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La Redazione

 

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Il petrodollaro è morto?

Le voci si susseguono mentre le potenze monetarie puntano tutto sull'ultimo colpo di scena.
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A cura di CptHook
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Giorgia Meloni e sei anatre zoppe

 

Simplicius – 14 giugno 2024

 

Si stanno verificando alcuni sviluppi davvero interessanti per quanto riguarda la situazione bancaria e finanziaria in Russia e nel mondo.

In primo luogo, per preparare il terreno: si dice che l’Arabia Saudita abbia rifiutato di rinnovare il suo presunto “accordo petrodollaro” ormai cinquantennale, firmato – di nuovo, presumibilmente – il 9 giugno 1974.

gateway_pundit

https://www.thegatewaypundit.com/2024/06/us-saudi-arabia-petro-dollar-pact-ends-joe/

Il problema è che non esiste una fonte valida che riporti questa notizia: se si risale alle sue origini, essa proviene da un gruppo di falsi siti web oscuri, come i vecchi Sorcha Faal “chesignificapuntocom”.

Certo, alcuni siti abbastanza legittimi come Gateway Pundit stanno riportando la notizia, ma si limitano a fare da eco alla storia senza una fonte valida. Quindi, purtroppo, questa storia sembra essere per lo più falsa. Tuttavia, credo che si tratti principalmente di una rielaborazione di eventi reali che hanno già avuto luogo. Non sembra esserci una scadenza precisa di 50 anni terminata pochi giorni fa ma, piuttosto, che l’Arabia Saudita ha già segnalato che l’accordo si è di fatto annullato nel corso degli ultimi anni.

Ma il motivo per cui la storia è estremamente rilevante in ogni caso, nonostante sia una formulazione un po’ fasulla di eventi reali in corso, è dovuto agli altri enormi sviluppi che si stanno verificando in questo momento, e al modo in cui il petrodollaro saudita gioca criticamente in tutto questo.

Ora la grande storia ruota attorno alla riunione del G7 e all’improvviso nuovo pacchetto di sanzioni imposte ai mercati azionari russi con l’intento di farli crollare:

giorgia_meloni

david_cameron

Una nuova serie di sanzioni statunitensi contro il Moscow Exchange (MOEX), il National Clearing Centre e il National Settlement Depository della Russia minerà ulteriormente il ruolo del dollaro.

Invece, la Russia ha tolto completamente il dollaro e l’euro dalle contrattazioni e sembra che ora si stia scatenando una grande tempesta sui mercati finanziari globali.

Sulla scia della mossa del Tesoro americano, la Banca Centrale Russa ha annunciato la sospensione delle negoziazioni e dei regolamenti di strumenti consegnabili in dollari ed euro, aggiungendo che queste operazioni sarebbero continuate “over-the-counter (OTC)”, cioè direttamente tra le banche russe e i loro clienti. La banca ha chiarito ai russi che i loro depositi in valuta estera rimangono sicuri nonostante le sanzioni.

A ciò si aggiunge il fatto che in questo momento chiave i partecipanti al G7 hanno deciso di iniziare a utilizzare i fondi sovrani rubati alla Russia per donarli all’Ucraina. Ma, prima di tutto, c’è una fregatura: non stanno usando i fondi stessi, ma piuttosto gli “interessi maturati” dalla detenzione di quei fondi, che per ora ammontano a 50 miliardi di dollari. Inoltre, a quanto pare, il denaro è costituito per lo più da prestiti, per i quali i fondi sono usati come garanzia.

Ursula ha annunciato con orgoglio il furto dei fondi sovrani:

pustula_von_die_laiden

Secondo alti funzionari dell’amministrazione Biden, il prestito diventerà attivo entro la fine dell’anno e farà sì che sia la Russia a pagarlo rispetto ai contribuenti statunitensi e ai Paesi del G7.

