DI MIKE WHITNEY
Globalresearch
Un’intervista con l’economista Michael Hudson
Mike Whitney: Venerdì [5 Settembre] pomeriggio il governo ha annunciato il piano per collocare i due giganti dei mutui, Fannie Mae e Freddie Mac, in “amministrazione controllata”. Gli azionisti saranno praticamente spazzati via (le loro azioni sono già crollate di oltre il 90%) e il governo interverrà per proteggere il debito delle due aziende. Per certi versi, proteggerà anche le loro azioni privilegiate, che Morgan-Chase ha svalutato solo della metà. Questo sembra essere l’intervento governativo più radicale mai operato sui mercati finanziari nella storia americana. Se queste due società fossero nazionalizzate, si aggiungerebbero 5.300 miliardi di dollari al bilancio del paese. Quindi, la mia prima domanda è: perché il Tesoro sta salvando gli obbligazionisti e gli altri investitori? Qual è l’interesse pubblico in tutta questa vicenda?
Michael Hudson: Il Tesoro ha sottolineato che la scadenza per definire i dettagli dell’acquisizione era domenica pomeriggio, prima che i mercati asiatici aprissero le contrattazioni. Questa preoccupazione riflette la bilancia dei pagamenti e quindi la dimensione militare del salvataggio. Le banche centrali di Cina, Giappone e Corea detengono grosse quote di queste securities, proprio a causa delle grosse dimensioni di Fannie Mae e Freddie Mac, i loro 5.300 miliardi di dollari in mutui garantiti dal debito che ha citato, e gli 11.000 miliardi totali del mercato dei mutui americano.Se si guarda al bilancio dei beni americani disponibili per l’acquisto da parte delle banche centrali straniere con i 2.500-3.500 miliardi di dollari di avanzo che hanno in tasca, il mercato immobiliare è l’unica categoria patrimoniale abbastanza grande per assorbire le fuoriuscite della bilancia dei pagamenti che le spese militari, il commercio estero e le fughe di investimenti-capitali stanno gettando via. Quando l’apparato militare degli Stati Uniti spende denaro all’estero per combattere la Nuova Guerra Fredda, questi dollari sono riciclati sempre di più nelle securities americane garantite dai mutui, perché non c’è un altro mercato sufficientemente ampio per assorbire le somme in gioco. Ricordate, noi non permettiamo agli stranieri, soprattutto agli asiatici, di acquistare infrastrutture importanti, high-tech o che intaccano la “sicurezza nazionale”. Il governo preferirebbe vederli comprare degli innocui trofei immobiliari come il Rockefeller Center oppure quote di minoranza in banche con un valore negativo del capitale netto, come quelle che Citibank ha venduto ai sauditi e ai bahreniani.
Ma c’è un limite in quanto esplicitamente il governo americano possa sfruttare le banche centrali straniere. Ha bisogno di far proseguire il riciclaggio del dollaro, allo scopo di impedirne un brusco deprezzamento. Quindi il Tesoro ha rassicurato informalmente i governi stranieri che verrà garantito almeno il valore in dollari del denaro che le loro banche centrali stanno riciclando. (Questi governi comunque ci perderanno mentre il dollaro andrà a picco nei confronti delle valute forti, vale a dire oggi una qualsiasi valuta ad eccezione del dollaro). La mancanza di garanzie di investimento agli stranieri ostacolerebbe la presecuzione delle spese militari americane all’estero! E una volta salvati gli stranieri, il Tesoro deve salvare anche gli investitori nazionali, semplicemente per motivi politici.
Mike Whitney: Fannie e Freddie si sono caricati per anni di mutui rischiosi, sottostimando i rischi soprattutto per aumentare il prezzo delle loro azioni in modo che i loro amministratori delegati si potessero pagare con decine di milioni di dollari tra stipendi e stock option. Ora sono fondamentalmente insolventi, perché è in dubbio il capitale stesso. Ci sono state ampie critiche con il passare degli anni. Perché non è stato fatto nulla?
Michael Hudson: Fannie e Freddie erano famosi per l’opprimente lobbismo da parte di Washington. Hanno comprato l’appoggio dei deputati e dei senatori che sono riusciti ad entrare nei comitati di controllo finanziario così da essere in grado di raccogliere i finanziamenti per le campagne elettorali da Wall Street che voleva, a sua volta, assicurarsi che non ci sarebbe mai stata una vera regolamentazione.
Ad un livello più ampio, il Segretario al Tesoro Paulson ha detto che queste società sono state rilevate allo scopo di riflazionare il mercato immobiliare. Fannie e Freddie erano quasi da sole a supportare il mercato dei mutui spazzatura che stava arricchendo Wall Street.
Gli amministratori delegati hanno sostenuto di pagarsi per l’”innovazione”. Nell’odierno vocabolario orwelliano “innovazione” finanziaria significa la creazione di speciali privilegi di rent-extraction[1]. Questi privilegi sono stati in grado di ottenere il proverbiale “giro gratis” (cioè, una rendita) prendendo a prestito denaro a bassi tasso di interesse che hanno consentito loro di acquistare e reimpacchettare i mutui da rivendere con ricarichi con interessi superiori. La loro “innovazione” sta nell’ambiguità che ha permesso loro di spacciarsi da debitori del settore pubblico quando volevano prendere a prestito a tassi bassi, e poi come arbitraggisti del settore privato quando volevano spuntare una percentuale dai margini più elevati.
I revisori dei conti del governo stanno ora scoprendo che la loro altra innovazione è stata quella di falsificare i libri contabili, stile Enron. Mentre aumentavano le morosità e le inadempienze, Fannie e Freddie non abbassavano i loro pacchetti di mutui a prezzi realistici. Dicevano che l’avrebbero fatto nel giro di un anno, entro il 2009, dopo che i deregolamentatori dell’amministrazione Bush se ne fossero andati. L’idea era quella di addossare tutta la colpa ad Obama una volta falliti.
