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La Redazione

 

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IL NOSTRO UOMO A ISLAMABAD

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A cura di Das schloss
Il 23 Novembre 2007
66 Views

blankDI STEPHEN LENDMAN
Global Research

L’Ambasciata USA ha dato il semaforo verde per il colpo di stato

La Repubblica Islamica del Pakistan fu fondata nell’agosto del 1947 quando la sua popolazione a maggioranza musulmana si separò dall’India, controllata dall’Inghilterra, per dare vita a uno stato sovrano. Da allora il paese è stato lacerato da guerre, instabilità politica e da una serie di colpi di stato militari, continuando così a incespicare senza successo verso la democrazia.

Nominalmente il Pakistan è una repubblica federale democratica (dichiarata nel 1965) con un sistema semi-presidenziale e un’assemblea legislativa bicamerale composta da 100 senatori e da una più ampia camera bassa, l’Assemblea Nazionale. Il Presidente è considerato il capo dello stato, il comandante delle forze armate e la guida (in qualità di civile), ed è eletto dal Collegio Elettorale del Pakistan costituito dalle due camere del Parlamento e dalle Assemblee Provinciali. Il Primo Ministro è a capo del governo pakistano, è eletto dall’Assemblea Nazionale ed è in genere il leader del partito maggioritario.Questo è come si suppone funzioni il governo in Pakistan, ma laggiù le cose non sono mai così semplici. Nei suoi 60 anni di storia, la democrazia è stata una ipocrisia sotto vari regimi eletti e militari. Musharraf è solo l’ultimo militare che ha destituito nell’Ottobre 1999, con un colpo di stato, l’eletto Primo Ministro Nawaz Sharif. A quel tempo poche persone si sorpresero mentre le tensioni tra i vari soggetti appartenenti alle classi dirigenti si erano stratificate per mesi. Sharif era divenuto sempre più impopolare e se Musharraf non lo avesse deposto altre forze di opposizione lo avrebbero fatto.

Eletto quale campione di democrazia, Sharif presto venne meno alle promesse, così come aveva fatto il suo predecessore, Benazir Bhutto, che ora cerca di reinventarsi come democratica. La pesante corruzione che accompagnò il suo governo di destra rese il suo incarico ampiamente impopolare. Ha mandato a spasso migliaia di lavoratori, ha tagliato i sussidi alimentari, ha stornato fondi dai servizi pubblici agli armamenti, ha messo al bando settori del sindacato pubblico e ristretto il diritto dei lavoratori allo sciopero e alla manifestazione. Intanto, lui e i suoi amici più intimi hanno dirottato milioni di fondi statali , ammassato enormi ricchezze, nascondendole in conti esteri. Sotto il suo governo le istituzioni pubbliche stavano andando a rotoli e quelli a soffrire maggiormente furono i lavoratori e i poveri. Questi volevano un cambiamento, e l’esercito si operò ma non nel modo in cui la maggior parte delle persone desiderava.

Dalla presa del potere nel 1999, auto proclamantosi Presidente nel giugno 2001, Musharraf si è lanciato in un precario numero di equilibrismo, governando in modo autoritario. Ha provato a farsi garante della tradizionale geopolitica pakistana, dello strategico Sud e degli interessi dell’Asia Centrale. Inoltre ha sostenuto il locale fondamentalismo islamico di destra contro le elite politiche tradizionali e l’opposizione popolare. Ha pure aspirato a compiacere il dopo 11/9 americano sotto la minaccia d’essere dichiarato un potere ostile: gli fu sommariamente spiegato dal Vice Segretario di Stato Armitage che la sua punizione sarebbe consistita “nell’essere bombardato fino a tornare all’età della pietra.” Per evitarlo, ha cessato di sostenere i talebani, fornendo all’amministrazione Bush un fondamentale aiuto logistico per l’attacco e l’occupazione dell’Afghanistan.