“La Russia paga”, ha detto un funzionario. “Le entrate derivano dal flusso di interessi sui beni immobilizzati, e questo è l’unico modo giusto per essere ripagati. Per ora il capitale non viene toccato. Ma abbiamo la possibilità di sequestrare il capitale in un secondo momento, se c’è la volontà politica”.

Come si può vedere, non si sta toccando il capitale, ma si sta creando uno strumento di prestito; il classico trucco del mestiere della schifosa cabala dell’usura.

Ma anche questo sforzo sta già incontrando ostacoli:

politico_ukraine

Qui la situazione si fa interessante. Come ho detto, la Russia si è immediatamente vendicata ritirando l’euro e il dollaro, con una serie di ripercussioni. In primo luogo, il Rublo per ora è salito drammaticamente a 87 contro il dollaro. Poi, la Russia ha annunciato un’altra iniziativa a favore dello Yuan per sostituire completamente il dollaro:

yuan_for_russia

https://www.rt.com/business/599225-yuan-moscow-exchange-trading/

Ecco il lungo ma dettagliatissimo riassunto di un analista:

La Banca di Russia e la Borsa di Mosca si stanno preparando alle sanzioni dal marzo 2022, i protocolli di risposta sono stati formalizzati nel settembre ‘22, attuati nell’ottobre ‘22 e adattati per tutto il 2023. Le revisioni sono in corso dal 2024, quindi non ci sono sorprese e tutto dovrebbe svolgersi in modo relativamente indolore.

I principali adattamenti hanno riguardato la creazione di conti di corrispondenza con le banche cinesi, la realizzazione di infrastrutture per il trading dello yuan e l’espansione del mercato over-the-counter.

A maggio la quota dello yuan ha raggiunto un altro massimo storico nella struttura del mercato dei cambi, raggiungendo il 53,6% rispetto all’1% di inizio 2022. Oltre il 99% del volume di scambi è occupato da yuan, dollaro ed euro.

Sempre a maggio la quota del mercato over-the-counter sul volume totale degli scambi di valuta estera è stata del 58,1% (ad aprile – 56,4%). Nel mercato over-the-counter, la quota dello yuan è salita al 39,2%.

Non ci sarà una paralisi del mercato dei cambi, perché il fatturato si sposterà nel circuito ombra del mercato over-the-counter – la trasparenza diminuirà, gli spread si allargheranno, le commissioni aumenteranno e la liquidità peggiorerà. Non c’è nulla di buono e non c’è un solo aspetto positivo, ma dal punto di vista della sopravvivenza del sistema, i rischi fondamentali sono coperti.

Nel breve termine, il panico potrebbe aumentare la domanda di dollari ed euro, ma nel medio termine la domanda probabilmente diminuirà.

La parte più significativa dell’analisi:

Nel 1° trimestre del 2024 le esportazioni in valuta dei Paesi non amici hanno rappresentato il 21,5% rispetto all’86% all’inizio del 2022, e le importazioni il 27,8% rispetto al 66% all’inizio del 2022. Nei prossimi 6 mesi, la domanda di valute dei Paesi non amici nelle attività di commercio estero potrebbe diminuire ulteriormente, ma non azzerarsi, perché la posizione di principio di molte controparti è quella di regolare esclusivamente in “valuta forte”.

Quindi dal 2022 l’utilizzo di valute non amiche è già crollato dall’86% al 21,5%, e ora crollerà ancora di più con le ultime azioni.

Ma prima di passare agli sviluppi convergenti, i rischi a breve e medio termine sono reali:

Quali conseguenze possono derivare dalla cessazione del commercio in dollari ed euro in Russia?

Nei prossimi sei mesi il rischio di un crollo delle esportazioni e delle importazioni aumenterà del 10-25% a causa dell’impossibilità di pagare le transazioni commerciali con l’estero in dollari ed euro, fatto che potrebbe portare a una carenza di importazioni critiche, rallentando l’attività di investimento. I ricavi delle esportazioni potrebbero diminuire. Scenario dell’Iran nei primi anni dopo le dure sanzioni.