Ma nel livello più profondo, l”innovazione” che ha creato la scappatoia del rent-extraction è stata l’illusione di credere che tutti quei pessimi mutui potessero andare avanti ancora a lungo. La realtà è che nessuna crescita esponenziale del debito è mai stata in grado di essere ripagata in pochi anni, perché nessuna economia è mai stata in grado di produrre un avanzo abbastanza rapidamente per tenersi al passo della “magia dell’interesse composto”. Quella frase stessa è un sinonimo della crescita esponenziale del debito.
La strada verso la schiavitù del debito
Mike Whitney: In una precedente intervista, lei ha detto: “L’economia ha raggiunto il suo limite di debito e sta entrando nella sua fase di insolvenza. Non ci troviamo in un ciclo ma alla fine di un’era. Il vecchio mondo con un debito che sale a forma piramidale verso una cima fatta di inganni non può ritornare”. Vorrebbe spiegarsi meglio in vista anche degli sviluppi di oggi?
Michael Hudson: Per quanto tempo ancora può essere pompato denaro nel vero mercato immobiliare, quando i redditi a disposizione dei singoli individui non stanno aumentando abbastanza per estinguere questi debiti? Come fa la gente a pagare il mutuo in eccesso del valore locativo della loro proprietà? Da dove arriva la “richiesta del mercato”? Gli speculatori stanno già facendo marcia indietro dal mercato immobiliare dalla fine del 2006, e in quell’anno rappresentavano all’incirca un sesto di tutti gli acquisti.
La cosa migliore che può fare questo salvataggio del fine settimana è posticipare le perdite sui debiti dei mutui peggiori. Ma c’è una bella differenza con il ristabilire la possibilità dei debitori di riuscire a pagare. Paulson parla di concedere maggiori prestiti per appoggiare i prezzi degli immobili ma questo impedirà all’immobiliare di scendere a livelli che la gente si possa permettere senza indebitarsi ulterioramente. I prezzi immobiliari sono ancora molto, molto al di sopra della classica definizione di equilibrio – prezzi le cui spese di pagamento rateali sono quasi equivalenti a quello che costerebbe un affitto nel tempo.
L’obiettivo del Tesoro è quello di rimettere in sesto Fannie e Freddie come prestatori di denaro, e quindi come strumenti per l’economia americana per prendere a prestito dalle banche centrali straniere e dai grandi investitori che ho citato prima. Si ritiene che maggiori prestiti possano impedire una rapida caduta dei prezzi immobiliari e, in effetti, l’obiettivo è quello di continuare a far crescere la piramide del debito. L’unico modo per farlo è quello di prestare ai mutuatari denaro sufficiente per ripagare l’interesse e le spese di ammortamento sul volume attuale del debito di cui sono stati gravati. Poiché la gente non guadagna di più, e in effetti si sta rendendo conto che il proprio budget si è ridotto drasticamente, l’unico principio per prendere a prestito di più è di gonfiare i prezzi dell’immobile che viene impegnato come collaterale per il rifinanziamento del mutuo.
E’ pura ipocrisia quella di Hank Paulson da Wall Street per sostenere che tutto questo è stato fatto per “aiutare i proprietari di casa”. Questi sono gli strumenti di coloro che fanno realmente i soldi, non i beneficiari. Si trovano alla base di una catena alimentare finanziaria carnivora e rapace.
Quasi tutti gli esperti del settore immobiliare sono concordi nell’affermare che nei prossimi uno o due anni la maggior parte dei proprietari di casa si troverà rinchiusa nel posto in cui vive. La loro situazione assomiglia molto a quella del servo medievale che era legato alla propria terra. Non possono vendere, perché il prezzo di mercato non coprirebbe il mutuo che devono estinguere, e non hanno i mezzi per ripagare la differenza.
Le cose sono aggravate dal fatto che i tassi di interesse saranno riformulati a livelli non proprio promozionali nel corso del 2009 e del 2010, aumentando la pressione finanziaria. Potreste ricordare che Alan Greenspan consigliava a chi comprava casa di sottoscrivere mutui a tasso variabile perché un americano in media trasloca ogni tre anni. Prima che i tassi di interesse salissero, spiegava Greenspan, i consumatori potevano vendere ad un nuovo acquirente in questo gioco delle sedie – presumibilmente aggiungendo sedie di continuo, oltre a quelle più sontuose.
Ma oggi i proprietari d casa non possono traslocare perché si ritrovano trafitti da addebiti di tassi di interesse in aumento senza contare i prezzi crescenti dei carburanti, delle bollette su riscaldamento ed elettricità, dei mezzi di trasporto, dei generi alimentari, delle assicurazioni sanitarie e persino delle tasse sulla proprietà perché anche queste sono state coinvolte con l’aumento della Bolla dei Prezzi. Il governo ha evitatato accuratamente di nazionalizzare queste società, in tal modo scongiurando di caricarsele a bilancio. Ha creato un’”amministrazione controllata”. Nel salvataggio di Fannie e Freddie sembra che i Repubblicani stiano tentando di giocare al “fai-solo-finta” fino a quando non se ne andranno a febbraio, dopodiché potranno addossare la colpa del fallimento del “miracolo dell’interesse composto” al prossimo Congresso Democratico.
E’ la solita politica: giocare nel breve periodo. Nel lungo periodo, anche l’anno prossimo, il mercato immobiliare continuerà a scendere.
Mike Whitney: Le notizie economiche diventano sempre più orribili ma non lo si è notato ascoltando i politici presenti alla recente Convention Repubblicana. L’unica volta in cui si è accennato all’economia è stato nel contesto dell’elogio al libero mercato e alla globalizzazione. Il crollo immobiliare e il collasso del mercato del credito non sono stati menzionati. Ci può dire che cosa pensa che possa significare per il futuro degli Stati Uniti il numero dei disoccupati in aumento, la domanda dei consumatori che precipita, i pignoramenti che sono schizzati alle stelle e i continui problemi dei mercati del credito? E’ solo una cosa da nulla oppure ci troviamo nel mezzo di un’importante riduzione dei consumi che porterà ad una diminuzione del tenore di vita e ad una recessione profonda e prolungata?