Il suo premio è consistito nel non essere bombardato, in 10 miliardi di dollari di armamenti, e, come mai fino allora, in un ulteriore aiuto riguardante un controllo senza conseguenze, virtuale e cieco degli abusi sui diritti umani sotto il suo regime. Da quando è andato al potere, Musharraf ha tentato di zittire tutto il dissenso politico attraverso sparizioni, detenzioni arbitrarie, omicidi extragiudiziari e torture con il pretesto di stare combattendo il terrorismo. E in qualità di alleato della “guerra al terrore”, ha sferrato attacchi militari contro le forze tribali e talebane nel Waziristan e nel Baluchistan, ciò ha però causato quel risentimento interno che si sta coalizzando contro il suo governo sempre più impopolare. Ha inoltre irritato elementi dell’esercito che non sopportano la sua brama di potere e la sconsiderata condotta per mantenerlo, e che in definitiva possono essere la sua rovina.

Le cose si sono fatte incandescenti quando Musharraf ha sospeso il capo della giustizia nazionale, Iftikhar Mohammad Chaudhry, lo scorso mese di Marzo. Lo ha accusato di “cattiva condotta e di misure autoritarie” come copertura per rimuovere un funzionario chiave che riteneva avrebbe potuto bloccare il suo piano per un altro mandato di cinque anni da Presidente, durante il quale restare anche il capo dello stato maggiore dell’esercito (COAS), cosa che è costituzionalmente illegale. Ha nominato ad interim un capo della giustizia, e di fatto messo agli arresti domiciliari Chaudhry, ordinando al consiglio di giustizia di investigare sulle accuse di corruzione.

Il collegio dai partiti di opposizione, le organizzazioni degli avvocati e i gruppi per i diritti umani hanno risposto con sdegno. Lo hanno ritenuto un atto incostituzionale e hanno portato la protesta in strada. Contemporaneamente Musharraf affronta le altre crisi che lo hanno condotto alle sue recenti azioni. L’amministrazione Bush vuole di più contro i Talebani, vuole rassicurazioni che sarà un alleato affidabile nel caso in cui gli U.S.A. attacchino l’Iran. E, ancora, l’insurrezione del Baluchistan prosegue da due anni e l’esercito ha perso centinaia di soldati. Cosa che ha causato l’aumento delle diserzioni nonché il pubblico risentimento.

Ma ci sono anche motivazioni economiche che hanno condotto Musharraf a fare propria la politica del consenso a Washington, cosa che ha portato a un enorme aumento della povertà e del malcontento sotto il suo governo. I bisogni della popolazione sono ignorati, le ingiustizie sociali sono aumentate, i prezzi dei generi alimentari sono cresciuti vertiginosamente, sono stati presi severi provvedimenti contro i sindacati, e oltre metà della spesa pubblica è utilizzata per l’esercito e per il pagamento degli interessi sul debito pubblico. In più la corruzione è dilagante, l’esercito si allea con il capitalismo, e Musharraf ne ricava milioni di dollari, secondo quanto afferma l’analista pakistano Ayesha Siddiqa nel suo libro, recentemente pubblicato, “Military, Inc.: Inside Pakistan’s Military Economy.” Per giunta, la democrazia nel paese è quella barzelletta che è sempre stata.

Tuttavia, Musharraf vuole mantenere il potere fino al 2012 e ha organizzato le fittizie elezioni del 6 Ottobre. Dirette dai militari con una operazione né libera né onesta, è stata violata la legge. Infatti gli alleati del generale controllano il Parlamento avendo manipolato le elezioni cinque anni prima. Come previsto, Musharraf ha vinto facilmente prendendo tutto con esclusione di cinque seggi in Parlamento (252 su 257) e ha fatto man bassa pure al ballottaggio dell’Assemblea Provinciale. I parlamentari di opposizione si sono astenuti o hanno boicottato il modo di procedere definendolo anticostituzionale, e la Corte Suprema ha affermato che non può essere proclamato alcun vincitore al governo finché Musharraf potrà mantenere congiunta la sua carica nel COAS.