Una carenza di importazioni può esacerbare i processi inflazionistici all’interno della Federazione Russa a causa di un’eccedenza della massa monetaria in rubli e dell’assenza di punti di distribuzione della stessa.

In teoria, i regolamenti dei contratti commerciali con l’estero possono essere effettuati al di fuori della Borsa di Mosca attraverso vari meccanismi del mercato over-the-counter, ma tutto dipende dalle specifiche dei contratti. Le grandi controparti eviteranno tali schemi.

Non c’è intesa sul funzionamento del Fondo Nazionale di Previdenza, sulla regolamentazione fiscale e sui meccanismi di intervento sui cambi – siamo in attesa di chiarimenti da parte della Banca di Russia.

C’è il rischio di un degrado delle transazioni in valuta estera con la Cina a causa del timore di sanzioni secondarie. C’è una probabilità non nulla che le grandi banche cinesi evitino qualsiasi interazione con la Borsa di Mosca, la NCC e la NSD, avendo esperienza di una partecipazione limitata all’integrazione valutaria in assenza di sanzioni. È probabile che nelle singole banche cinesi di piccole dimensioni vengano assegnati uffici di rappresentanza speciali per le comunicazioni finanziarie con la Russia.

Gli Stati Uniti stanno rafforzando il controllo extraterritoriale sul rispetto delle sanzioni, che include le controparti dei Paesi della CSI, degli Emirati Arabi Uniti, della Turchia e di Hong Kong che, a differenza della Cina, rispettano il regime sanzionatorio con maggiore attenzione.

C’è il rischio di instaurare una dittatura da parte della Cina, in quanto unica controparte attraverso la quale la Russia avrà contatti con il mondo esterno, fatto che limiterà la sovranità della Russia nel quadro della determinazione del commercio estero e dell’attività economica estera. Tale disposizione impone restrizioni alle operazioni commerciali e di investimento della Russia nel mondo esterno, quando quasi tutte le transazioni esterne possono avvenire con l’approvazione diretta di funzionari cinesi.

I costi di cambio aumenteranno e i tempi delle transazioni si allungheranno, il che si ripercuoterà direttamente attraverso ritardi significativi nelle consegne e nei pagamenti (accumulo di crediti nei confronti delle controparti russe).

La carenza di dollari e di euro può influire sulla capacità di adempiere agli obblighi esterni nei confronti di creditori e investitori, che sono poco meno che completamente denominati nelle valute di Paesi non amici (debito estero). Sebbene il debito estero sia diminuito di oltre il 40% dall’inizio del 2022 (353 -> 208 miliardi), questo fattore non può essere cancellato. Prima delle sanzioni, dollari ed euro erano difficili da trovare durante il giorno, e lo sono ancora di più adesso.

L’esperienza del blocco delle sanzioni su un grande Paese (l’Iran) non ha portato a nulla di buono: transazioni di baratto e scambio diretto di merci, schemi finanziari ombra e intermediari che aumentano i costi, contrabbando, ma l’uso delle criptovalute è in aumento. In ogni caso, le conseguenze sono evidenti: rallentamento del fatturato commerciale, contrabbando, aumento dei costi.

La crescita del commercio estero in valuta nazionale (rubli) è inevitabile, ma con le sue specificità – ci sono pochi soggetti disposti ad accettare rubli e in un volume limitato – i Paesi della CSI, la Cina, in parte l’India, l’Iran, alcuni Paesi dell’Africa e dell’America Latina (questi ultimi hanno un fatturato commerciale insignificante).

C’è il rischio che si crei un mercato dei cambi “a due livelli”: il tasso di cambio ufficiale e il tasso di cambio “nero”.

Quando sarà operativo, il sistema di pagamento dei BRICS porterà sicuramente a un miglioramento.

