerebbe che l’attuale consulente economico principe del nostro premier venisse a spiegarci quale sia il vantaggio per il popolo italiano derivante da tale ingegnosa operazione.

Tanto per non dimenticare, vi ricordo in cosa consistevano i cardini dell’austerità espansiva partorita da questi due Signori studiosi dell’ateneo di regime milanese e di Harvard: aggressione del passivo di bilancio nella sanità, scuola e pubblico impiego, riduzione permanente delle uscite statali e regionali, snellimento della macchina amministrativa, sfoltimento del ginepraio di partecipazioni pubbliche nell’economia soprattutto territoriale, liberalizzazione e privatizzazione dei comparti produttivi strategici, valorizzazione e vendita del patrimonio immobiliare.

Tutte queste misure avrebbero dovuto proiettarsi in uno scenario di rigorosi parametri comunitari: pareggio di bilancio, rapporto tra deficit e PIL al di sotto del 3 per cento, relazione fra disavanzo e debito complessivo al 60 per cento, ovvero l’ormai famoso “patto di stabilità” del quale da tempo se ne discute la revisione, stante la totale falsità dei suddetti parametri su cui si fonda.

In poche parole, se oggi in piena “pandemia”, negli ospedali mancano posti letto, infermieri, dottori e ricerca; così da costringere il popolo a subire restrizioni ed una vaccinazione di massa tutt’altro che sicura ed in violazione dei diritti umani, dobbiamo ringraziare anche questo fenomeno dell’economia che nonostante le credenziali esposte, senza nessuna autocritica ci prospetta un’altra perla.

In chiusura dell’articolo, a proposito del tema principale, vorrei soffermarmi sulle dichiarazioni di Guido Crosetto esponente di FDI, che mi servono per farvi comprendere che anche dove non siamo in presenza di malafede ma solo di scarsa preparazione, si possono fare ugualmente danni alla causa, confondendo chi ci ascolta.

Non me ne voglia Crosetto, che ho spesso apprezzato per la franchezza delle sue posizioni, ma queste sue parole a commento del progetto Draghi/Macron a livello di verita’ economica mancano il bersaglio, e non di poco:

“Guardi io non so se ci sia davvero l’intenzione di trasferire una parte consistente dei nostri Btp nel Mes… Penso però che la discussione nata in questi giorni abbia il merito di accendere il faro su un altro problema enorme, la grande quantità di debito italiano, più di un terzo del totale, nelle mani della Bce. Un Paese che dipende da una singola istituzione bancaria, non nazionale, per una percentuale così rilevante, ha una sovranità debole ed il fianco scoperto, che si presta agli attacchi della speculazione finanziaria internazionale. E questo non va bene» (3).

Caro Crosetto, stante il fatto di continuare ad appartenere al sistema-euro, la grande quantità di debito italiano in mano alla BCE non è il problema enorme che Lei prefigura, ma bensì è la soluzione – come Lei stesso potrà ben comprendere se avra’ l’occasione di leggere questo articolo. E magari cerchi di occuparsi di più di economia vista l’importanza che riveste per le vite del popolo che rappresenta. Se casomai avesse voglia e di bisogno noi ci siamo a rappresentarle in modo chiaro dove stanno le verità su certi argomenti.

Di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani), ComeDonChisciotte.org

 

NOTE

(1) https://www.governo.it/it/articolo/ue-intervento-di-draghi-e-macron-sul-financial-times/18890

(2) https://www.governo.it/sites/governo.it/files/documenti/documenti/Notizie-allegati/Reform_SGP.pdf

(3) https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/salvadanaio/30042276/crosetto-incubo-mes-debito-bce-ricatto-mercati.html

 

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

15.01.2022

Immagine di copertina da Byoblu.com

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