Michael Hudson: I Repubblicani preferiscono distrarre l’attenzione dal fallimento del regime di Bush negli ultimi otto anni. Se si focalizzasse l’attenzione sull’Iraq e sul terrorismo, sulle personalità e sullo stile, una discussione seria su questi argomenti farebbe il tutto esaurito. Ed è a questo che servono i media. Quando i politici parlano di economia, la strategia di base è quella di azzuffarsi contro chi ha il sogno più bello per quello che la gente vorrebbe credere.
E’ stupefacente il fatto che una buona parte di americani pensi veramente di avere una buona possibilità di diventare milionario. Semplicemente non guardano nella parte delle passività del bilancio.
La più sorprendente dinamica economica odierna è la polarizzazione tra coloro che dipendono dai profitti della finanza (l’interesse ricavato dalla finanza e dalle proprietà, le rendite, oltre ai capital gain perché i prezzi dei beni sono gonfiati) e coloro che dipendono da quello che possono guadagnare, lottando per pagare le tasse e i debiti che contraggono. Gli indicatori del reddito nazionale e della produzione – il PIL e il reddito nazionale – non ci dicono nulla sulla polarizzazione della proprietà e non includono i capital gain, che sono il massimo della ricchezza che si può raggiungere in questi giorni, non tramite un vero investimento diretto per aumentare i mezzi di produzione, come sostengono i lobbisti della teoria economica trickle-down[2].
Ecco come stanno le cose oggi. L’1 per cento più ricco della popolazione riceve il 57,5 per cento di tutti i redditi generati dalla ricchezza, vale a dire pagamenti per privilegi, la maggior parte dei quali ereditati. Questi profitti (interessi, rendite e capital gain) non sono prevalentemente dei profitti per le imprese. Si tratta di pura inerzia, un appesantimento dei mercati. Non “liberano” i mercati, tranne per il fatto di pagare la cena alle famiglie più facoltose. Il 20 per cento più ricco della popolazione riceve qualcosa come l’86 per cento di tutti questi redditi, vale a dire quello che in effetti sta facendo aumentare i bilanci delle famiglie.
Quella che la gente vede ancora come democrazia economica si sta trasformando in un’oligarchia finanziaria. I politici stanno cercando un sostegno per loro campagne elettorali soprattutto da questa oligarchia, perché è lì che sta il denaro. E quindi parlano di un’economia dalla faccia buona appellandosi all’ottimismo americano, mentre sono piuttosto pragmatici nel sapere chi servire se vogliono fare strada e non venire estromessi.
Nel corso degli anni ’90, il restante 90 per cento della popolazione cercava di rimettersi in gioco indebitandosi acquistando case e altre proprietà. Quello che non vedevano era l’insaziabile crescita del debito necessario per continuare ad espandere una bolla finanziaria e immobiliare. Tutto questo credito impone degli oneri finanziari, che sono stati ampiamente responsabili negli ultimi decenni della polarizzazione delle proprietà della ricchezza in modo così netto.
Questi oneri di debito sono aumentati così fortemente che i debitori riescono a pagare solo prendendo a prestito l’interesse in scadenza. Sono riusciti a prendere a prestito negli ultimi anni impegnando le proprietà immobiliari e altri collaterali, i cui prezzi sono stati gonfiati dalla politica della Federal Reserve. Il Tesoro, inoltre, ha contribuito con favoritismi fiscali, detassando le proprietà e la finanza. Questo obbliga i lavoratori e il capitale industriale concreto a sobbarcarsi il peso fiscale.
I proprietari di casa non ci guadagnano nulla da questi prezzi elevati di “equilibrio” per il mercato immobiliare. Prezzi più alti significano semplicemente più debito complessivo. I rapporti di prezzo/rendita e prezzo/guadagni in aumento per le proprietà finanziate dal debito, per le azioni e le obbligazioni obbligano i lavoratori ad indebitarsi sempre di più, dedicando sempre più anni della loro vita lavorativa per pagare un’abitazione e acquistare azioni e obbligazioni con un certo rendimento per pagarsi la pensione.
L’espansione del debito per comprare la proprietà sembra autogiustificarsi fintanto che i prezzi dei beni sono in aumento. L’inflazione sul prezzo dei beni viene eufemisticamente chiamata “creazione della ricchezza” focalizzandosi sui prezzi dell’immobiliare, delle azioni e delle obbligazioni, e nel contempo i redditi personali e le condizioni di vita e di lavoro vengono erosi.
Quindi, per tornare al suo lungo quesito, non vedo la domanda dei consumatori aumentare molto, tranne che per i turisti stranieri che arrivano e spendono i loro soldi mentre il dollaro va a picco. Qui a New York sono gli acquirenti stranieri che supportano il mercato immobiliare. La flessione di Wall Street ha già costretto la città a rimandare i promessi tagli fiscali e l’espansione della linea metropolitana. Io e mia moglie questa settimana abbiamo ricevuto la fattura della tassa condominiale. C’era una nota in cui si spiegava che gli unici tagli alle tasse sarebbero stati per i proprietari di attività commerciali. Le tasse sulle proprietà residenziali aumentano.
Le cose si mettono male. Senza dei trasporti migliori, i lavoratori saranno schiacciati in tutto il paese. I prezzi più alti di benzina, elettricità, servizi sanitari e generi alimentari stanno eliminando le altre spese e obbligano la gente ad indebitarsi ancor di più. Ecco perché aumentano le morosità e le insolvenze. Anche gli affitti sono in aumento, nonostante il crollo dei prezzi immobiliari. Questo perché le abitazioni in corso di pignoramento non possono essere affittate e quindi milioni di case potrebbero essere tolte dal mercato.