Come si evince da quanto sopra, le preoccupazioni a medio termine sono numerose. Tuttavia, l’opportunità d’oro risiede nel fatto che ci troviamo in un grande punto di snodo della storia, la quarta svolta come la chiamano alcuni. La Russia ha la presidenza dei BRICS e si prevede che spingerà l’iniziativa per una valuta BRICS e una nuova riformulazione dell’intero sistema globale.

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I ministri dei BRICS si sono riuniti a Nizhny Novgorod il 10 giugno e, per darci un assaggio di ciò che verrà, hanno pubblicato i seguenti punti chiave, riassunti da Arnaud Bertrand:

1 – Riforma globale dell’ONU: i Paesi sono “favorevoli a una riforma globale delle Nazioni Unite, compreso il Consiglio di Sicurezza“, con l’obiettivo di renderlo più democratico e di “aumentare la rappresentanza dei Paesi in via di sviluppo tra i membri del Consiglio“.

2 – Riforma globale del sistema finanziario: “riconoscono la necessità di una riforma globale dell’architettura finanziaria mondiale per rafforzare la voce dei Paesi in via di sviluppo e la loro rappresentanza nelle istituzioni finanziarie internazionali“. Hanno inoltre “sottolineato l’importanza di un maggiore uso delle valute locali nelle transazioni commerciali e finanziarie tra i Paesi BRICS“.

3 – Richiamare all’ordine Israele e sostenere lo Stato palestinese: “I ministri hanno espresso seria preoccupazione per il continuo e palese disprezzo di Israele per il diritto internazionale, la Carta delle Nazioni Unite, le risoluzioni delle Nazioni Unite e le ordinanze della Corte“. Inoltre “sostengono la piena adesione della Palestina alle Nazioni Unite” e “l’istituzione di uno Stato di Palestina sovrano, indipendente e vitale, in linea con i confini internazionalmente riconosciuti del giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale“.

4 – Condanna delle “misure coercitive unilaterali” e del protezionismo: non hanno nominato gli Stati Uniti, ma questa sezione non lascia dubbi relativamente a chi si riferissero: “[I ministri] hanno espresso preoccupazione per l’uso di misure coercitive unilaterali, che sono incompatibili con i principi della Carta delle Nazioni Unite e producono effetti negativi sulla crescita economica, sul commercio, sull’energia, sulla salute e sulla sicurezza alimentare, in particolare nei Paesi in via di sviluppo“. Nella stessa ottica si sono anche “opposti a misure protezionistiche unilaterali, che deliberatamente interrompono le catene di approvvigionamento e produzione globali e distorcono la concorrenza“.

I punti 1 e 2, in particolare, sono stati abbinati ad altri punti riguardanti la riforma dell’OMC e del G20 – che sarà presieduto dai Paesi BRICS da ora fino al 2025 – e l’attenzione all’uso delle valute nazionali:

I Ministri hanno sottolineato l’importanza di un maggiore utilizzo delle valute locali nelle transazioni commerciali e finanziarie tra i Paesi BRICS. Hanno ricordato il paragrafo 45 della Dichiarazione di Johannesburg II che incarica i Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali dei Paesi BRICS di esaminare la questione delle valute locali, degli strumenti e delle piattaforme di pagamento e di riferire ai Leader dei BRICS.

In questo momento cruciale, quindi, l’attenzione si concentra sempre più sulla de-dollarizzazione, proprio mentre il mondo è testimone della criminalità finanziaria e della condotta immorale “dell’Ordine basato sulle regole”. Questo avviene anche in un momento in cui decine di nuove nazioni chiedono di entrare a far parte dei BRICS e al 16° vertice dei BRICS, che si terrà a ottobre di quest’anno, si prevede che un’altra sfilza di Paesi sarà accettata come membro.

