IL PAESE CHE MIRA ALL’AUTARCHIA ENERGETICA

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Le Monde

Mir hunn energie !” Lo slogan – “Abbiamo l’energia!” – è ovunque, a Beckerich. Sulle facciate, sui documenti ufficiali, nella testa dei concittadini di Camille Gira, il sindaco ambientalista. Questo cinquantenne che ribolle di idee e progetti ha fissato un obiettivo per il suo comune rurale, sito nella regione occidentale del Granducato del Lussemburgo: l’autarchia energetica.

Affidare ai 2700 abitanti la gestione dei loro approvvigionamenti, “anziché dipendere dagli sceicchi arabi”, come lui sostiene? È da un quarto di secolo che quest’uomo caloroso, schietto e paziente ci sta lavorando, da quando è divenuto vicesindaco, poi borgomastro di questo borgo rurale, situato ad un tiro di schioppo dalla frontiera con il Belgio.

In questi tempi di forte incremento del prezzo dell’energia, con il gasolio per il riscaldamento che nel Granducato è arrivato a costare 90 centesimi di euro al litro (contro i 30 di cinque anni fa), Camille Gira non è il genere di persona che si mette a festeggiare. Ma sa di aver avuto ragione quando ha deciso di sviluppare, tra le altre cose, un sistema di riscaldamento urbano basato sul biometano. Circa il 90% delle famiglie di Beckerich vi sono ormai connesse e risparmiano, ogni anno, 500 euro rispetto a un consumo medio di gasolio.Il denaro non è chiaramente il solo elemento da prendere in considerazione”, sottolinea il sindaco. “Mi preoccupo dei problemi ambientali e sociali, ma ho imparato ad utilizzare prima di tutto argomenti concreti. Poi a fare in modo che una volta che vi hanno aderito, i cittadini non abbiano più alcuna preoccupazione pratica”. Così, se firmano un contratto di comproprietà per uno dei sistemi fotovoltaici installati sugli edifici comunali messi gratuitamente a loro disposizione, essi non dovranno più preoccuparsi di nulla. Una regia pubblica si occuperà di gestire gli interessi e le formalità per conto di questi piccoli produttori indipendenti di energia solare.

Sulle alture del comune, Constant Kieffer è piuttosto fiero di mostrare quello che lui chiama “lo stomaco della vacca“. Sorriso in tralice e occhio malizioso, il gestore di Biogaz ama più di tutto guardare i volti dei propri visitatori quando scoprono, attraverso un oblò, l’azione dei batteri nel suo digestore. Letame, scarti e olii vegetali vengono versati in questa enorme vasca sovrastata da una cupola, un luogo dove si raggiunge la temperatura di 38° C e che è privo di ossigeno. Dopo quaranta giorni, fuoriesce biogas che, bruciato, produrrà energia elettrica per 700 famiglie e acqua calda per la rete di riscaldamento. Cioè 24 chilometri di tubature che entrano nelle case e alimentano termosifoni e scalda-acqua. Quello che rimane viene utilizzato come concime.

Per realizzare questo progetto, Camille Gira ha convinto 19 agricoltori a fondare una cooperativa e ad investire 5 milioni di euro. Alcuni sono arrivati ad ipotecare la loro fattoria, ma nessuno rimpiange di averlo fatto: il successo ha superato ogni loro aspettativa. “Quando hanno visto questa unità fuoriuscire dal terreno, le persone hanno aderito con convinzione ai nostri progetti”, afferma Camille Gira.

Oggi la domanda nel territorio comunale è tale che il servizio fornito da Biogaz non è più sufficiente. Allora, poco più lontano, una squadra di operai venuti dall’Austria sta installando una caldaia alta 30 metri. A partire dal mese di ottobre brucerà trucioli di legno da cui si ricaverà calore. Il legno proverrà dai 700 ettari delle foreste comunali, 400 ettari delle quali appartenenti a circa 260 proprietari privati. L’amministrazione comunale ha proposto loro di venderle i terreni, oppure di cambiarli con degli altri. Ha inoltre deciso di sottoscrivere dei contratti della durata di quindici anni, fondati sul baratto: i proprietari potranno scegliere di fornire del legno in cambio di uno sconto proporzionale sulla loro bolletta energetica.

Christian Seidel, un abitante del paese, è stato uno dei primi a credere nei progetti di energia verde del sindaco. Ha pagato 2300 euro e ha cambiato la sua caldaia a gasolio con una scatola di un metro per uno nella quale avviene uno scambio tra l’acqua calda che entra e l’acqua fredda che esce. “La rete passava davanti a casa mia, il sistema non prevede né la manutenzione della caldaia, né la pulizia del camino, e risparmio circa 400 euro all’anno”, spiega. Da allora il signor Seidal ha installato, come il 10% degli abitanti, dei pannelli solari anche sul proprio tetto.

È vero che hanno smesso di considerarci dei pazzi”, commenta con discrezione Camille Gira. Nel 1995, aderendo al progetto internazionale Alleanza per il Clima, si era impegnato a ridurre, a Beckerich, del 50% le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2010. L’obiettivo sarà raggiunto. E l’autarchia? “Nel 2020, forse, ma l’importante è l’obiettivo, non la data”, sostiene il sindaco. Conosce le regole del marketing, e sa che, fissando un obiettivo di quel genere per i suoi cittadini, mantiene viva la loro mobilitazione.

Ha promesso loro di fare ricorso nei prossimi anni all’energia eolica. Li spinge, a colpi di incentivi, a rinnovare i loro elettrodomestici (38 euro per l’acquisto di un frigorifero a basso consumo), a ristrutturare le loro abitazioni isolandole meglio, a recuperare l’acqua piovana, ecc. Il consumo di elettricità delle famiglie di Beckerich è, in ogni caso, sceso del 7% all’anno a partire dal 1994, mentre è aumentato del 2/3% nel resto del paese.

Essendo consapevole, ogni giorno di più, che bisogna dare l’esempio, l’amministrazione comunale mette in pratica ovunque quello che predica. Nella scuola di Oberpallen, dove i colori sono naturali e i cavi elettrici senza PVC. Nel palazzetto dello sport, isolato grazie a del legno trattato termicamente per allungarne la durata nel tempo. Nella zona commerciale, dove l’edificio principale possiede una struttura in legno, tripli vetri e un pozzo canadese (un sistema geotermico di riscaldamento e ventilazione). Presso il centro Dillendapp, che accoglie i bambini al di fuori dell’orario scolastico per permettere alle loro madri di lavorare liberamente, l’illuminazione è regolata automaticamente e l’aria rinnovata costantemente.

Da una finestra di questo magnifico edificio, Camille Gira mostra un’altra delle sue realizzazioni: un pezzo di foresta lasciato libero per permettere a delle rondini trogloditi, una specie minacciata, di continuare a nidificare a terra. “Forse abbiamo già tutti perso il treno del cambiamento climatico. Ma almeno avrò dimostrato che si può cambiare una società, anche se è ritenuta conservatrice”, conclude.

Titolo originale: “Le village qui vise l’autarcie énérgetique”

Fonte: http://www.lemonde.fr
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23.06.2008

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da ANDREA B.

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