Mike Whitney: Che cosa intende esattamente con “la moderna schiavitù del debito”?
Michael Hudson: E’ quello che accade quando i lavoratori sono obbligati ad affidare il loro reddito, a parte i bisogni di sussistenza primari, al settore FAI (Finanza, Assicurazioni, Immobiliare), soprattutto per servizi di debito ma anche per pagare le assicurazioni obbligatorie e, più di recente, il peso fiscale che la finanza e la proprietà fanno gravare su se stesse. La caratteristica distintiva della schiavitù è la mancanza di scelta. E’ l’antitesi del libero mercato. Come ho detto prima, molte famiglie oggi si trovano rinchiuse in abitazioni che hanno un equity negativo. Il debito del loro mutuo supera il prezzo di mercato. Queste case non possono essere vendute, a meno che la famiglia paghi la differenza al banchiere che ha concesso questo pessimo mutuo. La differenza potrebbe superare tutto il reddito che la famiglia produce in un anno intero – come se si trattasse, in teoria, di un aumento di prezzo superiore alle buste paga di un anno.
Ma, riandando al passato, che importa se la casa è fatta per viverci dentro e non essere venduta o comprata? Questa dimensione del valore di utilizzo non era stata presa in considerazione perché ci si era concentrati sulla ricchezza di carta.
In poche parole, la schiavitù del debito è l’altra faccia della medaglia in un’economia che vive di rendita. L’equity negativo che stiamo vedendo oggi è un componente fondamentale della schiavitù del debito. Obbliga gli schiavi del debito a passare tutta loro vita per cercare di uscire dal debito. E più si demoralizzano, più rischi corrono e sprofondano sempre di più. A Kansas City, uno dei miei studenti scrisse in un tema che la causa immediata di molte insolvenze di mutui erano i debiti di gioco. Il Missouri ha numerosi fondamentalisti cristiani che credono che Dio vegli con attenzione su di loro. Essendo brava gente, vogliono a dare a Dio una possibilità di ricompensarli per vivere una vita onesta e quindi vanno alle barche-casinò che sono ormeggiate lungo il fiume. Ma le probabilità sono contro di loro e sembra che Einstein si sbagliasse quando diceva che Dio non gioca a dadi. Il gioco d’azzardo, e buona parte della speculazione finanziaria, si basa tutto sulle probabilità, e le probabilità valgono quanto per i biscazzieri che per i debitori. Essendo leggi di natura, le leggi della probabilità sono come i privilegi della proprietà terriera: una licenza per il gioco d’azzardo fornisce immediatemente alla sala una possibilità di rastrellare profitti.
La deflazione del debito e la traslazione d’imposta sui lavoratori
Mike Whitney: Nel breve periodo, sembra che la crescita lenta e la deflazione saranno problemi ben maggiori dell’inflazione. Le materie prime, tra cui oro e petrolio, precipitano quasi quotidianamente, mentre i patrimoni bancari vengono costantemente abbassati di livello, i pignoramenti si sono impennati e il mercato azionario vacilla. La crisi finanziaria che è iniziata nel mercato immobiliare ha innescato un boicottaggio dei prodotti strutturati e ora si sta propagando nell’economia più ampia.
La Federal Reserve ha già abbassato i tassi di interesse del 3,5 per cento e ha utilizzato metà del proprio bilancio (450 miliardi di dollari) per sostenere il traballante sistema bancario. Ma la situazione continua a peggiorare. Le banche hanno ridotto i prestiti erogati e le spese dei consumatori sono in ribasso quasi in ogni zona. Sembra che la Fed abbia esaurito le cartucce. E’ ora di considerare delle alternative fiscali , come il taglio delle tasse sugli stipendi per dare alle famiglie più soldi per aumentare la domanda, oppure l’inizio di importanti progetti di infrastrutture?
Michael Hudson: Per “deflazione” suppongo che lei intenda deflazione del debito, il prosciugamento del potere di acquisto come risultato dell’aumento dei servizi di debito e delle assicurazioni obbligatorie, oltre alla riduzione dei salari che il governo elogia come “un aumento della produttività” per “creare ricchezza” per gli amministratori delegati che si ripagano con quello che hanno tagliato dalle buste paga dei dipendenti. Ci sarà una spesa inferiore da parte dei consumatori, ma anche così i prezzi al consumo potrebbero non diminuire se il dollaro non si riprende, in special modo se i prezzi di monopolio continuano ad essere permessi.
La sua soluzione è davvero quello di cui c’è bisogno, e Obama ha promesso di innalzare il limite dei salari soggetti al prelievo del Servizio Sociale. Credo che un’idea ancora migliore sia quella di ritornare all’imposta sui redditi originaria del 1913 ed esentare i salari che coprono a malapena la sussistenza. Ripristinerei un punto di separazione in 102.000 dollari odierni, per armonizzarsi con i termini dell’imposta sui redditi del 1913. Le persone che guadagnano di meno non dovranno neppure compilare la denuncia dei redditi.
Quest’idea molto conservatrice libererebbe le entrate in modo da essere spese per migliorare il tenore di vita. Invece, oggi le fasce con reddito più elevato e le proprietà sono soggette a detassazione e i loro risparmi fiscali sono spesi soprattutto nel concedere prestiti che sono a loro volta utilizzati per far salire il prezzo della ricchezza e dei beni di lusso.
Questo è quello su cui ci hanno messo in guardia gli economisti classici, eppure la traslazione d’imposta viene effettuata in modo ipocrita in loro nome. Per avere il genere di libero mercato che essi sostenevano, le tasse dovrebbero ricadere sul settore FAI (Finanza, Assicurazioni, Immobiliare) e sui monopoli, e non sui salari o sui veri profitti industriali che derivano da tangibili investimenti di capitale e occupazione.