Come possiamo vedere, i BRICS stanno attualmente tenendo la propria versione dei giochi olimpici in Russia, la più grande mai realizzata finora, in parallelo e in alternativa ai giochi estivi di Parigi che inizieranno a breve. A poco a poco, i BRICS stanno creando una visione alternativa più equa del mondo, in cui la coercizione, la cancellazione/censura su Internet e il furto di fondi sovrani non sono un’arma praticabile. Il ritmo sta iniziando a salire rapidamente e, nel giro di pochi anni, il modello occidentale potrebbe essere in grave difficoltà, dato che il mondo intero si affaccerà alla visione positiva offerta dall’ordine guidato da Cina e Russia.

Secondo il FT, a causa della precaria “militarizzazione finanziaria” dell’Occidente, i Paesi hanno ridotto del 5% i propri cespiti in euro:

financial_times

https://www.ft.com/content/7e7bcb76-2d4b-41b1-8cea-73bebf74724b

La quota di valuta estera detenuta in euro a livello mondiale è diminuita l’anno scorso, tra i timori che i piani di utilizzo dei beni russi congelati per finanziare l’Ucraina possano erodere ulteriormente l’appetibilità della moneta unica europea.

In un rapporto pubblicato mercoledì, la Banca Centrale Europea ha dichiarato che lo scorso anno gli altri Paesi hanno ridotto le attività in euro nelle loro riserve bancarie centrali di circa 100 miliardi di euro, con un calo di quasi il 5%. L’euro è sceso dal 25% al minimo di tre anni del 20%. La sua quota di scambi commerciali è scesa dello 0,7%.

La BCE avverte che “militarizzare” le valute non fa che renderle meno attraenti, mettendo in pericolo la capacità dell’UE di emettere debito a basso costo. I membri dell’UE detengono 13.800 miliardi di euro (14.700 miliardi di dollari). Mezzo punto percentuale (50 pb) equivale a quasi 70 miliardi di euro in più che i Paesi dell’UE spenderebbero in un anno per pagare gli interessi.

E, notizia bomba, il rappresentante della Camera Thomas Massie riferisce che Trump sta ventilando l’abolizione completa dell’imposta sul reddito, se entrerà in carica:

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Improvvisamente, le vecchie teorie strampalate di NESARA/GESARA non sembrano più così assurde.

In breve, tutti gli eventi in corso si stanno preparando per provocare potenzialmente un enorme momento “cigno nero” nel 2025, che potrebbe scuotere le fondamenta dell’intero sistema finanziario occidentale. Ed è qui che entra in gioco la situazione saudita: la KSA è ora membro a pieno titolo dei BRICS e ha già segnalato la disponibilità ad accettare lo yuan per le vendite di petrolio alla Cina, per cui sappiamo che – come minimo – l’ipotesi della scomparsa del petrodollaro non è una teoria cospirativa:

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La domanda principale non è dove andranno le cose, ma quanto velocemente: la loro traiettoria è quasi certa, resta solo da vedere quanto velocemente i Paesi vicini ai BRICS riusciranno a concordare i meccanismi e a raccogliere l’iniziativa per metterli in pratica.

Per decenni l’idea di abbandonare il dollaro è sembrata ridicola, soprattutto per le nazioni più piccole e meno potenti, che non hanno la stessa capacità di azione di una superpotenza come la Russia. Ma ora che la Russia sta mostrando loro la strada, facendo da pioniere e dimostrando che non c’è nulla di spaventoso nell’infrangere la barriera mentale della schiavitù coloniale e dell’egemonia finanziaria imposte, possiamo aspettarci che il resto del mondo segua rapidamente l’esempio della Russia; una volta infranto lo spettro, è come sfondare un pavimento di supporto psicologico o un tetto di resistenza nel mercato azionario, dopo il quale le cose possono precipitare o salire alle stelle con una velocità imprevedibile.