Il Pakistan ha visto crescere lo scompiglio politico per mesi. Musharraf vuole tenere il potere attraverso lo scontro e intende restare alleato dell’amministrazione Bush nell’operazione. Al momento, sebbene abbia dichiarato che si sarebbe dimesso da capo dell’esercito nel momento in cui la Suprema Corte avesse certificato la sua elezione, resta il fatto che egli non ha alcuna intenzione di farlo.

Il Dopo 3 Novembre del Pakistan

Le cose stavano così prima del 3 Novembre quando il generale ha organizzato il suo secondo colpo di stato dichiarando lo stato di emergenza e sospendendo l’amministrazione costituzionale. Ma non è nulla di nuovo nella storia del Pakistan. La prima Costituzione del paese fu adottata nel 1956 ma ebbe vita breve. Fu abrogata nel 1958 quando fu imposta la legge marziale. Una nuova Costituzione venne fuori nel 1962 per essere annullata nel 1969, nuovamente sotto la legge marziale. La terza e attuale Costituzione giunse nel 1973. Fu sospesa nel 1977, ripristinata nel 1985 con importanti cambiamenti, di nuovo sospesa nel 1999 e ripristinata nel 2002 con ulteriori modifiche fino all’operazione di Musharraf del 3 Novembre.

Nel paese pochi tra quelli di buona memoria furono sorpresi, e un analista disse: “si ritorna ancora al passato in Pakistan”. Un altro l’ha formulata così: “Lo sviluppo costituzionale del Pakistan dimostra che l’etica costituzionale (nel paese) non è ancora maturata. Il documento è incapace di disciplinare l’elite politica, specialmente quella burocratica e militare. ” Il modo è diverso, tuttavia questi commenti illustrano che il paese non è ancora pronto per tempi migliori.

Il professore di diritto alla Washburn University, Ali Kahn, spiega su CounterPunch che l’articolo 232 della Costituzione pakistana del 1973 “consente al Presidente (da civile) di emettere una Proclamazione dello Stato di Emergenza in presenza di gravi circostanze.” Kahn aggiunge che la Costituzione non consente una “indiscriminata interruzione del servizio dei giudici della Corte Suprema,” rendendo così l’azione di Musharraf un “colpo di Stato extra-costituzionale.” Ma non è la prima volta che lo ha fatto. Dopo essersi impossessato del potere nel 1999, ha ordinato che tutti i giudici facessero un nuovo giuramento di fedeltà a lui in qualità di capo dell’esercito. Tredici dei membri della Corte Suprema si rifiutarono, furono cacciati via e poi rimpiazzati da altri più compiacenti, Musharraf, con un atto spudoratamente anticostituzionale, quella volta la fece franca.

Ora persevera con brutali misure repressive. Dopo la sua azione del 3 Novembre, Musharraf ha dispiegato le sue forze di sicurezza in giro per la capitale; ha occupato il Parlamento e la Corte Suprema; ha oscurato le televisioni private; ha sospeso la libertà di parola e di stampa così come le libere assemblee, le associazioni e i movimenti; ha disattivato le reti di telefonia mobile; e ha posto in “detenzione preventiva” segnalati oppositori politici, avvocati e altri dopo averne autorizzato la polizia.

In più ha soppresso l’autorità della Corte Suprema nel legiferare contro di lui, il Primo Ministro, o chiunque agisca a suo nome e ha definito un crimine ridicolizzare il Presidente, le forze armate, il Parlamento o i tribunali. Lo scorso Luglio, il collegio al completo della Corte Suprema ha reinsediato il Capo della Giustizia Choudhry, ma il 3 Novembre Musharraf lo ha rimosso nuovamente insieme ad altri sei giudici della Corte Suprema perché si rifiutavano di avallare l’Ordine Costituzionale Provvisorio (PCO) del decreto di emergenza di Musharraf. E sono stati posti agli arresti domiciliari. Il presidente dell’Associazione dell’Ordine degli Avvocati alla Corte Suprema (SCBA) del Pakistan, Atzaz Ahsan e anche altri influenti avvocati sono stati arrestati affinché il generale rafforzasse il proprio governo dittatoriale.