Mike Whitney: In giugno lei ha scritto un saggio innovativo per una recente conferenza post-keynesiana presso l’Università del Missouri a Kansas City, dove lei è docente di economia. Il titolo era “Come la bolla del mercato immobiliare trascina i proprietari di casa in schiavitù”. Ancor prima, nel maggio 2006, lei aveva scritto un famoso articolo di copertina su Harper’s sulla schiavitù del debito. Il saggio di Kansas City contiene delle tabelle che mostrano come il favoritismo fiscale per il mercato immobiliare e gli altri clienti del settore bancario e finanziario provochi un’inflazione sui beni, portando ad enormi bolle di equity come quella che stiamo vivendo nel mercato immobiliare. Può fornirci un breve riassunto della sua tesi?
Michael Hudson: Il mio saggio ha spiegato in che modo il denaro a cui l’erario rinuncia viene “liberato” per essere pagato alle banche come interesse. Questo è il motto degli investitori immobiliari: “L’affitto è per pagare gli interessi.” Il settore FAI ha adottato una retorica populista per convincere i proprietari di casa a credere che l’abbassamento delle tasse sulle proprietà avrebbe portato loro alla fine più soldi. A prima vista sembra che questo potrebbe accadere ma, in pratica, i nuovi acquirenti (e gli speculatori) entrerebbero nel mercato e impegnerebbero i tagli fiscali per far salire ancor di più i prezzi immobiliari. Il vincitore in questo nuovo mercato anti-fiscale è l’acquirente che si impegna a pagare il taglio fiscale alle banche come interesse su un mutuo per acquistare la proprietà.
Nel mio saggio si legge:
“Il favoritismo fiscale per il mercato immobiliare, per i finanzieri d’assalto e, sostanzialmente, per i banchieri ha liberato dei redditi da impegnare per portare avanti ulteriore debito, che può essere utilizzato per alimentare l’inflazione sul prezzo dei beni che aumenta il prezzo delle proprietà abitative, delle azioni e obbligazioni societarie, ma che non incrementa la produzione. Influenzare i mercati per favorire la finanza e la proprietà a scapito dell’industria e dei lavoratori non crea un “libero mercato”. Favorisce la leva del debito della compravendita di proprietà immobiliari, azioni e obbligazioni, distorcendo i mercati in modi che de-industrializzano l’economia. E la traslazione d’imposta è più una distorsione che una virtù, a meno che la leva del debito sia considerata virtuosa.”
“Questa è la tragedia della nostra economia odierna. La creazione del credito, il risparmio e l’investimento non sono mobilizzati per incrementare nuovi investimenti diretti o innalzare il tenore di vita, ma per far aumentare i prezzi del mercato immobiliare e di altri beni e per securities finanziarie (obbligazioni e azioni) già emesse. Questo appesantisce l’economia di debito senza mettere in campo i mezzi per estinguerlo, se non un’ulteriore e più rapida inflazione sul prezzo dei beni.
Questo è perlopiù il risultato di una rinuncia alla pianificazione e all’organizzazione dei mercati verso le grandi banche e le altre istituzioni finanziarie. I politici lobbisti hanno riscritto la maggior parte delle leggi fiscali odierne e hanno sostenuto una generale deregolamentazione pubblica dei controlli e degli equilibri che erano stati introdotti alla fine del XIX secolo. A quel tempo, poco più di cent’anni fa, sembrava che la ricchezza, e il sistema bancario, dovessero essere industrializzati, mentre le ricchezze terriere e i monopoli dovessero diventare sempre più statalizzati e le loro rendite completamente tassate. Invece dell’aumento dei prezzi dell’immobiliare, il “giro gratis” del valore locativo avrebbe fornito la fonte primaria di finanza pubblica. La tecnologia e la produttività avrebbero aumentato la formazione del capitale industriale e innalzato il tenore di vita dei lavoratori. Queste politiche libererebbero i mercati dalla rent-extraction e anche dalle tasse perché il peso fiscale sarebbe traslato sulla proprietà.
Ma non fu quello che accadde. Il sistema finanziario ha utilizzato il suo potere per ottenere favori fiscali per il mercato immobiliare e spingere per una deregolamentazione dei monopoli come fonte principale dei proprio interessi e come collaterale per i suoi prestiti.”
Mike Whitney: Quali pensa sarebbero gli effetti positivi delle tasse sulla proprietà invece che sui redditi e sui profitti dell’industria?
Michael Hudson: Avrebbe due grandi effetti positivi. Innanzitutto, libererebbe i lavoratori e l’industria dal peso fiscale. E, allo stesso modo, richiederebbe alle rendite economiche attualmente utilizzate per pagare l’interesse e il deprezzamento di essere pagate invece come una tassa sulle rendite sulla proprietà. Questo renderebbe disponibile una somma equivalente all’innalzamento delle imposte sui redditi e sulle vendite. Quella era l’idea classica dei liberi mercati. Per come stanno le cose oggi, il sussidio fiscale per il mercato immobiliare e la finanza permette la capitalizzazione in prestiti bancari di una maggior quantità di rendite nette. E’ la parodia dei “liberi mercati” che i lobbisti bancari e i benestanti in generale dichiarano di sostenere.
La sostituzione delle imposte sui redditi e sulle vendite con una tassa sulle rendite terriere renderebbe molto più abbordabili i prezzi dell’immobiliare, perché l’interesse ora “libero” da pagare alle banche per sostenere il peso del debito sarebbe invece riscosso e utilizzato per diminuire il peso fiscale sui lavoratori e l’industria. Questo ridurrebbe i costi di produzione e il costo della vita, penso di almeno il 16 per cento del reddito nazionale.