In sostanza, l’idea che viene trasmessa è che stiamo arrivando a un momento in cui sembra che tutti stiano raddoppiando, puntando tutto sulle loro carte vincenti e “mostrando la mano” nella guerra finanziaria parallela che infuria sotto la superficie di quella cinetica. Chiaramente la Russia non sta implorando il perdono e ha invece raddoppiato l’accelerazione della de-dollarizzazione. È solo una questione di tempo prima che le cose comincino a complicarsi per la parte che ha in mano le carte più basse, o il cui bluff viene scoperto. Dato che i fondamentali di Russia e Cina sono eccellenti rispetto a quelli dell’Occidente – e in particolare degli Stati Uniti, con il loro scandaloso 126% di rapporto debito/PIL – per quanto riguarda la struttura del debito, la crescita economica, la disoccupazione, l’inflazione e tutte le altre metriche chiave, è chiaro chi sarà lasciato con i pantaloni abbassati nel prossimo futuro. Per non parlare del bagno di sangue a cui stiamo assistendo nella politica globale, con le fazioni controllate dallo Stato profondo che si stanno nascondendo e che culmineranno solo con la sconfitta dei Democratici alle presidenziali del 2024. In quasi tutti i modi possibili, il 2025 sarà un anno di svolta storica.

Come ultima grande sintesi dell’assoluta assurdità della follia terminale dell’Occidente in decadenza, mentre sovvertono disperatamente le norme più fondamentali del loro regime finanziario avvelenato nel modo più egregiamente illogico e insensato, mentre annegano nella tossicità auto-creata della loro follia criminale – da SwanEconomy su TG:

È in arrivo la truffa finanziaria del secolo: l’UE è pronta a diventare la principale responsabile per volere degli USA.

Il mondo assisterà presto al più grande furto di denaro della storia. Davanti ai nostri occhi, il principale committente (gli Stati Uniti) insieme all’esecutore (l’Unione Europea) stanno cercando di mascherare il più possibile il furto della parte “congelata” dei beni sovrani della Russia come una transazione legale.

Esiste già un consenso preliminare di tutti i membri del G7.

Cosa sta succedendo? Gli Stati Uniti intendono concedere un prestito di 50 miliardi di dollari al regime di Kiev. Il compito degli europei è quello di trasferire i beni “congelati” della Federazione Russa per un ammontare di circa 260 miliardi di dollari allo status di garanzia finanziaria (pegno) nell’ambito del prestito americano.

Non si può prendere sul serio il ragionamento secondo cui solo i proventi dei 260 miliardi di dollari di asset saranno utilizzati per garantire il prestito americano: l’ammontare della garanzia deve essere almeno pari all’entità del prestito. È ovvio che il reddito degli asset è molto inferiore a 50 miliardi di dollari.

Allo stesso tempo, Washington non intende trasferire alcun denaro a Kiev. I fondi saranno consegnati al complesso militare-industriale americano per la produzione di armi.

In questo caso, gli europei dovranno assumersi il lavoro più sporco: si tratta essenzialmente di rubare i beni della Federazione Russa, per poi trasferirli agli Stati Uniti, ma nell’ambito di uno schema presumibilmente “legale”. Tutti i rischi connessi e l’azione penale, come credono a Washington, riguarderanno solo gli europei, ma non gli americani.

Del resto, cosa vediamo dal punto di vista degli specialisti dei mercati finanziari? Gli Stati Uniti intendono concedere un prestito a un Paese il cui rating del debito sovrano è inferiore allo zoccolo duro. Cioè, stanno consapevolmente concedendo un prestito a un debitore che non lo restituirà. Si tratta di una follia o di una sorta di truffa per riciclaggio di denaro (quasi ricalcando, in grande, lo schema dei famosi mutui sub-prime che portarono alla bolla del 2008, N.d.T.).

Tuttavia, il fatto che le garanzie siano a volte più elevate dovrebbe, dal punto di vista di Washington, rendere tale prestito come se non fosse discutibile. Ma perché ciò accada, le autorità statunitensi hanno bisogno che gli europei cambino lo status dei beni “congelati” della Russia in quello di garanzia.