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[Sopra: il giudice della Corte Suprema pachistana Iftikhar M. Choudry. Sotto: una manifestazione in suo favore]

Perché Queste Misure e Perché Ora

Musharraf in apparenza temeva una ordinanza da parte di Choudhry in qualità di capo della Corte Suprema contro la sua rielezione del 6 Ottobre e ha agito preventivamente fermandolo. Le notizie che circolavano nel paese sostenevano che egli probabilmente sapesse come la Corte avrebbe deliberato e deciso settimane prima per annullare il suo mandato nel COAS. Anche Benazir Bhutto apparentemente ne era a conoscenza, e ha lasciato il paese per evitare di mostrarsi complice, per non macchiare la sua pretesa di essere democratica. E’ ritornata a Islamabad il 6 Novembre, il paese è sotto la legge marziale con la Costituzione sospesa, e Musharraf, capo dell’esercito, è di fatto un dittatore.

Questo evento è sulle prime pagine di tutti i giornali, Washington e i leader occidentali simulano sdegno. Condoleeza Rice definisce l’operato di Musharraf “estremamente deplorevole” mentre conferma tuttavia il sostegno dell’amministrazione Bush al suo regime. Dichiara che ciò avviene perchè Musharraf, sino a questo momento, ha condotto il Pakistan su un “sentiero di governo democratico”, il che appare palesemente ridicolo.

Washington apprezza Musharraf per la propria “guerra al terrore”, perchè appoggia le guerre in Iraq e in Afghanistan, è apparentemente dei nostri contro Teheran, e consente al Pentagono di utilizzare il territorio pakistano per incursioni sui confini contro il suo vicino iraniano, in preparazione di qualcosa di più grosso. Per provare cosa questo voglia significare, l’amministrazione ha sottolineato il 4 Novembre che verrà mantenuto l’aiuto all’uomo che Gorge Bush definisce uno dei più importanti alleati “antiterrorismo”; l’America apprezza la “stabilità” sopra la democrazia.

Dopo il colpo di stato, Tariq Ali ha scritto su CounterPunch e su ZNet che la più importante emittente televisiva indipendente del Pakistan, Geo TV, continuava a trasmettere fuori dal paese e uno dei suoi “giornalisti più acuti”, Hamid Mir, ha riferito che la sua fonte lo informava che “L’Ambasciata USA aveva dato il semaforo verde per il colpo di stato in quanto consideravano (Chaudhry) fastidioso e simpatizzante dei talebani.” Questi era in conflitto con Musharraf da mesi su questioni chiave, secondo Ali, quali: “prigionieri spariti, persecuzione sulle donne e privatizzazioni affrettate.” Il più grande timore tuttavia era che “potesse essere sul punto di dichiarare illegittimo un Presidente in uniforme”, che è probabilmente vero, e un argomento molto convincente per le forze che si oppongono a un leader impopolare.

Questo è stato architettato per mesi ed era alla base dalla volontà di Washington per un accordo che prevedesse la condivisione del potere tra Musharraf e Benazir Bhutto. Quei piani si sono sbrogliati il 3 Novembre anche se il giudizio critico della Bhutto sul colpo di stato era cambiato, e i rapporti parlavano di un suo ritorno alla negoziazione mentre contemporaneamente andava radunando i suoi sostenitori per una manifestazione di contestazione il 9 Novembre a Rawalpindi.

Adattarsi a Musharraf è la sua sola possibilità di ritornare al potere (come Primo Ministro) e assicurarsi che le accuse di corruzione contro di lei cadano. Quella parte dell’accordo fu conclusa il 5 Ottobre quando Musharraf ha firmato un “decreto di riconciliazione” che l’assolveva da tutte le pendenze relative al saccheggio di 2 miliardi di dollari di fondi pubblici durante il suo mandato. Nell’anno conclusivo del suo ufficio nel 1996, Trasparency International, un gruppo di controllo indipendente, ha designato il Pakistan quale secondo paese più corrotto nel mondo anche se la sua posizione in seguito è migliorata poco .