I proprietari di casa e gli affittuari pagherebbero le stesse cifre di adesso, ma il settore pubblico riacquisterebbe le spese per la costruzione di nuovi sistemi di trasporto e di altre infrastrutture basilari dal valore delle rendite che queste spese creano. Il sistema fiscale sarebbe basato sulle tariffe agli utenti sulla proprietà, ricadendo sui proprietari in modo da riscuoterne il valore crescente che deriva dalla rendita sulla sua posizione, migliorata dal trasporto pubblico e da altre infrastrutture, e dal generale livello di prosperità, per il quale i locatori non sono responsabili ma solamente i beneficiari passivi sotto l’attuale normativa.
Una poltiica fiscale neo-progressista punterebbe a riacquistare il valore del terreno creato dalle spese per le infrastrutture pubbliche, l’istruzione e il livello generale di prosperità. La piramide del debito sarebbe molto più bassa, e i risparmi potrebbero di nuovo prendere la forma di equity investment. Una crescita più lenta del debito, dell’immobiliare e dei prezzi degli uffici, e delle tasse più basse sui redditi e sulle vendite renderebbero l’economia più competitiva a livello internazionale.
Mike Whitney: Mi piacerebbe approfondire quello che lei ha scritto nel suo articolo. Può correggermi se ho capito male. Lei dice che la normativa fiscale di oggi pone un ostacolo al cambiamento politico progressista, e mette sempre più poteri nelle mani dei banchieri e degli speculatori che traggono profitto dai cicli di “boom e fallimenti”. In altre parole, la rielaborazione del sistema fiscale deve essere il caposaldo di qualunque piattaforma progressista? E’ questo l’aspetto più importante a cui lei punta?
Michael Hudson: E’ sicuramente il sistema fiscale a cui punto. Ma penso che l’aspetto più importante sia l’analisi di come la matematica dell’interesse composto si stia introducendo sempre di più nell’economia. Il collegamento fiscale è che mentre la finanza deruba sempre maggiori ricchezze, Wall Street converte il suo potere economico in potere politico. Il suo obiettivo principale è quello di liberarsi dalla tassazione, spostando questo peso sui lavoratori.
Un modo per raggiungere questa traslazione d’imposta è stato quello di ridefinire le tasse come una “tariffa all’utente”. E’ quello che fece la Commissione Greenspan nel 1983 quando impose una pesante tassazione sui lavoratori attraverso le ritenute per la Sicurezza Sociale invece di finanziare questi programmi al di fuori del budget generale ed essere pagati perlopiù dalle fasce di reddito più elevato. Il Social Security Trust Fund generò un forte avanzo fiscale, che fu utilizzato per ridurre le tasse sui salari più elevati.
I caratteri minuscoli della normativa fiscale hanno esentato l’immobiliare commerciale dal dover pagare le imposte sui redditi facendo finta che i locatori stessero perdendo dei soldi dalla loro proprietà mentre gli edifici si deprezzavano, come se il valore in aumento del terreno non facesse altro che compensarlo. La cosa più importante è che l’interesse era considerato come una spesa deducibile fiscalmente. Questo incoraggiò la leva del debito piuttosto che un investimento equity, creando un enorme mercato per i banchieri, con la creazione di credito e la riscossione dei relativi interessi.
Mike Whitney: Lei afferma nel suo articolo che c’è “una simbiosi tra finanza, assicurazioni e immobiliare” che è il cuore della Bolla Economica. E che questa crea una “reazione tra credito bancario e prezzo dei beni. Il percorso più rapido e semplice per la ricchezza non è quello di guadagnare utili investendo nell’industria, ma indebitarsi per cavalcare l’onda dell’inflazione sul prezzo dei beni. Il risultato è uno spostamento della ricchezza dall’industria alle manovre finanziarie sul credito per cavalcare l’onda dell’inflazione del prezzo dei beni.”
Questa tendenza alla finanziarizzazione è irreversibile oppure c’è un modo per rivitalizzare la base industriale americana? Dovremmo prendere in considerazione la nazionalizzazione dell’industria automobilistica in declino e dare lavoro alla gente mentre costruiamo veicoli per il futuro?
Michael Hudson: La nazionalizzazione potrebbe non essere la risposta fintanto che gli interessi finanziari hanno sostituito il governo come nuovi pianificatori della società. Ho paura che la nazionalizzazione nell’attuale situazione politica significherebbe “una statalizzazione delle perdite”, con il governo a sostenerle e quindi a svendere a credito le società al solito prezzo stracciato, a tutto beneficio di Wall Street.
Se c’è un settore che dovrebbe essere nazionalizzato, dovrebbe essere il settore FAI (Finanzia, Assicurazioni, Immobiliare) oltre a rimettere le infrastrutture sotto il controllo pubblico, deprivatizzandole. Il progetto dell’epoca progressista che ha reso gli Stati Uniti così ricchi e importante è stato quello nel quale il governo doveva fornire servizi essenziali come strade ferrate, impianti telefonici, uffici postali, al prezzo di costo o tramite sovvenzioni. Tutto questo ha diminuito il prezzo delle strutture in tutto le spettro economico, consentendo agli Stati Uniti di vendere sottocosto e sorpassare le altre economie.
Mike Whitney: Ora ci troviamo nell’Anno Secondo della cosiddetta crisi del credito, quella che Bloomberg chiama “la peggior crisi finanziaria dalla Depressione”. Sempre più esperti puntano il dito sulle politiche monetarie della Fed come origine di tutti i mali. E’ sorprendente che persino il New York Times si sia unito al gruppetto ammettendo che Greenspan ha avuto un ruolo centrale nella bolla immobiliare.