Nella situazione di fallimento della capacità di credito del Paese, nessuno, a meno che non si tratti di un piano criminale, concederà un prestito solo a fronte di “redditi da attività” se non c’è alcuna garanzia che il creditore possa ottenere le attività nel caso in cui il debitore non riesca a rimborsare il prestito.

Il mondo ricorda molto bene che dopo il 2014 le autorità ucraine non concessero alla Russia un prestito sovrano di 3 miliardi di dollari con interessi. Naturalmente, Kiev lo ha poi fatto per decisione di Washington per mano della Corte Suprema del Regno Unito. Ma quando i debiti devono essere restituiti a Washington, ecco che le “regole” sono diverse, o meglio, accordi di banditismo.

Ora le ancelle delle autorità statunitensi in Europa devono “trascinare” i beni dalla Russia al “punto” legale necessario, dal quale saranno messi in tasca alle autorità statunitensi.

I politici europei sono diventati lo zimbello di tutti, perché la decisione per la stessa Euroclear belga, dove si trova la maggior quantità di denaro russo, non viene presa nemmeno dalle autorità belghe, né dalla leadership dell’UE.

La decisione è presa dal G7, che non include il Belgio e non ha il diritto di decidere su questioni che riguardano la reputazione dell’intera UE. Gli Stati Uniti continuano a umiliare i loro vassalli, ma li stanno già portando al limite, scontentando ulteriormente gli europei. E l’inizio di un cambiamento politico sta sorgendo in Europa.

Pensate che gli Stati Uniti e l’UE perderanno la fiducia di tutto il mondo non occidentale dopo la truffa?

In breve: gli Stati Uniti vogliono che l’Europa si assuma tutti i rischi e le responsabilità in proporzione alla quantità di fondi sovrani russi che detengono, mentre questi vengono usati come garanzia per trasferire il prestito agli appaltatori della difesa statunitensi, che si arricchiranno per conto degli europei impoveriti – che bel piano:

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Non posso tralasciare il pezzo forte di tutto l’evento, da parte di Dmitry Medvedev in una delle sue invettive più truculente e schiumanti:

“Ecco le nuove sanzioni americane. Presto ce ne saranno altre europee. Dobbiamo rispondere a queste sanzioni? Sembra di no, il loro numero si misura già in decine di migliaia. Abbiamo imparato a convivere e a svilupparci con esse.

D’altra parte, è necessario. Non solo per le autorità, per lo Stato, ma per tutto il nostro popolo in generale. A tutti coloro che amano la nostra Madrepatria – la Russia. Dopo tutto, loro – gli Stati Uniti e i loro maledetti alleati – ci hanno dichiarato guerra senza regole!

Come reagire? Ne ho già parlato una volta, ma vale la pena ripeterlo.

Ogni giorno dobbiamo cercare di infliggere il massimo danno a quei Paesi che hanno imposto queste restrizioni al nostro Paese e a tutti i nostri cittadini. Un danno a tutto ciò che può essere danneggiato. Danni alle loro economie, alle loro istituzioni e ai loro governanti. [Colpire] il benessere dei loro cittadini, la loro fiducia nel futuro. Per fare questo, dobbiamo continuare a cercare le vulnerabilità critiche delle loro economie e colpirle in tutti i settori. Causare danni in tutti i luoghi, paralizzando il lavoro delle loro aziende e agenzie governative. Trovare problemi nelle loro tecnologie più importanti e colpirli senza pietà. Distruggere letteralmente l’energia, l’industria, i trasporti, le banche e i servizi sociali. Instillare la paura di un imminente collasso di tutte le infrastrutture critiche.

Hanno paura di consegnare le nostre armi ai nemici del mondo occidentale? Dobbiamo trasferire loro tutti i tipi di armi possibili, tranne quelle nucleari (per ora)!

Hanno paura dell’anarchia e dell’esplosione della criminalità nelle grandi città? Dobbiamo aiutarli a disorganizzare le loro amministrazioni comunali!