Eventi Precipitosi in Pakistan

Il Pakistan sotto la legge marziale resta in fermento. Secondo fonti indipendenti sono stati arrestati in migliaia, compresi centinaia di avvocati, oppositori politici, giornalisti e studenti, sebbene il Ministro degli Interni ne ammetta soltanto 1.800. In più, sulle strade avvengono battaglie campali e il solito Gorge Bush può affermare che “continueremo a lavorare con (Musharraf e sperare) che ristabilisca la democrazia il più velocemente possibile.” Gli aiuti militari e di altro tipo continueranno, come gli affari di sempre, ma era cosa aspettarsi da due nazioni con il disprezzo per la legge.

Prendiamo in considerazione questa citazione dal New York Times del 7 Novembre dell’eminente avvocato Babar Sattar e mettiamola in relazione alle condizioni americane del dopo 11/9: “Come si può fare l’avvocato quando la legge è ciò che il generale dice essere?” Teniamo presente pure cosa l’avvocato e l’attuale membro del gabinetto Athar Minallah dice riguardo la Corte Suprema del Pakistan: ” Da quando (la Corte) ha cominciato ad agire (indipendentemente) per la prima volta in 60 anni, (Musharraf) ci è andato pesante. Nel passato, la Corte Suprema era sempre stata connivente con la classe dirigente e l’esercito.”

Questo è lo stato delle cose sotto Gorge Bush. Egli ha incostituzionalmente usurpato il potere “Esecutivo Unitario” per affermare la legge che egli designa e una volta disse ai colleghi repubblicani che la Costituzione è “solo un fottuto pezzo di carta.” E ancora, le corti federali, inclusa la Corte Suprema, sono scelte arbitrariamente con il sostegno di giudici di destra, e la nazione sta per avere un nuovo Ministro della Giustizia che abbuona torture e approva il potere esecutivo arbitrario.

Dove questo condurrà gli USA il prossimo anno e oltre è materia aperta al dibattito. In Pakistan è impossibile a dirsi, così come è prevedibile che le cose resteranno fluide e gli eventi precipiteranno velocemente. A Gennaio sono programmate le elezioni politiche ma dovranno essere probabilmente rimandate o sospese, anche se l’8 Novembre Musharraf ha affermato che, a quanto dicono i mass media pubblici, il programma originale sarà spostato a metà Febbraio. Non è così secondo alcuni osservatori che credono che il processo politico si manterrà fermo finché non rafforzerà la propria posizione di Presidente per i successivi cinque anni e la cosa per lui più importante è continuare a restare capo delle Forze armate in quanto è lì che risiede il potere reale del paese. La Costituzione del Pakistan consente che il mandato legislativo possa essere esteso fino ad un anno, così è possibile che il piano sia questo.

Per il momento, il Pentagono, l’amministrazione Bush, i Democratici e i media ufficiali appoggiano Musharraf anche se tra i suoi militari qualcuno non può farlo. Washington ha gran bisogno di lui per il grave deterioramento dell’Afghanistan, e l’Iraq è già una causa persa. E’ divenuto persino più importante data la riluttanza della NATO e dei ministri della “coalizione” di difesa a impegnare maggiori truppe, e la crescente preoccupazione per il completo ritiro dalle guerre di Bush. Con questo scenario, Musharraf si presenta come una roccia di stabilità, così a Washington non si preoccupano sul modo in cui consoliderà il potere o se accetterà la Bhutto come Primo Ministro. Per Bush e i democratici, soltanto la “guerra al terrore” è importante, e così ogni leader che la sosterrà sarà considerato un alleato. In fin dei conti, nonostante una silenziosa critica, le credenziali democratiche non sono una questione importante. Di fatto non lo sono mai.

Stephen Lendman è un ricercatore associato del Centre for Research on Globalization (CRG). Vive a Chicago e può essere rintracciato all’indirizzo [email protected]
Visitate anche il suo blog www.sjlendman.blogspot.com e ascoltate “The Steve Lendman News and Information Hour” su www.TheMicroEffect.com ogni lunedì a mezzogiorno, orario centrale degli USA

Titolo originale: “Our Man in Islamabad”

Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link
08.11.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANTONELLA SACCO

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