Ecco quello che ha scritto di recente il New York Times: “A chi dare la colpa? Nelle stime di molti economisti, si parte con la Federal Reserve. La banca centrale ha diminuito i tassi di interesse dopo la fine disastrosa della bolla tecnologica del 2000, li ha abbassati ulteriormente dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 e li ha mantenuti bassi, mentre gli speculatori iniziavano a commerciare case come fossero state azioni dot-com. Nel frattempo, la Fed si è messa a guardare dal davanzale mentre i geni finanziari di Wall Street architettavano investimenti diabolicamente complicati legati ai mutui, generando enormi quantità di capitale speculativo che ha trasformato il mercato immobiliare in una conflagrazione.”
Come descriverebbe il ruolo di Greenspan nella crisi attuale?
Michael Hudson: E’ stato la loro ragazza pon-pon, con il sostegno dell’Università di Chicago e un buon numero di esperti di destra. Greenspan ha dato a tutta questa economia trickle-down una patina di raziocionio e anche la falsa apparenza che la bolla finanziaria stava aiutando i proprietari di casa invece che i prestatori di mutui e Wall Street. Il suo ruolo è stato quello di tradurre la propaganda Ayn Rand[3] in un eufemismo populista.
Il ruolo di ragazza pon-pon finanziaria è quello di creare confusione nelle questioni economiche, soprattutto descrivendo l’indebitamento come una “leva del debito” per accelerare la “creazione della ricchezza”. Guardando indietro al passato, possiamo adesso vedere che in realtà si trattava di creazione di debito. Quando Greenspan parlava di ricchezza, non la intendeva come quella a cui alludeva Adam Smith ne “La ricchezza delle nazioni”, mezzo di produzione tangibile. Greenspan intendeva una ricchezza sotto forma di azioni, obbligazioni e dichiarazioni di proprietà. Adam Smith affermava che considerare queste forme monetarie di ricchezza insieme al vero capitale e al terreno britannico sarebbe stato un doppio conteggio. Per Greenspan, la parte delle passività del bilancio – quello che i produttori dovevano ai proprietari terrieri e finanziari – è diventato l’unico genere di ricchezza di cui si preoccupava veramente.
Questa prospettiva a rovescio è stata largamente responsabile della de-industrializzazione, del ridimensionamento e della delocalizzazione dell’economia degli Stati Uniti. L’idea di Greenspan dei “liberi mercati” era semplicemente quelli di deregolamentarli – di nascosto, e per essere sicuri, nominando dei non regolatori nei posti chiave del governo. Questo ha avuto come risultato uno spoglio dei beni, che ha creato un certo numero di miliardari ben in vista (finanzieri d’assalto, ribattezzati oggi “soci attivisti”) che hanno ricevuto gli elogi di Greenspan per aver avuto, in apparenza, un ruolo positivo nella “creazione della ricchezza.”
Il risultato finale è che il vocabolario economico è stato trasformato in bispensiero.
La dimensione politica
Mike Whitney: Non ho una preparazione economica, e non ho mai avuto un particolare interesse al riguardo. La mia frustrazione in merito alla conduzione del paese, in particolare la guerra in Iraq e lo smantellamento delle libertà civili, mi ha portato a cercare delle risposte in luoghi in cui altrimenti non avrei cercato. Adesso sono convinto che la guerra in Iraq e la rapida trasformazione verso uno stato di polizia qui negli Stati Uniti siano il logico corollario della polarizzazione economica che ha le sue radici in politiche che sono essenzialmente imperfette e che sono al servizio dei meschini interessi delle grandi aziende, dei banchieri e di altri personaggi potenti.
Michael Hudson: In merito alla sua avversione all’economia, alcuni dei miei migliori studenti alla New School hanno abbandonato gli studi quando hanno scoperto che l’economia non si occupava dei problemi di cui loro si interessavano maggiormente. Il campo è stato sterilizzato da oltre una generazione di intolleranza della Scuola di Chicago[4].
La professione economica non sembra riconducibile alle linee di riforma a cui potreste essere interessati. E’ diventata soprattutto una patina retorica per raffigurare l’oligarchia finanziaria come se questa fosse una democrazia economica populista. Molte persone hanno cercato di espanderne il campo di azione, e hanno fallito. Thorsten Veblen ci provò un secolo fa e le sue analisi, fondamentalmente economia politica classica, furono confinate nel sottoscala accademico della sociologia. Gli economisti hanno preferito indossare i paraocchi quando si è dovuto guardare alla distribuzione della ricchezza e alla classica distinzione tra reddito “guadagnato” e “non guadagnato” (cioè, parassitario). Proprio mentre il sesso stava diventando meno censurato, la distribuzione della ricchezza diventava il nuovo argomento tabù.
Nei vecchi film con gli invasori dallo spazio, come “La cosa”, c’era di solito uno scienziato miope che diceva “Proviamo a ragionare con loro. E’ più intelligente di noi, perché arriva da un disco volante che ha tutta quella tecnologia fantastica.” Il mostro dallo spazio avrebbe poi colpito l’uomo, uccidendolo brutalmente.
Assomiglia di più al Terminator del futuro. “Non prova pietà. Non prova dolore. Non ci si può ragionare con lui”, dice l’eroe del film. “Tutto quello che fa è uccidere.”
Questo è il compito che i ragazzi di Chicago hanno intrapreso in difesa dei mercati finanziarizzati definiti “liberi”. Non è possible ragionare con loro. Il ragionamento non è il loro mestiere. Non sono là per essere onesti.
Ma per raggiungere il suo ruolo di censura, l’ortodossia economica di oggi fa finta di credere che i mercati funzionino in modo onesto per fornire a chiunque una possibilità – più o meno come uno spermatozoo che ha la possibilità di ereditare un miliardo di dollari da un cleptocrate russo o da un magnate americano dell’immobiliare o da un operatore di Wall Street. Per favorire questa visione mondiale, è necessario inventare la finta apparenza del fatto che i mercati siano “liberi” e che non conducano alla schiavitù. Bisogna far finta che sono le leggi del governo dei cleptocrati a portarci alla schiavitù invece di proteggere la popolazione dalla finanza rapace.