Hanno paura della guerra nello spazio? Questo significa che riceveranno anche questa. Che tutto si fermi per loro, che tutto si deteriori, che tutto vada in malora!

Hanno paura delle esplosioni sociali? Organizziamole! Dobbiamo gettare nella loro sfera mediatica tutti i più inquietanti incubi notturni e utilizzare tutti i loro terribili dolori fantasma. Non c’è più bisogno di risparmiare la loro psiche! Lasciamoli rabbrividire nelle loro case accoglienti, lasciamoli rabbrividire sotto le coperte.

Strillano per il nostro uso delle fake news? Trasformiamo la loro vita in un incubo completamente folle in cui non saranno in grado di distinguere la finzione selvaggia dalla realtà del giorno, il male infernale dalla routine della vita.

E nessuna regola per quanto riguarda il nemico! Che ottengano tutto per aver danneggiato la Russia, e nel modo più doloroso possibile! Tutti possono contribuire!

Ricordate:

Quid pro quo!

Pegno per pegno!

“Frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; qualsiasi danno abbia fatto a una persona gli sarà restituito”

(Levitico 24:20)”.

In effetti, per l’occasione Medvedev ha scritto un intero articolo su Rossiskaya Gazeta, facendo eco alla negazione di se stessi citata da Putin a proposito del famigerato Ballo del Vampiro:

“L’umanità deve finalmente liberarsi dell’eredità del sistema coloniale. Il tempo delle metropoli è scaduto”.

Apocalypseos riassume su X:

  • Gli Stati Uniti sono diventati una neo-metropoli delle sanzioni globali, violando la sovranità di Paesi terzi, e le sanzioni secondarie sono tentativi di distruggere interi Paesi.
  • L’Occidente crea artificialmente crisi economiche, utilizza l’agenda verde per mantenere l’elitarismo e, attraverso il monopolio delle corporazioni informatiche, elimina coloro le cui opinioni contraddicono le sue linee guida.
  • Sarà possibile liberare l’Ucraina dalle catene neocoloniali dell’Occidente solo dopo aver completato tutti i compiti dell’operazione speciale.
  • Il Sud globale non vuole seguire la “formula Zelensky” e recidere i legami a lungo termine con la Russia.
  • L’Occidente utilizza il “neocolonialismo del debito” per mantenere l’influenza nel Sud globale.
  • All’Armenia vengono promesse “montagne d’oro” in cambio di una completa fedeltà, ma per Yerevan non si apriranno le porte del “club dell’élite”.
  • Parigi cercherà di mantenere il più a lungo possibile la sua presenza in Africa con una moneta nascosta, il che è fondamentale per Macron.
  • La Russia spera che la cooperazione nel formato BRICS – Unione Africana raggiunga un nuovo livello qualitativo.
  • L’Occidente resisterà allo sradicamento del neocolonialismo; è necessario aumentare l’interazione di tutte le forze nella lotta contro questo fenomeno.
  • Le ex metropoli vogliono ancora parassitare i Paesi che dipendono da loro, solo in modo più sofisticato.
  • L’Occidente ha reagito ferocemente al movimento di lotta al neocolonialismo “Per la libertà delle nazioni!”, cercando di disturbare il congresso di fondazione.
  • La formazione di un nuovo sistema di relazioni internazionali è una questione del prossimo futuro; in esso non ci sarà posto per sanzioni, sfruttamento e menzogne.
  • Sempre più Paesi vogliono vivere in pace, senza l’eredità del sistema coloniale e secondo i principi dell’uguaglianza sovrana.
  • Il nuovo ordine mondiale policentrico sarà pragmatico, la diversificazione delle connessioni è la chiave della stabilità economica.

 

Simplicius76Simplicius76, approfondite analisi di geopolitica e dei conflitti, con un pizzico di ironia.

 

 

Link: https://simplicius76.substack.com/p/petrodollar-dead-rumors-swirl-as

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