In quanto alla sua preoccupazione su uno stato polizia e, sostanzialmente, l’aggressione militare che viene richiesta per favorire i “liberi mercati” con la pistola puntata alla tempia, in stile Pinochet, la costruzione dell’impero è sempre andata di pari passo con l’impoverimento della popolazione, sia quella del centro imperiale che quella in periferia. All’inizio, gli imperi e le guerre non pagano, almeno non in epoca moderna. Al massimo è come la guerra in Iraq, uno strumento per l’amministrazione Bush per incanalare miliardi di dollari “mancanti” verso i suoi sostenitori elettorali, per riciclarli come finanziamenti per una nuova campagna Repubblicana. L’economia, in generale, viene tassata mentre l’imperialismo si trasforma in spogliazione dei beni.
Una seconda e molto più prettamente politica dimensione della guerra imperiale è quella di distrarre l’attenzione dei votanti dalle questioni economiche, facendo appello al loro nazionalismo e sciovinismo.
La teoria dell’imperialismo di Hobson affermava che la popolazione non aveva reddito sufficiente per consumare quello che produceva, e quindi i produttori dovevano cercare dei mercati stranieri. Questo portava alla guerra. Ma oggi, la modalità “post-industriale” dell’imperialismo è più un riciclaggio di ricchezze per produrre capital gain, soprattutto globalizzando e privatizzando l’Economia della Bolla. I mercati più importanti della “creazione della ricchezza” non sono quelli dei beni e dei servizi, ma quelli immobiliari e finanziari. Ed ecco che ritorniamo alle sue domande iniziali, su come Fannie Mae e Freddie Mac sosterranno maggiori vendite di securities garantite dai mutui.
Mike Whitney: Credo che il suo articolo offra un modo semplice per evitare il disastro e per trasformare la società cambiando la normativa fiscale in modo da rafforzare la classe media e appianare le disuguaglianze tra “chi ha” e “chi non ha”. Ma com’è possibile raggiungere quest’obiettivo senza ridursi solamente a frasi ad effetto e costruire un ampio movimento di base dedicato ai problemi della classe operaia e alla giustizia economica? Esiste un modo per riuscire a fare questi cambiamenti sociali senza dover fondare un terzo partito politico come, ad esempio, un Partito del Lavoro?
Michael Hudson: Se la prossima amministrazione Democratica non cambierà il proprio pensiero, aumenteranno le pressioni per creare un nuovo partito. Sempre più spesso la riforma economica deve arrivare dall’alto, ma non penso sia il caso dei Repubblicani, data la loro corruzione. All’interno del Partito Democratico il problema è decidere se la Commissione dei dirigenti Democratici di Wall Street (che ci hanno regalato Gore e Lieberman, dopo i Clinton) debba continuare ad imporre il proprio predominio.
Qualunque reale miglioramento avrà bisogno di una campagna informativa per preparare il terreno affinché la riforma economica sia la colonna portante alle elezioni presidenziali. Il ruolo informativo è stato spesso svolto da terzi. Alla fine del XIX secolo, ad esempio, le candidature principali dell’Epoca Progressista avvenivano al di fuori dei Democratici e perlopiù anche al di fuori dei Repubblicani.
NOTE DEL TRADUTTORE
[1] Termine per indicare l’appropriazione di risorse societarie in modo ingiustificato. Facendo leva sull’influenza che esercitano sul Consiglio di amministrazione, i dirigenti ottengono delle stock option regolate da condizioni contrattuali tali da consentire guadagni sproporzionati rispetto a quelli che risulterebbero da un corretto processo di contrattazione tra società e manager e tali da “premiare” anche scelte gestionali errate
[2] L’economia tricke-down (letteralmente “sgocciolamento”) è una disputa politico-economica nella quale si sostiene che l’aumento della ricchezza per i ricchi è vantaggiosa anche per i poveri perché una parta delle ricchezze aggiuntive alla fine “sgocciolerebbero” verso le classi medie e quelle meno abbienti
[3] Ayn Rand è stata una scrittrice e filosofa statunitense, ma di origini russe, oggi nota per i suoi romanzi “La fonte meravigliosa” e “La rivolta di Atlante” e grazie alla corrente filosofica dell’oggettivismo, di cui fu fondatrice. La sua filosofia e la sua narrativa insistono sui concetti di individualismo, egoismo razionale (“interesse razionale”) e capitalismo
[4] I cosiddetti i ragazzi della Scuola di Chicago erano un gruppo di circa 25 giovani economisti cileni che insegnavano all’Università di Chicago all’inizio degli anni ’70, insieme a Milton Friedman e Arnold Herberger. In seguito lavorarono sotto l’amministrazione del dittatore Augusto Pinochet per creare un’economia di libero mercato e decentralizzare il controllo dell’economia
Michael Hudson è un ex economista di Wall Street specializzato in bilance di pagamenti e mercato immobiliare. Ha lavorato presso Chase Manhattan Bank (ora JP Morgan Chase & Co.), Arthur Anderson e, in seguito, presso l’Hudson Institute (nessun rapporto di parentela).
Nel 1990 è stato di aiuto nella costituzione del primo fondo di debito sovrano al mondo per Scudder Stevens & Clark. Il dottor Hudson è stato consigliere economico di Dennis Kucinich nel corso delle recenti primarie del Partito Democratico, ed è stato consigliere per i governi di Stati Uniti, Canada, Messico e Lettonia, oltre all’Istituto delle Nazioni Unite per la Formazione e la Ricerca (UNITAR). Professore emerito presso l’Università del Missouri, Hudson è l’autore di numerosi libri, tra cui ‘Super Imperialism: The Economic Strategy of American Empire’ (Pluto Press, 2002). Mail: [email protected].
Titolo originale: “The Worsening Debt Crisis”
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
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09.09.2008
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da JJULES